"E venne un uomo..." Anno 2011-2012 Ciclo liturgico "B"

Moderatore: berescitte

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » ven mag 18, 2012 6:12 pm

Domenica 20 Maggio 2012 - VII DOMENICA DI PASQUA - ASCENSIONE (ANNO B)


Prima Lettura At 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, «quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».

Abbiamo qui la conferma che Gesù risorto ha dato "molte prove" di essere proprio lui, il Cristo che aveva patito, ad essere redivivo e non una sua controfigura, chiamata poi indebitamente, Michele arcangelo.
Troviamo anche chiarissimo l'invito-comando di Gesù ad essere suoi testimoni e non "testimoni di Geova" come ha invece preferito inquadrarli il secondo presidente Rutherford nel 1931.
C'è anche il (preziosissimo!) accenno (già incontrato) alla diversità tra il battesimo amministrato da Giovanni e quello istituito da Cristo "in Spirito Santo". Si ricorderà il sofisma (cioè un sillogismo illogico) presentato dalla WT in questi termini: «Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l'acqua non è una persona , così lo spirito santo non è una persona.» (Potete p. 40) No, Gesù non disse questo. La Bibbia, in questo, come in tutti i passi paralleli, presenta un bel "ma" o "invece" avversativi, che sottolineano come il Battesimo di Cristo non si rappportava a quello di Giovanni in maniera paritaria con un come... così. E perciò lo Spirito Santo non è riducibile a "cosa". Quindi la conclusione del ragionamento watchetowerino è illogica, manca di base ed è falsificante la realtà dello Spirito Santo che, per colmo di ironia, nella Pentecoste, sceglierà per sé il simbolo del fuoco; cioè l'esatto contrario dell'acqua!
Le ultime due sottolineature ci servono per spiegare ai profani una dottrina geovista abbastanza bizzarra. Essa sostiene che Gesù avrebbe promesso due ritorni e non solo quello atteso da tutta la cristianità alla fine del mondo. Oltre quello finale, si insegna che Gesù sarebbe già venuto, nel 1918. Cioè, dopo aver cacciato Satana dai cieli e aver preso il possesso del Regno nel 1914, sarebbe venuto sulla terra a visitare "il suo santuario" o Congregazione per purificarla (dai TG rimasti fedeli a Russell che non accettavano il secondo presidente Rutherford). La singolarità di questo ritorno invisibile (diverso da quello della fine del mondo in cui "ogni occhio lo vedrà") è spiegata appunto prendendo di peso le parole da noi sottolineate. L'angelo cioè dicendo che Gesù sarebbe tornato "allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" avrebbe voluto significare che il modo sarebbe stato invisibile come fu invisibile ad un certo punto l'ascensione, ove una nube "lo sottrasse ai loro occhi", ovvero lo rese invisibile. Perciò Gesù è tornato ma invisibilmente. Però lo hanno "visto" coloro che avevano "l'occhio dell'intendimento", cioè gli Unti rimanenti ed è per questo che lo insegnano. No comment!

Seconda Lettura Ef 4,1-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Molteplici sono le differenze tra la comprensione geovista e la cattolica di questo brano. Procediamo rapidamente e sinteticamente:
- "un solo corpo", non quindi diviso tra Unti e Altre Pecore (o Grande Folla);
- "un solo battesimo", non quindi due, uno in acqua per tutti e uno nello spirito riservato agli Unti;
- "Padre di tutti", quindi non solo Padre degli Unti e "nonno delle" Altre Pecore;
- "presente in tutti", in quanto dona la compartecipazione alla vita divina e ci rende tempio di Dio. Mentre il geovismo nega perfino l'unità intima tra il Padre e il Figlio che disse "io sono nel Padre e il Padre è in me";
- "la grazia", cioè la linfa della vita divina che dalla Vite-Gesù è comunicata ai tralci, e non solo una esteriore "immeritata benignità";
- "ha distribuito doni agli uomini", e non "[doni] negli uomini" come dice la NM che vuole vanificare i doni divini dello Spirito Santo per indicare come doni di Dio le persone degli anziani che dirigono le congregazioni;
- "per essere pienezza di tutte le cose" e non "per dare pienezza a tutte le cose". Visione profonda significante che Dio vede in Cristo la nuova creazione restaurata sia quanto alle persone sia quanto alle cose. E' nella persona di Gesù, prototipo della nuova creazione, che si concentra l'universo ricapitolato in lui;
- egli ha datto ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora..." quindi nel popolo di Dio non siamo tutti livellati come nel geovismo. Esiste sì un battesimo che ci rende tutti figli di Dio, ma le mansioni che lo Spirito ispira sono differenti, secondo i vari bisogni della pastorale. Quindi è Gesù-Dio che ha creato alcuni come pastori-profeti-maestri, ovvero come gerarchia dirigente. E che essa sia ben distinta dalla normale del popolo di Dio (definita "sacerdozio comune") lo si ricava dal fatto che il compito di queste figure con specifiche mansioni è diretto a beneficio dei fratelli (che non sono i "santi"=Unti come dice la NM) che compiranno il ministero e alla edificazione del corpo di Cristo.
Fatto interessante, anche nel geovismo esiste la categoria dei "cibati" (Altre Pecore) e di coloro che "danno il cibo" (Unti e Anziani loro collaboratori). Solo che, per negare la gerarchia cattolica, si dice che i primi non hanno ricevuto l'incarico da Cristo (o dallo Spirito come dice il brano) ma sono sorti dal basso, spontaneamente, come fratelli che "prendono la direttiva";
- "uomo fatto, alla misura della statura che appartiene alla pienezza di Cristo" (NM). E' un po' contorta rispetto alla CEI ma potrebbe passare se non ci fosse una grande differenza di intendimento. Per noi si tratta di una spinta al perfezionamento a vita. Invece nel geovismo tutti, perfino quelli che hanno ricevuto il doppio battesimo" non sono in realtà "perfetti", non sono "santi" nel senso di aver esercitato tutte le virtù in modo eroico, non arrivano mai "alla statura di Cristo". Restano tutti sempre malati, peccatori, marci di dentro. Così che la loro "giustificazione" è intesa come una "dichiarazione di giustizia" e non, come nella normale cristianità, una rigenerazione, una vera e propria santità, donata in boccio nel battesimo e virtuosamente sviluppata riproducendo in sé la statura di Cristo. E' ben triste che i TG non diano il debito valore a quegli inviti alle vertiginose altezze additate da Cristo quando disse: "Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli... imparate da me... vi ho dato l'esempio... amatevi come io ho amato voi... prendete la vostra croce e seguitemi... chi mi ama osserva i miei comandamenti... chi pone mano all'aratro e poi si volta indietro... "ecc.

Vangelo Mc 16,15-20
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Di contrario alla dottrina geovista questo passo contiene l'affermazione "sedette alla destra di Dio" che è identica qui nella versione CEI come nella NM, ma dal geovismo non è creduta. Stare alla destra di Dio è una espressione che indica il potere; si ricordi la madre dei figli di Zebedeo che, ingenuamente intraprendente, chiese a Gesù di porli uno alla sua destra e uno alla sinistra del suo trono regale (Matteo 20,21). Ovvero, qui la Bibbia dice che, avvenuta l'assunzione, Gesù fu immediatamente incoronato re del cielo. Il che corrisponde anche alla sua stessa richiesta, quando, in procinto di ritornare al Padre, Gli chiese di onorarlo con la stessa gloria che aveva prima che il mondo fosse (Giovanni 17,5). Cosa che è anche confermata dal discorso di Pietro ai giudei nel giorno di Pentecoste (cf Atti 2, 32-36).
Invece il geovismo ritiene che Gesù, assunto in cielo, dovette aspettare, seduto allo sgabello dei piedi di Geova fino al 1914 per cacciare finalmente Satana dal reame dei cieli e prendere possesso del Regno.

APPENDICE
Ma qui preme anche notare, per quei nostri fratelli di fede che fossero convinti che la fede sia solo un dono di Dio e opera della grazia, le prime severe parole da noi sottolineate. Le ha dette Gesù, il Pastore buono, e, se vengono connesse alla verità (di cui abbiamo parlato domenica scorsa) che la colpevolezza della coscienza esiste solo nella piena coscienza del peccato – in questo caso il peccato consistente nel rifiuto di credere a Dio – e nella piena libertà del gesto del rifiuto, allora va detto che queste parole contengono implicitamente la garanzia divina che, ad un annuncio ben fatto,* è connessa immancabilmente da parte di Dio sia l'offerta del dono della fede, che l'opera della grazia affinché sia accolto. Gesù non può condannare chi ha validi motivi per non credere all'evangelizzatore se questi non conferma la Parola con i segni che devono accompagnarla, come dice il brano odierno in fine.
Questi "segni" sono da sempre stati individuati nei "praeambula fidei" e consistono nei motivi di credibilità e di credendità che supportano una adesione razionale (opera dell'uomo) alla fede (dono di Dio), cioè nei miracoli e profezie.** Mancando essi, la fede proposta, se accolta, sarebbe un fideismo cieco che non onora Dio che cerca "adoratori in spirito e verità", e presta il fianco a credere a fedi-credi illusorie (discorso attualissimo dato il pullulare di Movimenti Religiosi Alternativi alla vera fede, come lo è anche quello dei Testimoni di Geova). La nostra è una fede che si basa sulla testimonianza apostolica, ma per essere ragionevole bisogna che la ragione sia soddisfatta nella richiesta di certificazione di tale asserita provenienza e della attendibilità degli apostoli testimoni. Così come loro hanno avuto sotto gli occhi "le opere" sovrumane di Gesù che garantivano loro la presenza di Dio nel Messia, così noi, oggi, abbiamo diritto di avere delle "prove" della autenticità di tale trasmissione. Sarebbe irrazionale dire che i miracoli sono veri perché ci credo, perché equivarrebbe ad utilizzare già la fede che invece sta aspettando il motivo, le ragioni per credere (la 1Pietro 3,15, parla di ragioni della speranza-fede che devono essere esibite a chiunque le chieda). Non farlo significa ridurre la fede a fideismo volontaristico.
Riprendendo una classica distinzione (richiamata dal papa nellindizione dell'Anno della Fede) tra la "Fides QUAE creditur" (=il contenuto della fede creduta, la dottrina offerta da Dio rivelante) e la "Fides QUA creditur" (=la risposta libera e consapevole di accettazione da parte dell'uomo che lo fa nascere come credente e agire di conseguenza) dobbiamo dire che la fede, quando uno ce l'ha, non è esclusivamente dono e grazia, cioè esclusiva opera di Dio (il che renderebbe non responsabili e ben scusati coloro che dicessero di non aver ancora ricevuto tale dono!), ma è anche libertà, consapevolezza, adesione amorosa e confidente, abbandono a Dio. E questa è la parte che spetta all'uomo. Soprattutto non si può ridurre la Fides QUA ad un trasporto emotivo, come quando si dice che ci si affida-abbandona a Dio. Essa, se resta a questo livello, potrebbe essere mistificata facilmente. Occorre che tale trasporto sia corredato delle ragioni della fede, come raccomandò S. Pietro da saper esibire a se stessi e a chi le chiede. E non si deve intendere per ragioni il fatto che ciò che si crede è stato comunicato da Cristo (cosa che dicono anche altre denominazioni che poi si discostano più o meno dalla verità di Cristo) ma la certificazione che Cristo sia Dio in persona; è solo questo il fattore che lo rende assolutamente affidabile (e che rende "cristiana" anche la Bibbia ebraica perché da Lui accettata). E questa certificazione deve essere fatta – va ripetuto! – prima che scatti l'atto di fede, altrimenti avremmo una "petitio principii",*** una fede che pretende di giustificare se stessa.
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* Il Concilio richiama severamente sia i non credenti ad aderire docilmente alla fede una volta conosciuta, ma anche i credenti trasmettitori ad essere credibili, altrimenti l'ateo si può ritenere ben motivato dal non aderire ad una fede che, a conti fatti, sarebbe una proposta di fideismo acritico.
«A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza delle fede" (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2Cor 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla rivelazione che egli fa.« (Dei Verbum n. 5)
Come si sarà ben capito, il discorso dei praeambula fidei – che sono come i "ferri del mestiere" per il GRIS votato a vagliare l'inconsistenza, la mancanza di ragioni fondanti, di fedi alternative a quella cattolica – si pone immediatamente prima dell'atto di adesione a Dio; e consiste precisamente nel verificare se è davvero questa la "rivelazione che egli fa". Infatti oggi la proposta di fede non è univoca. Anche limitandosi al solo settore cristiano; sono molte le denominazioni che pretendono di essere portatrici della vera rivelazione fatta da Dio. Se vi si crede acritica-mente si ha una fede senza quelle ragioni richieste da S. Pietro e, prima di lui, dalla stessa intelligenza umana.

