"E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

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"E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » ven nov 30, 2012 11:54 pm

Domenica 2 Dicembre 2012 - I DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)


Prima Lettura Ger 33,14-16
Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

Non essendoci dei rilievi particolari da fare sulla Lettura, ne approfittiamo per ricordare che la parola "Signore", che incontriamo due volte in questo brano, è resa dalla NM con "Geova". Il quale termine esprime la pronuncia certamente sbagliata del sacro tetragramma ebraico YHWH che viene ormai universalmente reso con Yahwhèh (o Javè). E ricordo anche l'infondatezza della accusa di infedeltà alla Bibbia e volontà di occultare il nome di Dio che la WT fa alla nostra Chiesa e alle altre Chiese storiche che rendono questo tetragramma con "Signore". La nostra Chiesa non ha fatto altro che seguire l'indicazione datale dalla sinagoga ebraica che stanziava in Alessandria d'Egitto. La quale, traducendo la Bibbia ebraica in greco – realizzando la famosa traduzione della della Settanta, indicata anche con i numeri romani LXX - , ha reso il sacro tetragramma indicante il nome di Dio con Kyrios, cioè "Signore". I rabbini fecero così per una forma di rispetto e timore reverenziale, seguendo una interpretazione fondamentalista del comandamento "non nominare il nome di Dio invano" (la WT dice per una "invalsa superstizione"). Del resto, anche se esagerata, era una cautela comprensibile se si pensa che la disobbedienza ai comandamenti di Dio era stata la causa dei promessi castighi divini al popolo di Israele (le deportazioni in esilio!).
Questo uso poi è stato rispettato e seguito anche dagli autori sacri delle Scritture Cristiane (o Nuovo Testamento) che sono state scritte in greco, e nelle quali essi non hanno mai usato né Yahweh né Geova, riferendosi a Dio Padre, ma hanno sempre usato il termine "Signore" come nella LXX, cioè ancora Kyrios.
Infine tale uso è continuato, nella lettura della Bibbia, dopo la dispersione del popolo ebraico. Intorno al V secolo dopo Cristo i "masoreti" (rabbini custodi della tradizione), temendo che con la dispersione del popolo e l'evoluzione della lingua parlata - che passò dall'ebraico all'aramaico, poi al greco (sotto la dominazione ellenica), e infine al latino (sotto la dominazione romana) – si sarebbe persa la capacità di leggere il testo biblico, inventarono le vocali e ne costellarono i manoscritti della Bibbia ebraica esistenti. Ma mentre a tutte le parole della Bibbia ebraica misero le vocali appropriate, quando si trovarono di fronte al sacro tetragramma si uniformarono all'usanza iniziata dai rabbini di Alessandria d'Egitto. Come? Non cancellando il tetragramma e sostituendolo con l'ebraico Adonà (Kyrios, Signore) ma vocalizzando il tetragramma YHWH con le vocali di Adonà, la prima delle quali è stata mutata per motivi grammaticali in "e" (come spiegato in nota).*
In tal modo ne è risultata una parola che, a vederla, suonava Yehowah, ma l'intento dei masoreti non era quello di farla leggere così come appariva, ma di ricordare al lettore che tutte le volte che incontrava il sacro tetragramma non doveva pronunciarlo ma sostituirlo con la parola Signore, cioè in ebraico doveva dire Adonà o Adonay (signore mio). Le vocali, che non erano quelle proprie del santo Nome, dovevano servire solo di promemoria per eseguire la sostituzione. Quindi il sacro tetragramma è l'unica parola che nelle Bibbie lavorate da nakdanìm (i "puntatori" che hanno costellato il testo ebraico con le vocali fatte di punti e lineette) non è stata vocalizzata correttamente, contenendo le consonanti di una parola e le vocali di un'altra. A volte vi sono state inserite le vocali a-o-a di Adonà (Signore), a volte le vocali e-o-i di Elohim (Dio).
Questi rilievi sono tutti cose condivisi dalla WT che li ha pubblicati ne "Il Nome divino che durerà per sempre". Ed essa confessa, paradossalmente, di essere convinta anche che la forma più corretta di pronunciare il tetragramma è quella che la moderna filologia ha individuato con il termine Yahweh sopra citato.
La cosa strana dunque, e per la nostra logica incomprensibile, è solo la conclusione che la WT tira da tale analisi. Pur sapendo di questa commistione indebita tra consonanti di una parola e vocali di un'altra, la WT conclude dicendo che "Geova è il nome di Dio". Mentre noi diciamo, confortati dall'apparato scientifico che non solo ha scoperto la commistione ma ha anche esaminato il tetragramma filologicamente, che Yahwèh è la pronunciaa probabilmente esatta, mentre Geova è la pronuncia certamente sbagliata.**
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* Per la precisione degli esigenti e per non lasciarsi irretire sentendo leggere "Adonai" che fa pensare a 4 lettere che non corrispondono alle e-o-a di Geova, spiego il piccolo mistero. Anzitutto la "i finale" di Adonay non è una vocale nell'ebraico ma una consonante quindi non conta; e poi la presenza della "y" dà alla parola il significato di "Signore mio". Quindi restano le tre vocali a-o-a di Adonà; come avviene la trasformazione della prima "a" in "e"?. La prima vocale della parola ebraica Adonà, è un àteph-patàh, che ha la forma di due puntini verticali con accanto una lineetta orizzontale. Suona come una "a" italiana e ha diritto di esistere così come è perché si trova sotto la prima consonante della lettera ebraica Aleph di Adonà che è una consonante debolissima, equivalente più o meno allo "spirito dolce" del greco. Nel momento che, inserendola nel sacro tetragramma la si costringe a stare sotto la prima lettera che, essendo uno Jod, è una consonante forte, essa (per esigenze grammaticali) si trasforma; perde la lineetta e si riduce ai due puntini verticali, cioè alla vocale ebraica shewà, che suona come una e-muet francese (come in petit) ma viene pronunciata come una e sonora per comodità. L'ultima "a" non riceve trasformazione; è un kàmes e suona come una "a" sonora.

** I giudizi degli esperti sono molto critici circa questa insistenza geovista che vuole difendere a tutti i costi la sua pronuncia "Geova". Parlano di "barbarismo" di "mostro linguistico" (Monloubou-Du Buit), di "sgorbio" (Ravasi), di "ibrido" (Minuti) ecc... E il giudizio non diventa più tenero leggendo, nelle copie recenti della TORRE, che la WT si apre alla pronuncia Yahweh dicendo "Geova o Yahwèh". Non va bene perché così si insinua una inammissibile equivalenza tra le due pronunce, la prima delle quali, come abbiamo detto, è molto probabilmente esatta, mentre la seconda è certamente sbagliata. Peggio ancora quando la WT aumenta la confusione dicendo che il tetragramma viene "reso con Geova". Si confonde la "traduzione" ( "rendere" sta per "tradurre") con la "pronuncia".



Seconda Lettura 1Ts 3,12-4,2
Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

E' ben chiaro qui, come altrove, che San Paolo assegna a tutti i suoi lettori cristiani la qualifica di "santi". Il che però è in contrasto con la suddivisione geovista dei discepoli di Cristo catalogati Unti-Santi, quelli destinati a regnare in cielo, solo in numero di 144.000, e Altre Pecore, quelli destinati ad essere sudditi sulla terra, tutti gli altri aderenti al geovismo.
Poi va notata la trasformazione del concetto di "venuta" di Gesù con quello di "presenza" (NM), necessario a spiegare perché mai la "venuta" di Gesù trionfatore, attesa per il 1914, non si sia verificata. Per riparare a tale delusione si è passati a intenderla come "presenza invisibile".
La domanda: ma la fede geovista deriva dalla Bibbia, o è la Bibbia ad essere modellata, nella sua traduzione, dalla fede geovista?



Vangelo Lc 21,25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

La liturgia, come si vede, attinge allo stesso linguaggio apocalittico che ha usato nella festa di Cristo Re, conclusiva dell'anno passato. Cioè collega l'inizio dell'Anno Liturgico (quest'anno siamo al ciclo C), che ci parla della seconda venuta di Cristo giudice, con la fine dell'anno scorso (ciclo B) che ci ha ricordato la stessa cosa presentandoci il Figlio dell'uomo che viene sulle nubi e che davanti a Pilato afferma la propria regalità. Non a caso nell'Apocalisse Gesù dice di essere "il principio e la fine". Egli è la Mente-Parola del Padre secondo la quale è stato creato l'universo che tutto sussiste in Lui, ed è il fine della storia perché in Lui e grazie a Lui l'universo umano redento sarà riconsegnato al Padre per passare dalla storia all'eternità, nella comunione trinitaria.
Noi della cristianità* viviamo nella tensione di questa attesa di incontro con Gesù, che per la quasi totalità dell'umanità si realizza immediatamente nella morte del corpo, e si perfezionerà alla fine del mondo con la risurrezione dei corpi e la loro riunione alle anime, mentre una piccola parte di umanità passerà da questa vita a quella eterna senza vedere la morte.
Anche il Geovismo insiste su questa attesa e ritorno di Gesù, ma con la modifica che parla di altre due venute (oltre la prima a Betlemme). Una è quella che sarebbe avvenuta nel 1914, in modo invisibile, così che non la si chiamò "venuta" ma "presenza". L'altra avverrebbe allo scoppio di Armaghedon, che sarebbe "la guerra del gran Giorno dell'Iddio Onnipotente", nella quale Gesù con i 144.000 Unti che già regnano con lui nei cieli, e con miriadi di angeli sterminatori, ripulirebbero il pianeta dai cattivi massacrandoli tutti (insieme alla loro prole, anche se innocente). E questa terza venuta la aspettano con tanta ansia e desiderio da sbilanciarsi a profetizzarne l'avvento additando date regolarmente smentite: 1914, 1918, 1925, 1975, 2000... tanto per indicare le più ripetute. Per tale motivo molti TG si aspettano di non morire mai, ma di "passare indenni attraverso Armaghedon" vivendo quei mesi di guerra come spettatori non partecipanti.

Stendiamo un velo pietoso su tale speranza frustrata, e risparmiamo ai lettori le descrizioni truci di tale massacro descritte con dovizia di particolari nelle pubblicazioni della WT, la cui fantasia è alimentata appunto dal linguaggio apocalittico preso, quando interessa, alla lettera dal libro dell'Apocalisse-Rivelazione.
Ci interesseremo piuttosto, anche in questo anno come già in quello passato, a vedere il massacro (questo veramente reale!) della rivelazione biblica operato dalla interpretazione geovista che, per fondare e consolidare la propria dottrina anticattolica e antibiblica si serve di:
1) Interpretazione distorta (aiutandosi con punteggiatura studiata ad arte; con spostamento di parole nelle proposizioni; con la scelta di significati – soprattutto verbi – collaterali rispetto a quello più ovvio e immediato; con uso di parole di cui si dice: "Sì, ma in che senso?" e si indica un senso deviato dal normale; con il trucco di far giudicare il valore di un senso in base a ciò che viene in mente alla nostra mente occidentale distante 2000 anni dallo scrittore sacro che dicendo quella parola non intendeva ciò che intendiamo noi ecc...);
2) Lettura "eretica" (cioè scelta) della Bibbia, tralasciando quei versetti che smentirebbero le tesi proposte;
3) Estrapolazione di brani dal contesto che ne illumina il significato in modo differente da quello proposto;
4) Interpretazione fondamentalista ma mitigata dalla accettazione del genere storico (anche dove non esiste) e da quello simbolico (ove non è proprio possibile stare alla lettera);
5) Esclusione della Tradizione Apostolica da cui è nata la Bibbia cristiana e dalla trasmissione del senso che ne ha dato la Chiesa nella scelta dei libri canonici, così che non si ha la vera Bibbia se non la si legge come la intese e la intende la Chiesa Cattolica da sempre;
6) Illusione di poter capire da se stessi la Bibbia, dicendo che è una lettera del Padre e una lettera "non va interpretata, va letta". In realtà poi viene fuori che l'adepto deve accettare l'interpretazione geovista fornita dal CD dei TG che si sostituisce al "Magistero cattolico";
6) Modifica della stessa traduzione ricorrendo a sottrazioni e aggiunte di parole, con il pretesto di renderla più chiara (arbitrio questo rimproverato anche dai protestanti, nonostante che il geovismo sia "figlio" della Riforma perché ne accetta sia la Bibbia decurtata dei 7 deuterocanonici, sia alcune idee fondamentali (come la presenza simbolica del Corpo e sangue di Cristo nella Cena, o la giustificazione come dichiarazione esteriore di giustizia, o la dequalificazione del ruolo di Maria SS.ma nella storia della salvezza).
________________________________
* Si ricordi il senso squalificante che il geovismo dà a questa parola "cristianità" nella quale racchiude tutti i seguaci di tutte le denominazioni cristiane che si diversificano dai TG che sono gli unici ad essere definiti dalla WT come "i cristiani" o "i veri cristiani".
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » lun dic 03, 2012 6:15 pm

Ricordo che in alcune festività speciali, come questa dell'Immacolata, che cade sempre l'8 di Dicembre,la Liturgia adopera sempre le stesse Letture non variandole secondo i cicli A,B,C dell'Anno Liturgico.
Pertanto il commento di questa celebrazione è già stato fatto l'anno scorso (anno in cui iniziammo questo lavoro) e lo si può trovare al seguente link

viewtopic.php?f=3&t=928
Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale
da Sandro » mar dic 13, 2011 11:52 am
Giovedi 8 Dicembre 2011– FESTA DI MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO ORIGINALE
(festa perché è il primo evento storico che segna l'inizio della Redenzione operata da Dio)

Tuttavia, per comodità di tutti, ne riproduco di peso il testo qui di seguito, aggiungendovi il colore.


