"E venne un uomo..." Anno 2011-2012 Ciclo liturgico "B"

Moderatore: berescitte

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar set 25, 2012 8:10 am

Domenica 30 Settembre 2012 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Num 11,25-29
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Da questo brano traiamo che il concetto di "spirito" (ebr. ruàh) non è univoco nella Bibbia. Per esempio, qui non significa l'anima o spirito dell'uomo, come nel nostro linguaggio odierno; né indica Dio-Spirito, ma si riferisce a un dono divino che spinge alcuni soggetti a "profetizzare" cioè a parlare in suo nome. Questo è il concetto esatto di "profezia": farsi portavoce di Dio che avverte, ammonisce, incoraggia, rimprovera, consola, ricorda e, in certi frangenti, fa anche premonizioni circa il futuro.
Questa polivalenza di una stessa parola va tenuta presente quando, come succede nella NM dei TG, si pretende di dare un significato univoco e fisso al termine ebraico nèphesh arbitrariamente tradotto sempre con "anima". Termine, che, appunto come succede a ruàh, acquista significati diversi a seconda dei contesti. Se non si rispettano i contesti che evidenziano come l'ebraico (soprattutto antico) ha espresso vari significati con una stessa parola, si cade nell'equivoco quando si vuole capire (= interpretare) la Bibbia.


Seconda Lettura Gc 5,1-6
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Specificamente queste ammonizioni e rimproveri "profetici" riguardano chi si è arricchito ingiustamente. Ma la Liturgia le ripropone a tutti perché, estensivamente, esse riguardano i ricchi di qualsiasi specie, non solo quelli di danaro. Per esempio si può essere ricchi, strapieni di idoli. E sappiamo che davanti a Dio sono "idoli" non solo le statuette di pseudo divinità, ma qualsiasi cosa a cui si dà una venerazione che spetta solo al Creatore. I loro nomi moderni sono: potere, lusso, sesso sregolato, consumismo, orgoglio, affari, terrestrità... e a capotavola di essi il denaro che, come dice il proverbio, può essere un ottimo servitore ma, se si vive in funzione di esso, se ci si trasforma in macchine per fal soldi, rende avari e sarà un pessimo padrone. Chi è "ricco" di questi idoli realizza il peccato di "apostasia" cioè quel rifiuto di Dio che la teologia di sempre chiama "aversio a Deo et conversio ad creaturas" (S. Agostino).


Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Premesso che tutte le Letture di oggi sarebbero (se ci fosse buona volontà di farlo da parte dei TG, giacché da parte nostra le porte sono aperte!) meditabili assieme, terminiamo con due piccole riflessioni su questo Vangelo.
La prima riguarda le parole sottolineate. E' un fatto che anche la Sètta o il MRA più fondamentalista che ci sia, non prendono tali inviti di Gesù alla lettera. Sarebbe ben dificile vedere in giro Testimoni di Geova senza un piede o senza una mano o con un occhio solo... Eppure loro stessi ritengono che siamo tutti tarati dalla "imperfezione" (noi diciamo tarati dal peccato originale) che ci scandalizza, cioè ci spinge a peccare. La conclusione è dunque che il loro vanto di non interpretare la Bibbia ma di leggerla e fare ciò che dice alla lettera, non è vero. Punto e basta.

La seconda riguarda quel "verme che non muore", presente anche nella NM. E' un accenno che secondo noi allude alla perennità delle persone dannate, quindi del tutto contrario alla concezione geovista che ritiene la Geenna come un simbolo di distruzione. E il correlativo "fuoco che non si estingue" indica appunto anche la perennità della pena che invece, nel caso di distruzione, cesserebbe. Potrà dispiacere quanto si vuole, ma è verità rivelata da Gesù e in tanti passi.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » ven ott 05, 2012 5:45 pm

Domenica 7 Ottobre 2012 - XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Gen 2,18-24
Il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.
Allora l'uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.

Sarebbe vano il tentativo di far convenire i TG, imbrigliati da un criterio di lettura basilarmente fondamentalista, circa il senso, per noi metaforico, di tale racconto. Un racconto che, attraverso una esposizione fiabesco-popolare, vuole veicolare sia una semplice concezione antropologica, sia il rapportarsi religioso degli umani con il Creatore, nell'ambito del "giardino"-cosmo opera di Dio e habitat dell'uomo.
Basti sapere che (come è attestato da vecchie pubblicazioni della WT) in quel "tutti gli animali" il geovismo comprende anche i dinosauri, con buona pace della scienza che ne ha dimostrato l'estinzione secoli e secoli prima della comparsa dell'uomo. E che se il "serpente" dell'Eden fu condannato a strisciare sul ventre, voleva dire che prima del peccato originale aveva le zampe (come si vede appunto illustrato nei disegni di certe pubblicazioni che lo raffigurano come un lucertolone).
Diciamo allora solo qualcosa del nostro modo di interpretare il testo; pochi accenni scelti, a beneficio informativo del nostro amico Giovanni e di quei suoi fratelli geovisti che, interpretando in modo non pleonastico la raccomandazione del CD, sono davvero "interessati a conoscere il pensiero del... padrone di casa", prima di presentare la loro veduta su ciò che "dice la Bibbia". In breve...
- la donna è un aiuto più che "simile" all'uomo; gli è "corrispondente" e complementare (ebr. kenegheddò), nel senso che può "stargli di fronte" alla pari e intessere con lui relazioni interpersonali. Di qui (e anche dalla metafora della "costola") la sua pari dignità;
- conoscere il "nome", e più ancora imporlo, indica la signoria sulla realtà cosmica di cui l'uomo afferra la natura e la finalità;
- l'esclamazione soddisfatta di Adamo "questa volta sì che...", derivante dalla identità di natura tra sé uomo (ebr. ish) e l'essere donna a lui complementare (ebr. ishàh, lett. uomo femmina) che Dio gli ha donato, adombra l'immagine trinitaria che si riflette sull'uomo: uguaglianza di persone chiamate alla comunione dell'amore;
- amore che, appunto come nella unione vitale trinitaria, si risolve nell'essere una nuova realtà in comunione assoluta; adombrata qui dall'essere una sola "carne". Il concetto di "carne" nella Bibbia non indica né i muscoli né la sessualità ma l'insieme della persona nella sua dimensione fisica e spirituale;
- la conseguente unione fisico-spirituale, finalizzata sia alla comunione affettiva che alla produzione di nuove creature, rende l'uomo immagine e collaboratore del Creatore lungo l'arco della storia, in cui, egli, da parte sua, amplia numericamente l'umanità e Dio, come opera continuamente nuova, oltre a mantenere in essere l'universo, crea l'anima di ogni uomo (cf CCC nn.33, 366, 382).


Seconda Lettura Eb 2,9-11

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Se Gesù "fu fatto di poco inferiore agli angeli" questo va capito relativamente alla sua natura umana, e perciò non contraddicente il suo "essere uguale a Dio" come Figlio prima dell'incarnazione e come concreatore di tutto (cf Colossesi 1,15-17); incarnazione, nella quale egli vestì solo apparentemente la condizione di uomo (cf Filippesi 2,6-7). Mentre quindi il geovismo vede nel Figlio di Dio solo l'arcangelo Michele, e nel Gesù storico solo un uomo, e nel risorto una copia ricreata di Michele, a noi la Bibbia "dice" che:
1) il Figlio non era un arcangelo in cielo ma una delle tre Persone divine*;
2) restò tale anche nell'incarnazione perché non poteva svestire la propria natura divina se non solo apparentemente;
3) l'essere "reso perfetto" di Gesù, dopo la risurrezione, si riferisce solo alla esaltazione della sua natura umana assunta nella gloria di Dio.
________________________________________
* Fatto interessante: anche al Figlio la Bibbia assegna la stessa funzione del Padre quanto al produrre la creazione e al tenerla continuamente in esistenza (cf Colossesi 1,17; Ebrei 1,2-3).


Vangelo Mc 10,2-16
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Assaporiamo per prima la chiusura di questo brano che elogia l'infanzia spirituale. Infanzia che Gesù-Dio esige da tutte le persone quando saranno chiamate a presentarsi al suo cospetto, qualechessia l'età cronologica che hanno raggiunto. Su questo lascio la parola a una splendida poesia di Michel Quoist tratta dal suo libro Preghiere, edito da Marietti:

IO AMO I BAMBINI, DICE DIO

Io amo i bambini, dice Dio.
Voglio che rassomigliate loro.
Non amo i vecchi, dice Dio,
a meno che siano ancora dei bambini.
Così non voglio che bambini nel mio Regno;
è stabilito dall'eternità.
Bambini storpi, bambini gobbi,
bambini rugosi, bambini dalla barba bianca,
ogni specie di bimbi che credete,
ma bambini, solo bambini.

Non c'è da discutere; è decretato,
non v'è posto per gli altri.
Amo i bambini piccoli, dice Dio,
perché la mia immagine in essi
non è ancora offuscata.
Non hanno sabotato la mia somiglianza,
sono nuovi, puri,
senza cancellatura, senza raschiatura.
Così, quando dolcemente mi chino su loro,
mi ritrovo in essi.

Amo i bambini perché stanno ancora crescendo,
perché stanno ancora formandosi.
Sono per strada, sulla strada.
Dai grandi invece, dice Dio,
non si può più cavar nulla.
Non cresceranno più, non si formeranno più.
Sono bloccati.

Sono un disastro i grandi, dice Dio,
si credono degli arrivati.
Amo i bambini alti, dice Dio,
perché stanno ancora lottando,
perché commettono ancora peccati.
Non perché li commettono, dice Dio, mi capite,
ma perché sanno di commetterli, e lo dicono,
e si sforzano di non commetterli più.

Ma i grandi, dice Dio, non li amo,
non hanno mai fatto male ad alcuno,
non hanno nulla da rimproverarsi.
Non posso perdonare loro nulla,
non hanno nulla da farsi perdonare.
È penoso, dice Dio.
Penoso perché non è vero.
Ma soprattutto, dice Dio,
soprattutto amo i bambini per il loro sguardo.