«Senza dubbio coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l'imperativo della loro coscienza, non sono esenti da colpa; tuttavia in questo campo anche i credenti spesso hanno una certa responsabilità. (...) ... nella genesi dell'ateismo possono contribuire non poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione.» (Gaudium et Spes n. 19)
Qui viene messa in risalto la testimonianza di vita perché la Chiesa parla da un livello ove considera la propria fede come una fatto acquisito e consolidato. Ma il discorso sui praeambula riguarda la stessa credibilità della fonte del messaggio. Si ricordi la saggia obiezione di Nietzsche: "La tua testimonianza mi dice che credi a ciò che dici ma non che è vero ciò che credi!". La credibilità deve precedere il messaggio e può fare anche a meno della testimonianza individuale, non però di quella della Chiesa come istituzione!(io non ho mai potuto controlalre la coerenza di vita dei miei professori di teologia!) Anzi potremmo dire che - data e concessa la preziosità della testimonianza di vita - una trasmissione della FIDES, corredata di RATIO, se è ben fatta, renderà il messaggio credibile e credendum a dispetto della testimonianza di vita contraria di alcuni membri della Chiesa.

** Miracoli e profezie sono segni [prove] certissimi confermativi della divina rivelazione. E' un articolo di fede a tutti noto da quando, nel 1910, S. Pio X lo ha inserito nel giuramento antimodernista.

*** E' quella situazione contraddittoria che si ha quando si invocano motivi di fede per fondare la fede! Naturalmente si sta parlando di fede adulta, consapevole. Il discorso resta valido anche se per la maggioranza essa inizia su trasmissione culturale, dai genitori e dalla propria comunità. E' essenziale, per parlare di fede adulta, che non sia appoggiata come lo sono i minori agli adulti; cioè che il credente la sottoponga a criteri di verifica; che ne trovi e conosca le "ragioni". Il dubbio metodico è la strada per certificare se ciò che si è creduto per trasmissione corrisponde al vero o no. Il tragitto completo comporta certificare (con ragioni!) che: questa Chiesa è proprio la Chiesa fondata da Cristo; che essa abbia trasmesso inalterato il di Lui vangelo che oggi crediamo; che essa lo sappia interpretare senza pericolo di sbagliarsi; che la rivelazione soprannaturale sia un fatto storico, cioè che in Cristo sia la persona di Dio-Figlio a proporre le Sue verità (theologia revelationis); che esista Dio Creatore e remuneratore con il quale si deve avere già un rapporto di religiosità (theologia naturalis o rationalis, già Teodicea); che abbiamo un'anima spirituale, secondo polo della relazione religiosa che si protende nell'aldilà in Dio; che esista una coscienza non dataci da noi che ci certifica ciò che è bene e ciò che è male fondando la responsabilità morale; infine che la nostra conoscenza raggiunga l'oggettività del reale a noi esterno e non sia confinata nell'idealismo soggettivista (superamento del relativismo). Un lavoro entusiasmante che, chi può, è tenuto a fare.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda fattoria_animali » sab mag 19, 2012 8:25 am

Sandro ha scritto:....non faccia dimenticare o rendere trascurabile il giudizio di incompetenza a capire le Scritture che, grazie a quelle previsioni fasulle, grava e graverà sempre sulla WT, perché si è macchiata di falsa profezia. E i TG sanno benissimo qual'è il giudizio divino relativo ai falsi profeti (cf Deuteronomio 19,20-22).....


Esatto, ma può ancora salvarsi, come ninive, se confessa, su un numero speciale sulla Torre di Guardia,
1. confessa tutti gli errori commessi nelle scritture senza tanti giri e termini vaghi,
2. confessa di aver fatto sparire dalla circolazione le riviste vecchie dal 1900 al 1950,
3. confessa che le contribuzioni le investiva anche in borsa e con la recente crisi immobiliare negli stati uniti del 2008 ha dovuto disfarsi di parecchie cose compresa la stamperia a roma e trasferire tutto in germania. Inoltre a causa di questo il personale delle filiali è stato ridotto alla metà con un servizio mensa a mezza pensione, con piatto unico.
4. confessa di aver usato anche immagini subliminali nei suoi libri per bambini

Ma non lo farà MAI, MAI, MAI.
1 tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri,
2 nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario,
3 Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato è la morte, George Orwell
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » gio mag 24, 2012 8:13 am

Domenica 27 Maggio 2012 – PENTECOSTE (ANNO B)


Prima Lettura At 2,1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Senza ovviamente limitare tutta la testimonianza biblica relativa allo Spirito Santo a questi soli testi, ma rimandando gli interessati all'enciclica Dominun et Vivificantem per un approfondimento del concetto che ne ha la nostra Chiesa, noterò che tutta la liturgia odierna mette in luce un'azione dello Spirito che è di natura psichica-intellettuale-volitiva, non biologico-materiale (la parola e il linguaggio sono uno dei fenomeni caratteristici della ideazione; specifici dell'essere umano in ciò che supera la materia e la biologia) . Il che, in base all'assioma che un prodotto richiede una sorgente a sè connaturale, e perciò che la sorgente-fonte di tali prodotti, propri delle persone, sia anch'essa personale.
Il che fa apparire molto debole, se non puerile, l'appiglio geovista all'espressione "furono colmati di Spirito Santo" che la NM rende "pieni di spirito santo" per argomentare che si può essere riempiti più o meno di una forza ma non di una persona.* Anzi tradisce l'idea materialistica che la persona si possa ridurre a qualcosa di materiale e di quantizzabile. Si ha insomma l'impressione che il CD non riesca neanche a farsi il concetto di entità spirituale. Forse Russell attinse tale concezione dal mormonismo che pure concepisce la divinità e lo spirito come realtà sottili ma sempre e comunque fatte di materia?
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* «Ciò che aveva predetto Giovanni [Battista] si adempì quando, dopo la morte e risurrezione di Gesù , fu versato spirito santo sui suoi seguaci riuniti a gerusalemme. La Bibbia dice: "Furono tutti pieni di spirito santo". (Atti 2:4) Furono "pieni" di una persona? No, furono pieni della forza attiva di Dio.» E la didascalia che sovrasta il disegno dei discepoli nel Cenacolo chiede: «Come può lo spirito santo essere una persona se circa 120 discepoli ne furono contemporaneamente pieni?» (Potete, p. 40 §17) Peccato che questa conclusione segue immediatamente il sillogismo truccato di cui abbiamo già parlato (cf Prima lettura di domenica scorsa), ove il CD tenta ingannevolmente di far credere che lo Spirito Santo sia una cosa come lo è l'acqua.


Seconda Lettura Gal 5,16-25
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Questo brano ci indica due cose:
1) Che il concetto di carne non è qui usato da Paolo per indicare, il corpo, la biologia umana. Egli chiama prodotti "carnali" anche fenomeni che sono prettamente spirituali, come l'invidia, l'idolatria, l'inimicizia, i dissensi ecc... (Il che – per inciso - va ricordato quando la Bibbia dirà che "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio"...);
2) Che in questo contesto la contrapposizione della CARNE allo SPIRITO non riguarda il corpo e l'anima, o spirito umano, vista come un qualcosa che, producendo frutti buoni, agisce sempre contro il "corpo" (infatti, come abbiamo appena notato, quei peccati frutto della carne sono peccati dell'anima, di tipo spirituale! perché dicendo "carnale" Paolo intende l'uomo nella sua terrestrità, l'uomo vecchio adamico che viene crocifisso nel battesimo e tenta di risorgere. E' insomma lo stesso spirito, o anima, dell'uomo che, insieme al corpo, pecca sia carnalmente nella lussuria, ubriachezza, violenza ecc... che spiritualmente, con le gelosie, l'odio, l'orgoglio ecc...).
La contrapposizione carne-spirito si riferisce quindi a quella indicata da Gesù tra spirito del mondo e Spirito di Dio; quest'ultimo sì che ha desideri del tutto opposti alla terrestrità malvagia, dominata da satana. Tanto è vero che tutta l'opera dello Spirito santo (che avrà termine solo quando "Dio sarà tutto in tutti") consiste proprio nella conversione e cristificazione del mondo.
Ecco perché la CEI, in questo brano, interpreta l'accezione di "SPIRITO" nel senso di Spirito Santo e gli assegna l'iniziale maiuscola.


Vangelo Gv 15,26-27; 16,12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Ecco un'altra bella manciata di prodotti spirituali, tutti irriducibili al concetto di materia o energia che sono di ordine quantizzabile e temporale. Lo Spirito di Dio agisce sullo spirito umano, che vive nel corpo e lo guida al bene, se la persona gli si fa docile; e ciò avviene correggendo le passioni impulsive che produrrebbero i frutti della carne.
Siamo all'esatto opposto del geovismo che, non distinguendo tra anima e corpo, dice "La tua anima sei tu" oppure "Tu non hai un'anima ma sei un'anima". A parte il fatto che si usa il trucco di tradurre sempre con "anima" l'ebraico nèphesh o il greco psyché che, a seconda dei contesti significano non anima ma persona, individuo, vita ecc.. C'è anche la testimonianza interiore che, con una semplice analisi introspettiva e l'esame dei prodotti spirituali dell'intelligenza e della volontà, garantisce che la persona è un soggetto di ordine trascendente che ha un'anima e un corpo che sono a sua disposizione. E tuttavia tale persona è incarnata nel corpo così da essere condizionata nel suo agire sia dall'anima (secondo come pensa-vuole-ama) che dal corpo (secondo come sta biologicamente). Ma è certo che il pensiero, la volontà, l'amore non sono secrezioni del cervello; non hanno nulla di materiale anche se hanno il potere di influire sulla biologia della persona. E questo perché non è il cervello ad avere le idee, la volontà, l'amore, ma la mente umana, che è una facoltà dell'anima.
Così si dà il caso che un cervello umano può avere miliardi di idee, e concetti e immagini grossi come... il Colosseo, senza per questo avere bisogno di nuovo spazio per farne posto ad altre; esso è aperto all'infinito perché queste cose non sono in esso, anche se sono strettamente uniti alla biologia di esso. Tutto al contrario di ciò che possono fare le strutture materiali, legate al tempo e alla quantità. I fabbricanti di computer darebbero chi sa cosa per creare memorie capaci di "autodilatarsi" oltre l'ultimo bit che le colma bloccandole irrimediabilmente.

Per conoscenza dei nostri fratelli TG riproduco la bellissima preghiera-inno a Dio Spirito Santo che la Chiesa, sotto il suo influsso, ha elaborato sin dalla antichità cristiana.

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
a è nell'uomo,
a senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano,
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

Ma per il mio amico Giovanni (che non scrive per non farsi scoprire) penso che posso osare una proposta che scandalizzerebbe i TG poco riflessivi. Eccola...
Ho letto su stampati della WT che "Dio è uno Spirito". Quindi un TG dovrebbe poter rivolgersi a Dio chiamandolo "Spirito". Tale Spirito cioè - geovisticamente parlando - va ben distinto dalla "forza attiva di Geova" che sarebbe una semplice cosa e che, anche se si chiama "spirito" pure lei, va scritto con la "s" iniziale minuscola.

Posto ciò, cosa vieta ad un TG "di mente aperta", come il CD desidera che i suoi fedeli siano, di fare la seguente preghiera pensando allo Spirito, di cui in essa si parla, come a Dio stesso? E' una proposta di chi, obbedendo all'esortazione del buon Papa Giovanni XXIII, insieme alla critica per l'errore, cerca ciò che potrebbe unirci ai fratelli TG nel loro spirito di devozione verso Dio.