Prima Lettura Gen 3,9-15.20
[Dopo che l'uomo ebbe mangiato del frutto dell'albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».
L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Che la donna abbia tentato di scaricare tutta la colpa sul serpente è una manovra comprensibile. Lui (Satana) era più intelligente e astuto di lei ed è stato il primo a progettare la ribellione a Dio e il danno alla coppia. Ma che Adamo per primo abbia tentato di scaricare il barile tutto sulle spalle di Eva, e sotto sotto rimproverando anche il Creatore che gliela aveva donata, è di un egoismo che fa venire il voltastomaco. Questo è ciò che primariamente mi fa venire in mente il racconto del peccato originale. Oltre naturalmente alla enormità di gravità che doveva avere, per il fatto che Adamo doveva essere così perfetto e padrone di sé, così che questa posizione gli dava una responsabilità abissale. Il suo fu certamente un peccato di orgoglio che aveva come fine il desiderio di acquistare l'indipendenza da Dio (una tentazione che gli uomini di ogni tempo hanno!).
Dice un raccontino umoristico ma non privo di verità, che l'uomo da bambino pensa "papà è bravissimo perché sa tutto", da adolescente ne vede i limiti e pensa "papà non sa tutto", da giovane cerca l'autonomia e sentenzia "papà non capisce niente", e quando il padre non c'è più e lui si trova nei guai pensa "magari avessi ancora papà!".
Ebbene pare proprio che Adamo nei confronti di Dio abbia vissuto, da adulto, la fase che ogni uomo vive all'epoca della giovinezza, quando gli nasce il desiderio di far da sé e di sganciarsi dalla mano paterna che sente come oppressiva e limitatrice della sua libertà. Ma è un problema con cui tutti abbiamo a che fare in ogni momento della vita quando la tentazione ci tira verso la trasgressione della legge morale. A me questa consapevolezza mi rende umile perché penso che è probabile che nei panni di Adamo io avrei fatto la stessa frittata che ha fatto lui. E quindi, in fin dei conti, siamo più fortunati noi perché Dio ci ha fatto nascere in un momento in cui, dopo la redenzione operata da Cristo, abbiamo a disposizione tanti aiuti soprannaturali e la possibilità di riprenderci alla grande dalle cadute. No, non possiamo proprio invidiare il primo uomo, neanche per il fatto che era padrone del mondo, ma non aveva a disposizione tutta la tecnologia che a noi rende molto confortevole la vita e l'habitat terreno, e la scienza e la cultura che lo rendono molto interessante e fruibile.
Ma, fatta questa parentesi sulla mia spiritualità, passiamo a qualche considerazione circa certe affermazioni strane del Geovismo sulla vicenda di Eden. Abbiamo anzitutto quel chiamare Adamo e cercarlo e chiedergli "Dove sei?" da parte di Dio, che nel geovismo vengono intesi alla lettera quando sono chiaramente antropomorfici. Ma poi si dice anche che il serpente (manovrato da Satana) ha parlato davvero con Eva, giocando a fare il ventriloquo, e che Eva ci ha dialogato convinta di avere a che fare con un essere intelligente. Io penso che, se fosse stato così, allora Eva era messa proprio male e non poteva essere condannata perché era incapace di intendere e di volere. Se invece era davvero intelligente e superintelligente, come si presuppone, allora doveva sapere che gli animali (fossero pure astutissimi nel loro istinto) non possono parlare perché non hanno nulla da dire non avendo intelligenza. E perciò doveva dedurre subito che se avveniva davvero un dialogo di quella bestia con lei questo era dovuto certamente a qualche fenomeno non naturale e certamente ostile al Creatore giacché la induceva a ribellarsi ai suoi ordini.
Poi penso anche che è una sfasatura logica quella di ritenere che la tentazione consistesse nel poter decidere ciò che è bene e ciò che è male arbitrariamente e qualificare tale facoltà come la facoltà di Dio di cui volevano appropriarsi. Penso che non quadra, perché Dio non è affatto libero di stabilire ciò che è bene e male. Il bene e il male sono stabiliti dalla natura delle cose e non dal comando di Dio. Cioè una cosa non diventa male perché Dio così stabilisce, o perché la comanda o la proibisce; è vero il contrario Dio la proibisce perché quella cosa è male e la comanda perchè è bene. E poi che la facoltà di sapere ciò che è bene e male i progenitori già la avevano, è data dal fatto che se non l'avessero avuta non avrebbero avuto coscienza che la loro trasgressione era male, e quindi il peccato non sarebbe stato loro imputabile. Essi quindi non capirono il bene e il male dopo aver peccato, ma lo sapevano da prima che era male non credere a Dio e trasgredire la Sua proibizione.
E sorvolo pietosamente sulla boutade geovista che circolava ai tempi di Rutherford secondo cui si riteneva che il serpente, prima della condanna divina, era un lucertolone con le zampe (si pensò così perché la condanna consisté nel dover strisciare per il resto della vita). Il fondamentalismo in certi casi espone proprio al ridicolo.
Comunque vorrei spiegare al mio amico Giovanni che, se noi cattolici festeggiamo l'Immacolata, non lo facciamo perché "adoriamo" Maria (accusa ingiusta che il CD fa ai cattolici ritenendo il loro culto mariano una "Mariolatria" a pag. 269 di Accertatevi). La nostra adorazione è invece sempre e unicamente tributata a Dio, sia nel suo insieme come Trinità sia alle singole persone divine. Perciò la festa dell'Immacolata ha valore strettamente cristologico, in quanto la sua nascita immacolata è stata la prima realizzazione storica di quella che sarà poi la redenzione. Essa è stata la prima luce di santità pura apparsa nel mondo dopo il peccato adamico. Maria ha operato, nascendo senza peccato, la prima schiacciata di testa del serpente profetizzata da Dio nell'Eden e realizzata da Gesù che in questo ha associato a Sé sua madre. Di là è derivato tutto. Il secondo atto sarà il suo "sì" all'Annunciazione che ha comportato l'incarnazione del Figlio di Dio. Il terzo la nascita di Gesù etc...



Seconda Lettura Ef 1,3-6.11-12
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi
e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d'amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati - secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà -
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Secondo il Geovismo qui Paolo non parla di tutti i cristiani TG ma solo di quelli Unti. Solo loro sarebbero i figli adottivi di Dio (rispetti ai normali TG "nipoti"). E parla così perché nel primo secolo tutti i cristiani erano Unti (infatti la categoria delle "altre pecore", cioè dei TG normali è stata scoperta solo verso il 1935). E poi abbiamo tutta una trovata rocambolesca per sostenere che la dizione "prima della creazione del mondo" non deve significare la vera creazione del cosmo ma solo (udite udite!) la nascita di Caino e Abele, i quali sarebbero il mondo umano "creato" cioè generato da Adamo ed Eva (nel geovismo creare viene indebitamente ritenuto sinonimo di generare. Il che aiuta a sostenere che il Figlio di Dio sarebbe una creatura!).
Questa stranezza di concetto di "mondo" la si è escogitata nel tentativo - non riuscito! - di far... quadrare un cerchio che si presentava così: se per creazione del mondo si dovesse intendere davvero la creazione del mondo fisico, allora avremmo che Geova sapeva già della futura colpa dei progenitori perché ha pensato alla adozione degli Unti - che sono il rimedio per il peccato adamico – prima ancora che Adamo ed Eva peccassero. Ma questa preconoscenza farebbe di Geova un correo del loro peccato perché (e questo è un pensiero protestante) preconoscere nel geovismo equivale a predeterminare, a far di tutto positivamente, come causa efficiente, affinché gli eventi futuri vadano necessariamente verso gli effetti previsti. Insomma Adamo ed Eva, nel caso di preconoscenza del loro peccato da parte di Dio, non sarebbero stati realmente "liberi" ma erano programmati perché peccassero. Ed in più, per sostenere tale non conoscenza da parte del Creatore definito stranamente onnisciente, il Geovismo è costretto anche ad inventarsi una onniscienza non "onni" (prefisso latino che significa "tutto") ma a discrezione. Si dice cioè che Geova "non ha voluto sapere" cosa avrebbero fatto le sue creature, non ha voluto indagare il loro futuro.*
Eppure che Dio, in forza della sua natura onnisciente, abbia davanti agli occhi (necessariamente e non facoltativamente!) tutto lo scorrere della storia futura e che in questa storia gli esseri umani agiscano con autonoma libertà sono due cose che la Bibbia sostiene chiaramente. Quindi io trovo, in queste posizioni geoviste, delle assurdità di ragione e la negazione della vera onniscienza divina che, concepita in quel modo, comporta anche la negazione della onnipotenza; basti pensare che se esiste un solo fatto storico su cui Geova non ha indagato perché non voleva conoscerlo esso resterà inaccessibile alla sua mente per sempre. Geova è concepito come immerso nello scorrere del tempo e tutto ciò che è stato, se non è stato registrato dalla sua mente, resterà perduto per sempre. Egli cioè non ha la possibilità di ripescalro, e chi si rivolgesse a Lui come a un computer che sa tutto e gli chiedesse notizie su quel fatto non riceverebbe risposta (ecco che l'onnipotenza sparisce). E ancora, se qualcuno, conoscendolo, informasse Geova di quel fatto immetterebbe nella mene di Geova una conoscenza che prima non c'era, il che basta per dire che Geova non solo non è onnisciente ma che è anche mutevole.
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* Il geovismo a volte dà l'impressione di un micetto impelagato nel gomitolo di lana che lui stesso ha disfatto. Anche questo dire che Geova "non ha voluto indagare" il futuro di Adamo ed Eva è sbagliato. I dirigenti della WT, in coerenza con il fatto che Geova non è onnipresente e che, per indovinare il futuro, deve avere a disposizione dei segni-fatti-elementi da studiare, avrebbero potuto risparmiarsi il ricorso a Caino e Abele ribattezzati come "mondo"; sarebbe bastato che si ricordassero che, prima di creare Adamo ed Eva, egli non aveva nulla a disposizione per sapere come si sarebbero comportati. Quindi deve averli creati nella totale oscurità di ciò che avrebbero fatto. Avrebbero dunque dovuto scrivere che Geova non ha "potuto" indagare e non che non ha "voluto" perché ha... la virtù della discrezione!