Lì leggo la loro età.
Nel mio cielo non vi saranno
che occhi di cinque anni,
perché non conosco nulla di più bello
di uno sguardo puro di bimbo.
Non deve stupire, dice Dio.
Io abito in essi
e io mi affaccio alle finestre della loro anima.
Quando vi trovate dinanzi a uno sguardo
puro di bimbo, io vi sorrido attraverso la materia.

Invece, dice Dio, non conosco nulla di più triste
di occhi spenti
in una figura di bimbo.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Restano due fori neri, ma non più luce;
due occhi, ma non più sguardo.
E io sto triste alla porta,
e ho freddo, attendo e busso.

Ho fretta di entrare.
E l'altro è solo: il bimbo.
Si ottunde, si irrigidisce, si dissecca, invecchia.
Povero vecchio, dice Dio!
Alleluia, Alleluia, dice Dio,
aprite tutti, piccoli vecchi.
Il vostro Dio, l'Eterno risorto
viene a risuscitare in voi il bimbo!

Affrettatevi, è tempo,
sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo,
un sereno sguardo di bimbo!
Infatti, io amo i bambini, dice Dio,
e voglio che rassomigliate loro.


Passando al problema esegetico sul "divorzio" devo avvertire che purtroppo il testo di Marco non contiene la parola specifica - che troviamo in Matteo 19,8 - in base alla quale Gesù permette (anzi comanda) il "divorzio" (=scioglimento del vincolo coniugale). Quella parola è "pornèia".
Gesù in Matteo dice che il matrimonio è indissolubile "salva fatta la situazione di porneia" e, in base alla interpretazione di questa parola, si sono storicamente creati i due schieramenti pro e contro il divorzio con tanto di autorizzazione o proibizione divina. I divorzisti (in genere il mondo protestante e, con esso, i TG) ci hanno visto l'adulterio [e il geovismo ha poi esteso il senso di pornèia anche a qualsiasi forma di grave uso scorretto della sessualità: omosessualità, pederastia, zoofilia ecc...], facendo il parallelismo con l'usanza ebraica al tempo di Mosé, e quindi l'autorizzazione a divorziare in caso di tradimento. La Chiesa Cattolica ci ha visto invece il concubinato, cioè una fornicazione permanente, quindi l'unione coniugale non tra persone sposate ma solo conviventi (la Vulgata traduce infatti "excepta fornicationis causa"). Di qui ne ha derivato il diritto-dovere di sciogliere la comunione di questo matrimonio spurio; siamo quindi alle odierne unioni di fatto in cui i soggetti non si chiamano più marito e moglie (salvo a reclamarne i diritti) ma "compagno" e compagna".
La moderna esegesi dà ragione alla Chiesa cattolica avendo scoperto il senso della parola aramaica (zemut) verosimilmente usata da Matteo resa poi con il greco porneia , che consisterebbe nel matrimonio illecito tra consanguinei, ovvero un matrimonio nullo che rende appunto gli "sposi" concubini e in pratica fornicatori. E sarebbe a questa situazione che Gesù fa riferimento nel "permettere-comandare" il divorzio. Saremmo cioè di fronte a matrimoni "reputati tali" ma inesistenti. Questa interpretazione del resto sembra l'unica che renda piena giustizia all'incipit perentorio di Gesù che ricorda come "all'inizio non era così" e che quindi, salva la parentesi permissivistica adottata da Mosé per la "durezza dei cuori", ora che il Messia è venuto a perfezionare le cose, si deve ripristinare l'indissolubilità.*
Trovo anche grazioso l'accenno di Gesù - tutt'altro che politically correct! - nel confermare ai suoi "maschilisti" uditori la parità di dignità tra uomo e donna dal momento che viene condannato alla pari sia il ripudio ingiusto dell'uomo della sua vera moglie che quello della donna del suo vero marito.
_______________________________________________________
* Pongo qui, a conferma, due interventi sul tema, che ho trovato on line su un forum, contrastanti la posizione di un forista protestante. Purtroppo sono anonimi ma si intuisce che provengono da persone competenti in materia.

1) «Il testo greco di Matteo usa il termine pornèia, che in generale non significa concubinato (avrebbe messo moichèia) ma genericamente "impurità". L'interpretazione di questo termine nel contesto è discussa; è discussa persino in ambito riformato, dove in generale è venuta prima la scelta del divorzio e solo poi la ricerca di una "pezza biblica".
Tale termine viene interpretato come unione illegittima (lo zemut ebraico), come unione concubinataria (lo stare con una donna che non è tua moglie. Nota che il testo greco non conosce il termine "moglie" ma parla sempre della "sua donna" e dunque può intendere quella che con eufemismo oggi viene chiama "la mia compagna") o semplicemente, come noti tu, come la "scappatella" matrimoniale.
Supponiamo che tu abbia ragione. Questo significherebbe che il coniuge tradito ha il diritto di "ripudiare" il coniuge da cui è stato tradito. Mentre, ti faccio notare che il 95% dei divorzi hanno la dinamica opposta: è il coniuge che tradisce quello che ad un certo punto chiede il divorzio. Oppure, pensa ancora il delizioso scenario: io voglio divorziare? Allora tradisco mia moglie e la tradisco e la ri-tradisco finché ad un certo punto lei si stufa, chiede il divorzio e mi rende un uomo libero. Wow! Non lo definirei il migliore dei mondi possibili. E preferisco la "barbarie" cattolica, dove chi si lega per la vita, si prende una responsabilità che vale per sempre.
Se invece vuoi restare sul piano esegetico, ti faccio notare che il riferimento a Gen 2, che c'è nel testo analogo di Mt 19, non lascia scampo: il ripudio è un'istituzione introdotta a causa della debolezza umana e che Gesù decide di abolire. Così come abolisce tante altre cose.
Solo così, oltretutto, si spiega la reazione sconcertata degli apostoli: meglio non sposarsi! Se Gesù avesse soltanto interpretato la legge ebraica secondo la scuola di Shammai (famoso rabbi), da dove sarebbe nato tanto sconcerto? Altro che Riforma e tornare alle origini, qui si torna all'ebraismo!
E poi, se l'inciso inerente la porneia fosse così importante, non ti spiegheresti come mai Marco non lo menzioni.
Quanto alla Samaritana, si parla genericamente di "uomini", perché il Vangelo non usa il termine "marito" ma soltanto, all'ebraica, il "tuo uomo". «Hai avuto cinque uomini e quello con cui vivi non è il tuo uomo». Così suona meglio e si capisce meglio. Altro che validità degli altri matrimoni!
In conclusione: discutiamo amabilmente di esegesi e di liceità o meno del divorzio. Ma, cortesemente, con meno supponenza!
Non è che noi cattolici siamo tutti degli ignoranti patentati, dai!»

2) «Nell’Antico Testamento era proibito il matrimonio tra un ebreo e uno straniero perché sorgente di sincretismo religioso e di corruzione morale.
Ma ai tempi del Signore molte donne ebree sposavano un soldato romano per avere un vantaggio economico. I soldati infatti erano veramente assoldati, secondo il significato più materiale del termine. Ma una tale unione era considerata illegittima e invalida. Pertanto non si trattava di un matrimonio, ma di un concubinato.
Se una donna ebrea decideva poi di lasciare il marito straniero (che era in realtà un convivente) poteva lasciarlo.
Gesù, secondo l’interpretazione di Schillebeeckx e Bonsirven, parla di questi concubinati.
Il Vangelo parla di pornèia. Questa porneia non è l’adulterio, per il quale il vocabolario greco e biblico usa un’altra parola: moikèia.
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), traducendo la porneia con concubinato ha fatto, a detta degli esegeti, una traduzione corretta.»



Corollario mio
Non sarà inutile qui ricordare che i cosiddetti "annullamenti" sentenziati dal tribunale ecclesiastico della "Sacra Rota" - che riguarda solo la vita dei battezzati e non di chi non ha fede! - non sono affatto annullamenti di matrimoni validi, ma solo riconoscimenti della loro invalidità al momento in cui furono celebrati. Il matrimonio valido (rato cioè celebrato senza impedimenti dirimenti e consumato) rientra nel "diritto divino" e nessuna autorità umana può scioglierlo; neanche quella della Chiesa che ha potestà solo sulle regole di "diritto ecclesiastico" che essa stessa si dà secondo l'opportunità dei tempi e luoghi. Al limite diciamo che un Papa che, perdendo tale fede, volesse dichiarare annullato un matrimonio valido, emetterebbe una sentenza invalida.
La prova più convincente di tale impossibilità di scioglimento e della distinzione tra diritto divino e diritto ecclesiastico l'ha data Papa Clemente VII quando ha rifiutato di emettere sentenza di scioglimento del matrimonio, validamentee contratto, tra due credenti di spicco: la regina Caterina d'Aragona e il marito Enrico VIII che voleva ripudiare la moglie per sposare Anna Bolena. Un rifiuto che, come era preventivato, sarebbe costato il sangue di vari martiri e lo scisma della Chiesa d'Inghilterra.
Ma per la fede genuinamente cattolica di Clemente VII si trattò di una situazione, analoga a quella della persecuzione - promessa e attuata! – dei primi cristiani da parte delle autorità civili, che ordinavano agli Apostoli di non predicare Gesù. Ad esse Simone (trasformato dalla Pentecoste in San Pietro) disse serenamente: Vedete un po' voi se si debba ubbidire alla proibizione degli uomini quando si è di fronte a un chiaro comando di Dio!
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » sab ott 13, 2012 12:02 am

Domenica 14 Ottobre 2012 - XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)