O Spirito Creatore, vieni, le menti visita: di grazia colma l'anima di chi creasti provvido.
Consolatore ottimo, (...), sorgente, fuoco, carità, consacrazione intima.
O Donatore benefico di sette doni mistici sul labbro degli Apostoli le lingue tu moltiplichi.
I nostri sensi illumina, d'amore i cuori penetra, rafforza i corpi deboli col tuo potente impeto.
Le forze ostili dissipa, dona la pace all'anima, con Te per guida, o Spirito, scampiamo dal pericolo.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda fattoria_animali » gio mag 24, 2012 5:54 pm

se dici ad un tg che parli con uno Spirito, si tira indietro impaurito perchè pensa che fai Spiritismo.
1 tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri,
2 nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario,
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Gabriella Prosperi » ven mag 25, 2012 5:29 pm

Veramente nelle pubblicazioni WTS, Dio è definito "Persona spirituale", non semplicemente Spirito.
Temo che con quel "Persona" vogliano inibire le facolta' di quelli di mente aperta, dando un'antropoformismo negato, invece, alla "forza attiva" di pura marca energetica...
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun mag 28, 2012 6:55 pm

Gabriella Prosperi ha scritto:Veramente nelle pubblicazioni WTS, Dio è definito "Persona spirituale", non semplicemente Spirito.
Temo che con quel "Persona" vogliano inibire le facolta' di quelli di mente aperta, dando un'antropoformismo negato, invece, alla "forza attiva" di pura marca energetica...
Gabriella


Condivido. Il "geovese" non è solo un linguaggio per distinguersi. Ma un espediente per inculcare vedute diverse.
Posto che l'accezione "spirito" deve indicare solo una forza impersonale, diventa problematico parlare di Dio come "Spirito". Ecco quindi l'aggiunta di "persona". Esattamente come, data l'idea che esistano in realtà molti dèi e molti signori (cf il commento alla domenica seguente) il CD si vede costretto, per evitare equivoci panteistici, a premettere nella NM al termine "Dio" l'aggettivo "[vero] con le debite parentesi quadre perché nell'originale non esiste.

PS
Grazie della graditissima sorpresa, Gabry. Ti ho atteso con fiducia.
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda fattoria_animali » mer mag 30, 2012 7:36 am

Esistono almeno due linguaggi:
lo scritto e il parlato, parole come 'Spirito' e 'spirito' nel parlato non c'e' distinzione.
Inoltre citando a voce 'antropomorfo' verresti bollata come 'teologa', questo significa
che farebbero un confronto tra Gesù che parlava coi bambini, quindi un linguaggio semplice,
e un linguaggio difficilmente comprensibile...risultato: si generano sospetti su di te.

Esempio:

Gen 37:4 I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui
più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.

Gen 37:5 Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più.

Gen 37:8 Gli dissero i suoi fratelli:
«Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?».
Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.

Gen 37:18 Essi lo videro da lontano e,
prima che giungesse vicino a loro,
complottarono di farlo morire.
Gen 37:19 Si dissero l'un l'altro:
«Ecco, il sognatore arriva!
Gen 37:20 Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna!
Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato!
Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».

Gen 37:26 Allora Giuda disse ai fratelli:
«Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue?
Gen 37:27 Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui,
perché è nostro fratello e nostra carne».

Quindi, con una manovra di 'bassa manovalanza' verresti messa al rogo di li a poco.
Attenzione ai 'fratelli'.....
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Gabriella Prosperi » mer mag 30, 2012 11:06 am

Vado OT, ma non posso fare a meno, anche se il concetto è gia' implicito nel tuo discorso, di notare che il linguaggio del Cristo era tutt'altro che semplice, tant'è che gli Apostoli che pure l'ascoltavano, comprendevano, con difficolta' tutta umana, il messaggio.
Trovo più esatto dire che tutti i culti di matrice fondamentalista, tendono a "infantilizzare" tale messaggio :mrgreen: sia per uniformare (in basso) il pensiero, sia per altri scopi.
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » gio mag 31, 2012 4:48 pm

Domenica 3 Giugno 2012 – SANTISSIMA TRINITA' (ANNO B)


Prima Lettura Dt 4,32-34.39-40
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

Di fronte a questa dichiarazione, che non cambia di senso nella NM, non si capisce proprio come mai il CD dei TG insista ad insegnare che la parola "DIO" abbia solo un senso aggettivante, come di un titolo analogo a principe, commendatore, re, dottore... All'interno di queste categorie la parola DIO significherebbe semplicemente "potente", niente più che un aggettivo dunque, o, sostantivato, una apposizione al sostantivo che sarebbe Geova.
Sappiamo che lo fa – dice! – basandosi sul versetto che dice "ci sono molti dèi e molti signori" (1 Corinti 8, 4-6) , tanto che, per evitare confusione tra Dio e dèi la NM si premura anche di premettere, soprattutto nelle Scritture Ebraiche, al termine DIO l'aggettivo [vero] tra parentesi quadre. Ma ciò facendo cerca di illuminare il chiaro con lo scuro, proprio alla rovescia, e ne viene fuori una falsità dottrinale. Se infatti si guarda il contesto del versetto paolino, si noterà che Paolo non sta asserendo che ci siano davvero molti dèi e molti signori, ma che la gente si fabbrica molti dèi e signori. E' la credenza pagana che chiama dèi e signori certi soggetti o cose a cui serve come a divinità e a signori, cioè si fabbrica degli idoli! Infatti Paolo prosegue precisando che "per noi in realtà c'è un solo Dio e un solo Signore". Leggiamolo «4 Ora circa il mangiare cibi offerti agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è che un solo Dio. 5 Poiché benché ci siano quelli che sono chiamati “dèi”, sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti “dèi” e molti “signori”, 6 effettivamente c’è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi per lui; e c’è un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose e noi per mezzo di lui.» (NM) Se si credesse davvero a questi versetti non ci sarebbe bisogno di premettere alla parola DIO l'aggettivo "vero" poiché nessun pio israelita potrebbe pensare che parlando di Dio si possa alludere a... soggetti inesistenti, non è vero?
La verità – vogliamo dirla? – e che al CD preme destituire di forza il sostantivo DIO per far posto al nome di GEOVA che è l'etichetta, il "logo" del suo movimento. Lo fa sia dicendo che DIO è un semplice titolo, sia abbinandolo spesso al nome Geova come un binomio dicendo "Geova Dio". Ma è per lo meno buffo pensare che si debba capire che si sta parlando di Geova il quale fa il... mestiere, esercita la professione di DIO. Ed è buffissimo pensare che quando troviamo l'espressione "l'Iddio Onnipotente" dobbiamo capire "il potente onnipotente".
Infine l'insistenza nel sostenere che in realtà ci sono molti dèi e molti signori, ci autorizza a dire che i TG sono "politeisti", il che non dovrebbe dar loro fastidio perché da loro dovrebbe essere inteso, in coerenza al significato da loro propugnato, come "polipotentisti".


Seconda Lettura Rm 8,14-17
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

"Tutti", dice la Bibbia, senza fare distinzioni. Allora se un TG non si lascia guidare dal diavolo, egli è figlio di Dio "adottivo" come dice appresso il testo sacro, Unto o Altra Pecora che sia.
La seconda parte del brano che dice «Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio.» (NM) nel geovismo viene riferita esclusivamente alla categoria dei 144.000 Unti. Un gravissimo errore che poi ha dovuto ripiegare (come abbiamo detto più volte) nella creazione di un altro paradiso per la categoria delle Altre Pecore, o TG normali, a cui si è assegnato nel 1935 per "paradiso" la terra paradisiaca, mentre gli Unti sarebbero destinati al cielo.
Se obiettiamo che Paolo non distingue tra Unti e Pecore e parli dei discepoli di Gesù come unica categoria, il geovismo ci risponderà che nel primo secolo tutti i cristiani erano unti. Per coerenza dovrebbe sempre precisare anche che tutti i TG (posto che se ne trovimo nella storia dal primo secolo a Russell) lo sono stati fino al 1935, perché solo in quell'anno Rutherfod ha scoperto-inventato la categoria delle Altre Pecore e la terra paradisiaca per la loro collocazione definitiva.
Ma abbiamo detto che, scondo noi, si è trattato di un "errore", come altri grossi errori di dottrina in cui il geovismo è incappato più volte. Dal 1995 infatti sono cominciati a maturare tempi nuovi nei quali la categoria degli Unti ha ricevuto molti scossoni e oggi (anno di grazia 2012) traballa anzichenò. Quindi lasciamo in sospeso il discorso e scrutiamo l'evolversi della situazione.
Ma lo faremo accompagnando l'attesa con la preghiera, perché il nostro auspicio (è stato dichiarato anche radiofonicamente a Radio Maria) è che la categoria dei 144.000 privilegiati scompaia e tutti i TG possano aspirare al cielo, alla "sua gloria", quella di Cristo. Quello e non altro risponde perfettamente alla metafora espressa dalla Bibbia quando dice "vieni, servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore". Quella e non altra era la destinazione promessa al ladro pentito da Gesù, quando gli disse: "In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso".


Vangelo Mt 28,16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Il "tutti i popoli" (gr. pànta ta ètne) viene reso riduttivamente dalla NM che traduce «fate discepoli di persone di tutte le nazioni». Un escamotage per spiegare come mai il geovismo, nonostante l'enorme impegno profuso per la sua propaganda-predicazione, sia rimasto un gruppo insignificante di 7.659.019 persone ( dato dell'anno 2011) rispetto ai 7 miliardi di persone che sono "tutti i popoli" della terra? Ma davvero Gesù avrebbe chiesto di cogliere solo un campionario irrisorio da "tutti i popoli"? La sua redenzione non è destinata a tutte le creature intelligenti?
E il battesimo nell'unico "nome" (si noti il singolare e non "nomi", perché Dio è e resta unico) del Padre, Figlio e Spirito Santo? Anche a prescindere dal discorso sullo "spirito santo" geovista che sarebbe solo una forza, perché mai il battesimo geovista non viene amministrato nelle piscine allestite durante i congressi usando questa formula dettata da Gesù stesso? In che consiste la tanto decantata obbedienza alla Bibbia se il battesimo-immersione geovista viene fatto in silenzio?
E infine per quale motivo "la fine del mondo" viene interpretata come «termine del sistema di cose», categoria incomprensibile ai contemporanei di Gesù perché riguarda la conduzione degli Stati?
Nessuno sa davvero cosa succederà a questo mondo-cosmo quando il Signore tornerà per il suo giudizio universale, ma anche nel caso che esso non venga distrutto ma rinnovato misteriosamente dallo Spirito di Dio, a noi sta bene anche la dizione "fine del mondo", perché sarebbe comunque la fine del mondo come lo sperimentiamo ora. Anche di noi, risorti, possiamo dire che sarà la fine della corporeità come era sperimentata prima, nonostante essa rimanga assunta nella gloria e "trasferita" nella dimensione spirituale del cielo.
Gli è però che al geovismo preme assicurare la permanente corposità della terra paradisiaca, ove si deve vivere alla stessa stregua di come si vive oggi, salvo fatto il repulisti. Altrimenti dove mai alloggerebbe le altre pecore? Ecco allora che "fine del mondo" viene reso nel geovismo come "fine del sistema di cose" spiegando poi che si intende la fine del modo di condurre la società terrena adottato attualmente dai governanti guidati da Satana.

APPENDICE
Una chiacchierata (molto semplificata) sulla Trinità, per quei TG che vogliono sapere davvero come la pensa il "padrone di casa".