Vangelo Lc 1,26-38
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Il geovismo non crede nell'immacolata concezione di Maria, eppure questa verità di fede cattolica ha nel testo biblico qui riprodotto la sua solida radice. Il saluto dell'angelo che la definisce "piena di grazia" (kekaritomène in greco) sarebbe falso se Maria avesse avuto anche una piccola macchia di peccato, qual è quello originale. Quanto alla perpetua verginità, pure negata nel Geovismo, ne abbiamo la radice nella domanda che Maria rivolse all'angelo: "come avverrà questo?" Che ella fosse vergine lo dice chiaramente il testo (e i TG sono convinti che Gesù fu concepito verginalmente). Che significato dunque può avere la sua obiezione all'angelo? vediamo...
Certo non è sostenibile che ella chiedesse informazioni su come nascevano i bambini. Dicendo " poiché non conosco uomo", sapeva benissimo come avvenivano i concepimenti. Né poteva significare che di fatto ella non avesse ancora "conosciuto uomo" (cioè avuto rapporti sessuali) giacché era evidente che l'annuncio angelico la invitata da ora in poi ad avere tale "conoscenza": non era già fidanzata con Giuseppe? L'obiezione infine – perché di obiezione di trattava – non poteva neanche voler significare un rifiuto di obbedire al volere divino o una mancanza di fede circa l'onnipotenza di Dio a farle generare un figlio senza il concorso dell'uomo. Se così fosse stato essa sarebbe stata punita come già lo fu l'incredulo Zaccaria.
Quindi l'unico modo per spiegare il senso di quella domanda "Come avverrà questo" non può consistere se non nel fatto che nella coscienza di Maria coesisteva sia la decisione di obbedire al messo divino, sia quella di mantenere la sua verginità, ben nota all'angelo, anche in futuro. Ed era anche convinta che questo mantenimento fosse gradito a Dio, altrimenti, con la sua obbedienza e umiltà, avrebbe detto "va bene, sono stata vergine fino ad ora e vorrei esserlo anche in futuro ma visto che tu mi dai tale annuncio che mi notifica la volontà di Dio al riguardo, io obbedisco e rinuncio alla mia verginità".
In conclusione Maria chiedeva soltanto di essere edotta su come sarebbero andate le cose in ordine alla composizione sia della accettazione della maternità sia del mantenimento della verginità. Voleva sapere solo come avrebbe dovuto comportarsi di frone a queste due esigenze che sembravano eludersi a vicenda. Ed infatti la soluzione divina soddisfò ad entrambe le esigenze: la rese madre mantenendola vergine.
Ma allora, se così è stato, come si fa a sostenere che dopo aver ottenuto un così strepitoso e inaudito miracolo, Maria abbia rinunciato in seguito alla verginità? Ecco di dove deriva l'intuizione della perpetua verginità di Maria che la Chiesa ha coltivato sin dai primi secoli.
C'è una preghiera mariana, il "Sub tuum praesidium" che sisale al secondo secolo e che dice "... a periculis cunctis libera nos semper virgo gloriosa et benedicta" che è stata tradotta "da tutti i pericoli liberaci sempre, o vergine gloriosa e benedetta", ma il ritrovamento dell'originale greco ha permesso di scoprire che le parole "sempre" e "vergine" non sono due parole separate ma una sola, che quindi va letta "sempervirgo" (aèipàrtenos in greco) cioè "semprevergine", così che la preghiera va corretta in questo modo "... da tutti i pericoli liberaci, o semprevergine gloriosa e benedetta.".
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » lun dic 03, 2012 7:47 pm

Domenica 9 Dicembre 2012 - II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)


Prima Lettura Bar 5,1-9
Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto
e dell'afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul tuo capo il diadema di gloria dell'Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore
a ogni creatura sotto il cielo.
Sarai chiamata da Dio per sempre:
«Pace di giustizia» e «Gloria di pietà».
Sorgi, o Gerusalemme, sta' in piedi sull'altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,
dal tramonto del sole fino al suo sorgere,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi,
incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha deciso di spianare
ogni alta montagna e le rupi perenni,
di colmare le valli livellando il terreno,
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso
hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.

Omettiamo il commento non avendo il corrispettivo della versione nella NM. Il geovismo ritiene infatti che il profeta Baruc sia uno dei 7 libri "apocrifi" delle "Scritture Ebraiche" (libri che noi chiamiamo "deuterocanonici", riservando la qualifica di apocrifi a quelli che il protestantesimo chiama "pseudoepigrafici") e perciò non lo contiene nella sua edizione della Bibbia.


Seconda Lettura Fil 1,4-6.8-11
Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Cogliamo qui l'attestazione biblica della preghiera di intercessione. Paolo dice di pregare per i suoi fratelli di fede, e di farlo con gioia. E poi ne specifica anche la finalità del progresso in amore, conoscenza e discernimento. La NM dice «perché vi accertiate delle cose più importanti». Altrove troveremo l'invito ad «accertarsi di ogni cosa e di attenersi a ciò che è eccellente» (cf 1Tessalonicesi 5,21).
Ne prendiamo occasione per invitare i nostri fratelli che hanno aderito al geovismo ad:
1) Accertarsi anche di ciò che dice loro la WT, giacché, come abbiamo visto e continueremo a sottolineare, pare che pecchi di imprecisione, di disinvoltura nel trattare la Bibbia, di manipolazione quando cita Autori che vuole portare a favore delle proprie idee, di incertezza (unita ohibò ad una "enfatica e balda" sicumera) nell'enunciare dottrine che poi smentisce ecc... e di avventatezza quando si lascia tentare dall'indicare le date della fine;*
2) Ad essere coerenti con la propria convinzione che Paolo e tutti i cristiani a cui egli scriveva erano della categoria degli Unti o Santi, collegata con l'altra dottrina secondo cui gli Unti dell'antichità sono stati dotati nel 1918 di un "corpo spirituale" e sono stati risuscitati e assunti in cielo a "coregnare con Cristo". La coerenza vorrebbe che, come già fecero essi in vita (qui risulta che Paolo pregava per loro, e altrove che ne richiedeva le preghiere) continuiate anche voi a pregarli ora che sono morti, ma vivi in cielo. Cioè l'usanza di pregare i santi, che abbiamo noi della cristianità, non è affatto antibiblica, anzi! Si può sia pregare Dio in favore dei propri fratelli di fede, sia pregare loro (se sono santi in cielo) affinché intercedano presso Dio a nostro favore. E' davvero difficile capire perché mai Geova se ne adonterebbe dal momento che il suo "spirito santo" ha ispirato Paolo a fare una cosa del genere e a chiedere che si faccia.
_____________________________________
* Torna in mente quel fantasmagorico insieme di inventive escogitate dalla WT che Mons. Minuti scoprì con diuturna analisi degli stampati geovisti, e che elencò nella fortunata trasmissione "La Torre di Carta" emessa per anni da Telepace di Roma. Rileggiamomo...
"La Torre di... di Carta! Esame bonario ma documentato:
Di astuzie e trucchi travestiti da ragionamenti
Di cavilli furbeschi
Di sofismi spumeggianti
Di inesattezze e falsità ben mimetizzate
Di omissioni e silenzi tattici
Di domande strategiche
Di calunnie spavalde
Di condizionamenti sotterranei
Ideati a Brooklyn, New York
Da anonimi 'inventori'
Per commissione dei capi dei Testimoni di Geova
Subiti anzitutto dai loro stessi seguaci
E poi da questi venduti casa per casa tramite stampa
A persone ingenue e culturalmente indifese
Un programma a cura di Lorenzo Minuti"




Vangelo Lc 3,1-6
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

La NM rende il punto da noi sottolineato «... predicando il battesimo [in simbolo] di pentimento per il perdono dei peccati...». Qui affiora tutto il problema della giustificazione, che nel geovismo è inesistente perché, fedele alla concezione protestante, ritiene che l'uomo sia guasto in maniera insanabile. Si pensi al "rammemoratore" biblico a cui la WT ricorre spesso secondo cui non ci sarebbe nessun giusto al mondo. Così che i giusti geovisti, perfino gli Unti-Santi sono solo "dichiarati giusti" ma non realmente giustificati dal battesimo. Né il battesimo in acqua né quello nello spirito secondo la WT cancella i peccati. Li copre, li nasconde sotto un manto di dichiarazione di giustizia, ottenuta da Gesù, l'unico davvero Santo.
Ebbene noi cattolici, insieme all'ortodossia, riteniamo invece che tutte le riflessioni che S. Paolo fa sul Battesimo e i suoi effetti (cf soprattutto - ma non esclusivamente! - il Capitolo 6 della Lettera ai Romani ed Efesini 1,3-10): sepolti nella morte con Cristo, morti al peccato, vita nuova, risurrezione, rigenerazione, essere nuova creature, il dono della grazia, l'adozione divina, la liberazione dal peccato, i troni nei cieli ecc... stanno tutte a significare che in Cristo veniamo ricreati, diventiamo membra del suo Corpo, graditi agli occhi del Padre che nei nostri confronti non nutre quindi solo una "immeritata benignità" ma un tenero amore paterno e l'ansia di un abbraccio che si perfezionerà in paradiso.
E' un discorso che merita di essere approfondito. Il TG davvero desideroso di conoscere il pensiero cattolico sull'argomento non avrà difficoltà a reperire i testi esplicativi. Basta cercare con Google alla voce "giustificazione.
Ma non va dimenticata una tirata d'orecchie alla WT che ha aggiunto (come "spiegazione"!) nella sua Bibbia quella parentesi quadra che riduce la conversione e il pentimento a un mero simbolo. Così come, più gravemente, si è permessa di fare per tutti i testi eucaristici trasformando "questo è il mio corpo... è il mio sangue" in "questo significa il mio corpo... significa il mio sangue".
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer dic 12, 2012 7:12 pm

Domenica 16 Dicembre 2012 - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - «Gaudete»


Prima Lettura Sof 3,14-17
Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

Qui abbiamo la solita forzatura di trovare nella NM per tre volte "Geova" al posto di "Signore". E' un arbitrio di cui abbiamo già detto: Geova dovrebbe essere sostituito con Yavè (come resa fonetica di lettura del Tetragramma) se la WT intende tradurre dal testo ebraico, e con Signore (come traduzione del greco Kyrios), se intende tradurre dalla LXX.


Seconda Lettura Fil 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Qui invece c'è – e anche questo è un abituè del CD - la trasformazione dello "in Gesù" con "mediante Cristo" (nella NM), reso anche altre volte con "unitamente a Cristo". Si vuole cioè negare l'idea della profonda unione che la "Vite" ha realizzato con i suoi "tralci" e che noi chiamiamo "compartecipazione alla vita divina" realizzata dalla grazia, e unione di "Corpo Mistico" tra il capo e le membra, trasformandola in un semplice accostamento di realtà separate. La NM lo fa persino quando, con lo stesso complemento greco "èn + dativo", che in questo contesto esprime stato in luogo, compagnia e unione, essere dentro. Gesù perciò vuole significare la sua profonda unione con il padre. Ad es quando disse: "Filippo non credi che io sono nel Padre e il padre è in me?" la NM dice "unito al Padre... unito a me" (Giovanni 14,10); semplice accostamento dunque e non compenetrazione di Persone conviventi nell'unica natura divina.
Ma la KIT, come al solito, ha "èn Christò" tradotto da loro con "in Christ" sotto al greco (e come al solito deformato nella colonnina a fianco con "by means of Christ"). E ciò nonostante che nel versetto 4 quel "nel Signore" - stesso complemento! - (gr. èn Kyrìo) è stato tradotto correttamente nella KIT con "in Lord". Quindi è la KIT, la... corte di cassazione scelta dallo stesso CD, a sentenziare che la versione nella NM è giusta nel versetto 4 e non giusta nel versetto 7. *
___________________________________
* Promemoria per i nuovi lettori.
Per ovviare ai problemi che insorgono quando si ha a che fare con due versioni bibliche differenti nella sostanza - cioè nel significato e non solo nelle parole o punteggiatura che anche se diverse esprimono lo stesso senso – la Dirigenza dei TG ha eletto la "The Kingdom, Interlinear Translation of the Greek Scriptures" (abbreviata da loro con KIT). Si tratta di una versione biblica in inglese, fatta dalla stessa WT, in forma interlineare (una riga di greco originale con sotto la versione in inglese) parola per parola. E' stato adottato come testo critico, quello greco realizato da Westcott e Hort nel 1881, giudicato dalla WT "eccellente" ed editato ormai dal 1969 dalla WT come testo proprio. La KIT però contiene due versioni ufficiali. Oltre alla versione in interlinea, contiene in una colonnina stretta a lato, un'altra versione che promette di essere "in inglese moderno" (ma che in realtà spesso si discosta dal senso fornito da quella in interlinea!). A riguardo di quest'opera è stato scritto:
«Ciò che noi come studenti biblici dovremmo volere è quello che dice il testo greco originale. [cioè quello posto sotto al greco – ndr] Solo avendo questo basilare significato possiamo determinare se la Traduzione del Nuovo Mondo o qualsiasi altra traduzione della Bibbia è giusta o no.» (TORRE 1/6/1970, p. 340) Per questo abbiamo detto che il giudizio critico negativo su come la WT ha trattato vari passi della Bibbia non viene da noi ma dalla sua stessa KIT!



Vangelo Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Questo brano evangelico presenta due spunti di valutazione critica rispetto alla interpretazione che ne fa la WT, pur aderendo sostanzialmente la NM alla versione della CEI.
1) La prima riguarda il servizio militare. Si deve sapere che la non belligeranza, il rifiuto al servizio militare di cui i TG vanno fieri e per cui si sono lasciati imprigionare per renitenza alla leva, non è un rifiuto nei confronti delle armi. E' un rifiuto nei confronti del servire lo Stato che è considerato emissario di Satana. I Tg non sono pacifisti. Nel loro animo sognano con ansia l'appressarsi della battaglia di Armaghedon ove "il sangue dei nemici di Dio arriverà ai garretti dei cavalli" ecc... Sottolineano solo che loro non prenderanno parte alla battaglia che appartiene solo a Geova e alla sua corte celeste, cioè a Gesù e agli angeli; ma qui dimenticano quasi sempre di menzionare che anche i 144.000 mitissimi e Santi Unti geovisti, coregnanti in cielo con Cristo, hanno a loro disposizione mazze per fracassare i crani dei cattivi (cf l'immagine a pag. 52 di Rivelazione il suo grandioso culmine è vicino!).
Ebbene a questo riguardo sembra proprio che la Bibbia non sia d'accordo con loro perché Giovanni Battista, alla precisa domanda "cosa dobbiamo fare?", non ha detto ai militari di depore le armi e disertare... Senza contare che anche S. Paolo ha confermato la liceità e utilità del servizio militare, così che la pubblica autorità è stata definita "ministra di Dio" per la giustizia, anche in relazione all'uso della "spada" (cf Romani 13, 1-4).