Prima Lettura Sap 7,7-11
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
L'ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Spiace sapere che il geovismo giudica il libro della Sapienza presente nelle nostre Bibbie come "apocrifo" (ignoranza o volontà spregiativa per non dire correttamente "deuterocanonico"?) Che in questa esclusione dai libri sacri possa esserci la "dietrologia" di eliminare uno scomodo testimone della immortalità dell'anima è più che sospettabile; basti leggere i versetti che alludono alla sussistenza dei giusti "nelle mani di Dio" nonostante la loro avvenuta morte fisica (cf Sapienza 3,1-6). Così come, parallelamente, c'è una dietrologia impellente nel rifiutare come "apocrifi" anche i due libri dei Maccabei. Si sa che anche lì abbiamo un attestato fortissimo circa la sopravvivenza umana di certi soldati, caduti in battaglia, che avevano nascosto sotto le loro tuniche delle statuette di idoli trafugate ai nemici. Soldati per i quali Giuda Maccabeo promosse una colletta per fare un "sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato". (2 Maccabei 12,40-45) Cosa ovviamente impensabile e irrazionale se comandante e soldati avessero creduto alla nullificazione totale dei loro compagni con la morte.
Persa dunque questa utilità di pensiero rivelato contenuta nel libro della Sapienza dirò ai miei fratelli TG solo che potrebbero riflettere meglio sul fatto che i famosi 7 libri che noi chiamiamo "deuterocanonici"* sono stati libri pacificamente accolti per 1500 anni dalla Chiesa, e anche da Lutero prima della sua ribellione a Roma. Il che dovrebbe far problema se almeno si vuole dare un senso reale alla promessa di Gesù che sarebbe stato con i suoi discepoli "tutti i giorni fino alla fine del mondo" con tanto di dono del suo Spirito che avrebbe aiutato i discepoli a "capire ogni cosa" e quindi anche a discernere esattamente (cosa avvenuta nel 400) quali libri sarebbero stati da considerare ispirati e quali no.
E comunque, anche se tutto questo dovesse valere zero agli occhi del TG irriducibile, gli direi di accogliere questo scritto almeno come testo letterario. Sarà saggezza da parte sua riconoscere che c'è del buono e dell'incoraggiante in tale scrittura.
_______________________________________________
* Parola che significa entrati nel Canone delle Scritture in un secondo momento. E comunque si tratta di libri presenti nella LXX e nell'elenco ufficiale fatto dalla nostra Chiesa al Concilio di Cartagine, verso il 400. Sono libri che noi cattolici e gli ortodossi chiamiamo perciò "deuterocanonici" rispetto a quelli riconosciuti canonici da subito e che i protestanti chiamano indebitamente "apocrifi", riservando ai veri apocrifi la qualifica di "pseudoepigrafici". Ed è anche significativo riflettere al fatto che pure il Nuovo testamento ha avuto dei libri riconosciuti da tutti come canonici in un secondo momento, eppure essi sono tutti accolti nella NM geovista.


Seconda Lettura Eb 4,12-13
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

Qui, prima di conoscere a fondo il geovismo, non mi sarebbe venuto in mente altro che dire "Amen!". Ma ora che vedo che la NM ha le identiche parole da me appena sottolineate e so come i TG intendano con la parola "anima" significare il tutto della persona (da essi riassunta in "corpo" e "forza-energia vitale"; "forza vitale" altrimenti detta anche "spirito" tanto per aiutare a confondere le cose) chiederei al TG mio cortese interlocutore:
Primo: se il significato della parola anima per voi comprende, oltre il corpo, anche lo spirito, perché mai qui la Lettera agli Ebrei distingue lo spirito dall'anima come se questo fosse un componente a parte e non compreso in essa?
Secondo: se la divisione operata da tale "spada" riguarda solo metaforicamente quella parte della "anima" geovista che è il corpo, e in senso reale invece lo "spirito", che senso ha pensare che essa divide e discerne uno "spirito" inteso come semplice energia vitale? cioè una forza che in quanto energia impersonale non pensa, non vuole, non ha sentimenti?
Infine: se Dio è Spirito, dobbiamo pensarlo anche Lui come forza cosmica alla stregua dello spirito-energia impersonale, o con il termine Spirito in tal caso si intende qualcosa di entitativo, diverso dalla materia, in cui risiede la personalità intelligente del Creatore? E se è così – e non può non essere che così – come fate a non afferrare l'esistenza analoga dello spirito umano (da noi chiamato anche anima) come entità totalmente immateriale giacché è creata ad immagine e somiglianza di Dio-Spirito?


Vangelo Mc 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Solo una domanda, che riprenderemo quando in Luca 23,43, incontreremo la stessa assicurazione-giuramento fatta da Gesù al buon ladrone pentito. Là la nostra CEI dirà: "In verità ti dico, oggi sarai..." mentre la NM dice: «Veramente ti dico oggi: tu sarai...».
Molti già sanno di cosa si tratta. Pochi però sanno che su quei due puntini messi dalla NM dopo l'avverbio di tempo "oggi" sono poggiati maldestramente cinque pilastri portanti di tutto il geovismo. Intanto prendiamo nota che nelle Letture fatte dall'inizio dell'anno ad oggi abbiamo incontrato almeno sei volte queste parole che Gesù ha premesso quando voleva attirare l'attenzione massima e inculcare la garanzia della importanza di ciò che stava per dire. E in nessuna di esse abbiamo trovato mai l'aggiunta di "oggi" collegata a tale formula asseverativa. La domanda è: se l'avverbio "oggi" facesse parte della formula asseverativa – come pretende la NM in Luca 23,43 dal momento che la separa con due punti da "tu sarai" – non l'avremmo trovata anche tutte le altre volte che Gesù ha detto "In verità vi dico"?
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda fattoria_animali » dom ott 14, 2012 1:18 pm

e pensare che uno studio biblico inizia con:
la bibbia è composta da 66 piccoli libri......

(non sono neanche 66 sono di più)

e non c'è neanche uno studio di approfondimento del perchè e del percome
si è fatta questa scelta. nessuno sa la dentro e si limita a sorridere.

se poi si pensa alle aggiunte / modifiche / variazioni del testo.
stesso ragionamento. nessuno sa niente di tradizione del testo.

beve tutto e basta, come il bestiame.

e pensare che l'introduzione della bibbia NM dice:

Prefazione
È UNA grandissima responsabilità tradurre le Sacre Scritture dalle lingue originali — ebraico, aramaico e greco — in lingua moderna. Tradurre le Sacre Scritture significa rendere in un’altra lingua i pensieri e i detti di Geova Dio, il celeste Autore di questa sacra biblioteca di sessantasei libri che santi uomini dell’antichità scrissero sotto ispirazione per nostro beneficio.
Questo deve far riflettere. I traduttori che temono e amano il divino Autore delle Sacre Scritture si sentono particolarmente responsabili verso di Lui di trasmetterne i pensieri e le dichiarazioni il più accuratamente possibile. Si sentono responsabili anche verso gli attenti lettori che fanno affidamento su una traduzione dell’ispirata Parola dell’Iddio Altissimo per la loro salvezza eterna.


Che ne pensate: posso fidarmi ?
1 tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri,
2 nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario,
3 Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato è la morte, George Orwell
Avatar utente
fattoria_animali
Nuovo Utente
 
Messaggi: 33
Iscritto il: ven mag 04, 2012 7:24 am

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » ven ott 19, 2012 6:49 pm

Domenica 21 Ottobre 2012 - XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Is 53,10-11
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Si parla del servo sofferente di Jahvèh, e i concetti sono (almeno spero!) identici in entrambe le Bibbie. Ritengo però utile riprodurre qui a confronto la versione della NM, lasciando a chi legge di valutarne la tanto decantata chiarezza e modernità

«Ma Geova stesso provò diletto nel fiaccarlo; lo fece ammalare.
Se poni la sua anima come offerta per la colpa,
egli vedrà la sua progenie, prolungherà i [suoi] giorni,
e nella sua mano riuscirà ciò che è il diletto di Geova.
A causa dell'affanno della sua anima egli vedrà,
si sazierà. Per mezzo della sua conoscenza
il giusto, il mio servitore, recherà una condizione giusta a molti;
ed egli stesso porterà i loro errori.» (NMrif)


Seconda Lettura Eb 4,14-16
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

Anche questa "grazia" cattolica, regolarmente trasformata in "immeritata benignità" geovista, l'abbiamo incontrata più volte. Ricordiamo dunque brevemente che il geovismo la chiama così perché non ne condivide il concetto nostro. Mentre per noi la grazia è un dono divino soprannaturale che inerisce all'anima, le comunica la vita divina e, rendendo uniti vitalmente a Cristo-Vite i suoi fedeli "tralci", li rende belli, gradevoli agli occhi del Padre in quanto membra del suo Figlio; niente di tutto questo esiste nel geovismo che vede l'essere umano (anche battezzato ma il battesimo è solo un simbolo esterno di dedicazione a Geova) sempre malato, ferito, peccatore, sudicio... e per tale ragione la "grazia" diventa solo una "benignità non meritata" da parte di Dio.
Noi cattolici però abbiamo al nostro attivo sia S. Paolo che parlando del battesimo, parla di rigenerazione, di nuova creatura, di vita nuova. E abbiamo anche Giovanni che, parlando del Figlio incarnato lo dichiara pieno di "grazia" e di verità. Una grazia che ovviamente, trattandosi del Figlio, nato senza ombra di peccato, dovrebbe, anche se vogliamo chiamarla "benignità", essere meritatissima. Invece nella NM anche là leggiamo che "era pieno di immeritata benignità"! (Giovanni 1,14 - NM) Chi sa se un giorno non scriveranno "meritata".


Vangelo Mc 10,35-45
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita ["anima" – NM] in riscatto per molti».