A proposito della Trinità, tanto avversata dal CD dei TG, e che essendo il principale mistero della fede richiede oggi qualche utile delucidazione, non sarà inutile ricordare come il CD non si comporta correttamente riguardo a questa dottrina della cristianità, poiché la enuncia in maniera errata e da questo ricava, tanto agevolmente quanto truffaldinamente, la possibilità di criticarla. Deciderà il lettore se ciò avviene per sua ignoranza o per confondere volutamente le acque. Certo è che l'ipotesi più probabile propende per la malafede, giacché in certi casi esso descrive la dottrina in maniera perfetta.
La scorrettezza sta esattamente nel confondere, nell'equivocare, ritenendoli sinonimi e attribuendo tale concezione ai cattolici, i concetti di "persona" e "natura" che invece sono ben diversi e sono stati utilizzati dalla nostra chiesa proprio per fare chiarezza. E, insieme, dal non distinguere ma confondere volutamente la valenza del termine Dio che, dal contesto, ora significa la natura divina (e perciò comprende tutte le divine Persone) ora il solo Padre. Ecco alcuni luoghi in cui questo avviene:
1) Potete p. 38 – «Gesù pregò Dio dicendo: "Abbia luogo non la mia volontà, ma la tua". (Luca 22:42) Se Gesù fosse stato l'Iddio Onnipotente, non avrebbe rivolto una preghiera a se stesso, vero? (...) Quindi è chiaro che l'Iddio Onnipotente e Gesù sono due persone distinte.» E sotto l'immagine di Gesù si dice: «Dato che Gesù pregò che fosse fatta non la sua volontà, ma quella di Dio, i due non possono essere la stessa persona».
Ma la fede cattolica non ha mai detto che sono la stessa "persona"! La Trinità si enuncia come unità divina (natura) in trinità di soggetti (persone). Sostenere che Dio è una Persona in tre persone è una contraddizione in termini, un assurdo, una scempiaggine, qualcosa di inferiore alla ragione e non di superiore qual è il mistero. Il CD non sa o finge di non sapere che in questo passo biblico la parola "Dio" sta per "il Padre" e che perciò si sta parlando del rapporto preghiera-ascolto tra persone distinte (anche se non separate né separabili perché conviventi nell'unica "natura" divina). Inoltre va aggiunto che Gesù-Figlio prega il Padre anche con intelligenza umana, creaturale, perché la dottrina cattolica insegna che Gesù è contemporaneamente sia Dio (come seconda persona della Trinità e come possessore della inamisibile natura divina) che uomo e perciò creatura (come natura umana avuta da Maria ma di cui è proprietario l'unica Persona del Verbo, poiché Gesù non aveva personalità umana. Il soggetto agente in lui era solo la persona del Verbo proprietario delle due nature). Quest'ultima precisazione è essenziale per spiegare anche tutti quei passi ove l'atteggiamento di Gesù dice sudditanza-inferiorità al Padre, così come in altri momenti il suo atteggiamento di signoria ne significa l'uguaglianza in divinità;
2) Ragioniamo p. 409 - «Come fa uno ad essere "il solo vero Dio" se ci sono altri due che sono Dio allo stesso livello?»
Qui si accusa la Chiesa di politeismo, equiparando le tre Persone divine alla natura espressa dalla parola "Dio". Si finge di non sapere che la fede cattolica dicendo Dio indica un'unica natura divina infinita e perciò unica perché non moltiplicabile né divisibile, e che gli "altri due" non sono concepiti come due dèi aggiuntivi ma solo come due Persone distinte dal Padre. L'equivoco è facilitato dal fingere di non sapere che nel NT spesso "Dio" è usato al posto di "il Padre" e che perciò Gesù si sta distinguendo da lui come Figlio, che è altra Persona che quella del Padre.
3) Ragioniamo p. 411 - «Significa questo che, siccome Gesù Cristo è profeticamente chiamato "Dio potente" in Isaia 9:5 [9:6 NM], Gesù dev'essere Geova? Ancora una volta il contesto risponde negativamente.»
Ma anche noi rispondiamo negativamente! Chi ha mai detto tra i cattolici che Gesù è il Padre? Isaia qualificando il Messia "Dio potente" non parla della persona ma della natura del messia, cioè dei suoi poteri divini.
4) Ragioniamo p. 418 – riflettendo su Colossesi 2,9 ove il testo dice che in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (che la NM trasforma indebitamente in "qualità divina", leggendo il sostantivo theòtetos come se fosse l'aggettivo thejòtetos!) legiamo: «Ciò che Cristo aveva in sé era qualcosa che gli apparteneva in quanto Dio, come parte di una Trinità?»
Non c'è scampo! Il CD è del tutto chiuso alla comprensione di una divinità onnicomprensiva e indivisibile. Il suo assegnarla parte al Figlio e parte al Padre lo costringe a spiegare la "natura divina" non per quello che è, ma a intenderla come il possesso di un "corpo spirituale", così succede che hanno natura divina non solo (come dovrebbe intendersi) le Persone della Trinità, ma ce l'ha Geova, gli angeli, i diavoli, e gli Unti! Un vero stravolgimento del concetto.
Ancora nella stessa pagina troviamo: «L'apostolo Paolo stava forse dicendo che la "pienezza" che era in Cristo faceva di Cristo Dio stesso? Non secondo Colossesi 3:1, dove è detto che "Cristo è seduto alla destra di Dio". – Vedi CEI, Con
La mossa furbesca di citare in appoggio la versione CEI e quella della Concordata serve solo a far credere che l'avversario in questo punto la pensa come il CD. Invece nessuno della "cristianità" (siano i cattolici della CEI che i protestanti della Concordata) pensa alla identificazione tra Cristo e Dio-Padre (perché questo e non altro vuole significare Paolo dicendo che Cristo è alla destra di Dio).
5) Ragioniamo p. 405 - «E' d'accordo la Bibbia con quelli che insegnano che il Padre e il Figlio non sono persone separate e distinte?»
Nonostante la sua contorsione, questa domanda retorica (che ovviamente prelude ad una conclusione di disaccordo che si vuole assegnare alla stessa Bibbia) significa che la Bibbia disapprova, ovvero sostiene il contrario di quelli che insegnano che... ecc... Cioè essa sosterrebbe che Padre e Figlio sono persone separate e distinte.
Qui, come si vede, si assegna alla veduta cattolica un'altra cosa che essa non ha mai insegnato. Infatti la dottrina cattolica insegna che Padre e Figlio sono Persone distinte l'una dall'altra ma non separate. La loro esistenza è all'interno dell'unica inseparabile natura divina che ognuna di esse gode nella sua pienezza.
Aiutiamoci nel nostro balbettrare su questo altissimo mistero con l'analogia mutuata dalla classica figura del triangolo equilatero ed equiangolo, usato da secoli e tuttora come simbolo della Trinità. Data l'individuazione della natura divina nell'area del triangolo, e quella delle Persone nei tre angoli, si deve pensare alla indivisibilità del triangolo (natura) perché nel momento che i lati fosse interrotti per separare i tre angoli non avremmo più un triangolo ma una spezzata e dei semplici angoli. E così pure se, per ipotesi di lavoro, un angolo potesse separarsi dagli altri due, porterebbe con sé tutta la natura divina che apparteneva in comune agli altri due angoli. Insomma in tale figura geometrica angoli e superficie sono inseparabili, e si deve distinguere un'unica superficie (divinità) comune a tutti e tre e tre gli angoli, distinti tra loro ma eguali quanto a partecipazione dell'area che li costituisce e che nessuno di essi ha pro parte ma in toto.

E veniamo allora a chiarire i concetti di "natura" e "persona", che sono strettamente indispensabili a capire come misterioso ma non contraddittorio alla ragione il dogma della SS. Trinità. Dogma che ha richiesto una lunga e faticosa elaborazione per darne la formulazione esatta, perché si è dovuto prima stabilire una condivisa comprensione dei concetti coinvolti in aree geografiche (Oriente e Occidente) che ne avevano accezioni non del tutto univoche. E sottolineo che fu laboriosa la formulazione, non l'idea trasmessa da Gesù e dal suo Spirito che ha ispirato gli scrittori sacri; per cui non si può dire che la Trinità è una invenzione tardiva. Fu tardiva solo la formulazione che esponeva il dogma da credere. E la Chiesa ci tiene tanto a tale esattezza che nella sua formulazione del Credo domenicale che va premesso alla celebrazione eucaristica, si è premurata di precisare che il Figlio Gesù è "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio Vero" e lo Spirito "è Signore e dà la vita, e con il Padre e il Figlio e adorato e glorificato".

Per capirci inizieremo ricordando che da noi cattolici (in comunione con i cultori laici della philosophia perennis del realismo) la "natura" è intesa come la sostanza di cui sono fatti gli esseri, quel qualcosa che li caratterizza e permane al di sotto delle loro proprietà e variazioni temporali. Perciò, nella scala degli esseri conosciuti, distinguiamo una natura minerale, una vegetale, una animale, una umana, una angelica, e una divina. In esse si nota una ordinata gradualità ascendente, senza salti. Ovvero, si parte dal minerale (fatto di materia e energia); si prosegue con il vegetale (che, oltre alla natura minerale, ha in più la vita, con le sue facoltà di nutrizione, accrescimento, riproduzione); quindi viene l'animale (che, sempre in aggiunta, ha la capacità locomotoria, la sensibilità, l'istinto); e poi l'uomo (che è imparentato con tutte le nature precedenti, ma ha in più l'intelligenza e la volontà; che si esplicano poi nella libertà, e nelle manifestazioni spirituali dell' amore, creatività, intuizione ecc... Non a caso è definito "animale razionale" [1]); poi viene la natura angelica (che è fatta di spirito – "puro spirito", vuole dire fatto solo di entità spirituale - , ovvero una entità diversa e superiore alla materia-energia, che ha la caratteristica di non occupare alcun luogo, di procedere non razionalmente ma a intuizioni, ma è di essenza limitata nelle sue perfezioni. Dato questo che apprendiamo esclusivamente dalla Scrittura che parla di "gerarchie angeliche"); infine abbiamo la natura divina (che è anch'essa Spirito ma con la caratteristica della illimitatezza quanto a facoltà-perfezioni, pienezza di essere. Perciò si usa la maiusola per Dio Spirito e si precisa che è "purissimo Spirito" per indicare la sua immensità, il suo essere la Fonte di tutto l'essere creato, rispetto ai "puri spiriti" che sono gli angeli).
Le ultime tre nature sono le uniche che (al livello attuale della nostra conoscenza) sono sedi-case-ambiente vitale di "persone". La "persona" consiste nel soggetto intelligente che possiede una natura e ne gestisce le facoltà. Le qualità operative (facoltà, perfezioni, attributi) risiedono e scaturiscono dalla "natura" su comando della "persona" che ne è padrona e responsabile [2].
Quindi solo la natura divina (altrimenti indicata dai termini "Dio" o "Divinità, Deità, Assoluto, Essere sussistente, Essere per essenza ecc...) ha le doti-facoltà di eternità, onnipotenza, onniscienza, capacità di creare (ovvero donare l'essere e la natura a ciò che non esiste), onnipresenza (perché ogni essere creato cadrebbe nel nulla senza il Suo costante sostegno), illimitatezza (cioè attualità di ogni perfezione possibile [3]) ecc... Facoltà queste non alienabili perché nessuna realtà creata può sottrarre qualcosa a Dio né Dio può automutilare se stesso quanto a natura divina [4]; né sono perfezioni-poteri delegabili a nessuna natura inferiore perché queste sono incapaci di... "ospitarle"!
Le persone create dunque, angeli e uomini, sono create da Dio dotandole-immettendole in una natura corrispondente al di Lui volere, angelica o umana. [5]

Passando a considerare la Trinità, cioè la tripersonalità divina, la dottrina rivelata (che la Chiesa ha precisato ascoltando con intelletto d'amore la Tradizione Apostolica, fatta di scritto-Bibbia e insegnamento orale-predicazione) insegna che Dio=natura divina, ha conviventi in sé le Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tali Persone sono distinte tra di loro (cioè non sono persone identiche-sovrapponibili-aspetti apparenti – come nell'eretico "modalismo" - ma soggetti pensanti e volenti) ma hanno di identico l'unica natura in cui risiedono perché essa è unica e indivisibile. Esse, in relazione alla creazione (ad extra) agiscono unitariamente come Dio; invece, nelle relazioni interne (ad intra) si distinguono (cioè l'una non fa ciò che fa ed è l'altra): il Padre fa/è l'unico generante il Figlio; questi è l'unico generato; lo Spirito Santo è l'unica Persona "spirata" da entrambi che "fa" da cemento-unione-collante tra loro e perciò è conosciuto anche come Amore, anche se è Dio che nella sua globalità è Amore. [6] Il tutto avviene nell'eterno presente di Dio che c'è da sempre, prima che fosse stato creato il tempo fisico del nostro cosmo. E l'incarnazione è esclusiva della Persona del Figlio-Verbo anche se è stata realizzata da tutta la Trinità.
Questa operazione unitaria di Dio nella sua attività ad extra, verso la creazione, va considerata come trinitaria, anche se, a seguito della manifestazione progressiva di Dio nella storia, si è diffusa la non teologica attribuzione della creazione alla sola Persona del Padre, al Figlio l'opera della redenzione, e a quella dello Spirito l'opera della santificazione. E' più esatto dire che è Dio che crea, Dio che redime, Dio che santifica, facendo così riferimento a tutte le divine Persone.
Ed è anche tutta la Trinità che inabita nel cuore-anima dell'uomo come in un tempio, quando San Paolo dice che siamo tempio di Dio (cf 1Corinti 3,16). Ma non si tratta ovviamente di una presenza fisica, localizzabile. Essa è di ordine trascendente, si attua senza occupare spazio.
Queste non sono cose strampalate ma risapute da sempre, posta ovviamente una decente catechesi per adulti!; e sono state accolte senza scandalo anche da menti illustri, posta la certezza di base che sono verità comunicate dalla rivelazione divina fatta da Gesù, Verbo che ci ha offerto l'esegesi di cosa sia Dio (cf Gv 1,18)). Per esempio, è dal 450 che S. Leone Magno, senza meravigliare nessuno, commentando l'incarnazione, disse che il Verbo si è incarnato "senza mai lasciare il seno del Padre". Dio può fare questo perché è di natura spirituale e per giunta supera obbligatoriamente dell'infinito la natura creata non potendo assimilarsi mai né mescolarsi o confondersi con la creazione che invece funziona in modo scientificamente analizzabile. TG e ex TG, se vogliono capirci a noi cattolici, devono fare uno sforzo di affrancamento dalla visuale infantile da cui il loro CD non è mai uscito, di voler concepire riduttivamente Dio e il suo Spirito localizzandoli e quantizzandoli. [7]
Un'ultima cosa: nel NT spesso dicendo "Dio" si intende parlare della Persona del Padre (ad es. in Giovanni 1,1 ove lo si distingue dal Figlio); altre volte si intende parlare della natura divina e perciò di tutte le persone della Trinità (es quando si dice che Dio risuscitò Cristo); altre volte si intende solo la Persona dello Spirito Santo (come quando Pietro rimproverò Anania e Saffira). La distinzione va ricavata dal contesto.
E lo stesso dicasi per il termine "Signore" che viene applicato ora a Dio-Divinità (anche se ancora non conosciuto come Trinità), come nel Magnificat di Maria; ora al solo Padre, come quando Gesù pregò "Ti rendo grazie Signore del cielo e della terra"; ora al solo Figlio, come quando Paolo pregò il Signore per tre volte; e ora al solo Spirito Santo, come in 1 Corinti 3,17 (ma la NM qui ha cambiato il Kyrios originale con Geova!).
Questa varia attribuzione dei termini presta il fianco a far dire alla Bibbia ciò che non dice, soprattutto se si ha davanti una persona "culturalmente indifesa". Si tratta sempre di far attenzione a cogliere l'esatto pensiero in base al contesto.