2) Poi abbiamo la concezione geovista dello "Spirito Santo", che nella NM riceve le iniziali minuscole per significare che non si tratta di persona divina ma della "forza attiva di Dio", una sorta di energia impersonale con cui Geova opera nella creazione spedendola "anche in luoghi lontanissimi" (Potete p. 37) . Ma vediamo come argomenta la WT per ridurre lo "Spirito santo" di Dio a una "cosa".
«In quanto allo "Spirito Santo", la cosiddetta terza Persona della Trinità, abbiamo già visto che non è una persona,* ma è la forza attiva di Dio. Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l'acqua non è una persona, così lo spirito santo non è una persona. (Matteo 3:11)» (Potete p. 40)
Ma il testo sacro, letto con acribìa bereana, non conferma quella correlazione "così... come", giacché Giovanni non disse affatto che "Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua". Se Giovanni avesse detto così, avremmo avuto la correlazione che sta a cuore alla WT. Ma Giovanni si è espresso, al contrario, con una netta distinzione avversativa. Il testo sacro ha un chiarissimo "ma" (sia nella CEI che nella NM!) a cui fanno da contorno coerente sia l'accenno al fatto che Gesù è "più forte" di Giovanni, e perciò farà un qualcosa di più efficace, sia l'accenno al "fuoco" come componente simbolico del nuovo battesimo inaugurato da Cristo; e il fuoco è diametralmente opposto all'acqua!
Il lettore davvero bereano potrà accertarsi che questa distinzione tra i due battesimi – quello di Giovanni e quello di Gesù – è espressa sempre in modo avversativo non solo in Matteo ma anche in tutti i passi paralleli in cui la Bibbia riporta queste parole di Giovanni, così che non cè adito a dubbio. ** Insomma, si potrebbe chiedere alla WT, l'espressione finale del brano in cui il testo dice che altra è la sorte del buon grano, da raccogliere, e altra quella della paglia, da bruciare, voi la trattate anch'essa con un "così... come" o capite che è ben altro grazie a quel secondo "ma" relativo alle due diverse sorti?
Analoga deduzione la Bibbia la suggerisce con le considerazioni che S. Paolo fa sul battesimo dei Cristiani che sono come immersi nella sua morte e risuscitati a nuova vita (cf Romani 6, 3-11). Siamo lontani cioè anni luce dal battesimo di Giovanni che era solo, precisa la WT, "[in simbolo] di pentimento" (Marco 1,4 - NM). Per questo la nostra Chiesa dice che il battesimo istituito da Gesù è un sacramento, cioè segno che produce efficacemente la grazia; e che esso (come gli altri sacramenti) esige l'azione di Cristo-Dio perché si comunichi tale dono, così che il ministro che battezza ha solo una funzione strumentale poiché agisce "in persona Christi". Ne riparleremo...

_________________________
* E questo non è esatto! "Abbiamo già visto" significa che nelle pagine precedenti a questa in oggetto, la WT avrebbe già "dimostrato" questa sua convinzione. Invece non è vero. Nelle pagine precedenti si è parlato sì dello "spirito santo" ma inquadrandolo tout-court come una forza impersonale, come se la cosa fosse già nota e pacifica a tutti. Non c'è stata nessuna dimostrazione nelle precedenti pagine di Potete. La dimostrazione – e giudichi il lettore quanto può ritenersi logica! – sarebbe solo quella del sillogismo che la WT propone in questa pagina.

** Eccoli: e tutti presi dalla versione del Nuovo Mondo!
Matteo 3 - 11 Io, da parte mia, vi battezzo con acqua a motivo del vostro pentimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di levargli i sandali. Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco.
Marco 1 - 7 E predicava, dicendo: “Dopo di me verrà uno più forte di me; io non son degno di chinarmi a sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con spirito santo”.
Luca 3 – 16 Giovanni diede la risposta, dicendo a tutti: “Io, da parte mia, vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali. Egli vi battezzerà con spirito santo e con fuoco.
Giovanni 1 - 33 Nemmeno io lo conoscevo, ma Colui che mi ha mandato a battezzare in acqua mi disse: ‘Chiunque sia colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo spirito, questi è colui che battezza nello spirito santo’. (qui la citazione non è del tutto esplicita ma esprime comunque la diversità tra il battesimo di Giovanni e quello di Gesù).
Atti 1 - 4 E mentre era radunato con loro diede loro [questi] ordini: “Non vi allontanate da Gerusalemme, ma continuate ad aspettare ciò che il Padre ha promesso, di cui avete udito da me; 5 perché Giovanni, in realtà, battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati nello spirito santo fra non molti giorni”.
Atti 1 - 16 Allora rammentai la parola del Signore, come diceva: ‘Giovanni, da parte sua, battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati nello spirito santo’.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » sab dic 15, 2012 10:04 am

Domenica 23 Dicembre 2012 - IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)



Prima Lettura Mi 5,1-4a
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

Non essendoci alcuna diversità dottrinale, approfitto di questo brano per mostrare interamente la versione che di questo brano fa la NM dei TG. Sono molti i lettori che loro definiscono della "cristianità apostata" (cioè tutti i seguaci di Gesù che non sono TG!) che si chiedono cosa significano presso i TG gli aggettivi "chiara, moderna, comprensibile" ecc... con cui la WT presenta questa sua versione; versione che comunque, in questo brano, non desta tante perplessità come in altri brani che incontreremo.
«2 “E tu, o Betleem Efrata, quella troppo piccola per essere fra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che deve divenire il dominatore in Israele, la cui origine è dai primi tempi, dai giorni del tempo indefinito.
3 “Perciò li cederà fino al tempo in cui colei che sta per partorire realmente partorisca. E il resto dei suoi fratelli torneranno ai figli d’Israele.
4 “Ed egli certamente starà in piedi e pascerà nella forza di Geova, nella superiorità del nome di Geova suo Dio. Ed essi certamente continueranno a dimorare, poiché ora egli sarà grande fino alle estremità della terra. 5 E questi deve divenire pace.»



Seconda Lettura Eb 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà"».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Abbiamo già parlato del valore eterno e immenso dell'offerta sacrificale di Gesù, fatta "una volta per sempre" e che perciò non ha bisogno di ripetizioni.* Lo abbiamo detto per spiegare che la santa Messa non è e non pretende di essere – come ci continua a criticare una minoranza retriva di cristiani dell'area protestante – una ripetizione di quel sacrificio. Essa è solo una "ripresentazione" una "riattualizzazione celebrativa" (è questo il giusto concetto di "memoriale") di quell'unico evento storico che è avvenuto sul Golgota. Ripresentazione che "misticamente" (il che non significa simbolicamente!) permette a Gesù di rendersi presente in tutti i momenti della storia fino alla fine dei tempi, o, se si preferisce, di trasportare in certo modo noi ai piedi della croce permettendoci di coimmolarci con la Vittima divina ed entrare in comunione con Lui nella maniera più intensa possibile; addirittura più intensa di chi, a quel tempo, non poté, come possiamo noi, comunicarsi con la Vittima mangiando la Carne e bevendo il Sangue del nuovo Agnello.

Ma anche di questo brano vogliamo offrire al lettore la versione che ne ha fatto la NM. Questa volta lo facciamo per mostrare l'uso di parentesi quadre nella NM e per sottolineare che noi non critichiamo tale uso indiscriminatamente, ma solo quando esso cambia il senso di ciò che il testo dice o ne induce uno che non esiste. Quando insomma esse sono parentesi "galeotte" (e ne incontreremo e le tratteremo molto attentamente!). In questo brano invece, per quanto potrebbero essere evitate come si vede dal confronto con il testo della CEI, esse sono "innocenti".

«5 Perciò quando egli viene nel mondo dice: “‘Non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo. 6 Non hai approvato olocausti e [offerta] per il peccato’. 7 Quindi ho detto: ‘Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà’”. 8 Dopo aver detto prima: “Non hai voluto e non hai approvato sacrifici e offerte e olocausti e [offerta] per il peccato” — [sacrifici] che sono offerti secondo la Legge — 9 quindi effettivamente dice: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”. Egli sopprime il primo per stabilire il secondo. 10 Mediante tale “volontà” siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo una volta per sempre.»
__________________________________
* Per inciso ricorderemo che nel Geovismo il "riscatto" operato da Cristo deve essere di valore "corrispondente" a quello di Adamo che contrasse il debito peccando. E ciò in forza della "perfetta legge di Geova" che sarebbe quella del taglione "occhio per occhi, dente per dente". Così abbiamo che Gesù, il nuovo Adamo, messo sul piatto della bilancia, "pesa quanto Adamo" nella illustrazione che si vede a pag. di Potete, perché valutato come "vita umana perfetta corrispondente a vita umana perfetta".
Noi della "cristianità2 invece, credendo che Gesù sia Dio in persona, riteniamo il valore del sacrificio di cristo infinito, perché le azioni umane di Gesù uomo sono assunte come proprie dalla Persona divina del Figlio. E, oltre a ricavarlo da questa semplice considerazione, ne vediamo la conferma in S. Paolo che disse "se per la colpa di un solo uomo venne il disastro... quanto più la grazia di Dio..."
«15 Ma non è del dono come fu del fallo. Poiché se per il fallo di un solo uomo molti sono morti, molto di più l’immeritata benignità di Dio e il gratuito dono con l’immeritata benignità del solo uomo Gesù Cristo sono abbondati a molti. 16 E non è del gratuito dono come del modo in cui le cose accaddero per mezzo del solo [uomo] che peccò. Poiché il giudizio portò da un solo fallo alla condanna, ma il dono portò da molti falli a una dichiarazione di giustizia. 17 Poiché se per il fallo di un solo [uomo] la morte ha regnato per mezzo di quel solo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza dell’immeritata benignità e del gratuito dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di uno solo, Gesù Cristo.
18 Così, dunque, come per mezzo di un solo fallo risultò a uomini di ogni sorta la condanna, similmente anche per mezzo di un solo atto di giustificazione è risultato a uomini di ogni sorta che sono dichiarati giusti per la vita. 19 Poiché come per mezzo della disubbidienza di un solo uomo molti furono costituiti peccatori, similmente anche per mezzo dell’ubbidienza di uno solo molti saranno costituiti giusti. 20 Ora la Legge sopraggiunse perché abbondasse il fallo. Ma dove abbondò il peccato, abbondò ancora di più l’immeritata benignità.» (Romani 5 - NM) (cf anche Ebrei 10,11-14)




Vangelo Lc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Proviamo a ragionare mettendoci nei panni di un TG bereano. Dunque: innanzitutto rileviamo che Elisabetta esclama quello che esclama "colmata di Spirito Santo". Il quale Spirito Santo, anche se concepito dai TG come forza impersonale, dal momento che viene da Geova conferisce alle persone il dono dell'ispirazione. Cioè Elisabetta non può aver sbagliato nel definire Maria "Madre del mio Signore". E quel Signore non è lo stesso che troviamo alla fine del brano dove è chiaramente Geova che tramite Gabriele ha parlato a Maria. Chi era dunque il Signore a cui alludeva? E perché lo chiama "suo" Signore se il suo Signore, l'unico conosciuto dagli ebrei prima di Gesù, era Geova? E' un fatto che Elisabetta non ha esclamato "la madre del mio Geova", sarebbe stato assurdo. Quindi non resta che attribuire quella qualifica di Signore al nascituro Gesù, del quale Elisabetta aveva saputo (ovviamente per comunicazione divina) il concepimento verginale in Maria. Ma con quale diritto, senza offendere Geova che era e rimaneva il suo unico Signore, Elisabetta qualifica Gesù come "suo Signore", sostituendo il "rappresentante" al Rappresentato?*
Ecco quindi che mentre la WT si trova davanti a un rebus ancora da dipanare, l'esegesi della cristianità - in coerenza con tutti i successivi titoli di Kyrios dati nel NT a Gesù, che sono equivalenti ai Kyrios che nella LXX sono traduzione dallo Adonay ebraico, sostitutivi del nome ineffabile di Dio espresso dal Tetragramma – ha visto anche in questa esclamazione (ispirata!) di Elisabetta, una conferma della divinità di Cristo; e nel senso che, alludendo essa a due Signori, i due Signori sono prima Dio-Figlio e poi Dio-Padre.
Quindi qui c'è anche una delle varie radici biblica che alludono alla Trinità perché Elisabetta ritiene Signori alla pari sia il Padre che il Figlio. In seguito - con la riflessione della Chiesa,illuminata dallo Spirito santo che Gesù promise come Colui che avrebbe fatto capire loro "ogni cosa" - si sarebbe capito che sono, insieme allo Spirito stesso, persone conviventi nell'unica divinità.
Ma c'è anche la radice della futura conseguente qualifica di Maria come "Mater Dei" (gr. Theotòkos), titolo con cui Maria SS.ma sarà venerata sin dal secondo secolo, perché si diventa madri di persone, e la persona di Gesù è, appunto, Divina .
_________________________________
* Negli stampati geovisti, Gesù-Michele è qualificato anche "rappresentante di Geova".
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 7:21 am

ATTENZIONE!

Per motivi di tempo (e me ne scuso moltissimo ma potrà succedere ancora finché i commercianti non si decideranno a... venderne) ho saltato tutto il periodo di Natale che, come vedete, avevo iniziato a trattare.

Questo non significa che ci rinuncio, ma che lo rimando; e "quod differtur non aufertur" solo che è affidato alla speranza e alle preghiere di chi apprezza questo servizio.

Per tale motivo apro, inserendovi i testi della Liturgia, i relativi POST con le puntate inevase, lasciandole in attesa del futuro commento; commento che, se verrà e quando avverrà, lo avvertirò.


Quindi da qui si può per ora saltare direttamente al periodo che conclude quello natalizio, con la festa del Battesimo del Signore.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 7:25 am

Martedì 25 Dicembre 2012
NATALE DEL SIGNORE (Messa del giorno) - Solennità
Prima Lettura Is 52,7-10
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

Nulla da rilevare.

Seconda Lettura Eb 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Sono molte le osservazioni da fare su questo brano. Le accenniamo brevemente per soffermarci sulla più importante: l'ultima.
1)- "Per mezzo del Figlio": la NM dice «di un Figlio» oerché ritiene che Gesù sia l'Arcangelo Michele e gli angeli sono tutti "figli di Dio". Ma è la stessa NM ad autosmentirsi al v. 5 ove il Padre dice, come in CEI, «Tu sei mio Figlio» facendo emergere Gesù dalla comune degli angeli a nessuno dei quali Dio Padre ha mai detto quelle parole;
2)- "mediante il quale ha fatto anche il mondo": la NM non dice mondo ma «sistemi di cose» perché quando il geovismo parla di fine del mondo, vuole dire che non finisce il mondo-pianeta ma solo i "sistemi di cose" umani, la politica, i governi. Ma non è buffo dire che sia stato il Figlio a "fare" i sistemi di cose? Non sono essi tutti satanici? E non sono tutti prodotti dall'uomo guidato da Satana durante i secoli? Che c'entra il Figlio coi sistemi di cose quando egli è concreatore con il Padre e la creazione riguarda solo l'essere delle cose e non i rapporti sociali che gli uomini avrebbero inventato solo aggregandosi in società?;
3)- "tutto sostiene...": non c'è differenza nella NM. Varia solo l'intendimento. Per noi questo accenno sottolinea la divinità del Figlio che, con il Padre, tiene in essere ogni minima particella dell'universo. Nel "tutto" nulla può essere escluso;
4)- "sedette alla destra...": la NM non varia. E' però sorprendente che, nonostante tanta chiarezza che fa collocare all'autore di Ebrei l'evento dell'insediamento di Cristo glorioso nei cieli al passato, il geovismo sostenga che tale avvenimento si sia realizzato solo nel 1914!;
5)- "oggi ti ho generato": di nuovo nessuna variazione con la NM. Però mentre noi distinguiamo, per rispetto del vocabolario italiano, il concetto di generare da quello di creare, il geovismo li confonde usandoli come sinonimi, giacché sostiene che il Figlio è una creatura tra le altre; la prima fra tutte, ma comunque facente "parte della creazione di Dio" (Ragioniamo, pag. 406) Ma questa idea non biblica è sostenuta dalla WT aggiungendo indebitamente una "parola umana", inesistente nell'originale, al testo di Colossesi 1,16-20 come vedremo attentamente quando ci capiterà questo brano nelle Letture liturgiche;
6)- "lo adorino tutti gli angeli di Dio": qui invece il geovismo è incorso in una disavventura, perché ha tradotto come nel testo CEI per molti anni (dalla prima versione in inglese del 1950 fino al 1986). Poi si è accorto di aver sbagliato perché, secondo la sua concezione solo Geova va adorato, ed è corso ai ripari. Dalla edizione della NM del 1986 in poi, quel "lo adorino" è stato trasformato (e mantenuto fino ad oggi), in «gli rendano omaggio». Ma l'originale ha proskynesàtosan che significa adorazione (worship him diceva la loro prima versione!). E allora si è voluto insinuare che il verbo proskynèo può significare sia adorare che rendere omaggio. E lo si è fatto nella KIT del 1969 (copertina viola) scrivendo sotto al greco "let do obeisance toward" ma nella colonnina a fianco, che dovrebbe essere in "inglese moderno", si è mantenuto lo worship him della primissima versione del 1950. Era evidente che la cosa non poteva durare per la autocontraddizione che risaltava a tutti. Ed ecco che, per riparare il danno, si è fatta una nuova edizione della KIT nel 1985 (copertina di colore blu) che crea l'equivalenza. Infatti sotto al greco in interlinea si legge "let do obeisance toward" e nella colonnina a fianco "let all God's angels do obeisance to him". E se qualche TG un po' più acculturato e bereano degli altri continuasse ad insistere osservando che il significato primo di proskynèo è adorare; e se soprattutto ricordasse al CD che il "Canale di Geova" non sbaglia nel fare il suo dovere di trasmettere la verità che riceve dalla "suprema sede" dei cieli, e che perciò è ben strano che le versioni bibliche precedenti al 1986 avessero per 36 anni reso proskynesàtosan con "adorino"; ecco che il CD ricaccia il problema in altomare scrivendo nella nota esplicativa del v 6 nella NMrif «"Rendano omaggio": o, "adorino". Gr. proskynesatosan; lat. adorent.» Una sorta insomma di: "Così è, anche se non vi pare", o forse un: "Qui lo dico e qui lo nego"!

Vangelo Gv 1,1-18
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 7:27 am

Mercoledì 26 Dicembre 2012
SANTO STEFANO, primo martire - Festa

Prima Lettura At 6,8-10.12; 7,54-60
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, gli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».

Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.

Vangelo Mt 10,17-22
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà persevereto fino alla fine sarà salvato».
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 7:28 am

Domenica 30 Dicembre 2012
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (Anno C) - Festa

Prima Lettura 1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.


Seconda Lettura 1Gv 3,1-2.21-24

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Vangelo Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 7:28 am

Domenica 6 Gennaio 2013
EPIFANIA DEL SIGNORE - Solennità
Prima Lettura Is 60,1-6
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

Seconda Lettura Ef 3,2-3a.5-6

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
Vangelo Mt 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » mer gen 16, 2013 9:40 am

Domenica 13 Gennaio 2013 - BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno C) - Festa



Prima Lettura Is 40,1-5.9-11
«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».

La versione di questo passo, offerta dalla NM geovista, per quanto sorprendente, non sembra che contenga punti sostanziali di differenza che comportino variazione del messaggio, salvo la solita sostituzione del "Signore" con "Geova". Ne offriamo perciò solo il testo per un utile confronto.

«Confortate, confortate il mio popolo”, dice il vostro Dio. 2 “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il suo servizio militare si è compiuto, che il suo errore è stato scontato. Poiché dalla mano di Geova essa ha ricevuto il pieno ammontare per tutti i suoi peccati”.
3 Ascoltate! Qualcuno grida nel deserto: “Preparate la via di Geova! Rendete diritta attraverso la pianura desertica la strada maestra per il nostro Dio. 4 Ogni valle sia elevata, e ogni monte e colle sia abbassato. E il terreno scabroso deve divenire piano, e il terreno accidentato la pianura di una valle. 5 E la gloria di Geova certamente si rivelerà, e ogni carne [la] dovrà vedere insieme, poiché la medesima bocca di Geova ha parlato”.

9 Sali pure su un alto monte, donna che porti buone notizie per Sion. Alza la tua voce pure con potenza, donna che porti buone notizie per Gerusalemme. Alza[la]. Non aver timore. Di’ alle città di Giuda: “Ecco il vostro Dio”. 10 Ecco, lo stesso Sovrano Signore Geova verrà pure come un forte, e il suo braccio dominerà per lui. Ecco, la sua ricompensa è con lui, e il salario che egli paga gli sta dinanzi. 11 Come un pastore egli pascerà il suo proprio branco. Col suo braccio radunerà gli agnelli; e [li] porterà nel suo seno. Quelle che allattano le condurrà [con cura].»


Seconda Lettura Tt 2,11-14;3,4-7
Figlio mio, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Osservazioni sui punti sottolineati
- "Questo mondo" - la NM lo rende con «questo presente sistema di cose» per sottolineare (e utilizzare al caso) l'idea che per "mondo" non si deve intendere il pianeta ma la situazione sociale, i governi ecc...;

- "...del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo" - la NM aggiunge un altro "del" dicendo «del grande Dio e del Salvatore Gesù Cristo...», aiutando così la Bibbia a significare che si tratta di due persone e non di un Salvatore che sia anche Dio. Il che può essere, in assoluto, legittimo, ma diventa bugia quando i capi geovisti garantiscono che la loro dottrina (in tal caso contraria alla divinità di Cristo) si ricava "dalla nostra stessa copia delle Scritture", come promette Ragioniamo a pag. 8 e pag. 402;

- "ci ha salvati...con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo" – diventa: «ci salvò per mezzo del bagno che ci portò alla vita e per mezzo del nostro rinnovamento mediante lo spirito santo». A parte le solite minuscole sullo Spirito Santo concepito come mera energia (essi lo definiscono "la forza attiva di Geova"), la parola "bagno" vuole sottolineare (ed esclusivizzare!) il battesimo per immersione, in contrasto con la nostra Chiesa che ne contempla anche le modalità di "infusione" (la normale) e di "aspersione" (eccezionale); e con il "ci portò alla vita" si vuole alludere sì a una salvezza ma evitando accuratamente il concetto di rigenerazione, dello essere nuova creatura perché... (vedi l'appunto seguente);

- "giustificati per la sua grazia" – diventa «dichiarati giusti in virtù della sua immeritata benignità», ... perché – si diceva – nel geovismo non esiste vera purificazione e rigenerazione. Il battesimo per loro è solo un simbolo esterno di dedicazione a Geova, e non produce un vero lavaggio-rigenerazione ma solo una "dichiarazione" di giustizia da parte di Geova; una cosa quindi strettamente legale, esteriore, come quando si dichiara una persona assolta per insufficienza di prove o innocente per decorrenza dei termini. Ovvero né i TG ritenuti "Altre Pecore" (quelli normali) né tra di esse i TG ritenuti anche "Unti" (i 144.000) sono davvero purificati e resi giusti, non sono nuove creature come insegna San Paolo in Romani 6, ma solo dichiarati tali;

- "eredi della vita eterna" – il testo non è cambiato ma va ricordato che qui S. Paolo, starebbe alludendo solo agli Unti, sia perché, secondo il geovismo, nel primo secolo i cristiani erano tutti Unti; sia perché solo gli Unti sono "eredi della vita eterna" che, in questo contesto, è sinonimo di "speranza celeste", di "vita nel Regno dei cieli", riservandosi alle Altre Pecore solo la vita sulla terra paradisiaca che (ahimé!) non è garantito in modo assoluto che sia eterna, potendo esse peccare e venire distrutte sia durante il millennio successivo ad Armaghedon sia oltre di esso.



Vangelo Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

- "Io vi battezzo con acqua ma..." – nella NM non ci sono variazioni ma, spiegando questo episodio a pag. 40 di "Potete" il CD dei TG ha tentato una maldestra prestidigitazione nell'intento di assimilare lo "Spirito Santo" all'acqua, così da negarne la personalità. Lo ha fatto attribuendo al Battista la promessa che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo così come Giovanni battezzava con acqua. La conclusione, ovvia, è che, stando così le cose, come l'acqua non è una persona così neanche lo spirito santo è una persona!
Il problema è che le cose non stanno così nella Bibbia. Essa contiene (e lo contiene in tutti i passi paralleli!) quel "ma" avversativo, da noi qui sottolineato, che vuole invece diversificare il battesimo di Giovanni dal battesimo istituito da Cristo.*
In questo passo - parallelo a quello a cui si rimanda – cè, in aggiunta-conferma della diversità, sia l'accenno a Gesù come soggetto "più forte" di Giovanni sia il simbolo del "fuoco" che lo Spirito santo porta con sé; un qualcosa, a quanto ne sappiamo, che è diametralmente opposto all'acqua!

- Naturalmente la comparsa dello Spirito Santo (manifestatosi come colomba) e del Padre (manifestatosi nella "voce dal cielo") costituiscono per gli esegeti della "cristianità" una delle più evidenti teofanie trinitarie della Bibbia; cosa assolutamente rifiutata dal geovismo. E pazienza!
Ma va notato un fatto interessante nella versione della NM, mirato a far passare Gesù come uno dei tanti "figli di Dio" adottivi (precisamente il principe dei 144.001 Unti), e non "il Figlio" unico, speciale "generato, non creato" come dice il nostro Credo.
La NM, come sappiamo, disquisisce con la lente di ingrandimento sulla assenza dell'articolo determinativo in Giovanni 1,1; assenza che, a suo dire, toglierebbe l'attribuzione di divinità alla Parola, o meglio la ridurrebbe a "un dio".** Eppure, in questo passo di Luca, la NM fa dire al Padre «Tu sei mio Figlio, il diletto», laddove - si badi bene! - il testo originale ha invece "Sy èi o yiòs mou o agapetòs" cioè ha l'articolo determinativo "0" sia davanti a "figlio" (yiòs) sia davanti a "diletto" (agapetòs). Cosa che, applicando con coerenza i ragionamenti che il geovismo fa su Giovanni 1,1, dovrebbe significare che Gesù è "il" Figlio e non uno dei tanti figli, come lo sono nel geovismo tutti gli angeli. Quindi abbiamo la sperequazione: in Giovanni 1,1 l'assenza dell'articolo determinativo davanti al Dio-Parola ha indotto la WT a tradurre che la Parola era "un dio" (da intendere come "un potente" e niente più); qui, invece, pur insegnando nella dottrina, che Gesù-Michele è "uno dei" tanti figli di Dio, non si è avuto coraggio di tradurre "Tu sei un mio Figlio" perché nell'originale l'articolo determinativo c'è. Allora? Allora si è scelto di ignorare quella scomoda presenza. Con tanti saluti al rispetto della regola della par condicio!

Per completezza di informazione aggiungiamo che Gesù, non essendo Michele arcangelo ma un semplice uomo, viene qui detto "Figlio di Dio" perché unto dallo "spirito santo" in anteprima. L'unzione degli altri 144.000 cosiddetti "figli di Dio, santi, unti, famiglia reale, classe di Giovanni ..." e via titolando, sarebbe avvenuta ad iniziare dalla Pentecoste e sarebbe terminata nel 1935 con il "suggello" del 144millesimo Unto. Dottrina però sottoposta attualmente a profondi rimaneggiamenti.
__________________________________
* Il testo da noi già analizzato è quello parallelo del Vangelo di Marco 1, 1-8. Si trova nella Domenica 4 dicembre 2011 – seconda di Avvento Anno B.
** Argomento incontrato sotto Natale (IN ATTESA DI TRATTAZIONE).

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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » dom gen 20, 2013 12:27 pm

Domenica 20 Gennaio 2013 - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)


Prima Lettura Is 62,1-5
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

Anche stavolta il testo nella NM può andare. Ma, come la settimana scorsa, ne approfittiamo per notare la strana... "scioltezza" del modo di esprimersi usato dal geovismo nella sua Bibbia. Solo due versetti...

«3 E devi divenire una corona di bellezza nella mano di Geova, e un turbante regale nella palma del tuo Dio. 4 Non ti si dirà più che sei una donna lasciata interamente; e non si dirà più che la tua propria terra è desolata; ma tu stessa sarai chiamata ‘Il mio diletto è in lei’, e la tua terra ‘Posseduta come una moglie’. Poiché Geova avrà provato diletto in te, e la tua propria terra sarà posseduta come una moglie.»


Seconda Lettura 1Cor 12,4-11
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

Come si vede, si parla dello Spirito, dell'unico Signore, e di Dio, che qui indica il Padre. Cioè abbiamo anche qui, più velatamente che nel battesimo di Gesù, un testimonio biblico a favore delle tre divine Persone. Ed è degno di nota che le "operazioni" suscitate dallo Spirito sono dette poi operazioni di Dio. Cose che la NM elude, come d'abitudine, togliendo tutte le "S" maiuscole allo Spirito: Ma quelle "S" nella nostra Bibbia ci sono e significano che lo Spirito è Persona divina. Il CD dei TG lo sa e quindi un TG onesto non potrebbe promettere – come invece il suo CD gli fa dire – che la nostra Bibbia va bene per fondare la loro dottrina antitrinitaria (questa è una bugia radicale che è sempre bene rinfacciare).

"Il dono di discernere gli spiriti" viene reso nella NM con «discernimento di espressioni ispirate». Qui abbiamo una grossa diversità di interpretazione. Secondo noi: "Il discernimento degli spiriti è capacità di giudicare se i fenomeni straordinari provengono da Dio, dalla natura o dal demonio" (La Bibbia Via Verità e Vita, nota al 12,8-10). Invece nel geovismo le "espressioni ispirate" sono i testi biblici. In tal modo l'attenzione viene spostata dalle persone di cui si scruta lo spirito-anima (che per i TG non esiste!) alle parole della Bibbia.


Vangelo Gv 2,1-11
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Il testo nella NM non mostra differenze degne di nota. Invece mostra una grossa differenza di spiegazione, rispetto alla nostra, quella che ne dà la dirigenza geovista.
Insieme a noi il geovismo ammette che il rivolgersi di Gesù a sua madre chiamandola "Donna" non indicava minimamente mancanza di rispetto. Ma contrariamente a noi che vediamo nell'intervento di Maria la sua funzione di intercessione, approvata da Dio* giacché Gesù ha fatto il miracolo desiderato, esso "spiega l'evento in questo modo:

«Quale esempio diede Gesù stesso nel rivolgersi a sua madre?
Giov. 2;3, 4, CEI: "Venuto a mancare il vino [alla festa nuziale di Cana], la madre di Gesù gli disse: 'Non hanno più vino'. E Gesù rispose: 'Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora'". (Da bambino, Gesù era sottomesso alla madre e al suo padre adottivo. Ma ora che era cresciuto rifiutò benevolmente, ma in modo deciso, la guida di Maria, la quale accettò umilmente la correzione.» (Ragioniamo, p. 217)


C'è da non credere ai propri occhi! Ma qui saranno sufficienti due domande al TG riflessivo per esprimere il nostro dissenso più deciso su questo insegnamento del suo CD, mirato a declassare l'importanza del ruolo di Maria nella storia della salvezza. Di Maria arca della Nuova Alleanza che, invece, è ritenuta dal nostro Magistero icona e modello della Chiesa per la fede, l'umiltà, la totale dedizione al proprio Figlio ecc... :
- "accettò umilmente la correzione". Ma non ha dato disposizione ai servi di fare ciò che Gesù avrebbe comandato? Non indica questo la certezza che egli l'avrebbe assecondata nel suo desiderio di soccorrere gli sposi? Non si è comportata come una regina sicura di se stessa nel rivolgersi al re?
- "rifiutò". Ma il miracolo Gesù lo ha fatto o no?

Tornando a noi. Ho il piacere qui di offrire l'interpetazione, fuori coro, dell'esegeta Gianfranco Nolli. Egli ha osservato che il venir meno del vino poteva significare, per la mentalità ebraica, la non benedizione di Dio. E c'era il pericolo che l'eventuale attribuzione di tale disfavore venisse riferita alla presenza del nuovo chiacchierato Profeta venuto da Nazaret, luogo da cui si ricavava ben poco di buono. (cf Giovanni 1,46) La Madre dunque, percependo tale pericolo, ne avvertì Gesù alla stregua di come una moglie di un capocarovana avverte il marito dell'improvviso apparire di un serpente che tenta di mordergli il calcagno (reminiscenza biblica relativa alla "stirpe della donna" (Genesi 3,15). Quindi Gesù rispondendole che non era ancora giunta la sua ora non avrebbe voluto indicare che non era l'ora di fare i miracoli (astensione che se fosse stata decisa ab aeterno da Dio egli l'avrebbe osservata) ma che non era giunta la sua ora, quella del serpente, l'ora delle tenebre che giunse quando, nell'ultima Cena, Giuda uscì nella notte.
______________________________
* Ecco un caso emblematico in cui risalta la preziosità ermeneutica dell'avvertenza del Concilio ove dice che nella Bibbia la rivelazione si attua con eventi e parole intimamente connessi: "Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto." (Dei Verbum n. 2)
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » lun gen 21, 2013 6:33 pm

Domenica 27 Gennaio 2013 - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)



Prima Lettura Nee 8,2-4a.5-6.8-10
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Notiamo un piccolo particolare, che ha una sua chiara funzionalità per il CD dei TG, perché viene ripetuto ad ogni occasione in tutto l'Antico Testamento (o Vecchio Testamento o, come si usa dire oggi, Primo Testamento) che in "geovese" è detto Scritture Ebraiche. Osservando nella NM i punti da noi sottolineati, nella NM troviamo: «benedisse quindi Geova il [vero] Dio, il Grande» e «dalla legge del [vero] Dio». Intendiamo far notare cioè quell'aggettivo "vero" che viene posto davanti alla parola "Dio" e che, non essendoci, nell'originale, rientra in quelle parolette che hanno la funzionalità di «parole inserite per completare il senso del testo italiano.» (NMrif pag. 7) Cioè senza quel "vero", secondo la WT, il senso che si capisce leggendo "Dio" non sarebbe completo in italiano (e non solo in italiano ma anche nelle altre lingue europee giacché questa annotazione c'è anche nelle varie versioni della NM in dette lingue)! Dov'è il mistero?
Il mistero si scopre quando si viene a sapere che in geovese la parola "dio" (o "iddio") ha semplicemente una funzione aggettivante. Non significa la persona del Creatore, l'entità divina. Sarebbe bensì un "titolo" che significa solo "potente"! Quindi, quando il geovismo legge la Bibbia in modo fondamentalistico, ritiene che letteralmente essa insegna che ci sono molti "dèi" (=molti potenti), così come anche vi sono "molti signori". Insomma un TG potrebbe dire serenamente che egli è "politeista" intendendo dire che è un "polipotentista", cosa ovviamente non impugnabile!
Ed è per tale ragione – appunto di gergo geovese, inventato e adottato costantemente dalla WT nella sua versione biblica e nelle sue pubblicazioni - che la NM, quando incontra la parola "dio" che vuole indicare il Creatore, ci premette l'aggettivo "vero" e scrive "dio" con la "D" maiuscola. Analogamente, quando riferendosi a Geova teme che anche dicendo "Dio" con la maiuscola il lettore possa equivocare confondendolo con altri "dèi", gli affianca nelle pubblicazioni l'aggettivo di "Onnipotente" che lo diversifica dai vari "dèi" che sono soltanto "potenti".
Ciò spiegato si capisce perché la WT sia tanto felice (e lo è perché ne ha ricavato il binomio che usa ogni volta che può) quando nella Bibbia trova la combinazione Yahweh-Elohim che essa rende con "Geova Dio".* In tal modo essa ritiene di salvaguardare l'identità della Persona divina che avrebbe per nome proprio "Geova" e per titolo "Dio". Titolo che è solo uno dei tanti: è il titolo di "potente", accanto agli altri tutti indicanti funzioni e qualità, come "creatore, signore, onnisciente, eterno, onnisapiente" etc... Nel binomio "Geova Dio" invece non sarebbe possibile equivocare, anche se di per sé "dio" non significa onnipotente ma solo potente.

Quanto andiamo dicendo può sembrare un gioco di pignoleria. Ma non è così se si pensa a quella aggiunta di "[vero]" che insistentemente la WT fa apporre continuamente nella sua versione biblica, e se si pensa che il fine sotteso è certamente quello di propugnare la parola "Geova" ritenuta il nome personale dell'Altissimo. Davanti alla parola-nome "Geova" il titolo di "Dio" viene dequalificato. Al punto che, come detto, il TG è convinto che ci sono molti "dèi" (=potenti) e molti "signori". Così per evitare che si pensi a un qualsiasi "dio", se il contesto allude al Creatore, la NM dice "Dio" con la "D" maiuscola e ci premette anche l'aggettivo "[vero]", non sia mai che si pensasse ad altri "dei"!
Sorprendente ma ovvio sarà allora vedere che il titolo di "dio" viene assegnato dal geovismo sia a Gesù che a... Satana!** Il Card. Tonini ha testimonianto che è rimasto interdetto quando, dialogando con dei TG, sentì che essi pretendevano che egli ammettesse che Satana è un "dio", il "dio di questo mondo" giacché così lo qualifica la Bibbia! Fu un dialogo fallito, mentre conoscendo il geovese, la cosa si sarebbe potuto concederla giacché, appunto, i suoi interlocutori non parlavano di "divinità" ma solo di "potenza". Ma per il Cardinale era ovviamente inaccettabile l'accostamento quasi paritetico che essi facevano tra Satana e Cristo. Accostamento però che essi, superando la proverbiale rigidezza dei TG, avrebbero potuto evitare dal momento che se Satana è un potente, certamente Cristo-Michele lo supera di gran lunga giacché ha battagliato contro di lui nel 1914 e lo ha espulso dal Reame dei cieli!... (sic)
_________________________
* Per es in "Cosa insegna realmente la Bibbia" nelle prime 13 pagine si trova per 44 volte solo "Dio". A pag. 13 appare "Geova" che viene alternato pariteticamente a "Dio", e a pag. 18 appare il binomio "Geova Dio" che si reincontrerà poi a pag. 21, 27, 32, 33, 36 ecc...

** Cf in Giovanni 1,1 «... e la Parola era dio» (NM 1967) «... e la Parola era un dio» (NM 1986).
E in 2Corinti 4,4 Satana che è detto « l’iddio di questo sistema di cose».


Andando ora oltre queste particolarità tecniche, viene da pensare quanto sarebbe bello se potessimo incontrare dei TG volenterosi di condividere con noi la gioia che questa Scrittura vuole comunicare! Purtroppo, al momento, dobbiamo contentarci solo di pregare perché un giorno questo avvenga, nel reciproco rispetto e stima per tutto ciò che di buono le nostre confessioni, peraltro grandemente diverse sia come dottrina che come prassi, hanno.
Però ci teniamo a ribadire il nostro affetto per loro. E vorremmo che loro capissero che non c'è ipocrisia ma intelligenza nel distinguere le persone (oggetto d'amore) dalle idee-dottrine che, se ai nostri occhi risultano sbagliate, meritano di essere combattute e criticate con estrema decisione. Non fanno così anche i TG nei nostri confronti? Non dice giustamente il loro CD – e per par condicio dicendolo a loro deve concederlo anche a noi - che
«Dire e dimostrare che un'altra religione è falsa non è una forma di persecuzione religiosa per nessuno. Non è persecuzione religiosa il fatto che una persona informata smascheri pubblicamente una certa religione indicando che è falsa, permettendo così di vedere la differenza tra la religione falsa e la religione vera. (...) Smascherare pubblicamente la falsa religione... è un servizio di pubblica utilità anziché persecuzione religiosa»? (TORRE del 15/6/1964, p. 368)
Sopportateci dunque, fratelli TG, così come noi sopportiamo voi e vi invitiamo al dialogo e al confronto urbano e amichevole. Metodologicamente dovremmo ipotizzare reciprocamente l'esistenza della retta intenzione in noi, manovalanza e ultimi recettori e propagatori di un messaggio biblico ricevuto dalle nostre rispettive Dirigenze. E così trasferire a loro la responsabilità delle nostre convinzioni. Rimanendo a noi il compito della verifica e dell'accertamento, con apertura alla verità, davanti a Dio. E ciò in serena letizia, nonostante la gravità della posta sul tappeto. Dio benedirà le nostre intenzioni e ci aiuterà con il suo SPIRITO a individuare se e quanto e dove e come la verità inabita nelle rispettive dottrine. E' essa che deve vincere, non noi.


Seconda Lettura 1Cor 12,12-30
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

Ecco una splendida pagina paolina che invita alla comunione, alla collaborazione, alla stima reciproca. Viene in mente il motto dei moschettieri: "Tutti per uno e uno per tutti", appunto come membra di un unico corpo. Ma qui dobbiamo notare una diversità quanto alla modalità e al livello di appartenenza al Corpo di Cristo.
Per i TG la comunione esiste solo a livello mentale, nella fede e negli intenti. Il CD insegna che perfino Gesù aveva solo questo livello di comunione con il Padre. E ne è così convinto che si spinge a falsare la traduzione ove Gesù dice che egli è "nel Padre" e il Padre "in me", traducendo sempre e semplificando il misterioso "l'essere in" di Padre e Figlio con "unito al" (cose da noi già incontrate e valutate criticamente).
Per noi cattolici invece tale unione tra cristiani si realizza anche a livello mistico-sacramentale, nella convinzione (biblica!) che Gesù-Vite, Gesù Capo del Corpo ci ha costituito ontologicamente, vitalmente, oggettivamente, sue membra "compartecipi della sua natura divina". Perciò parliamo di Corpo mistico ove siamo membra gli uni degli altri e interagiamo nella "circolazione" della grazia con la nostra condotta santa o sbagliata. Il modo è e sarà sempre incomprensibile alla nostra mente ma la sua realtà è garantita dalla fede in Gesù che, come Dio, non può né ingannarsi né ingannare e che, rivelandoci le verità soprannaturali, come appoggio alla ragione, ci invita a soppesare i segni, le opere soprannaturali, i miracoli da Lui compiuti. (cf Giovanni 10,38)
Quanto alla unione di fede e di intenti, sul piano mentale, noi cattolici la realizziamo con ogni essere umano, ma a diversi livelli. L'unione più profonda è ovviamente con i fratelli che condividono in tutto e per tutto la fede professata dal Credo Cattolico; unione che resta, a livello affettivo, anche con quelli che si comportano con poca coerenza rispetto alla fede professata, e anche con coloro che la abbandonano dandosi a una apostasia pratica o teorica. Essi infatti restano fratelli da recuperare e per cui pregare e verso i quali dobbiamo mostrare comunque una sincera affezione e servizio di carità. Poi vi sono i cosiddetti "fratelli separati", cristiani non cattolici con cui abbiamo dei forti e genuini legami di fede, di preghiera e di cooperazione caritativa; con alcuni ne abbiamo anche a livello sacramentario così che le loro denominazioni vanno considerate "Chiese Sorelle in comunione imperfetta con la Chiesa Cattolica".
Ma la nostra comunione va oltre e abbraccia anche tutti i seguaci di Cristo anche appartenenti a denominazioni settarie e perfino i "laici" di buona volontà, siano essi non credenti per trascuratezza, indifferenti, agnostici in ricerca o atei dichiarati. Il modo di appartenenza in tale caso non è ovviamente nella comunione né con il Corpo di Cristo né con le verità da Lui rivelate; unioni a cui si accede solo con la fede e il battesimo, ma si basa sulla fraternità universale di tutte le persone in quanto creature di Dio, Padre universale anche di eventuali extraterrestri, che ci rende tutti "fratelli".
Insomma noi non escludiamo nessuno dalla nostra comunione, dal nostro amore e dalla nostra sollecitudine pastorale, giacché Gesù ci ha mostrato che tutta l'umanità è finalizzata cioè predestinata (ma libera-mente) ad entrare nella comunione con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo. (cf 1 Giovanni 1, 1-4; Lumen Gentium n. 13; Dei Verbum n. 2)

Ci auguriamo allora che (anche se finalizzate opportunisticamente al proselitismo) le dichiarazioni di amore verso "il mondo", verso "la cristianità" verso gli appartenenti a "Babilonia la grande", insomma verso tutti coloro che non sono TG - dichiarazioni che il CD oggi sollecita nei suoi adepti -, abbiano "di fatto"* abrogato quelle contrarie che un tempo esortavano i TG a vedere come "nemici" tutti i membri della "cristianità". Sono state stampate al riguardo dichiarazioni terribili, al punto da eccitare avversione e odio perfino contro il peccatore, visto come impastato nel suo peccato! E' così? E' davvero cambiato il vento? Se sì, qualche TG volenteroso ce ne dia conferma.
_______________________________________
* Diciamo "di fatto" distinguendolo debitamente da "di diritto". Di diritto avverrebbe qualora la WT sconfessasse certe sue pubblicazioni passate. Ma è ben difficile che lo faccia, giacché venivano presentate come autorizzate dalla Bibbia (es. «21 Non odio io quelli che ti odiano intensamente, o Geova, E non provo nausea per quelli che si rivoltano contro di te? 22 Li odio con odio completo. Mi sono divenuti veri nemici.» (Salmo 139- NM) E così, nei confronti degli "apostati" si ricorreva a qualificazioni del tipo cani che tornano al proprio vomito, e nei loro confronti si attua tuttora un vero e proprio ostracismo, spinto anche nei rapporti familiari. E tali interpretazioni contenevano dottrina ritenuta trasmessa dalla Corte suprema, cioè da Geova in persona, tramite il suo Canale di comunicazione: lo Schiavo fedele e discreto nei panni dell'Unto Rimanente, rappresentato dal CD di Brooklyn.


Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

La prima parte del brano ci offre occasione per precisare, ai TG interessati, come noi cattolici concepiamo il valore storico degli scritti sacri e, conseguentemente, il modo di ricavarne la relativa dottrina religiosa rivelata. San Luca (quindi il suo Vangelo e gli Atti) è considerato a buon diritto uno scrittore che narra eventi storici, sia perché persona di cultura (era medico) sia perché, come tale e sulla ricerca di colidità sollecitata da Teofilo, si è premurato di indagare attentamente, di andare alle fonti, di narrare con ordine ecc... Invece altri autori, avendo un intento di trasmettere la fede e mirando a determinate comunità, pur attingendo a fatti storici, li hanno trattati con molta libertà, non essendoci neanche nella mentalità del tempo, un modo di fare storiografia come c'è oggi. Così incontriamo spesso nella Bibbia la trascuratezza delle precise datazioni ("una volta... quindi... in quel tempo..."); a volte l'inesattezza geografica dei luoghi; la trascuratezza nell'identificare gli autori; l'approssimazione su vari particolari; il ricorso al discorso diretto (che quando ci sono più narrazioni dello stesso fatto rende solo la certezza dei pensieri espressi ma non delle precise parole usate ecc...)*
Perciò la lettura di fede, e ascetico-mistica, della Bibbia deve essere accompagnata dall'esame critico storico-letterario che, distinguendone i vari generi, ne coglie con oggettività (fin dove è possibile) il senso che gli agiografi volevano esprimere con i loro scritti. Il che impone il rifiuto netto di un approccio fondamentalistico alla Scrittura. Approccio che sarebbe proprio il modo migliore per travisarne il senso! Ma questa è una cosa che piano piano sta penetrando anche nella blindata Watchtower giacché anch'essa, accanto a una lettura tenacemente "storicizzante" ma condizionata dal non cadere nel ridicolo in certi passi, è costretta ad affiancarci il genere della "illustrazione" (=parabola), quello del simbolismo, e il riconoscimento di un linguaggio metaforico, iperbolico ecc... Ecco anche il perché, secondo noi, Gesù - Dio che prevedeva le libere interpretazioni future - ha istituito un Magistero Ufficiale (chi ascolta-disprezza voi ascolta-disprezza me e Colui che mi ha mandato). Esso ha il compito di custodire inalterato (senza sottrazioni o aggiunte) il deposito della rivelazione e di interpretarlo con esattezza secondo la mente di Dio. Magistero che - si badi bene! - il CD non rifiuta ma che avoca a se stesso, senza però darne le prove di legittimità.**

___________________________________
* Vedi il giudizio sul valore storico espresso dalla Dei Verbum ai nn. 7, 12, 19 e – molto utilmente! – il saggio offertoci da Papa Benedetto XVI con i suoi recenti volumi su Gesù. Vedi anche la titanica ricerca di Joachim Jeremias sulle "ipsissima verba" e "ipsissima facta Jesu".

** Basti pensare alla incongruenza di dipendere, per l'incipit di tutto, dalla determinazione del valore ispirato degli scritti che avrebbero costituito il Canone della Bibbia definitiva, quella che ora il CD usa. Esso, come attesta la storia è stato fatto dalla Chiesa Cattolica al Concilio regionale di Cartagine (verso il 400) e confermato dal Concilio Tridentino (nel 1500), tempi in cui il CD dei TG era ancora di là da venire.
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » sab feb 02, 2013 12:28 pm

Domenica 3 Febbraio 2013 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)


Prima Lettura Ger 1,4-5.17-19

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno,
ti ho conosciuto
,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

Questa domenica non abbiamo molto da osservare. Ma le poche cose che diremo hanno una loro indiscutibile importanza. In questa prima lettura anche Geova pronuncia la stessa frase da noi sottolineata. «Prima che io ti formassi nel ventre ti conobbi.» Cosa di più ovvio trattandosi dell'Onnisciente? Per noi Dio sa assolutamente tutto e obbligatoriamente. Invece nel geovismo, per certe cose, Geova è onnisciente ma a discrezione, cioè se vuole; e in altri casi non è onnisciente anche se volesse. Invece qui dice che sulla identità di Geremia egli aveva piena conoscenza prima ancora che fosse formato nel ventre della madre. Perciò dobbiamo dire che la Bibbia smentisce decisamente la dottrina geovista di una onniscienza limitata.
Da dove ricaviamo le limitazioni suddette? Da tre "futuri" che Geova sembra capace di conoscere non per onniscienza a sé connaturale ma solo se supera dei condizionamenti e/o se decide di indagare. Vediamoli:

1) Riguardo al profetizzare, nel caso di Esaù e Giacobbe ancora nelle stato fetale, che «il più vecchio [Esaù] servirà il più giovane [Giacobbe].»; il che, nonostante la ferrea legge della primogenitura che assegnava una supremazia giuridico-legale al primogenito Esaù, e con essa dei privilegi di autorità e di ereditarietà, era una cosa davvero sorprendente per i genitori. Lo leggiamo:
«Geova era in grado di leggere il programma genetico dei gemelli che dovevano nascere. Può averne tenuto conto nel prevedere le caratteristiche che ciascuno dei due ragazzi avrebbe sviluppato e nel predire l'esito.» (Ragioniamo p. 102) Sembra di capire che la onniscienza di Geova al riguardo sia stata condizionata dallo studio del DNA dei due fratelli. Ma Geremia non fu conosciuto prima ancora che fosse formato nel grembo, quando ancora non c'era niente di lui?

2) Riguardo alla previsione del futuro peccato di Adamo ed Eva. Geova - insegna il CD - non ne sapeva niente perché, pur potendo indagare sul carattere dei progenitori, i loro desideri e tendenze ecc... non ha voluto farlo. Qui avremmo dunque una onniscienza autoimpedita. Ecco i testi:
«Chi possiede una radio può ascoltare le notizie da varie parti del mondo. Ma il fatto che possa sintonizzarsi su una certa stazione non vuole dire che lo faccia. Deve prima accendere la radio e poi scegliere la stazione. In maniera simile, Geova ha la capacià di preconoscere gli avvenimenti, ma la Bibbia mostra che Dio usa questa capacità in modo selettivo e discrezionale, con il dovuto riguardo per il libero arbitrio di cui ha dotato la sua creazione umana.» (o.c. p. 101; i corsivi sono nell'originale) Il geovismo dice questo perchè concepisce la preconoscenza divina come predestinazione-predeterminazione.

3) Riguardo alla classe degli Unti, che Geova avrebbe escogitato come rimedio redentivo dopo il peccato originale. Si ritiene che Geova non avesse onniscienza dei singoli soggetti che un giorno avrebbero fatto parte dei 144.000. Romani 8,28 dice espressamente che essi furono "preordinati" o "predestinati" ma in tal caso, secondo il geovismo, sarebbe successo che nessun Unto avrebbe mai potuto apostatare, come invece accadde e accade ancora. Ecco allora che, se si trattò di predestinazione, essa deve aver avuto per soggetto "la classe" degli Unti e non i singoli. E' la classe che non sarebbe mai venuta meno. L'ammonimento della II Pietro, 1-10 rivolto agli Unti: «fate tutto tutto il possibile per rendere sicura la vostra elezione; poiché se continuate a fare queste cose non verrete mai meno.» (NM) fa da appoggio al CD per la seguente dottrina: «Se i singoli individui fossero predestinati a salvarsi, non potrebbero assolutamente venir meno, indipendentemente da quello che fanno. Dato che è richiesto uno sforzo da parte dei singoli individui, deve essere la classe a essere predestinata.» (ivi p. 109)


Seconda Lettura 1Cor 12,31-13,13
Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Qui, dove la CEI scrive "carità" la NM scrive "amore". Ne prendiamo occasione per spiegare ai nostri fratelli TG che, a nostro avviso, si tratta di amore divino; quell'amore che, come dice Paolo altrove, lo Spirito Santo ha effuso nei nostri cuori. Si tratta cioè di una virtù "teologale" e non di un semplice sentimento umano. Amare Dio è un miracolo che Dio stesso compie nello spirito umano. E anche amare il prossimo per amore di Dio (e quindi senza misura) è pure virtù teologale, la regina delle tre virtù , tutte teologali, che sono richiamate alla fine del brano (v. 13): fede, speranza e carità.
Ulteriore prova che si tratta di amore divino la ricaviamo dal fatto che la carità durerà in eterno, nel regno dei cieli, ove nonn ci sarà nessun aspetto umano che non sia stato trasfigurato dallo Spirito e reso perfetto, consono alla santità del "Padre vostro che è nei cieli".



Vangelo Lc 4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

La nostra CEI, dicendo "il figlio di Giuseppe" ci dà il messaggio (confermato poi da vari altri fattori) che Gesù era figlio unico. Non è così per il geovismo che ritiene Gesù primogenito di altri figli di Maria e perciò si aiuta facendo dire alla Bibbia "un figlio di Giuseppe". Ebbene, come prima cosa diremo che ci riviene per forza in mente la solita bugia di averci promesso che i TG saprebbero supportare la loro dottrina con qualsiasi traduzione noi preferissimo! (cf Ragioniamo p. 402) Ma se poi guardiamo cosa dice la KIT al riguardo, troviamo che sotto al greco la WT ha tradotto semplicemente "son" (figlio) senza articolo indeterminativo. Mentre nella colonnina a fianco ha scritto "a son" (un figlio). Quisquilie o verità che cacciata dalla porta rientra dalla finestra? E non è forse il CD dei TG ad ammonire al sommo rispetto dell'originale nel tradurre dicendo: «E’ evidente che anche una cosa apparentemente insignificante come l’uso o l’omissione di una virgola o di un articolo determinativo o indeterminativo può a volte alterare il significato corretto del passo originale.» (NMrif, p. 7) Senza contare che, in questo caso e molto più "fruttuosamente" per la tesi geovista, quello "un" potrebbe anche essere fatto passare per numerale e non per articolo! Chissà come viene capito questo punto dal TG "bereano"...
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Re: "E venne un uomo..." Anno 2012-2013 Ciclo liturgico "C"

Messaggioda Sandro » sab feb 09, 2013 3:56 pm

Domenica 10 Febbraio 2013 - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)



Prima Lettura Is 6,1-2a.3-8
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio.
Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?».
E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Sorvolando sul solito "Signore" trasformato nella NM con "Geova" coglierò l'esortazione della Bibbia contenuta nell'ultima riga. Bisogna riconoscerlo, i TG sono formati a rispondere "Eccomi manda me" quando si chiede loro di impegnarsi nell'apostolato. Si sentono predicatori a tempo pieno. Se salgono su un treno "dimenticano" sul sedile una rivista, se sono in una sala di aspetto di ospedale la lasciano lì quando se ne vanno ecc... Cioè non perdono occasione per diffondere il loro credo in un mondo che, con tutta evidenza, è pieno di miscredenti e di distratti. E' lodevole, ma possiamo dire che tale atteggiamento viene coltivato anche dai cattolici, allorquando in loro si realizza una sorta di... seconda conversione. Quando cioè succede (come ai TG che sono quasi tutta gente convertita in età adulta) che si scopre in maniera intensa la presenza-vicinanza e l'importanza di Dio nella propria vita. Dobbiamo però precisare che nel geovismo non esiste l'ordinazione sacerdotale né la consacrazione che noi abbiamo nella vita religiosa. Cioè essi sono formati a sentirsi tutti "dedicati" (anche se quelli ritenuti strettamente consacrati nel geovismo sono solo i 144.000 "Unti" dallo spirito) non esistendo tra loro la categoria del "laicato" e del clero come da noi. Vogliamo dire che non si può fare propriamente un paragone tra la loro dedizione apostolica e quella che normalmente esiste nel nostro laicato. I TG dovrebbero confrontarsi con la categoria del nostro clero e religiosi per fare un parallelismo adeguato. Allora si accorgerebbero che anche i membri della "cristianità", se sacerdoti e/o religiosi/se, sono impeganti a tempo pieno per il regno e l'evangelizzazione. Nel cattolicesimo, oltre ad esistere una differenza di natura tra il "sacerdozio comune" dei fedeli e quello "gerarchico" c'è il fatto che, i laici devono svolgere il loro ruolo cristiano di "profeti" (=evangelizzatori) contemperandolo con i doveri della vita secolare. Sappiamo infatti da molte testimonianze di ex, che presso le famiglie TG più "zelanti" tali doveri secolari sono abbastanza trascurati.
Infine va ricordato che, anche se non mancano lodevoli (ma rari!) esortazioni a motivare l'apostolato con l'amore al prossimo, nei TG ci sono vari altri fattori, da noi inesistenti, ad alimentare il... motore del loro attivismo, come: 1) la persuasione che c'è rimasto poco tempo prima della fine; 2) lo stimolo (monitorato da un rapportino mensile che devono presentare) a non essere da meno degli altri nel fare studi biblici, piazzare riviste, fare "visite ulteriori" ecc...; 3) la paura di non arrivare alla sufficienza che sarebbe quella di "ottenere una condizione approvata agli occhi di Geova"; 4) il dovere di "riscattare il tempo perduto" quando si era tra i membri di "Babilonia La Grande"; 5) la paura di incorrere nella "colpa del sangue", ovvero nella riprovazione di Geova se essi mancano al loro dovere di dare l'avvertimento a chi potevano darlo; 6) il desiderio di vedere presto avverato il loro sogno (che Messori ha paragonato a quello dell'americano medio) di ottenere il premio di una villetta con tenuta sulla terra paradisiaca.


Seconda Lettura 1Cor 15,1-11
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Cominciamo con il sottolineare quel ricevere e trasmettere che, secondo il nostro linguaggio cattolico, esprime il concetto di "Tradizione Apostolica"; un qualcosa che, con tutta evidenza, è iniziata già vivente Gesù (ricordiamo i discepoli che Egli mandava in missione?) e nella attività si è esplicitata la prima forma di evangelizzazione (cioè con la trasmissione orale). Questa, come storia cattolica (e non storia geovista!) attesta è continuata sempre, fino ai nostri giorni, anche dopo che fu composta e codificata in "Canone" la Bibbia contenente la rivelazione del "Secondo Testamento".
Non si vede quindi perché mai, visto che da tale trasmissione orale dipende sia la composizione degli scritti sacri, sia la cernita che poi fu fatta di essi per distinguerli dagli "apocrifi", perché mai il geovismo - pedissequo ripetitore in questo della Riforma protestante – ne neghi il valore di riferimento. Cosa invece che la nostra Chiesa, fedele all'usanza qui ricordataci da San Paolo, fa tutt'oggi quando, al battesimo di nuovi fedeli, dichiara "questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa". Cioè non dice che è la fede che viene ricavata dalla Bibbia; ma fa esplicito riferimento alla Chiesa vivente come depositaria primigenia e perenne della Rivelazione divina che è stata e sarà sempre trasmessa sia oralmente sia usando il libro della Bibbia. E, aggiungiamo, trasmessa e interpretata rettamente dallo stesso Magistero creato da Gesù quando disse "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato" (cf Matteo 10,40; Luca 10,16).

Poi noteremo che la NM non lascia occasione per rendere lo "è risorto" della nostra CEI con "è stato destato" per indicare che Gesù non si è risuscitato da solo ma è stato risuscitato da Geova. Ma ciò facendo dimentica di spiegare come mai Gesù ha detto chiaramente che avrebbe risuscitato se stesso (cf Giovanni 2,19ss) e che così è stato capito (e da lui non smentito) dai suoi oppositori, i quali avevano sì equivocato pensando al tempio mentre egli parlava del suo corpo (infatti cercarono poi di incriminarlo per tale distruzione promessa), ma non avevano equivocato nel capire che l'azione che Gesù aveva promesso di fare di riedificazione fosse espressamente sua e non ricevuta da Geova.

Poi abbiamo che la NM, come la CEI, qui chiama Pietro "Cefa", soprannome che Gesù gli aveva profetizzato sin dal primo incontro (cf Giovanni 1,42) e in Atti abbiamo che l'antico nome di Simone è stato di norma sostituito sia con "Pietro" (che è il maschile del "Cefa"=pietra aramaico) sia con "Cefa" appunto per indicare il suo ruolo comunemente riconosciuto di roccia sulla quale Gesù, pietra angolare, avrebbe edificato la sua Chiesa. Questa funzione gli era stata promessa a Cesarea di Filippo (cf Matteo 16, 17ss), ratificata quando Gesù prima del tradimento gli disse che, ravveduto, avrebbe dovuto "confermare i fratelli nella fede" (Luca 32), e ufficializzata quando gli dette l'incarico di pastore universare di "agnelli e pecorelle" (Giovanni 21, 15ss).

Infine noteremo che quella "grazia" trasformata sempre nella NM con "immeritata benignità" mal si concilia con la concezione geovista di mero atteggiamento di benignità da parte di Dio. Essa infatti si mostra come realtà operativa alla quale l'Apostolo attribuisce l'efficacia della sua trasformazione da persecutore in santo, pur avendo egli stesso fatto gli sforzi che essa richiede.



Vangelo Lc 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Facciamo un piccolo confronto tra la versione CEI e la NM sulle parole sottolineate:
- "Maestro" diventa nella NM "Insegnante"
- "pescatore di uomini" diventa "prenderai uomini vivi"
a cui possiamo aggiungere, ricavate dalla seconda lettura:
- "sono morti" che è reso con "si sono addormentati [nella morte]"
- "come ad un aborto" che diventa "come a uno nato prematuramente"
- "la chiesa" che diventa "la congregazione"

A petto di queste diversità vi sono nella NM moltissime espressioni che sono pressoché identiche a quelle della CEI. Sembra insomma evidente la volontà tenace della NM di distinguersi in qualche modo ricercando una originalità forse anche laddove non ce n'è alcun bisogno.
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