Nessun punto di rilievo critico su questa lettura salvo la solita "anima" già trattata più volte. Quindi ci vediamo un invito a condividere fraternamente le idee comunicateci dal Maestro circa le "cariche" ricoperte nella Chiesa (per i TG Congregazione). Esse non sono da considerare onorificenze ma oneri di servizio. Se poi accade, sia in ambito geovista che cattolico, che qualcuno, eletto ad una carica, dimentichi quest'angolo di Vangelo e faccia pesare la sua autorità come struttura di potere, ciò significa che siamo tutti poveri diavoli che procedono zoppicando sulla via della perfezione. E ad ognuno spetta il compito del proprio esame di coscienza; dell'umiltà quando il richiamo ci venisse fatto da altri; e della preghiera verso il fratello orgoglioso, perché in fin dei conti la sua soddisfazione di dominio è, spiritualmente, una sua sconfitta.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mer ott 24, 2012 2:02 pm

Domenica 28 Ottobre 2012 - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Ger 31,7-9
Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
"Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d'Israele".
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d'acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

Nessun rilievo critico circa la traduzione, salvo il solito "Signore" che nella NM diventa "Geova" e la resa della "folla" con lo... utile appellativo di "congregazione" (sic!). Passiamo dunque a spiegare il nostro intendimento della Lettura, confrontato con la visuale geovista.
Si tratta di una lettura che annuncia la situazione escatologica dell'umanità redenta. Per mezzo degli usuali simbolismi il profeta delinea il capovolgimento della situazione di questa... valle di lacrime. Dio vi appare nella sua specifica funzione di Padre che libera, consola e guarisce da quel male che nessuna medicina o chirurgo potrebbe sanare: il peccato. E noi cattolici crediamo che questa visione profetica abbia una doppia applicazione: simbolica appunto - cioè di applicazione spirituale - nella prima escatologia che è la redenzione operata da Gesù con la sua incarnazione morte e risurrezione; simbolica nelle immagini ma reale nella sostanza quando ci sarà la resurrezione dei corpi alla fine del mondo.
Il geovismo purtroppo (vedi le sue illustrazioni immaginifiche del paradiso terrestre) preferisce proiettare il tutto solo in maniera realistico-terrestre sul mondo del dopo Armaghedon. Così facendo "dimentica" stranamente che la Bibbia (se è lei a dire le cose e non la mente dei capi geovisti a vedercele) non ha mai parlato di terra paradisiaca per la bellezza di mezzo secolo da quando Russell creò il movimento degli Studenti Biblici; essa fu scoperta-inventata dal secondo presidente della WT Rutherford solo nel 1935, quando il "suggellamento" dei 144.000 Unti destinati al "Reame dei cieli", reame ritenuto l'unica forma di salvezza, si ritenne completato. Evidentemente allora la teoria dovette essere modificata perché (ohibò) c'era una grande massa di nuovi adepti che chiedeva, senza dubbio con cipiglio: "E noi che fine faremo?"


Seconda Lettura Eb 5,1-6
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l'ordine di Melchìsedek».

Non essendovi neanche in questa lettura dei rilievi critici riguardo alla traduzione, diciamo solo ai nostri fratelli TG l'intendimento nostro di questa lettura. Essa, insieme ad altri passi, fonda la convinzione che nel popolo di Dio, mentre sono tutti insigniti di una funzione sacerdotale (cf Romani 12,1; Apocalisse 5,10) ve ne sono alcuni che hanno un sacerdozio speciale (come già la tribù degli antichi leviti) e che esso è relativo alla funzione regale (di guida e governo) e cultuale-sacramentale. Questa designazione sacerdotale specifica si ritiene, come dice il testo, proveniente direttamente da una "chiamata" (vocazione) divina, autenticata dalla Chiesa che, tramite la sua dirigenza vaglia la autenticità dei carismi e ne conferisce il suggello conferendo agli eletti il sacramento dell'Ordine sacro, partecipazione dell'unico sacerdozio di Cristo.
E' anche importante notare come tale deputazione sacerdotale del Figlio di Dio non sia avvenuta al battesimo, cioè nel momento in cui il geovismo ritiene che l'uomo Gesù (persona diversa dal Michele Figlio di Dio nei cieli) sarebbe stato "unto" ed eletto alla figliolanza divina come principe dei 144.000. Essa invece, come dice il testo, è avvenuta nell'eterno "oggi" di Dio, alla "generazione" del Figlio e si è concretizzata nella storia a Betlemme quando il Verbo ha assunto anche una natura umana. Insomma Gesù, Figlio di Dio incarnato, era sacerdote per nascita.


Vangelo Mc 10,46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


Abbiamo qui uno dei tanti miracoli operati da Gesù e non negati dal geovismo. Ciò che ci differenzia dalla interpretazione di essi è la individuazione della "fonte". Mi spiego. Secondo il geovismo i miracoli sarebbero operati da un Gesù che sarebbe esclusivamente persona umana (diversa sia dal Michele Arcangelo che fu nei cieli, sia dall'incarnazione della Persona divina del Figlio creduta dalla cristianità) un Gesù uomo a cui Geova avrebbe conferito tale potere. Noi invece nei miracoli – che Gesù compie in prima persona, a nome proprio! – non potendoci vedere un insulto-appropriazione della gloria di Dio che li opera, ci vediamo la divinità di Gesù, padrone della natura e perciò suo restauratore laddove essa è divenuta disfunzionale. E' per questo che parliamo della stessa persona divina del Figlio incarnata! I TG sono invece invitati dai loro capi a vederci la delega della onnipotenza conferita da Geova a un essere umano. Cosa che, se il CD avesse studiato un pizzico di filosofia, si guarderebbe dall'ipotizzare ritenendola assurda, cioè impossibile. La facoltà dell'onnipotenza, come tutte le altre caratteristiche divine della onniscienza, eternità, onnipresenza ecc..., può risiedere nella - e scaturire solo dalla - immensità della natura divina. In Dio esistono tre Persone non tre nature infinite.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar nov 06, 2012 9:09 am

EXCURSUS

Tra la Domenica XXX e la XXXI liturgicamente ricorrono due festività importanti: la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione di Tuttti i Defunti.
Poiché nelle relative Letture si parla della situazione umana nella vita futura e vi sono brani di grande importanza dottrinale (e di deformazione geovista nel loro intendimento) faremo una scelta dei brani più importanti con qualche accenno critico. Sarà una... escursione dalle domeniche ma corposa e di assoluto interesse.


La prima cosa che va notata in assoluto è l'idiosincrasia che il CD nutre per la devozione, e la relativa preghiera di intercessione, che noi cattolici tributiamo ai "Santi". Eccone in succinto i motivi:
- Secondo la dottrina geovista non si diventa santi (= unti, consacrati) e quindi proponibili all'imitazione e alla intercessione, grazie all'esercizio delle virtù eroiche. I santi geovisti sono esclusivamente 144.000.1 (l'unesimo è Gesù-Michele) e sono eletti da Geova senza alcun merito personale. Nè, anche se oltre al simbolico battesimo in acqua hanno ricevuto quello dello "spirito santo", sono per questo puri e immacolati. Il loro stato di peccatori e malati spiritualmente è endemico e insanabile. Essi sono dunque solo "deputati-dichiarati" giusti, non sono giusti in realtà; l'intendimento biblico della WT non accoglie il concetto paolino di rigenerazione-essere-nuova-creatura prodotto dal battesimo;
- La preghiera è un atto di adorazione e per tale motivo può-deve essere rivolta esclusivamente a Geova, unendovi la mediazione di Cristo. Non nel senso che si possa pregare Gesù ma che, pregando Geova, gli si dice "te lo chiediamo in nome, grazie alla mediazione, di Cristo" o simili...;
- Alla morte gli esseri umani sono nullificati (non esiste l'anima spirituale!) e perciò, esclusi gli Unti che vi sono stati trasferiti con la dotazione di un "corpo spirituale", nell'aldilà non esiste nessuna persona umana;
- Nell'aldilà (e precisamente nel "Reame dei cieli"), oltre a Geova e i suoi angeli, esistono Gesù e quelli dei 144.000 che hanno vissuto la loro vita terrena. Essi, iniziati con l'unzione alla Pentecoste, hanno dormito nella morte (modo inesatto per dire che sono finiti nel nulla), fino al 1918, anno in cui Geova li avrebbe dotati di un "corpo spirituale" e assunti nel "Reame dei cieli a coregnare con Cristo"*. Le persone che meritarono l'eterna riprovazione di Geova sono andate distrutte;
- Degli Unti successivi al 1918 avverrebbe che Geova non li lascia dormire nella morte neanche un istante ma, alla loro morte fisica, sarebbero dotati del "corpo spirituale" e assunti immediatamente in cielo. Degli Unti ancora esistenti sulla terra (detti anche Unto Rimanente) ne restano in vita circa... ohibò, qui non si riesce più a dare una cifra esatta perché gli stessi conti, pur curati con grande scrupolo dalla WT, negli ultimi anni forniscono cifre fluttuanti. Diciamo, allargandoci, che siamo intorno alle 10.000 unità. ma è un numero che ora cala ora aumenta;**
- La conclusione di tutte le dottrine predette è che i "santi geovisti" cioè gli Unti, pur esistendo in cielo non vanno pregati. Neanche la "madre di Gesù" che è del loro numero.
_________________________________________________
* Naturalmente qui va notato uno scarto logico nel discorso perché, avendo a disposizione il nulla, Geova non aveva i soggetti a cui dare tale "corpo spirituale". Infatti la dottrina dice che Geova, avrebbe "memorizzato" alla morte degli Unti le loro caratteristiche fisiche e spirituali e nel 1918 le avrebbe reimpiantate in nuovi corpi creati dal nulla. Il che se si vuol essere logici fa concludere che non si tratta degli stessi soggetti, essendovi stata soluzione di continuità tra gli Unti storici e quelli "bissati" da Geova nel 1918. Il loro corpo spirituale non costituisce infatti una "risurrezione" ma una "ri-creazione" di copia conforme, conforme solo quanto alle caratteristiche storiche immesse in tali corpi.