_________________________
[1] La definizione intende dire che è capace di ragionare e non che è uomo solo se e quando ragiona. Si resta uomini anche quando si sragiona o si ragiona male. Il che può succedere sia per formazione sbagliata che per impedimenti-condizionamenti biologici del corpo a cui l'anima è strettamente collegata.
[2] Per questo un animale è irresponsabile, perché non potrà mai ragionare, avendo una natura al di sotto della razionalità. E' solo per analogia dunque che si può parlare di "intelligenza animale". Intelligenza (da intus legere, leggere dentro) significa capire dei significati, delle idee, dei sensi, dei valori, tra i quali anche ciò che è un comportamento etico e ciò che non lo è. Invece nessun cane, anche il più addestrato, che appartenga a un mafioso, distinguerà mai che il vero mascalzone da azzannare non è il poliziotto ma il proprio padrone. Ricordo la scena di un film in cui il bandito spinge, aiutato da un ringhioso doberman, una investigatrice sull'orlo di un precipizio e le dice: "Stia ferma qui e aspetti altrimenti questa stupida ma ben addestrata bestia la farà a pezzi". Ha detto "stupida"? Perfetto! Così come chi, contro la dizione deformante di "intelligenza artificiale" ha definito correttamente il PC un "idiota alla velocità della luce". Dieci in antropologia ad entrambi!
[3] Perfezioni che sono, parzialmente e ordinatamente comunicate per partecipazione agli esseri creati, secondo il disegno armonico di Dio, accennato nella scala degli esseri da Lui stabilita.Così che la persona umana è "quanto di più nobile si trova in tutto l'universo, cioè il sussistente di natura razionale" (S. TOMMASO, Summa Theologica 1 Q 29, a. 3). Insomma è il pezzo meglio, il vertice della creazione. Ciò che è significato sia dalla natura che possiede per il fatto che egli racchiude in sé tutte le caratteristiche delle nature a lui inferiori ed eccelle su di esse con l'intelligenza; ed è significato dalla Bibbia con la metafora della cura più premurosa che Dio adoperò nel crearlo (non disse solo "fiat" ma facciamo... prese del fango... lo modellò... gli soffiò in volto...) e dalla Sua esclamazione che qualificò questo capolavoro - anzi capolavori! - come cosa nn solo buona ma "molto buona".
[4] Ed ecco perché la Bibbia dice che il Figlio di Dio (che è Dio come il Padre) non si è spogliato realmente della propria natura divina, ma è solo "apparso in forma umana" (Filippesi 2,7). Tanto è vero che è utilizzando i poteri della natura divina, posseduti in proprio, che Gesù operava miracoli e profetizzava l'avvenire. Ed è solo con la natura umana (che però era proprietà del Verbo che conferiva alle opere di Gesù valore infinito) che Gesù ha sofferto, è morto, ed è resuscitato a vita nuova, giacché, in quanto Dio, non poteva "né patire né morire".
[5] Il Concilio Vaticano II, riecheggiando una dottrina di sempre, ribadisce che Dio crea l'anima-spirito di ogni uomo. E questo avviene non appena la cellula-uovo viene fecondata, come – cè da scommetterci! - dopo il "sì" di Maria, il Verbo si è immediatamente incarnato nel suo grembo.
[6] E' difficile capire i precisi collegamenti tra queste verità. Ma è un fatto che l'Immenso non può essere totalmente compreso (da comprehendere=abbracciare, racchiudere) dalla intelligenza creata. Anche se a denti stretti (perché in contraddizione con il suo lapidario "non c'è posto per i misteri") lo stesso CD si è visto costreto ad ammettere la limitatezza umana di fronte alla comprensione dell'Immenso. Scrive: («Dovremmo davvero aspettarci di capire tutto sul conto di una Persona così grande da essere stata in grado di portare all'esistenza l'universo, con la sua complessa struttura e le sue dimensioni stupefacenti?» - Ragioniamo p. 108)
Solo lo Spirito può scrutare le profondità di Dio! Ed è perciò sicuro che lo Spirito Santo esiste da sempre in Dio che si autocontempla e che spinto dal suo Amore dà personalità alla sua immagine che genera intellettualmente (il Figlio)e, insieme ad esso che lo ricambia d'amore "spira" lo Spirito Santo conferendo anche a lui la personalità.
Così, anche se il quadro di Rublev allude alla iniziativa dello Spirito Santo (l'angelo di destra) che è mosso da compassione per il miserevole stato dell'umanità (il quadratino in basso); anche se fa partire da lui l'imput che fa proporre al Figlio (angelo centrale) la soluzione della redenzione, della quale si chiede conferma al Padre (angelo di sinistra che ha lo scettro diritto, rispetto agli scettri del Figlio e dello Spirito che sono deferentemente inclinati), la verità è anche che, come dice il Vangelo, è Dio Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio. Cioè è primieramente il Padre ad essere Amore sussistente, coinvolgendo in tale infinità appassionata il Figlio e lo Spirito. La Scrittura fa pensare alla di Lui iniziativa come primo imput, anche se, come detto, ciò è avvenuto in un eterno presente da prima ancora che fosse creato il mondo. Sì, perché l'idea della redenzione, e quindi della grazia superlativa ottenutaci da Gesù, era nella mente delle divine Persone da prima che il mondo fosse (cf. Efesini 1, 1-14)
[7] Vedi ad es. la pretesa di localizzare la sede della Reggia divina; il "trasferimento" della "forza vitale angelica" di Michele; lo spiegare la natura divina come l'avere un corpo di tipo angelico; il ridurre lo Spirito Santo a una forza impersonale; la negazione delle insistenze di essere "in Cristo" di Giovanni e Paolo, ridotte furbescamente con l'espressione "unitamente a Cristo". Ma Gesù non ha parlato di accostamento ma di unione intima, vitale, dei tralci con la vite, e Paolo delle membra con il corpo con il quale fanno unità vitale e operativa. Il che (piccolo-grande addentellato conseguenziale) fa del cristiano un piccolo corredentore, e rende le sue azioni di "giustificato e rinato in Cristo" proprietà propria e di Cristo, perciò meritorie, di qui la santità canonizzabile basata sull'esercizio eroico delle virtù.
E che dire del finale che ci attende nella gloria? Non sarà da meno perché, se già sin da ora "in lui ci muoviamo esistiamo e siamo" (cf Atti 17,28), consisterà nell'essere in comunione eterna, perfetta, con la trinità, in una modalità che al momento ci rimane misteriosa ma non per questo meno certa, e non certo riducibile alla soddisfazione di co-regnare nel governo della terra come si aspettano gli Unti. No, il Regno dei cieli, ovvero la gloria, il gaudio del tuo Signore (cf Matteo 25,21), è qualcosa che davvero "occhio mai vide né orecchio mai udì" (cf 1 Corinti 2,9).
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » gio giu 07, 2012 9:42 pm

Domenica 10 Giugno 2012 – SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO B)



Prima Lettura Es 24,3-8
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».


Seconda Lettura Eb 9,11-15
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.

Le due prime letture, che non hanno variazioni di senso nella NM, secondo la dottrina cattolica testimoniano che la celebrazione eucaristica: è un sacrificio di purificazione; che si colloca sul piano di una Nuova Alleanza; che essa è definitiva; che è una nuova Pasqua; e in essa l'Agnello sacrificale che versa il suo sangue viene sostituito da Gesù stesso.
Anche la prima sottolineatura del Vangelo prova che si è trattato di una celebrazione "pasquale" e che Gesù la celebrava normalmente con i suoi discepoli. Il che rende risibile l'osservazione del CD asserente che la Pasqua è una festa "pagana". Lo sarà stato sì in origine, in quanto festa campestre, ma la Bibbia attesta che il Signore ne ha fatto: un sigillo e conferma annuale della sua alleanza; una commemorazione della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto; un pasto sacrificale ove l'agnello, con il suo sangue che segnava gli stipiti delle porte, salvava gli israeliti dalla morte; un rito di passaggio che la Bibbia successiva analogherà al battesimo cioè ad un passaggio dalla morte alla risurrezione.
Ma (e qui passiamo alla differenza tra noi il geovismo) come il rito antico era un vero e proprio sacrificio - anche se non capace di purificare davvero se non nella misura in cui esisteva una conversione e pentimento dal peccato-schiavitù alla santità di vita - la nuova Pasqua è ugualmente un vero sacrificio e non soltanto un simbolo di esso, perché nel pane e vino consacrati si rende presente realmente Gesù. Per i TG invece il pane e il vino non sono consacrati (del resto non esiste tra loro l'Ordine sacro) ma sono solo simboli (li chiamano "emblemi") adoperati da Gesù per "commemorare la sua morte". E si collocano anche nell'alveo protestante secondo il quale la celebrazione della "Cena del Signore" è solo un ricordo dell'ultima cena.
Mentre per noi cattolici la celebrazione eucaristica: 1) Non è solo un ricordo ma un "memoriale", cioè una celebrazione che rende attuale una cosa avvenuta in passato, senza farne un bis ma come trasportandola nel tempo ai nostri giorni; anzi è come se noi fossimo trasportati là; 2) e non là nel Cenacolo ma sul Calvario, perché essa è riattualizzazione del sacrificio avvenuto sul Calvario; 3) Inoltre il concetto di "Mistero Pasquale" comporta che in esso siano compresi tutti e tre i momenti della passione-morte-risurrezione di Cristo, giacché la salvezza che il sacrificio di Cristo ci trasmette ci ridona la grazia e la santità perduta in questa vita, ma si perfeziona con la risurrezione dei corpi e l'assunzione nella gloria alla fine dei tempi.

Sono cose dette in sintesi e di getto, come conversando, ma sarebbe auspicabile che i TG che volessero approfondire il pensiero cattolico (soprattutto se sono TG ex cattolici "catturati" a suo tempo grazie alla loro ignoranza della fede e delle sue preziosità) approfondissero leggendole su qualche testo teologico di nostra produzione e non solo filtrate e banalizzate dalla presentazione che ne fa loro il loro CD.
Ma veniamo al punto di differenza più grave del discorso e alla sua inaudita manipolazione testuale operata dal CD: quella relativa alla presenza reale di Gesù sotto quegli "emblemi" che noi riteniamo simboli efficaci della grazia divina perché in essi ritieniamo che Gesù si renda presente realmente con il suo santo Corpo e Sangue, così che possiamo adorarne la Persona Divina, come si fa in modo solenne in questa festa del Corpus Domini e in modo serenamente familiare ogni Domenica a Messa.

Vangelo Mc 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Iniziamo con alcune osservazioni spicciole.
"Frutto della vite". Domanda: se i TG dicono di rifarsi con scrupolo alla Bibbia come mai per la loro "Commemorazione della morte di Cristo" adoperano il vino e non il succo della vite? E' il caso che vadano ad imparare dalla Chiesa di Dio Universale che, più fondamentalisticamente di loro, per la celebrazione adopera succo d'uva e non vino? [1]
"Lo berrò di nuovo nel Regno di Dio". Ma davvero Cristo, angeli e Unti, che, a detta del geovismo, hanno tutti un "corpo spirituale" berranno vino nel Regno di Dio? e con il vino tutto ciò che comporta un banchetto? E il dopo banchetto?... Allora in cosa si differenzierebbe il Regno dei cieli dalla materialità della terra? Lassù ci sarà forse un "cielo paradisiaco" più eccellente e migliore della "terra paradisiaca"? E come potrebbe esserlo se non vi sarà il rapporto unitivo sessuale [2] che sulla terra forma il top di tutte le gioie possibili?