** E qui siamo forse e senza forse alla massima delle contraddizioni geoviste, dal momento che viene relativizzata anche la matematica. Dico nel senso esatto della parola, del tipo che 1000 meno 100 non fa 900 ma ora fa 900 ora 1.100!!!
Per l'illustrazione circostanziata di tale rebus-contraddizione rimandiamo al seguente link ove il problema è trattato con dovizia di dettagli: http://www.infotdgeova.it/modifiche/generazione.php



E' ben chiaro che a tale concezione iconoclasta noi possiamo opporre sia i dati biblici che dimostrano come la santità sia aperta a tutti i discepoli di Cristo; sia che il numero di 144.000 ricavato dall'Apocalisse-Rivelazione è simbolico; sia l'usanza di Paolo di pregare per gli altri e di ricevere preghiere impetratorie per loro, e se tale scambio d'amore era possibile in terra non si vede perché debba essere riprovato in cielo ove i santi (dato e non concesso che si riducano ai soli Unti) sarebbero vivi e vegeti; sia il fatto che Gesù ha associato a sé intimamene i suoi "amici", inserendoli addirittura nel suo grande Corpo spirituale (che noi chiamiamo Corpo mistico) rendendoli correndentori insieme a Sé e perciò impetratori presso Dio; sia... tante altre cose, non ultima delle quali spicca la realtà di Gesù quale Figlio di Dio incarnato e glorificato, Dio anch'egli come il Padre e perciò degno di adorazione e di preghiera, ascoltatore ed esauditore (non solo "mediatore") delle suppliche a lui rivolte (cf Gv 14,14 "Se mi chiederete qualcosa... io la farò").


MA VENIAMO A QUALCHE PUNTO SCELTO TRA LE VARIE LETTURE:

Giovedì 1 Novembre 2012 - FESTA DI TUTTI I SANTI

Prima Lettura Ap 7,2-4.9-14
Io, Giovanni , vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.

Questo totale di 144.000, notano gli esegeti, deriva dalla moltiplicazione di tre numeri simbolici: il numero 12 che indica ebraicamente la totalità e la perfezione; il numero 1000 che indica l'incommensurabilità; un altro 12 che ricorda le tribù di Israele (simbolico perché gli Unti geovisti non vengono da quelle "tribù" ma da tutto il mondo). Operando 12x12x1000 si ha come risultato 144.000 numero quindi anch'esso simbolico che indica un numero stragrande che proviene da tutta l'umanità.


Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».

E qui si ha la prova che in cielo, "davanti al trono [di Dio] e all'Agnello" non vi sono solo gli Unti ma anche la "moltitudine immensa" (geovisticamente "la grande folla... le altre pecore"). Sono tutti "avvolti in vesti candide" perché "hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell'Agnello" e, come si dice appresso "vengono dalla grande tribolazione" che appunto ha afflitto, affligge e affliggerà fino alla fine del mondo i discepoli di Cristo.


Seconda Lettura 1Gv 3,1-3
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Testo chiarissimo, secondo l'universale intendimento. Tutti i battezzati, tutti i discepoli di Cristo, sono "realmente figli di Dio" e perciò eredi del Cielo. La cosa è talmente evidente e ripetuta in tutto il NT che il geovismo ha risolto la contraddizione derivante dalla doppia categoria Unti-Altre Pecore (inventata nel 1935!!!) sostenendo che nel primo secolo tutti i cristiani erano Unti!


Vangelo Mt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Queste beatitudini, da noi sottolineate, fanno tutte riferimento al premio celeste. Perciò smentiscono la dottrina geovista che divide il popolo di Dio tra Unti e Altre Pecore, riservando a queste ultime solo la terra paradisiaca. Nel pensiero di Gesù, ivi espresso, chiunque, qualsiasi discepolo, è invitato ad essere figlio di Dio e ad avere in eredità il regno dei cieli.
Per informazione ai TG noi riteniamo che, pur essendo entrambe le Letture precedenti - del Vangelo e della 1Giovanni - Sacra Scrittura, il Vangelo va considerato come "fonte" perché è parola di Gesù, mentre la Lettera di Giovanni va considerata "Tradizione Apostolica" iniziatasi nella stessa Scrittura! Ed è per questo che la Tradizione Apostolica va considerata Parola di Dio, Rivelazione divina; anzi, in questo caso, si dovrebbe dire che è Parola di Dio ribadita, bissata!

Altro rilievo critico lo traiamo calandoci nella stessa mentalità geovista. E' quel ragionamento (di logica filosofica) che ha come premessa il: "Dato e non concesso che esista davvero la distinzione tra Unti e Pecore, abbiamo che...":
- Dal momento che Gesù avrebbe parlato dell'unzione speciale di alcuni discepoli (che poi Apocalisse indicherà come 144.000) solo a partire dal discorso di addio, quando disse agli apostoli "Io ho fatto un patto con voi per un regno" (Luca 22, 28-30) e dal momento che gli Unti avrebbero cominciato ad esistere solo dalla Pentecoste futura...; gli accenni fatti qui da Gesù, e rivolti alla folla nel discorso del monte, sono incomprensibili e senza senso perché parlano a tutti (si vedano le sottolineature) di ricompensa celeste e di figliolanza divina che invece il geovismo ritiene esclusive degli Unti.
- Il geovismo ha creduto di poter "rattoppare" questa falla sostenendo che nel primo secolo tutti i cristiani erano unti. Ma la toppa non regge se si pensa al "patto con voi..." riservato quindi ai soli Apostoli, e di fronte alla costatazione che Gesù ha catechizzato tale figliolanza adottiva e tale ricompensa celeste prima ancora che esistesse l'idea dell'unzione. Insomma una persona un po' logica in ascolto delle beatitudini avrebbe chiesto: "Signore ma di che stai parlando? Noi non siamo "figli di Dio" né "fratelli di Cristo" alla maniera Geovista, e quindi la visione di Dio e il premio del Regno dei cieli non ci compete. Noi siamo interessati solo al Regno di Israele!".
- E Paolo, quando elogiava i cristiani perché beneficavano "i santi"? (cf. Colossesi 1, 4) Che senso avevano le sue parole se anche i benefattori erano del numero dei "santi" beneficati? Vedi anche Efesini 1,1 ove si legge: «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono [in Efeso] e ai fedeli uniti a Cristo Gesù.» Non distingue chiaramente due categorie di persone dicendo "ai santi" e "ai fedeli"?



Venerdì 2 Novembre 2012 - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI (Messa 1)

"In virtù della Costituzione Apostolica di Benedetto XV del 10 agosto 1915 oggi ogni sacerdote può celebrare tre Ss. Messe anche privatamente.
Una la possono applicare liberamente; delle altre due una deve essere applicata in suffragio di tutti i fedeli defunti e l’altra secondo le intenzioni del Santo Padre.
Si eviti di celebrare le tre Messe immediatamente una dopo l’altra."


Le disposizioni accennate, scaricate di peso dal sito della CEI, ribadiscono la validità della celebrazione eucaristica anche in assenza del popolo. E, insieme, nel permettere e suggerire la celebrazione di tre SS. Messe in questo giorno, testimoniano l'accoramento della Chiesa per la più grande opera di carità possibile che è quella di suffragare i defunti in purgatorio, non ancora pervenuti alla visione beatifica. E' evidente che sono esclusi da tali preghiere le persone che (Dio non voglia!) si fossero dannate. La Chiesa, nella sua fede, ritiene che con le "anime purganti" si può stabilire uno scambio d'amore che da parte nostra si chiama suffragio per le loro pene, e da parte loro intercessione per le grazie di cui abbiamo bisogno. Mentre, ovviamente, dalla celebrazione dei Santi beati noi possiamo solo ricevere la loro carità intercessoria nei nostri confronti.


Prima Lettura Gb 19,1.23-27a
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso
,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Questo testo è preziosissimo per due motivi: primo, perché dichiara inequivocabilmente che la personalità dell'uomo sopravvive alla morte fisica del suo corpo. Ed è quella che noi usiamo chiamare sopravvivenza o immortalità dell'anima; secondo perché questa nostra è anche la interpretazione che ne dà il CD dei TG! Tanto è vero che, non potendo dare di questo testo una interpretazione diversa da quella che le parole stesse comunicano, si è spinto a maciullare la traduzione rendendola incomprensibile e illogica. L'importante era che la Bibbia non dicesse quello che dice! Ecco infatti il testo della NM che riproduciamo senza commento:

«26 E dopo la mia pelle, [che] hanno portato via, questo!
Benché ridotto nella mia carne contemplerò Dio,
27 Che io pure contemplerò da me stesso,
E [che] i miei medesimi occhi certamente vedranno, ma non qualche estraneo.»


Vangelo Gv 6,37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Ecco un altro punto in cui emerge, biblicamente, la personalità del Figlio nella sua divinità che lo rende pari al Padre: "Io lo risusciterò" dice Gesù, non dice "il Padre lo risusciterà". E dare la vita ai morti chiama in causa l'onnipotenza divina. Gesù che, non va dimenticato, non rapinò mai la gloria che spettava a Dio Padre, non si è appropriato indebitamente di essa neanche rivendicando a sé tale suprema facoltà. Appunto perché tutto ciò che era del Padre era anche suo, in comproprietà di natura, per dono generativo.


COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI (Messa 2)

Seconda Lettura Rm 8,14-23
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Testo già incontrato. E' il caso di gridare alla folla dei TG che credono di essere solo "altre pecore": "No, fratelli, la Bibbia dice 'tutti quelli'. Quindi voi avete in voi stessi la soluzione della vostra identità. Siete o no guidati dallo spirito di Dio? Se rispondete affermativamente perché volete essere buoni seguaci di Gesù, allora siete figli di Dio. Non siete pecore ma Unti. E se figli anche eredi del regno dei cieli". Qui anzi pare che lo Spirito di Dio sia talmente travolgente da trascinare insieme alla gloria dei figli di Dio la stessa creazione. Il modo è certamente misterioso ma non è da escludere che un giorno avremo "nuovi cieli e nuova terra" anche a livello fisico.

E in questa "redenzione del nostro corpo" come non vedere la smentita della geovistica pretesa sostituzione del corpo storico con il "corpo spirituale"? Come si avrebbe la redenzione del corpo se questo fosse irrimediabilmente distrutto e mai risuscitato? La nostra riflessione però dev'essere apparsa così logica e costringente anche al CD dei TG perché si è permesso di manipolarla. Infatti laddove il testo dice "la redenzione del nostro corpo" (si noti il "del", complemento di specificazione, esattamente corrispondente all'originale greco che ha apolytrosin tou sòmatos emòn - ben tradotto nella KIT in interlinea con of the body of us) la NM si permette di modificare traducendo "liberazione dal nostro corpo" introducendo al posto del complemento di specificazione un complemento di separazione e allontanamento. Cosa ovviamente molto funzionale alla dottrina geovista della sostituzione del corpo storico-fisico con quello del "corpo spirituale" che verrebbe dato agli Unti per entrare nel Reame dei cieli. E l'audacia di tale manovra risalta dal fatto che la modificazione viene fatta nella stessa KIT, nella colonnina a fianco della versione ad interlinea ove appunto leggiamo "the release from our bodies". Chissà se i fiduciosi TG si accorgono di questi impercettibili ritocchi alla Parola di Dio! E se se ne accorgono, come fanno a dire che i loro capi sono sinceri quando dicono che la loro dottrina "si attiene strettamente alla Bibbia"? E se invece non se ne accorgono come fanno a ritenere nemica l'opera del GRIS che li aiuta a vedere ciò che essi non vedono?


Vangelo Mt 25,31-46
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Il testo del giudizio universale l'abbiamo già incontrato e commentato. E abbiamo anche notato la stortura assurda del geovismo di considerare quei "fratelli più piccoli" come una allusione ai soli 144.000 Unti. (cf. Domenica XXIV ciclo B, Seconda Lettura)
Qui rileviamo anche la stortura di interpretare quel "supplizio eterno", che Gesù ha illustrato più volte, come "stroncamento eterno" (NM). Uno stroncamento sarebbe istantaneo se vuole essere un annientamento. La parola "eterno" allude alla durata nei secoli; proprio in analogia al "sempre" della beatitudine eterna, e alla vita "senza fine" che si avrà in paradiso essendoci e non ridotti al nulla.


COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI (Messa 3)

Prima Lettura Sap 3,1-9
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

In questa Lettura ci è sufficiente, come commento, la sottolineatura di poche parole. E' ben evidente che esse smentiscono la dottrina geovista sia negante l'esistenza dell'io umano (qui definito "anime") come entità diversa dal corpo che muore; sia la sua persistenza nell'aldilà in attesa della risurrezione dei corpi.
Ma, come già detto, questo libro della Sapienza non è ritenuto ispirato dal Geovismo; nonostante che esso abbia fornito a S. Paolo l'ossatura del giudizio di condanna per chi, prendendo le mosse dalla bellezza e armonia della creazione, non ha elevato l'animo all'adorazione del Creatore di essa. (cf Romani 1, 18-21) Procedimento che, secondo l'Apostolo doveva essere fatto anche da gente senza fede. Procedimento logico che i moderni addetti ai lavori chiamano "inferenza metafisica", atto filosofico quindi compiuto dallo stesso Paolo che, non si capisce perché, il CD dei TG dice che era contrario alla filosofia!


Seconda Lettura Ap 21,1-5a.6b-7
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.

A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».

Piccolo particolare interessante. Quelle stesse attribuzioni di essere "alfa e omega, principio e fine", l'Apocalisse le assegna anche al "figlio d'uomo" Gesù (cf «Io sono il Primo e l'Ultimo» - Rivelazione 1, 17 NM) Insomma la dignità divina del Figlio è una fisima della cristianità oppure è ben sostenuta dalla Bibbia? Non resta che invitare i TG a prendersi del tempo per sentire anche altri commenti alla Parola di Dio, oltre quelli offerti loro dalla WT. Chi sa che non siano più logici e veri?


Vangelo Mt 5, 1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Testo già commentato. Lo abbiamo riprodotto solo per la venerazione che nutriamo per la parola di Dio. Venerazione che vogliamo esprimere con una considerazione fatta dallo scrittore Papini e che (purtroppo!) ripeteremo a senso in attesa di trovare l'originale: "Se un angelo venisse a noi dal cielo a domandarci cosa abbiamo di più prezioso come prodotto della nostra umanità, noi non lo porteremo davanti alle nostre grandi macchine untuose e sbuffanti; né ai nostri orologi al quarzo o alle meraviglie delle creazioni artistiche di cui meniamo tanto vanto. Lo porteremmo davanti a questo testo, dicendogli nel mondo non abbiamo nulla di più alto, più nobile, più prezioso di queste parole."
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda catechista » mer nov 07, 2012 8:24 am

Ti sei fatto attendere ma hai compensato l'attesa egregiamente. Questo excursus è proprio sostanzioso e tanto più gradito in quanto fuori programma.
Mi raccomando di non perdere il ritmo anche con le domeniche, mi servono per la mia catechesi! A quando la trentunesima già passata?
Cordialmente
Katy
piantiamo un Sicomoro in giardino su cui i figli possano salire per vedere Gesù
Avatar utente
catechista
Nuovo Utente
 
Messaggi: 34
Iscritto il: mer mar 01, 2006 10:59 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » ven nov 09, 2012 11:39 pm

Domenica 4 Novembre 2012 - XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Dt 6,2-6
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

Sorvolando sulla solita trasformazione di "Signore" reso sempre arbitrariamente nella NM con "Geova", notiamo due cose:
1) Una incongruenza biblica - ribadita stranamente da Gesù stesso nel Vangelo! – nel descrivere l'uomo come se fosse composto da "cuore... anima... forze... - a cui Gesù aggiunge anche - mente ". Incongruenza e stranezza se stiamo alla dottrina geovista (che Gesù conosceva da gran Maestro essendo il primo dei 144.001 Unti!) asserente che "anima" è sinonimo di "uomo". Ci sarenno aspettati che la Bibbia dicesse "con tutta l'anima" e basta. Invece no. Perché? Non potrebbe darsi che la Bibbia voglia alludere a una composizione umana più complessa ove l'anima e la mente indichino realtà diverse dal corpo? Sarà proprio un caso che San Paolo ha scitto: "E tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo..." (1Tessalonicesi 5,23 - CEI) espressione che viene ritoccata nella NM del 1967 (la più genuina!) in questo modo: «E lo spirito, e l'anima e il corpo [composto] di voi [fratelli]...». E' ben evidente che, aiutandosi con le parentesi quadre, che non sono parole ispirate, ne viene fuori una concezione del "corpo" diversa dal corpo fisico di cui parla Paolo; in questo modo (supponendo che per "spirito" si intenda il morale e non l'energia vitale, che nel geovismo farebbe pure parte dell'anima e quindi sarebbe superfluo elencarlo) l'uomo nella sua interezza si riduce sì alla sola "anima". Ma è questo che dice la Bibbia, letta senza le parentesi quadre?

2) La stranissima traduzione della NM che dice «Ascolta, o Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova.» Se la parola "Geova" è davvero da trattare grammaticalmente come un nome proprio di persona e la parola "Dio" come una apposizione che indica la funzione, una qualità della persona, il discorso non torna. Proviamo a spiegarci con un esempio. Poniamo che in un paese ci sia un solo barbiere di nome Mario. Abbiamo quindi il nome proprio "Mario" e la apposizione-funzione "barbiere".
Ed ora costruiamo la frase analogamente a come l'ha costruita la NM con il nome proprio "Geova" e la funzione-qualità di Geova che farebbe il mestiere di "Dio" . Ne verrà fuori: "Mario, il nostro barbiere, è il solo Mario". Quando invece si vuole significare che è il solo "barbiere" del paese.


Seconda Lettura Eb 7,23-28
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti , perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

Su questa Lettura preciseremo soltanto, per i nostri fratelli geovisti, che il sacerdozio ministeriale che la nostra fede riconosce ai nostri sacerdoti (diverso da quello battesimale che è per tutti i discepoli di Cristo) noi non lo concepiamo come "altro" da quello di Gesù stesso. E' semplicemente una partecipazione ministeriale, cioè strumentale, di servizio. I nostri sacerdoti cioè fungono da prolungamento in umanità di Gesù stesso che, associandoli al suo unico sacerdozio, li adopera come strumenti di se stesso. Teologicamente si spiega che che essi agiscono "in persona Christi". Perciò se dicono "io ti battezzo... ti assolvo... questo è il mio corpo" queste parole non sono riferite al loro essere umano, poiché in quel momento Cristo se ne impossessa e lo fa proprio. La loro funzione è solo strumentale. Nella realtà soprannaturale che si realizza in quei momenti è Cristo stesso che dice, per messo di loro quelle Sue parole e realizza l'unione vitale del battezzato-tralcio a Sé-Vite, la purificazione dell'anima del peccatore pentito, o trasforma il pane e vino nel suo Corpo e Sangue gloriosi.
E aggiungeremo che la ripetizione dei gesti sacramentali (primo tra tutti quello della Messa) non sono da noi intesi come una effettiva ripetizione del sacrificio di Gesù che va considerato unico, fatto una volta per tutte e sufficiente a lavare il mondo da ogni scelleratezza. Il sacerdote realizza solo una "ripresentazione" una "attualizzazione", trasferita nel tempo e nello spazio, dell'unico sacrificio storico avvenuto sul Calvario. E questo avviene in modo "sacramentale", per mezzo di segni-simboli efficaci, che trasmettono la grazia redentiva. Il sacrificio della Messa è incruento e l'agnello dell'antica alleanza è sostituito da Gesù. Quindi tra la celebrazione del sacrificio che si attua nella S. Messa e il sacrificio avvenuto sul Calvario vi sono differenze:
a) di luogo: il Calvario in Palestina e la Messa ovunque ci sia un altare;
b) di tempo: sul Calvario 2000 anni fa rispetto allo oggi della SS Messa;
c) di maniera: cruento sul Calvario e incruento nella Messa (da capire come realtà sacramentale, mistica, soprannaturale);
d) di persona: sul calvario il solo Gesù, nella Messa Gesù che associa a sé il suo tralcio-sacerdote.

Insomma la Messa è stata l'invenzione adorabile di Gesù per rendersi presente realmente – il Catechismo dice "in corpo, sangue, anima e divinità" – ai nostri giorni. Per farci partecipare, perfino nutrendoci della Vittima che ci trasforma in Sé, al sacrificio redentore di Gesù: "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero" (Credo). E questo con la coscienza molto più consapevole di quella che potevano avere i devoti discepoli suoi contemporanei per molti dei quali la Sua divinità non era ancora stata percepita.