E veniamo al testo chiave che a noi (cattolici ed ortodossi) fa dire che la celebrazione Eucaristica è stata istituita da Gesù stesso nell'ultima Cena, e che in essa Egli si rende presente realmente nella sua totalità di Persona proprietaria di un corpo umano, sangue, anima e divinità.
Anzitutto sembra legittimo sospettare che la visuale esclusivamente simbolica il geovismo l'abbia ereditata dal protestantesimo più che averla ricavata dalla Bibbia (si noti bene: nonostante che esso si discosti di molto dalla dottrina protestante in vari punti). La Bibbia – osservazione che ripeteremo finché ce ne sarà bisogno! – se fosse lei davvero a darci il senso delle sue parole scritte, direbbe ad ogni intelligenza di questo mondo le stessissime cose. Se dunque, posto che le parole scritte restino quelle che sono, abbiamo intelligenze che nel racconto dell'ultima cena ci vedono espresso un significato simbolico e altre che ci vedono un significato realistico, la diversità delle sentenze non può essere attribuita alla Bibbia ma solo alle intelligenze che la leggono e che la "interpretano" (cioè la capiscono) in senso diverso.
Ora all'attivo del senso realistico ritenuto dal cattolicesimo e dall'ortodossia ci sono i seguenti fattori:
1) Una promessa di istituzione fatta da Gesù durante un celebre discorso tenuto a Cafarnao (cf Giovanni 6,35-69); che fu intesa in modo realistico dai giudei; non rettificata ma confermata da Gesù, nonostante essi si allontanassero scandalizzati, alla conferma che sarebbe stato proprio così; e l'invito di Gesù, fatto agli Apostoli, con le parole "volete andarvene anche voi?" che li costringeva a prendere posizione; infine la sua tacita approvazione all'atto di fede di Pietro "Signore da Chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!" Il che voleva dire. "Noi ci fidiamo. Tu sai quello che dici. Staremo a vedere un po' come farai.";
2) Una realizzazione durante l'ultima Cena. Attestata in modo univoco da ben quattro testimonianze bibliche (cf i tre Sinottici e la Prima ai Corinti) ove Gesù dice sempre "Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue". Ma contro una tale convergenza di testi il CD ha preferito scontrarsi brutalmente andando a modificare la traduzione del verbo essere (greco estìn) per indurre il significato simbolico. Infatti nella NM tutti i "questo è" diventano "questo significa" (traduzione ufficiale della New World: "means", significa);
3) Una conferma della interpretazione realistica (che ha doppio valore perché è sia testo sacro, essendo Lettera di San Paolo, sia testimonianza storica della iniziale Tradizione Apostolica, cioè testimonianza di come erano state interpretate e venivano celebrate le parole di Gesù) nella Prima ai Corinzi, ove San Paolo ammonisce che chi mangia e beve indegnamente si rende reo del Corpo e Sangue del Signore, mangiando e bevendo non la propria salvezza ma la propria condanna. (cf 1 Conrinti 10,16 e 11,27-29).[3]
4) Oltre la Bibbia abbiamo le corali e convergenti interpretazioni della Chiesa primitiva. E infine la conferma data dai grandi miracoli eucaristici (Bolsena e Lanciano, tanto per citarne due).

A petto di tanta solidità che ha convinto milioni di intelligenze in tutti i secoli (compreso Lutero prima della sua ribellione!) il CD non ha altro da opporre che la sua interpretazione simbolica, appesa al tenue filo che il verbo essere può essere usato anche nella accezione di "significare". Il che è vero. Ma si può rispondere che anche oggi, se prendiamo delle parole "polisemantiche", cioè che hanno vari significati, come "filetto" o "anima", sarebbe buffo scegliere il significato a piacere o a caso dal vocabolario per rendere il vero senso in cui un autore le usa nel suo scritto. Sarà quindi il contesto ad illuminarci per non cadere nel ridicolo che parlando di filetto in un contesto di sartoria non si intenda il senso che filetto ha in contesto di macelleria; e parlando di anima del sambuco non si pensi alla cavità della canna del fucile che anch'essa si chiama anima.
Insomma è il contesto, immediato, remoto, e successivo, in cui la Bibbia parla di quel corpo e di quel sangue, ad illuminare il senso realistico della presenza di Gesù in quel pane e vino che gli Apostoli avrebbero transostanziato, ripetendo il gesto di Cristo e usando le sue stesse parole, per tutti i discepoli che in futuro si sarebbero nutriti di Gesù, giacché solo a loro Gesù ha dato tale potere dicendo "fate questo in memoria di me".[4]
E comunque il grave è che il CD, nella nota che è nella NM con riferimenti, riguardo allo estìn, ammette che letteralmente va tradotto "è", e però in questo punto il geovismo lo interpreta "nel senso di significare, valere, rappresentare.
La domanda: ma visto che il CD vanta tanto che la sua è una traduzione letterale, perché qui non ha rispettato la regola generale? Chi gli proibiva di mettere "è" nel testo sacro e la spiegazione di "significare" in nota? Perché ha fatto l'inverso?
Perfino presso i fratelli protestanti - categoria al di sopra id ogni sospetto dal momento che anche essi stanno per il simbolismo! – abbiamo trovato il rimprovero che questo non è il modo di procedere. Il testo va rispettato per quello che dice e non manipolato. Con questo modo di procedere nessun punto della Bibbia è più sicuro, soprattutto per chi, culturalmente indifeso, non può rifarsi al testo originale.

E questo ci pare sufficiente. Anche se ci riserviamo di aggiungere in avvenire a questo POST altre considerazioni e citazioni autorevoli di esegeti. Per esempio tornando sul discorso di Cafarnao ove Gesù dice che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue "rimane in me e io in lui" (cf Giovanni 6, 56) unione mistica, profonda, vitale, come quella tra la Vite e i tralci, non è vero? E che la NM ritocca e rende riduttivamente con "unito a me e io unito a lui". E questa sarebbe trasparenza, rispetto, vera comprensione del messaggio di Gesù?
_________________________
1] Piccolo utile esempio di come la Bibbia, letta senza la Chiesa, può dare origine a convinzioni diverse e a rendere essenziale ciò che è marginale e a perdere l'essenziale fissandosi sul marginale. Ad es. la suddetta "Chiesa" ritiene essenziale alla celebrazione sia l'uso del succo d'uva anziché vino sia il premettervi obbligatoriamente la lavanda dei piedi!
2] Si ricorderà che, secondo il geovismo, gli angeli ribelli (chissà perché tutti con "orientamento sessuale" al maschile) si dovettero "materializzare" in corpi umani e trasferirsi sulla terra per avere "rapporti sessuali con belle donne". Quindi come "spiriti" non erano sessuati? E se lo erano a che servirebbe loro tale caratteristica?
3] C'è da chiedersi allora quanta sarà mai la responsabilità di chi si è permesso di falsificare il testo sacro privando i fedeli dell'arricchimento spirituale che si ha comunicandosi al Corpo di Cristo che è stato scelto da Dio come mezzo di "deificazione" dell'uomo, giacché con la sua assunzione avviene il contrario di ciò che avviene con il cibo naturale che noi trasformiamo in noi stessi. Nella Comunione al Corpo di Cristo è Lui che ci traforma in sé, facendoci crescere in santità fino alla sua statura (cf Efesini 4,13).
4] Nella fede cattolica rientra anche la convinzione che il sacerdote ha solo una funzione strumentale nelle mani di Cristo. E' lui l'unico Sacerdote che delega i suoi ministri chiedendo loro in prestito la voce e le membra. E' Cristo che consacra e trasforma il pane e il vino in corpo e sangue. Ecco perché il sacerdote non dice "questo è il corpo di cristo" ma "questo è il mio corpo". Teologicamente si dice che il prete consacra e assolve agendo "in persona Christi".
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Citocromo » dom giu 10, 2012 9:47 am

E comunque il grave è che il CD, nella nota che è nella NM con riferimenti, riguardo allo estìn, ammette che letteralmente va tradotto "è", e però in questo punto il geovismo lo interpreta "nel senso di significare, valere, rappresentare.
La domanda: ma visto che il CD vanta tanto che la sua è una traduzione letterale, perché qui non ha rispettato la regola generale? Chi gli proibiva di mettere "è" nel testo sacro e la spiegazione di "significare" in nota? Perché ha fatto l'inverso?

Anch'io mi sono posto queste domande. Come hai detto tu, nella Rbi8 in Mt 26,26 vi è una nota: «Lett. "è". Gr. estin, nel senso di significare, valere, rappresentare. Vedi nt. a 12:7; nt. a 1Co 10:4, "significava"».
La WT traduce ἐστιν [non ha l’accento perché è un’enclitica] con "significa", specificando nella nota che ἐστιν è usato nel senso di "significare". Ciò non è corretto, poiché il contesto non permette la sola ed unica interpretazione metaforica dell'affermazione di Gesù. Infatti, è una affermazione che permette due letture, quella realista e quella metaforica. Inoltre, tradurre ἐστιν con "significa" non è corretto, poiché nella lingua greca vi è un termine preciso per indicare il verbo "significo" e questo termine è σεμαίνω. Se ci fosse stato σεμαίνω, questo verbo avrebbe escluso la lettura realista che fanno i cattolici e gli ortodossi. Il verbo greco ἐστιν permette entrambe le letture; infatti, i protestanti traducono come la CEI, ma interpretano in modo metaforico. Quindi, la WT traduce ἐστιν con "significa" anche se non è strettamente necessario, dato che il verbo "è" italiano conserva la stessa ambivalenza del suo corrispettivo greco, ἐστιν appunto. In sostanza voglio dire che il CD avrebbe potuto continuare ad interpretare il passo in maniera metaforica anche traducendo "questo è il…". E qui bisognerebbe aggiungere che "è" non è la "traduzione" di ἐστιν, ma è lo stesso verbo indoeuropeo (radice *es), il quale in italiano è "essere", in greco ἐστιν, in latino "est", in francese "est", in tedesco "ist" (lingue che fanno parte di quella famiglia di derivazione indoeuropea). In conclusione, tradurre "questo è" vuol dire, secondo me, mantenere lo stesso verbo (dovrebbe essere traduzione letterale, no?) e mantenere entrambe le interpretazioni del passo. Sulla base di questo, perché non lasciare "è" come mostra la nota in calce? Tradurre "significa", forzando un'interpretazione univoca, non è scorretto? Questo versetto della TNM può considerarsi "traduzione letterale"? O piuttosto traduzione libera?
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar giu 19, 2012 4:58 pm

Domenica 17 Giugno 2012 - XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)



Prima Lettura Ez 17,22-24
Così dice il Signore Dio:
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.

Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.

Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».

La prima Lettura si ricollega al Vangelo ribadendo le stesse idee di fede: il Signore vuole il riconoscimento della sua opera da parte edll'uomo. E' lui che fa crescere; lui che dalla insignificanza di un seme, di un ramoscello, sa trarre un albero maestoso. E lo fa gradatamente, anche quando di quest'opera gli preme la più rapida attuazione e sviluppo perché si chiama "Regno di Dio". E chiunque pensa di essere qualcosa di importante in quest'opera sarà ridotto al silenzio, abbandonato al suo destino, e disseccherà. Penso che queste siano convinzioni condivisibili e comuni tra cattolici e TG in quanto persone religiose che credono nella Bibbia. Il che, a mio avviso, dimostra che, volendo, una porta aperta al dialogo ci sarebbe. E, per quanto mi riguarda, dico che non desidererei altro che potermi confrontare sempre serenamente così con i TG - come con il mio (ahimé troppo silenzioso) amico Giovanni - lasciando poi allo Spirito Santo l'opera di persuasione di quali siano, nei casi di dissenso, le vedute più giuste.


Seconda Lettura 2Cor 5,6-10
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

Ed ecco un punto chiarissimo ove le vedute tra noi e i TG sono molto differenti, nonostante che le traduzioni bibliche siano quasi uguali.

"Siamo in esilio..." ecc....A noi queste parole di San Paolo paiono trasparentissime. Esse ci dicono che l'uomo è una persona che ha da Dio in dotazione una natura umana nella quale vive, pensa e opera (sinteticamente significata dalla parola "corpo"*). E che un giorno il Signore ci farà lasciare questo "corpo" (con la morte fisica) per essere con Lui nel mondo soprannaturale ove vive Lui, gli Angeli e i Santi. Detta in altra maniera qui si parla chiaramente di anima e di corpo. Poi si dice anche che questa situazione attuale è come quella di un esiliato, e che perciò è preferibile quella del dopo morte, quando si starà con il Signore, in patria ("la nostra patria è nei cieli" dirà in un altro passo). Insomma siamo lontani anni luce dalla concezione geovista secondo cui, alla morte dell'uomo non resta più nulla. Del resto basterebbe pensare alla promessa fatta da Gesù al buon ladrone "Oggi tu sarai con me" per confermare quanto qui dice Paolo: l'io umano lascia il corpo (in attesa della risurrezione) e continua a vivere in un misterioro mondo soprannaturale (altrove si dirà se ci vivrà in una situazione favorevole-beata, come quella di Paolo "con il Signore" o sfavorevole-dannata, in una situazione di "via da me!" (Matteo 26,41).

"Sia abitando... ci sforziamo..." Qui si ribadisce la diversità tra l'abitare nel corpo (vivere) e l'andare in esilio da esso (morire) come situazioni in cui l'essere umano si può trovare persistendo l'esistenza del proprio io personale. Confermato ancora da Paolo nel versetto che dirà "sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore" (Romani 14,8). Però in questo accenno vorrei coglierci anche l'atteggiamento generoso e di buona volontà che mi manifestò il mio primo "proclamatore" quando, ormai convinto che non aveva avanti un assatanato, e costretto dai suoi capi a congedarsi da me, mi salutò mesto dicendo: "Vediamo comunque di fare in modo che nostro Signore sia più conosciuto e amato dalla gente".

"Delle opere compiute quando era nel corpo". La NM ci facilita le cose dicendo "fatte mediante il corpo" come a significare che il corpo è lo strumento con cui l'anima si relaziona nella dimensione terrena spazio-temporale. Secondo noi questo versetto ci significa anche molto chiaramente, non solo la distinzione tra l'io (anima-spirito, soggetto agente, responsabile) e il suo "corpo", ma anche che il "quando", di cui si parla, è il tempo attuale, e non il fantasioso millennio del dopo Armaghedon. Questo di oggi è il tempo con cui l'uomo merita o demerita la ricompensa che un domani gli sarà assegnata per le opere compiute quando viveva con il suo corpo, sulla terra.*
E questo è un punto da approfondire per la presenza di due deformazioni dottrinali geoviste di grande gravità. La prima, asserente che con la morte fisica l'uomo viene assolto da ogni peccato passato; la seconda, che perciò ogni merito o demerito in relazione al premio eterno è demandato al comportamento che l'uomo avrà nel millennio del dopo Armaghedon. E' una posizione molto singolare e merita di essere documentata:
«Contrariamente all'opinione comune, egli [Cristo - ndr] non giudicherà le persone in base ai loro peccati passati, molti dei quali commessi forse per ignoranza. la Bibbia spiega che alla morte l'individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato". (Romani 6:7) Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio [il millennio - ndr], non a quello che hanno fatto prima di morire.» (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 175)
In questo brano va notato il tentativo di : 1) minimizzare la gravità dei peccati (accenno alla "ignoranza"); 2) deformare il senso del verbo (da "liberare" ad "assolvere"; 3) deformare il concetto di morte, che nel brano paolino è simbolica-spirituale perché parla del battesimo, a morte biologico-fisica; 4) alterare il testo originale con l'aggiunta del possessivo "suo" che fa deviare il discorso paolino dal peccato originale, di cui sta parlando e che propriamente è dei progenitori, al peccato personale, attuale, del soggetto che muore.
La dietrologia mi sembra molto evidente. Il CD si è premurato di rassicurare quei TG catturati dal cattolicesimo i quali, nel momento supremo della morte, potrebbero avere la nostalgia di una confessione sacramentale per rimettersi a posto con Dio. Questa dottrina geovista vuol essere una sorta di surrogato di essa, una specie di assoluzione generale automatica in articulo mortis.
_________________________________________________________
* Un esegeta ci spiegherebbe che nella mentalità ebraica l'antropologia non distingueva precisamente le componenti del composto umano come "anima e corpo" come si farà con più precisione in seguito, utilizzando i termini mutuati dalla filosofia greca. I termini "corpo" (gr. sòma) come anche "carne" (gr. sarx) non indicavano solo la materialità biologica dell'uomo ma la sua terrestrità (cf "carne e sangue non possono ereditare..." (1Corinti 15,50); e anche le "opere della carne" elencate da Paolo, in cui sono compresi anche vizi e passioni squisitamente spirituali (Galati 5,19).)


Vangelo Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Anche riguardo a questa metafora del regno di Dio, simboleggiato dal granello di senape, il geovismo stupisce. Al CD non è sembrato congruo – ovviamente! – che la propria piccola Congregazione* fosse rappresentata da tale gigantesco albero. Così si è ingegnato di "spiegare", insistendo sul fatto che Gesù ha anche detto ai discepoli che erano un "piccolo gregge", che l'avventura del seme di senape. con la sua maestosità, rappresentava lo sviluppo diabolico della cristianità. Ma Gesù aveva detto o no che l'albero rappresentava il Regno di Dio? Anche l'accenno al "riparo" che esso offre agli uccelli (i peccatori) non conferma che si tratta di una realtà buona? Di fronte a tali stravolgimenti di senso, c'è motivo o no di ricavarne la fortissima capacità di persuasione del CD nei confronti dei suoi fiduciosi fedeli, anche contro ogni logica?

"di tutte le piante dell'orto". Qui abbiamo una autentica "ciliegina" da cogliere per utilizzarla quando si parla dello "altre" aggiunto dalla NM in Colossesi 15-20. In questo punto, come si vede, la CEI di cui ci serviamo (che è la nuovissima versione del 2008), dice "più grande di tutte le piante dell'orto"; la CEI del 1974 diceva "più grande di tutti gli ortaggi" (che è lo stesso). E siamo in perfetta sintonia con il testo originale che dice "pànton tòn lachànon". Invece la NM del 1967 dice "più grande di tutti gli altri vegetali", aggiungendovi la precisazione, del tutto superflua, data dall'aggettivo "altri"; e la NMrif del 1987 conferma questa versione dicendo "più grande di tutti gli altri ortaggi". Fatto interessante: l'aggiunta di "altri" risale nientemeno che alla KIT del 1969, ove troviamo, nella traduzione ad interlinea, "of all the vegetables" ma nella colonninna in "inglese moderno" a fianco "than all other vegetables". Che valore ha questa piccola differenza?
Si ricorderà, come in Colossesi 1, 15-20 (a proposito di Gesù che la WT vuol far passaree come una delle "cose create") l'aggiunta di "other", insistita per ben cinque volte, viene messa nella NM tra parentesi quadre, per significare non solo che nell'originale non c'è, ma che non esiste neanche in modo sottinteso. Infatti, quando l'aggettivo altre/o/i è concettualmente sottinteso, come in questo passo degli ortaggi, la NM si permette di inserirlo come aggiunta al testo sacro con tranquillità, sapendo che nessuno avrebbe da ridire. Ed infatti in questo caso non abbiamo nulla da ridire, mentre in Colossesi sì, perché in quel contesto induce un senso deformato del Verbo di Dio che non fa parte delle "cose create" perché Paolo sottolinea essere "generato prima di tutte le cose" (CEI). E là, in Colossesi, la stessa preoccupazione della WT di porre l'aggettivo "altre" tra parentesi quadre denota la malafede della pseudo giustificazione che Ragioniamo ha tentato di propinare circa la presunta legittimità di quella aggiunta (cf Ragioniamo p. 406) Aggiunta che è sì tra parentesi quadre nella NM, ma le perde regolarmente, diventando parola di Dio, quando il passo di Colossesi viene citato.
____________________________
* Sì, davvero "piccola". Più piccola anche di altri MRA concorrenti come gli Avventisti del 7 Giorno o i Mormoni che da decenni sono numericamente almeno il doppio dei TG. E direi anche più "piccola", come dinamismo e capacità di diffusione, del minutissimo movimento Are Krshna che si è diffuso molto velocemente in tutto il mondo ma partendo da un uomo che aveva solo 40 rupìe in tasca e non una catena di negozi di stoffe come la ebbe Russell ereditandola dal padre!


AVVERTENZA
Mi riservo di tornare a breve con una appendice sul binomio anima-corpo dell'uomo.
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar giu 19, 2012 5:10 pm

MI CORREGGO - DATO IL PERDURARE DIFETTOSO DELLA CONNESSIONE, LENTISSIMA E INTERMITTENTE, CHE PERCIO' HO DECISO DI CAMBIARE, PUO' ACCADERE UNA INVOLONTARIA SOSPENSIONE DEI COMMENTI, CHE QUINDI APPARIRANNO IN DIFFERITA.

SI VEDE CHE LADDOVE NOI SIAMO DISPOSTI A NON ANDARE IN VACANZA, E' IL SERVER A COSTRINGERCENE.
SEMMAI PROVERO' A NOTTE INOLTRATA, CHISSA'...
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun lug 09, 2012 11:23 am

Domenica 24 Giugno 2012 - XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) - NATIVITA' DI S. GIOVANNI BATTISTA


Prima Lettura Is 49,1-6
Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all'ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua farètra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
- poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza -
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d'Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all'estremità della terra
».

Le due prime sottolineature, di questa lettura, mi offrono l'occasione per ricordare che, secondo noi cattolici, Dio ci conosce non solo dal momento che siamo concepiti ma prima ancora di esso, giacché Egli sa tutto e da sempre; quindi ci aveva presenti singolarmente da prima di ogni creazione. Invece, per il geovismo, Geova non sa tutto e da sempre sull'essere umano. Il problema, tipicamente protestante perché relativo alla predestinazione, fa dire al geovismo che, prima di crearci, Dio non ci conosce, e solo osservando la nostra dotazione genetica e cromosomica (quindi sin dal seno di nostra madre e non prima) egli può, se vuole, studiarla, prevedere in base ad essa il nostro carattere e comportamento futuro. Si tratta di una "onniscienza" a discrezione* e condizionata dalla presenza di segni-fenomeni premonitori.
Le ultime sottolineature invece mi fanno pensare alla cecità ebraica di ritenersi l'unico popolo di Yahweh, nonostante che accenni espliciti dei profeti, come questo, gli dichiarassero chiaramente che il Signore era il Signore e il Salvatore dei popoli di tutta la terra. E' un po' come l'atteggiamento del figlio primogenito che si crede unico e speciale davanti all'arrivo degli altri fratelli. O forse, per tornare strettamente al nostro confronto con il geovismo, è un po' come la cecità della teologia geovista che non vede tutti gli uomini come carissimi figli agli occhi di Geova. Come è noto, alcuni sono "figli" adottivi (i 144.000 Unti) altri sono futuri "nipoti" (i TG Altre Pecore) e altri, i non TG e cioè la quasi totalità dell'umanità attuale, sono carne da macello giacché per loro Geova è una "virile persona di guerra" che sta predisponendo una esagerata potenza di fuoco per il prossimo Armaghedon.
__________________________
* «Geova era in grado di leggere il programma genetico dei gemelli che dovevano nascere [Esaù e Giacobbe – ndr]. Può averne tenuto conto nel prevedere le caratteristiche che ciascuno dei due ragazzi avrebbe sviluppato e nel predire l'esito.» (Ragioniamo p. 102)
«Chi possiede una radio può ascoltare le notizie da varie parti del mondo. Ma il fatto che possa sintonizzarsi su una certa stazione non vuol dire che lo faccia. Deve prima accendere la radio e poi scegliere la stazione. In maniera simile, Geova ha la capacità di preconoscere gli avvenimenti, ma la Bibbia mostra che Dio usa questa capacità in modo selettivo e discrezionale, con il dovuto riguardo per il libero arbitrio di cui ha dotato la sua creazione umana.» (ibid. p. 101)



Seconda Lettura At 13,22-26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».