Vangelo Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


Oltre le parole già commentate nella prima Lettura, noteremo che Gesù ha unito l'amore del prossimo al primo comandamento dell'amore di Dio, distinguendolo ma unificandolo come in una simbiosi. Così da dire in pratica che se manca il secondo non è reale neanche il primo; cosa confermata da tutto il tenore della rivelazione neotestamentaria.
C'è quindi sempre da rilevare con tristezza, a questo punto, la indebita riduzione del "prossimo" operata dal geovismo che ne limita l'applicazione ai soli Unti. La "caritas" della WT nei confronti dell'umanità sofferente è praticamente inesistente, salvo casi sporadici che servono più a reclamizzare il movimento che a dare sostanzioso soccorso. Ne abbiamo già parlato.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » sab nov 10, 2012 1:00 am

Domenica 11 Novembre 2012 - XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura 1Re 17,10-16
In quei giorni, il profeta Elìa si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elìa le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"».
Quella andò e fece come aveva detto Elìa; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elìa.

Le parole sottolineate ricordano strettamente quelle di Gesù quando disse "cercate prima il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù". E ricordano anche l'ordine delle richieste del "Padre nostro" in cui Gesù ci insegna a posporre i bisogni personali agli interessi divini. Sono insomma un invito alla fede, tanto più meritoria quanto più la si dovesse esercitare in momenti drammatici dell'esistenza ove lo stesso istinto di sopravvivenza indurrebbe a pensare "prima" a se stessi.
La storia di vari santi fondatori ha confermato costantemente che essi, confidando totalmente nella Provvidenza anche e soprattutto quando le cose andavano male, non sono mai stati delusi dal Signore che, magari dopo averli lasciati soffrire un poco, interveniva nei modi più disparati per risolvere tutti i problemi materiali di cui l'istituzione da loro avviata aveva bisogno. Mi viene in mente un santo che, era tanto abituato a stare in strettezze ricorrenti (situazione che, valutata con occhio di fede, gli garantiva il soccorso divino) che quando un collaboratore gli disse che andava tutto a gonfie vele, esclamò: "Ahi ahi! questo allora è il momento di cominciare a preoccuparsi!..."


Seconda Lettura Eb 9,24-28
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.

In questa lettura si dice chiaramente una verità che va contro l'idea orientale della reincarnazione che parla di più vite e più morti per gli esseri umani. Ma contrasta anche l'idea del giudizio popugnata dal geovismo, e la contrasta a doppio titolo:
1) sia per il fatto che il geovismo sostiene che chi muore ora viene risuscitato nel futuro millennio (dopo l'Armaghedon) e se non obbedisce a Geova verrà distrutto, morendo così una seconda volta;
2) sia per il fatto che il geovismo sostiene che il giudizio divino che noi chiamiamo particolare o individuale (rispetto a quello universale alla fine del mondo) non avviene dopo la morte delle persone. Esse sarebbero (udite udite!) "assolte" da ogni peccato nel momento della morte; la morte fisica farebbe da loro l'effetto che per noi fa il sacramento della Confessione. E quindi il giudizio sulle loro azioni non riguarderebbe quelle passate ma quelle future che faranno nel millennio!

Questo è uno stravolgimento della verità biblica che abbiamo già incontrato e commentato nel brano della "2 Corinti 5,10 ove S. Paolo dice: "Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male." (cf Domenica 17 Giugno di quest'anno, Lettura seconda).
Ma è una deformazione di tale gravità che riteniamo opportuno riproporne qui di peso sia il testo in cui la WT sostiene tale strabiliante dottrina, sia il nostro puntuale commento critico fattone a suo tempo.

«Contrariamente all'opinione comune, egli [Cristo - ndr] non giudicherà le persone in base ai loro peccati passati, molti dei quali commessi forse per ignoranza. la Bibbia spiega che alla morte l'individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato". (Romani 6:7) Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio [il millennio - ndr], non a quello che hanno fatto prima di morire.» (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 175)
In questo brano va notato il tentativo di : 1) minimizzare la gravità dei peccati (accenno alla "ignoranza"); 2) deformare il senso del verbo (da "liberare" ad "assolvere"; 3) deformare il concetto di morte, che nel brano paolino è simbolica-spirituale perché parla del battesimo, a morte biologico-fisica; 4) alterare il testo originale con l'aggiunta del possessivo "suo" che fa deviare il discorso paolino dal peccato originale, di cui sta parlando e che propriamente è dei progenitori, al peccato personale, attuale, del soggetto che muore.
La dietrologia mi sembra molto evidente. Il CD si è premurato di rassicurare quei TG catturati dal cattolicesimo i quali, nel momento supremo della morte, potrebbero avere la nostalgia di una confessione sacramentale per rimettersi a posto con Dio. Questa dottrina geovista vuol essere una sorta di surrogato di essa, una specie di assoluzione generale automatica "in articulo mortis".

Anche la sottolineatura di "Così Cristo... apparirà una seconda volta..." contrasta con l'idea geovista, perché il testo, creando un parallelismo con il giudizio che è concepito come unico, allude anche ad un'unica seconda volta in cui apparirà Gesù. Ebbene noi della cristianità capiamo tutti allo stesso modo che la Bibbia ci parla di una sola seconda venuta di Gesù, quella che avverrà alla fine del mondo. Il geovismo invece propugna due venute: la prima sarebbe avvenuta nel 1914 quando, dopo aver cacciato Satana dal reame dei cieli e inaugurato là il Regno di Dio, Gesù si sarebbe reso presente sulla terra per curare la sua "sposa terrena" di Unti: epurando i fedeli che aderivano al primo Presidente defunto (Russell) e contrastavano il secondo (Rutherford) e poi giudicando l'umanità in pecore e capri a seconda se aderivano o rifiutavano il geovismo predicato loro (questa dottrina poi nel 1995 fu abbandonata e il giudizio trasferito nel millennio, in base all'idea suddetta che la morte assolve e che quindi le azioni da giudicare non sono più quelle fatte in questa vita ma saranno quelle fatte nel millennio).


Mc 12,38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Nulla da dire. Anche nel geovismo l'interpretazione di questo passo è identica alla nostra. Dio guarda il cuore. Il brano è una raccomandazione di Gesù a non ridurre la religione a gesti esteriori, e peggio di esibizione. Altrove Gesù dirà che coloro che fanno così "hanno già ricevuto la loro ricompensa", quella della vanagloria, perdendo davanti a Dio il valore della generosità che è una virtù solo se non viene fatta per esibizione. Il gesto avrà valore zero anche dando materialmente una offerta molto consistente.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » sab nov 17, 2012 9:33 am

Domenica 18 Novembre 2012 - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Dn 12,1-3
In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

Questa lettura contraddice il geovismo laddove esso insegna che nel giudizio di condanna gli ingiusti saranno colpiti da "stroncamento eterno" e gli stroncati cessano di esistere essendo privati dell'eternità. A parte la frase intrinsecamente contraddittoria perché uno stroncamento è istantaneo, non eterno. Ma la verità è che Gesù è stato chiarissimo (e non una sola volta) nel dire sia che i dannati vivono eternamente sia che sopportano eternamente (e non solo istantaneamente) una pena che essi stessi hanno scelto in cambio di una vita dissoluta. Il fattore durata *cioè, che anche il geovismo accetta per i giusti che hanno meritato la vita eterna (sottinteso gloriosa) - situazione che per noi cattolici è il paradiso - è strettamente correlata ad analoga espressione di durata che la Bibbia usa per gli ingiusti. Anche la NM geovista che parla di stroncamento, in questo brano si è lasciata sfuggire espressioni che parlano per entrambi di durata. Leggiamola: «... si sveglieranno, questi alla vita di durata indefinita e quelli ai biasimi [e] all'abborrimento di durata indefinita.»

Quanto a quel "si sveglieranno" (così anche nella NM!) osserviamo che la Bibbia allude a gente che esiste ma dorme. Se non ci fosse alcun soggetto che "dorme", come è nell'idea geovista dell'annientamento, la Bibbia non dovrebbe dire "si sveglieranno" né "risusciteranno", ma che di essi sarà "ricreata una copia identica all'originale".
___________________________________
* Parliamo di durata ovviamente riferendoci comunque al concetto teologico di eternità, una forma di perpetuità che prescinde dal nostro tempo cosmico. Quella stessa che ha Dio e che nel suo mondo soprannaturale Egli partecipa ad Angeli e beati. Quella a cui, costretti dal nostro antropomorfismo, alludiamo anche nelle nostre preghiere liturgiche, quando ci riferiamo al tempo di Dio, con espressioni del tipo "per tutti i secoli dei secoli... Colui che era, è e sarà nei secoli il Signore..."


Seconda Lettura Eb 10,11-14.18
Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato.

Sedersi alla destra di Dio è espressione che simboleggia la presa di potere. E la Bibbia dice chiaramente che Gesù "si mise", indicando così che il fatto dell'intronizzazione del Figlio, asceso al cielo nella gloria, avvenne immediatamente, giacché lo scrittore della Lettera agli Ebrei usa il tempo passato ("si è assiso", passato prossimo nella CEI e "si mise a sedere", passato remoto nella NM); quindi l'intronizzazione di Gesù-Michele non è avvenuta nel 1914 come insegna il geovismo!