Ecco un punto di grande importanza dottrinale che mostra chiaramente come i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri. Lo dico da cattolico, e cioè nella certezza che Dio sapesse per filo e per segno l'orribile duplice peccato di adulterio e omicidio che Davide avrebbe fatto un giorno. Davide era, nonostante questo, l'uomo giusto secondo gli intenti di Dio per fare da re, profeta e sacerdote. L'accostamento con la scelta di Pietro da parte di Gesù è d'obbligo. Anche lui pover'uomo, impastato di debolezza, ma generoso, sincero, schietto, capace di ravvedersi, e così uomo secondo il cuore di Cristo per farne il suo vicario in terra e su cui poggiare la sua Chiesa. Non va dimenticato infatti che Gesù è Dio, e Dio non ci ripensa quando fa una scelta. Oltretutto questa realtà dimostra alla grande che la potenza di Cristo si rende evidente nella debolezza umana (cf 2Corinti 12,9). E' da notare che Pietro è stato riconfermato in carica nonostante la certissima previsione del tradimento. Perciò secondo Dio la funzione del Papa è indipendente dalla statura morale di coloro che lo Spirito Santo elegge a tale ufficio. L'unico limite (ben previsto dalla teologia) è qualora il Papa insegnasse o comandasse cose contrarie alla fede e alla morale. Fuori di questo, se il suo comportamento è in contraddizione con ciò che insegna, si deve credere che ciò non lo delegittima dalla sua validità giurisdizionale. Insomma Dio sapeva e ha voluto una Chiesa santa come istituzione ma semper reformanda quanto al personale chiamato a gestirla; laicato compreso eh? (cf Vaticano II, Lumen gentium n. 8)

Una differenza importante è l'accenno al battesimo di Giovanni che, con aggiunta fra parentesi quadre, la NM interpreta come simbolico. Dice infatti: «il battesimo [in simbolo] di pentimento» (NM). Non siamo d'accordo. Non era certo il battesimo sacramentale, istituito da Cristo, che prende la sua efficacia dalla grazia donata da Cristo. Ma non era neanche esclusivamente simbolico. Riteniamo che Dio, a chi si sottoponesse a quel rito, poteva donare la grazia-giustificazione in base al profondo pentimento dei propri peccati. Funzionava praticamente come i nostri "sacramentali" che danno la grazia non ex opere operato (basandosi sulla potenza del Cristo) ma solo ex opere operantis (secondo le disposizioni interiori dei soggetti). I sacramentali quindi funzionano solo in chi è capace di intendere e volere, mentre i sacramenti funzionano anche nell'incoscienza di un bambino o di un malato in coma; è sufficiente che chi li riceve non ponga ostacolo interiore ("non ponentibus obicem" dice una nota in calce nel libro usato a Roma per l'esame attitudinale dei parroci). Ed è ovviamente la presenza di questo "ostacolo interiore" che... fa tornare dalla Messa con la stessa faccia con cui ci si è andati...


Vangelo Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Fortificarsi "nello spirito", o nell'anima, per noi sottolinea che oltre l'aspetto biologico nell'uomo c'è la componente spirituale e che perciò è creare confusione impastare il tutto chiamando "anima" l'uomo comprendendovi il suo corpo, invece di distinguere – come fa la Bibbia! – lo spirito-anima dal corpo. Anche quello si sarà irrobustito a dovere in Giovanni, grazie alla vita austera che conduceva, ma qui la Bibbia non parla del corpo. Dicendo "spirito" (gr. pnèuma), tradotto dalla KIT con spirit, essa vuole significare esattamente una dimensione diversa dal corpo. Quella che è la sede dell'intelligenza, della volontà, del carattere, quella che è strettamente di competenza della scuola civile e della formazione cristiana.
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Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun lug 09, 2012 3:13 pm

Domenica 1 Luglio 2012 - XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Prima Lettura Sap 1,13-15; 2,23-24
Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c'è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura
.
Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

Sappiamo che nel geovismo il libro, per noi biblico, della Sapienza è considerato "apocrifo" (piccola confusione perché per noi è "deuterocanonico", il che significa semplicemente che fu riconosciuto ispirato, e perciò da annettere a pieno diritto nel Canone biblico, in un secondo momento ). E il motivo principe per cui nutrono questa convinzione non consiste, a mio avviso, dal fatto che esso era scritto in greco e perciò non faceva parte del Canone Palestinese. Questo sarebbe un dettaglio pregiudiziale aprioristico. Per quale ragione Dio non potrebbe aver ispirato anche ebrei che non vivevano in palestina ma nella diaspora ove si parlava greco e dove si è formato il Canone Alessandrino della LXX che comprende altri 7 libri ritenuti ispirati? Non ha forse ispirato gli scrittori neotestamentari – tutti ebrei! – a scrivere in greco? Né pare convincente l'appello al contenuto dei libri. Infatti il libro della Sapienza, quando parla di colpevolezza dell'uomo pagano per non essere risalito dalle creature al Creatore, onorandolo come di dovere, sembra riportato di sana pianta nella lettera ai Romani di Paolo.
La verità è assai più semplice. Il geovismo è un ramo (impazzito) del protestantesimo e perciò la sua Bibbia è quella protestante, cioè decurtata dei famosi 7 libri deuterocanonici dal tempo di Lutero in poi. Però i TG riflessivi potrebbero chiedersi come mai questi 7 libri non facevano alcun problema, quanto a contenuto, a Lutero stesso prima della sua ribellione contro Roma? E sia i TG riflessivi che i nostri fratelli cattolici dovrebbero ripensare spesso al fattore determinante che ha fatto stabilire, nel cattolicesimo, il Canone Alessandrino nella Bibbia cattolica, a preferenza di quello Palestinese più corto. Radicalmente parlando il criterio non è stato altro che la rispondenza del contenuto di quei libri con la fede che la Chiesa predicava da ben quattro secoli. Fuori di questo criterio, chi volesse essere in disaccordo con la Chiesa cattolica dovrebbe trovarne uno o altri alternativi. Il che si può fare, come dimostrano gli erculei sforzi del CD dei TG. Il problema però, ancora non risolto, è quello di farli trovare convincenti a livello universale.
Esso indica basilarmente profezie e continuità di discorso spirituale come criteri di ispirazione. Ma si dà il caso che, se si dovesse ritenere valido il criterio delle profezie, la Bibbia sarebbe troppo grossa perché contiene anche libri non profetici; e se dovesse valere l'altro criterio, sarebbe troppo piccola perché ci si dovrebbero infilare anche vari altri libri di grandissima utilità spirituale presenti nella produzione letterario-ascetica del mondo.

Altro punto interessante della lettura è quello sottolineato, ove si dice che Dio fece l'uomo "a immagine della propria natura". Noi naturalmente ci vediamo indicato il fattore spirituale in tale accenno e non già quello corporeo. L'uomo è immagine di Dio perché pensa, vuole, è libero, autonomo e questo lo rende padrone-signore del creato (in subordine al Creatore) e addirittura "concreatore" in certo modo dal momento che ha il compito di "custodire il giardino... assoggettare la terra...generare altri figli di Dio" ecc. E tale fattore spirituale lo rende partecipe (per dono si capisce) della immortalità divina. In effetti, laddove Dio crea un essere autocosciente, sarebbe non congruente che lo trattasse come il resto del creato, lasciando cioè che finisca nel nulla. Tantopiù se gli affida, come è stato, un compito preciso di progresso. A che scopo? Così la Chiesa insegnerà che tutto il creato ha lo scopo di essere in funzione dell'uomo, mentre l'uomo non può mai essere in funzione di nulla che sia creato, giacché egli è il fine per cui tutte le altre cose create esistono. E qui è la radice ultima della grande dignità umana.
Ma il lettore non introdotto in geovismo deve essere informato anche che il pensiero geovista in questo caso sarebbe doppiamente imbarazzato a recepire questo pensiero del libro della Sapienza. Anzitutto lo rifiuta perché ritiene che sia un libro apocrifo. Poi lo rifiuta perché più avanti esso parla chiaramente di sopravvivenza dell'uomo alla sua morte fisica; cioè sostiene ciò che viene definita da sempre l'immortalità dell'anima. E lo fa perfino indicando in tale immortalità la somiglianza con la natura divina (cioè con Dio che "è Spirito", come dirà Gesù alla Samaritana). Nel geovismo - ahimé! - la natura divina non è individuata nella spiritualità ma nell'avere un "corpo spirituale" che sarebbe di tipo angelico. Di tale "natura" sarebbero dotati Geova, gli angeli, e gli Unti. Sapienza contraddice, perché qui dice che anche l'uomo avrebbe tale natura. Sì, l'avrebbero anche tutti i TG Altre Pecore! Una cosa inaccettabile per la casta di Brooklyn...


Seconda Lettura 2Cor 8,7.9.13-15
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

Quella "grazia del Signore nostro Gesù Cristo" che nella NM, qui come sempre, diventa "immeritata benignità", ci offre occasione per ricordare il motivo di questa strana resa traduttiva del vocabolo originale chàris da parte del geovismo. Attenzione! Qui non si intende parlare delle grazie come favori, occasioni di bene, impulsi di luce e forza ecc., quali sono le nostre grazie occasionali, che Dio dona anche a peccatori. Si parla di grazia santificante, quella dal battesimo ci rende figli adottivi di Dio, ci rende "compartecipi della divina natura", cioè la vita stabile di Dio che ci ha inseriti come tralci nella Vite/Gesù. Parliamo di una realtà ontologica, di un dono soprannaturale di Dio che inerisce nell'anima in maniera non sostanziale (infatti può essere persa e recuperata e la sua presenza non ci rende naturalmente più uomini o la sua assenza meno uomini). Ebbene il geovismo non crede all'esistenza di tale dono, neanche nei 144.000 che non sono affatti santificati dalla scelta di Dio ma solo "dichiarati giusti" e la compartecipazione alla vita divina, loro donata quando sono assunti in cielo, consiste non nella compartecipazione alla vita intima di Dio ma solo al possedere un "corpo spirituale" come ce l'hanno gli angeli.
In conclusione la chàris biblica, che ha tanto incantato l'angelo Gabriele quando si trovò davanti alla Madonna "piena di grazia" (gr. kecharitomène), per il geovismo non è altro che "immeritata benignità" cioè non entità-vitanuova-configurazione a Cristo presente nell'uomo che perciò richiama uno sguardo benigno del Padre (benignità reale anche se non meritata perché la nuova vita è stata ottenuta in dono da Gesù) ma solo atteggiamento unilaterale da parte di Dio verso l'uomo peccatore. La cosa è talmente importante nel geovismo che esso sfida la contraddizione, come quando parla di immeritata benignità anche nei confronti di Gesù (cf Giovanni 1,14) dimenticando esprezzamente che il Padre ha detto più di una volta di trovare nel Figlio le sue compiacenze.

Passiamo ora all'invito, fatto da Paolo alle comunità cristiane di Corinto, di essere generosi economicamente nei confronti dei fratelli nel bisogno. Qui emerge la grande differenza tra il geovismo e il resto della "cristianità" che, anche se è considerata apostata e assatanata dal CD di Brooklyn, di fatto apre il cuore laddove il TG è invitato a chiuderlo. Noi infatti per "prossimo" intendiamo non solo i fratelli nelal fede ma qualunque essere umano nel bisogno; mentre il geovismo addita come prossimo appunto solo "coloro che hanno comunanza con noi nella fede". Ecco perché nel geovismo non esistono opere umanitarie o una Caritas stabile. Ci sono solo tracce di un aiutare occasionale, sorattutto nei grandi disastri naturali, ove la WT si preoccupa di organizzare gli aiuti da offrire ai TG disastrati, e, solo qualora avanzassero, di distribuirli anche ad altre persone.
E' tutta una questione di interpretazione, giacché la Bibbia nei relativi passi non è truccata. E' solo la mente della Dirigenza geovista che la legge a creare la conseguente convinzione nei propri fedeli. Ma – e questo è da rimarcare – con la differenza che noi comunque siamo liberi di muoverci, mentre qualche TG che ha avuto il cuore di collaborare con Le Misericordie (un'istituzione cattolica) è stato sanzionato dai suoi capi.
E questo senza dire della orripilante convinzione che Geova stesso si irriterebbe se la WT sviluppasse una sua caritas stabile! Egli infatti – è ciò che si insegna! – avrebbe collegato la profezia della fine del mondo ad un deterioramento progressivo dei rapporti umani, e perciò chiunque si adoperasse per sanare qualsiasi punto malfunzionante, aggiustando quindi qualcosa di questo povero mondo in disfacimento, toglierebbe validità alla profezia di Geova; gli toglierebbe, rimandandola nel tempo, quella "imminenza della fine", tanto reclamizzata e tanto stimolante per sbracciarsi a predicare e tanto seducente-terrorizzante per catturare al movimento nuovi proseliti.


Vangelo Mc 5,21-43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

E' un brano, questo del Vangelo, da contemplare, non da commentare.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
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