Nella dizione "ha reso perfetti" entrambe le Bibbie concordano. E il "per sempre" noi lo intendiamo nel senso di definitivamente, così che non occorrono nuovi sacrifici, come in antico (cosa espressamente anticipata dal brano). Quindi è che il sacrificio di Cristo, come abbiamo ricordato qualche domenica fa, non viene bissato nella Messa. Resta unico e irripetibile. Ne viene bissata solo la ripresentazione, la attualizzazione mistica spostata nel tempo e nello spazio. E anche la perfezione che esso conferisce*, resta condizionata dalla accettazione del soggetto; non rende perfetti automaticamente, e se il soggetto pone resistenza sono necessarie molte ripetizioni prima che il "cuore di pietra" diventi un "cuore di carne". Gesù che si è offerto in sacrificio senza di noi, non ci applicherà la grazia del suo sacrificio senza di noi.
______________________________
* C'è un'opera classica pregevole del Marmion a riguardo: "La Messe source de sainteté" (La Messa sorgente di santità), ove si insegna che basterebbe una Messa a santificarci. Ovviamente se in quella Messa il nostro cuore compie una metànoia, una rivoluzione-capovolgimento come quella che ha compiuto il buon ladrone.


Vangelo Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Cominciamo dall'ultima sottolineatura. Il geovismo ritiene di trarne argomento per la non divinità del Figlio. Noi obiettiamo che la divinità di Cristo è fuori discussione perché pluriconfermata da una congerie di altri passi biblici e dalla garanzia della retta comprensione di essi che ce ne ha offerto da sempre (senza i ripensamenti che vi sono nel geovismo!) la Chiesa, abilitata da Gesù a capire e insegnare "ogni cosa" della sua rivelazione. E sono passi tutti convergenti. Perciò, in base alla regola di sana ermeneutica e di logica non schizoide che impone di chiarire lo scuro con il chiaro e non di... annottare il chiaro con lo scuro, diciamo che questo passo si deve comprendere in armonia con la onniscienza del Figlio, indubitabile essendo egli Dio come il Padre. Quando una cosa è certa - come è certissima la impossibilità di Dio di contraddirsi! - la teologia non può scegliere i passi della Bibbia che la nostra ragione trova migliori di altri escludendo i difficili o peggio prendendo questi come luce ed escludendo quelli chiari (sarebbe eresia). Deve invece applicarsi a trovare l'armonia tra quelli chiari e quelli oscuri.
In questo caso la "ignoranza" della data della fine da parte del Figlio, si può spiegare nel senso che Gesù - che ha due nature! - parlava come essere umano e sta dicendo sinceramente che il Verbo non aveva comunicato alla sua intelligenza umana tale data; oppure, parlando da Dio-Figlio, potrebbe voler dire che la sapeva ma non era di scienza comunicabile (analoga risposta di chi rispondere evasivamente quando qualcuno fa domande su segreti di ufficio); infine la frase potrebbe anche interpretarsi come una perifrasi per significare che non è cosa da indagare perché, come già detto in varie parabole circa la venuta improvvisa del Figlio dell'uomo, la cosa importante non è sapere quando ma tenersi pronti ogni momento a fare le valigie.

Fatto curioso e umoristico. Il geovismo, che disobbedendo a Gesù, ha sempre cercato di indagare la data della fine e sempre ha realizzato dei solenni infortuni, è capacissimo di dire a occhi asciutti (cioè non sfacciatamente ma convinto di essere sincero) che i TG "non hanno mai indicato né il giornol'ora". Sarà questo un vantaggio del trattare le parole con fondamentalismo? In effetti è ben diverso dall'aver profetizzati (questo sì che lo hanno fatto!) "il mese e l'anno", anzi "gli anni"!

La "questa generazione" che "non passerà affatto prima che..." venga la fine, nel geovismo non è, come per tutti gli esegeti del mondo, la generazione del tempo di Gesù* ma - grazie a un calcolo geovista che non ha alcun fondamento logico - sarebbe la generazione del 1914, ovvero quella che avrebbe visto "con gli occhi dell'intendimento" l'intronizzazione di Michele nei cieli e l'avvento, sempre invisibile perché avvenuto nei cieli, del Regno di Dio con la cacciata di Satana sulla terra (o sue "vicinanze").
E' impossibile qui spiegare in dettaglio le varie alchimie operate dalla WT per far quadrare (ovviamente senza riuscirci) questa sua trovata molto utile a... mettere il sale sulla coda dei suoi proclamatori e pionieri servendosi dello spauracchio del prossimo Armaghedon (cioè della prossima fine di "quella generazione") affinché si sbracciassero a predicare il Regno. E dobbiamo pure rinunciare in questa sede ad elencare i cervellotici e comici tentativi di stiracchiare il più possibile l'età di "quella generazione" che inesorabilmente passava senza che la fine venisse, fino al punto di rinunciare totalmente nel 1995 al collegamento della fine con "quella generazione" datata, cambiandola con una generazione qualificata come "malvagia"; un tipo quindi di generazione che nel nostro mondo sciroccato esisterà sempre!

Per chi volesse dilettarsi con le acrobazie geoviste su questo soggetto delle varie date della fine, collegate con il problema della generazione, rimando all'ottimo lavoro che si trova sul sito di Achille Lorenzi nella sezione "MODIFICHE E CAMBIAMENTI", argomento: "Questa generazione non passerà" http://www.infotdgeova.it/modifiche/generazione.php. Pregevole anche, nella sezione "STORIA E DOTTRINA", la tesi di Ernesto Zucchini su "La prospettiva escatologica nella dottrina dei Testimoni di Geova" http://www.infotdgeova.it/storia/tesi.php.

_________________________________
* Rimando per questa ulteriore difficoltà, che a prima vista sembra una profezia di Gesù non realizzatasi, agli opportuni studi teologico-esegetici sul tema dell'escatologia. Noto soltanto che - di nuovo appoggiandoci alla certificazione previa che Gesù ha dato della sua divinità con tanto di miracoli e di profezie puntualmente verificatesi - non potendo Gesù profetizzare il falso, questo avvento della fine e del regno di Dio è spiegato dagli esegeti distinguendo nel cosiddetto discorso escatologico di Gesù elementi che si riferiscono sia alla fine dei tempi sia alla fine di Gerusalemme, sia anche allo sconquasso-irruzione dello Spirito santo nella Pentecoste; questi ultimi due eventi avvenuti proprio prima che la generazione di Gesù passasse! Sia il genere profetico che quello apocalittico fanno grande uso di simbolismi, metafore e iperboli.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar nov 20, 2012 11:51 pm

Domenica 25 Novembre 2012 - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) -
NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO




Prima Lettura Dn 7,13-14
Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d'uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Amen, Amen, Allelujah!Vieni Signore Gesù!


Seconda Lettura Ap 1,5-8
Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto.
Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Noticine:
- "primogenito dei morti": perché è realmente il primo ad essere veramente risuscitato, come abbiamo già notato confrontando la risurrezione di Cristo con le rianimazioni-rivivificazioni ecc... di altri personaggi. La risurrezione di Cristo ha la caratteristica che sul suo corpo risuscitato la morte non signoreggia più;
- "che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre": queste parole, da noi intese come riferite ad ogni cristiano che con il battesimo partecipa del sacerdozio di Cristo, sono intese nel geovismo come riservate ai soli 144.000 Unti. Se Paolo (i TG non usano dire San Paolo) ne parla come cosa riferita a tutti è perché nel primo secolo – è la loro convinzione! – tutti i cristiani erano della categoria dei 144.000 Unti;
- "a lui siano la gloria e il potere per sempre" (NM): è preghiera analoga al nostro classico "gloria al Padre, al Figlio..." ma qui la Bibbia la riferisce come preghiera di lode indirizzata al Figlio che (ohibò!) il geovismo dice che non può essere pregato!...
- "e ogni occhio lo vedrà": se riferiamo questa venuta di Cristo alla prima venuta che il geovismo sostiene sia successa nel 1914, allora la Bibbia mente perché essa non fu vista da ogni occhio. Cristo venne, come quando ascese al cielo; cioè nascosto dalle nuvole. E nessun occhio lo vide, tranne gli Unti che avevano "l'occhio dell'intendimento" e che lo "videro" nel senso che ne percepirono la presenza! (sic) Se invece la riferiamo alla seconda venuta alla fine del mondo, anche qui la Bibbia mente, perché, secondo il geovismo, non ci sarà "ogni occhio" a vederlo (tutta la gente morta è stata nullificata e dovrà semmai sperare di essere risuscitata per aprire gli occhi) e meno che meno lo vedrebbero "anche quelli che lo hanno trafitto" giacché per essi non c'è alcuna risurrezione;
- "si batteranno il petto" [con dolore a causa di lui – NM]: ilgeovismo ritiene questo battersi il petto riferito solo ai viventi (come detto i morti non esistono più) e ai viventi cattivi, così che il loro battersi il petto non avrà valore di pentimento ma di rabbioso furore. Noi invece speriamo che questo accenno biblico possa significare una apertura estrema alla misericordia divina;
- "Io sono l'Alfa e l'Omèga": detta con riferimento alla prima e ultima lettera dell'alfabeto greco, la metafora ha l'identico valore della dichiarazione che troviamo al v. 17 che dice "io sono il Primo e l'Ultimo". Solo che nella prima è Dio Padre a parlare e nella seconda il Figlio. Non merita anche lui quindi il titolo di Dio? O forse ha fatto "rapina" della gloria e della prerogativa di eternità che spettano solo al Padre?


Vangelo Gv 18,33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

E terminiamo l'Anno Liturgico 2011-2012 con questo brano del vangelo cogliendo questa sottolineatura biblica: il regno di Gesù non è di questo mondo. Gesù dunque, come già promise al buon ladrone pentito, dice a ogni cristiano che muore in grazia di Dio: "Tu sarai con me", cioè nel Regno dei cieli. Il Geovismo ipotizza invece un reame dei cieli riservato solo a Gesù e agli Unti. Per le Altre Pecore , o TG normali, immagina un reame terreno, governato sì dal cielo ma con tanto di prìncipi e governatori terreni e con un governo e una struttura sulla falsariga dei governi terrestri. Questo è in contraddizione con la Bibbia. Direi che le fa violenza per "interpolazione" in quanto le aggiunge ciò che non c'è. E non c'è perché è superfluo. Il Regno dei cieli o Paradiso è quello che nella parabola del servo buono e fedele è definito "il gaudio del tuo Signore". Che si può volere di più? Anche la più semplice filosofia direbbe che "ubi major minor cessat".
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Precedente

Torna a Testimoni di Geova

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron