"E venne un uomo..." Anno 2011-2012 Ciclo liturgico "B"

Moderatore: berescitte

"E venne un uomo..." Anno 2011-2012 Ciclo liturgico "B"

Messaggioda Sandro » ven dic 09, 2011 10:05 am

Sarà un caso ma si chiama proprio Giovanni, è dell'alt'Italia, ed è un Testimone di Geova, ma a modo suo. Anzi no, mi correggo, è a modo di come il CD dei TG dice che devono essere i suoi fedeli: cioè "bereani". Chi sa di geovese capirà al volo. Per i non pratici dirò che il CD con tale qualificazione intende alludere agli antichi abitanti di Berea, gente positiva, "di mente nobile", di mente aperta, sagace, pignola, occhiuta, perché – spiega – si accertavano di ogni cosa. (cf Atti 17,10-11 - NM)

Insomma Giovanni è così, ma, fatto interessante, è così non come vorrebbe il CD che vuole che i suoi TG siano bereani solo nel senso di controllare se le citazioni bibliche che lui fa mettere nelle pubblicazioni della WT corrispondono con esattezza al testo della NM (sai che capolavoro di accertamento!). Non lo è neanche nel senso del caso più raro di quei TG bereani obbedientissimi a cui capiti di leggere qualcosa scritta da "quelli di fuori", e per i quali la regola suggerita è "non leggere neanche, getta via, è robaccia di Satana"!

Ohibò! Per quanto la cosa rammarichi il CD, la curiosità è quella che è, e perciò ecco che c'è anche una bereanità dei TG più intelligenti che si estende a qualsiasi voce, differente da quella di mamma WT, che capiti sotto gli occhi o arrivi alle orecchie del pio Testimone libero cittadino della nostra amata Italia. Così che un TG che si rispetti dovrà sì essere di "mente aperta" per "accertarsi di ogni cosa" (ripeto "ogni") ma essere giustamente diffidente su ciò che gli viene comunicato; dovrà accertarsi attentamente se per caso non si tratti di notizie false e sobillatrici; sai i tentacoli della "apostasia", o, in sua assenza, del "pensiero apostata" arrivano dovunque e per mille vie...

Giovanni però – Dio ce lo conservi così – ha una marcia in più anche rispetto al TG bereano dell'ultimo tipo descritto. Lui non solo è curioso, aperto, e insieme bereano, ma è anche libero. Nel senso che ha conservato una sua spina dorsale, una sua volontà indipendente (per quanto la si può mantenere senza farsi disassociare), una sua capacità critica non solo nei confronti di "quelli di fuori" ma anche nei confronti di "quelli di dentro", cioè di ciò che scrive lo stesso Corpo Direttivo dei TG.
Ma - chi non lo sa? - il CD dei TG (o Watchtower che dir si voglia) ha scritto tante e poi tante di quelle cose che qualcosa sfugge anche al più solerte TG, anche se si fosse provvisto dell'intera "bibliotechina teocratica" personale. Così è successo che Giovanni, sia parlando con me, attraverso lunghe conversazioni telefoniche, che con altri di "quelli di fuori" o leggendo certe valutazioni critiche del geovismo che circolano da tempo su vari forum e siti, si sia meravigliato di certe affermazioni fatte e scritte da Mamma WT, al punto da chiederne la conferma e la documentazione che a lui sfugge; documentazione che evidentemente gli sarebbe difficile reperire presso i suoi capi senza insospettirli.

In più – e per questo lo ritengo davvero libero, perché quando si arriva alla volontà di confrontarsi e al dialogo si è davvero liberi – egli, obbedendo ad una precisa esortazione del CD, vuole conoscere "cosa pensa il padrone di casa" così da interpellarmi personalmente e ponendomi non solo le domande che il CD suggerisce di fare (come quelle contenute nelle "Introduzioni per il ministero di campo" in Ragioniamo, tutte finalizzate ad attaccare bottone) ma anche vere e proprie domande intese a conoscere il mio parere, il modo con cui io vivo la mia spiritualità religiosa ecc... Insomma vuole conoscere anche il pensiero cattolico non solo filtrato da come lo presentano (e lo deformano artatamente) i capi del geovismo ma direttamente, appunto, dal padrone di casa che qui, come è ovvio, ha piena facoltà e tempo di precisarlo ampiamente senza le debite e inibenti e depistanti interruzioni che il TG proclamatore porrebbe in sede di incontro a voce.

Così – e siamo giunti al progetto di questo nuovo 3D – ho pensato di invitarlo a scorrere con me la Bibbia che si legge la domenica a Messa, e di dirgli i pensieri che le Letture suscitano nel mio spirito di cattolico adulto nella fede, ma anche (ohibò! e dico ohibò per il CD, non certo per Giovanni che essendo aperto ad ogni contributo intellettuale non disdegna di sentire quali sono le critiche che quelli di fuori avanzano nei confronti della dottrina geovista) un adulto, dicevo, che è anche esperto di geovismo. Uno che perciò espone sia il proprio pensiero di cattolico, sia le remore e gli interrogativi che la visuale geovista su certi punti di dottrina e interpretazioni bibliche suscita nella sua mente.

Per quanto riguarda la documentazione mi limiterò ad accennare i luoghi ove trovare i punti relativi alla critica del geovismo, siano essi opere della WT siano opere critiche di esterni, sicuro che Giovanni provvederà ad accertarsi per conto proprio se si tratta di citazioni pertinenti o truffaldine (truffaldine da parte mia, cioè mi espongo anche io ad essere debitamente "bereanizzato" da lui).
Ma in questo, dato che ci saranno cose che mi sfuggirano; e altre di cui trascurerò la documentazione e che invece potrebbero essere interessanti e richieste sia da Giovanni che da altri TG bereani come lui, ecco che sarà preziosissimo l'apporto collaborativo di tutti i lettori del forum che volessero e potessero integrare in tal senso la mia trattazione.

Informo preliminarmente Giovanni & Co. che la nostra Chiesa Cattolica ha predisposto nella sua liturgia domenicale un ciclo di letture triennale, incentrato sui Vangeli di Matteo, Marco e Luca (quello di Giovanni entra in maniera trasversale in tutti e tre gli anni). L'intento è quello di far scorrere al "popolo di Dio" la maggior parte delle Scritture più importanti della Bibbia. In più, per chi lo volese sapere, esiste un ciclo biennale (che qui trascureremo) che riguarda la liturgia della Messa dei giorni feriali.
Le Letture domenicali e festive sono tre: una è tratta dal Primo testamento (Scritture Ebraiche dicono i TG); una da vari scritti del Secondo testamento (Scritture Greche dicono i TG) e una dai Vangeli; Vangeli che poi, essendo noi cristiani il nuovo popolo di Dio che subentra storicamente all'ebraismo, sono la prima fonte del nuovo messaggio e perciò i più attentamente considerati e usati dai celebranti per imbastire la predica ( o "omelia" come si dice tecnicamente).

L'anno Liturgico è diverso da quello civile: inizia con la prima Domenica di Avvento (4 settimane prima di Natale) e termina con la trentaquattresima Domenica del tempo Ordinario, con la festa di Cristo Re dell'universo. Quest'anno 2011-2012 si segue il ciclo B delle letture che ha come base il Vangelo di Marco.

Per comodità di tutti riprodurrò qui i testi della Messa essenziali al nostro discorso, cioè le sole Letture, escludendo il resto, e sottolineerò i punti che suscitano le mie riflessioni. Se qualche TG fosse così libero da poter "toccare" i messalini in commercio potrebbe avere, volendo "bereanizzare" completamente, tutto il resto (comprese le letture dei giorni feriali). In caso contrario dovrà farsi passare da persona amica, o più bereana di lui o di fede cattolica, uno dei foglietti domenicali in uso nelle parrocchie, ove appunto tali testi sono riprodotti ogni Domenica e feste varie (ma se ne trovano anche a mazzetti in libreria e in internet, per es. nel sito della CEI http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_n ... 27/11/2011).

Ed eccoci alle solite essenziali sigle e abbreviazioni ormai in uso da tempo sul nostro forum.
NM – Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
KIT - Te Kingdom: Interlinear Translation of the Greek Scriptures (Traduzione Interlineare del Regno - testo critico geovista con due traduzioni ufficiali, di cui una ad interlinea sotto ogni riga di greco - Bibbia di riferimento nel caso di disparità di versioni)
TOR – Rivista La Torre di Guardia
SVE – Rivista Svegliatevi!
TG – Testimone/i di Geova
Canale– Canale di comunicazione (di dottrina e direttive) tra Geova e il suo popolo. Composto da Geova, Gesù, gli Angeli, gli Unti. In pratica significherà sempre il CD che dice di rappresentare la classe dei 144.000 Unti, definita anche "Schiavo fedele e discreto" o, relativamente a quelli non ancora trasferiti in cielo, "Unto rimanente" sulla terra.
CD – Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
WT – Watchtower, Società Torre di Guardia
XX Secolo - I Testimoni di Geova nel XX Secolo

LIBRI
Accertatevi - Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente
Arpa - L'arpa di Dio
Conoscenza - La conoscenza che conduce alla vita eterna
Cosa insegna - Cosa insegna realmente la Bibbia?
Creazione - Creazione
Fotodramma - Il fotodramma della creazione
Nome - Il nome divino che durerà per sempre
Organizzazione- Organizzazione per predicare il regno e fare discepoli
Potete - Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca
Ragioniamo- Ragioniamo facendo uso delle Scritture
Rivelazione - Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!
Salvezza - Salvezza
Sicurezza - Sicurezza mondiale sotto il Principe della pace
Sangue - Sangue medicina e la legge di Dio
Spirito - Lo SPIRITO SANTO la forza del nuovo ordine avvenire!
Verace - Sia Dio riconosciuto verace
Verità - La verità che conduce alla vita eterna

(NB - questa lista sarà ampliata in base alle tematiche toccate strada facendo)
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » ven dic 09, 2011 3:46 pm

Caro Giovanni, e carissimi & Co. che siete della sua stessa stoffa, Dio, o se preferite Geova, vi benedica tutti per lo spirito di autentica religiosità che onestamente suppongo in voi come l'ho percepita in lui. Mi auguro che questo colloquio, a cui voi potrete intervenire in anonimato grazie all'utilizzo di un nick-name, vi risulti utile.
Ma, capitemi bene, non intendo utile per la vostra conversione (o riconversione se foste un tempo cattolici); noi siamo convinti che il cuore degli uomini, e quindi il suo orientamento a Dio, è nelle mani dell'Altissimo, che ha sempre rivendicato la privativa circa la facoltà di "far crescere". Noi, io, voi, tutti, chiunque dica qualcosa a qualcun altro, se non lo fa con un secondo fine inconfessabile, fa – ritiene in coscienza di fare – un servizio alla verità e perciò fa un'opera di bene, essendo in retta coscienza. Quindi l'utilità che mi prefiggo è quella di un servizio alla verità e alla chiarezza. Sia in relazione al farvi conoscere meglio il "pensiero del padrone di casa" che a voi interessa. Ma di un padrone di quelli che forse raramente incrociate data l'enorme ignoranza religiosa, conseguenza logica dell'abbandono della pratica cristiana da parte di tanti battezzati, infettati dal materialismo e relativismo imperante. Io, come tutti sanno, sono il presidente del GRIS di Roma e perciò – è ovviamente supponibile – sono uno che quanto a cultura cattolica è abbastanza preparato, ma lo sono anche in cultura del geovismo, così da stimolarvi a valutare criticamente certe prese di posizione dei vostri dirigenti.*
Insomma avremo, seguendo uno schema che parte da riflessioni personali, basate sui testi biblici liturgici della domenica, la possibilità di vedere le nostre dottrine e spiritualità reciproche a confronto, e di dialogare criticamente su di esse, dietro l'abbrivio che io darò con il mio canovaccio di riflessioni. Io faccio la mia opera di critica al geovismo, e voi fate pure la vostra al cattolicesimo se volete; gli uni e gli altri intrecceremo con questo anche l'opera di difesa delle proprie posizioni.
Alla intelligenza dei lettori e alla loro libertà competerà il giudizio su chi ha ragione e chi torto.
Quindi andiamo senz'altro ad iniziare, in spirito di cordiale fraternità, con la...
____________________________________________
* E, per venirvi incontro, se questa parola vi sembrasse dispregiativa userò, su vostra richiesta, per par condicio il termine "cattolicismo" per la mia fede, oppure ne troverò una sostitutiva.


Domenica 27 Novembre 2011 – PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – Anno B

Prima Lettura Is 63,16-17.19; 64,2-7
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia
;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

L'accenno riguardante l'impurità, il sentirsi peccatori, è comune sia nel protestantesimo (di cui il geovismo è una ramificazione) sia in qualsiasi confessione cristiana. Ma per noi c'è una diversità essenziale: mentre, avvenuto il battesimo, che per noi è un sacramento in cui agisce la potenza santificante di Cristo, l'essere umano, fatto figlio adottivo di Dio e membro del Corpo di Cristo, o tralcio della Vite, diventa rigenerato, rinato a vita nuova (cf. Romani cap. 6) e perciò puro e "santo" quanto a santità morale (quella effettiva delle virtù esercitate eroicamente se la dovrà sudare quattro camicie per tutta la vita!). Gli resta però la tendenza a peccare; tendenza che (ahimé!) di fatto la fa da padrona perché, come dice la Bibbia, anche il giusto pecca più volte al giorno. E' in questo senso che noi cattolici ci sentiamo sinceramente peccatori, nonostante che di regola non riempiamo la cronaca nera dei giornali; e se questo avviene non avviene perché gli interessati sono solo cattolici anagrafici o nominali, cioè non agiscono da cattolici ma perché dimenticano e hanno accantonato il cattolicesimo in quei frangenti.
Insomma noi, insieme al sentirci peccatori, siamo anche consapevoli di essere templi ambulanti di Dio (cf 1Corinti 3,16 ss.) e perciò fieri, sereni e felici dell'amicizia col Signore che ci scalda il cuore e ci dà fiducia che, fatte le somme, non siamo tutto da buttare perché Gli siamo comunque utili per il Suo progetto di salvezza.

L'accenno, ripetuto nella lettura isaiana, al fatto che Dio è "nostro Padre" deriva proprio da questa consapevolezza della filiazione adottiva donataci in Cristo e dalla unione alla vita della Vite (la chiamiamo "grazia santificante") che ci sforziamo di mantenere costantemente. So che purtroppo per il geovismo questa paternità divina è riservata ai soli 144.000 Unti, ed è rivendicata da loro al punto da far passare Geova per "nonno" della "altre pecore", (cf Verace p. 159) ma mi auguro che questo sia un punto di dottrina che prima o poi cambierà. Nella Bibbia è scritto chiaramente che Dio ci ha reso tutti figli nel figlio e che questa elevazione è in potere di chiunque crede, (cf Giovanni 1,12) anche se deve essere amministrata nelle forme previste dalla Chiesa a cui Dio ha affidato le "chiavi"; chiavi che non sono come nel geovismo tre opportunità di predicazione date a Pietro(sic!), ma sono il simbolo del potere di amministrare i tesori della grazia divina (che comprende il culto,i sacramenti, la preghiera, il perdono ecc...).

L'immagine dello squarciare i cieli e del discendere di Dio la trovo molto potente. Ma, ovviamente, per noi è simbolica, perché Dio non è come il Geova dei TG che è collocato lassù (in un "Reame dei cieli", un posto non bene iidentificabile per ora ma comunque sempre un "luogo" che lo circoscrive) e noi quaggiù. Secondo noi si tratta sempre di linguaggio metaforico e antropomorfico. Dio non ha alcun bisogno di discendere per vedere la nostra misera condizione e per porvi rimedio. E il rimedio lo attua sia tramite il suo Spirito santo che (si notino le maiuscole) è la Persona divina preposta alla nostra santificazione, e non una forza impersonale totipotente spedita da Geova ove vuole. Lo Spirito porta sempre con sé, indissolubilmente unite anche le Persone divine di Dio Padre e di Dio Figlio. Esse differenziano le loro azioni solo all'interno della Trinità, ma nella creazione agiscono in comunione simultanea. Sono cose su cui torneremo....


Seconda Lettura 1Cor 1,3-9
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Noto l'insistenza di Paolo su Gesù Cristo qualificato come "Signore nostro" e ricordo che i nostri esegeti hanno rimarcato che nel Secondo Testamento l'assegnazione della qualifica di "Signore" a Gesù ha la stessa valenza di quella che la Bibbia dei LXX assegna a Dio Padre con la parola "Kyrios", ovvero gli si riconosce la dignità divina a pieno titolo.
Di questo Gesù-Dio-con-noi di cui ora godiamo in mistero il dono della grazia, che ci dona la compartecipazione alla natura divina (cf 2Pietro 1,4) noi aspettiamo in un futuro (tutt'altro che prossimo) la manifestazione. la chiamiamo seconda manifestazione, dopo la prima avvenuta a Betlemme, perché avverrà con Cristo giudice alla fine del mondo. E a questo riguardo mi viene da pensare quanto sia arrampicata sugli specchi la dottrina geovista che parla della seconda venuta di Gesù (che poi non è Gesù ma Michele arcangelo feldmaresciallo di Geova, vero?) intendendola come "presenza", cioè come un qualcosa non percepibile che sarebbe già avvenuta dopo il 1914 quando si sarebbe inaugurato in cielo il regno di Dio con la cacciata di Satana e quindi Gesù, dopo aver risuscitato gli antichi Unti nel 1918, si sarebbe reso presente tra l'Unto Rimanente per purificarlo e dargli il necessario sprint per gli "ultimi tempi". Non trovo affatto convincente il cosiddetto "segno composito" che solo indirettamente avrebbe fatto capire all' "occhio dell'intendimento" del privilegiato Unto Rimanente che in quell'epoca sarebbe avvenuto tutto questo.
Anzi dirò che, considerata la faticosissima impresa che ha dovuto affrontare per secoli il Vangelo per entrare a "divinizzare" l'umanità nelle legislazioni, sia nazionali che internazionali, così da creare la parità tra uomo e donna, l'abolizione della schiavitù, la promozione della dignità e dei diritti dell'uomo e del fanciullo eccc... a livello planetario (nonostante vi sia ancora, anzi proprio perché c'è ancora molta strada da fare) dirò che, data l'attuale situazione mondiale, mi sembra una prova evidente che, quanto a diffusione del Vangelo, siamo appena agli inizi. Il che fa pensare a una "fine dell'attuale sistema di cose" lontanissima e non prossima. E questo lo dico per il cattolicesimo e la cristianità che con il mloro miliardo e passa di fedeli hanno davvero invaso e permeato come lievito tutto ilmondo. Figurarsi dunque quanto sia lontano il Geovismo dall'aver permeato tutta la "pasta" da lievitare, se pensa di essere l'unica vera Chiesa di Cristo ma conta appena 7.508.050 proclamatori (dato del 2010)!
Quanto alla presenza di Gesù, quella sì che ci credo, ma, come ho detto, non ha nulla a che vedere con la fantastica visuale proposta dalla WT. Per noi Cristo è davvero presente nella sua Chiesa, e non solo con la sua parola e le istituzioni di salvezza da essa suscitate, ma perfino con il suo stesso corpo in forma sacramentale. Ed è una presenza dolce e severa che ci impegna tutti (anche qui quanta diversità tra noi e il disimpegno sociale dei TG vero?) a collaborare con il Signore affinché il suo Regno si dilati nella società, a partire dalla conversione dei cuori "impuri" o ancora "pagani" e "carenti quanto a testimonianza cristiana" e a riversarsi sulle strutture sociali perché la smettano di essere "strutture di peccato".


Vangelo Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Bello e condivisibile - anzi condividendo! - questo monito a vegliare ininterrottamente ripetuto quattro volte in così pochi versi. I TG fanno di più dicendo con il titolo di una loro rivista "Svegliatevi!" giacché si rivolgono anche a quelli che non solo sono distratti come molti ma dormono del tutto! Meno condivisibile è ovviamente la pretesa che si debba vegliare perché la fine sarebbe alle porte. No, come ho detto sopra, la fine è assai lontana. ma quella del mondo, non la nostra! Quindi il monito, l'avvertimento, ha e avrà per tutti il sacrosanto senso di urgenza e di serietà, perché nessuno sa l'ora... della propria ora di incontrare il Signore.
Assolutamente non condivisibile – ma di questo ormai molti TG ne sono ormai convinti – la pretesa di indicare date, sia esatte che approssimative, per la fine del mondo, come ha fatto fino al 2000 il vostro CD. Ma ora pare che abbia imparato la lezione che non è profittevole collezionare insuccessi e smentite una dopo l'altra.
Attenzione però! Questa rinuncia del CD a provare ancora ad individuare se non il giorno e l'ora (mai fatto) almeno l'anno e il mese (questo sì che è stato fatto!) della fine, logica vuole, che non faccia dimenticare o rendere trascurabile il giudizio di incompetenza a capire le Scritture che, grazie a quelle previsioni fasulle, grava e graverà sempre sulla WT, perché si è macchiata di falsa profezia. E i TG sanno benissimo qual'è il giudizio divino relativo ai falsi profeti (cf Deuteronomio 19,20-22).
Essi sanno anche – e dovrebbero tenerlo presente per tirarne le debite conseguenze – che se devono credere allo schema del funzionamento del "Canale", esposto a p.16-17 del ibro Rivelazione, il CD - che nello schema si colloca al livello di Paolo, prima del popolo che riceve luce e direttive - definito anche "la parte terrena del Canale" è l'unico responsabile ad aver trasmesso date false in rapporto alla fine. Quindi ha proclamato per certa luce falsa non trasmessa da Geova, a meno che non si voglia incolpare l'Altissimo o Gesù o gli angeli di aver falsificato il limpido fluire della verità!...
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » sab dic 10, 2011 10:14 am

Domenica 4 Dicembre 2011– SECONDA DOMENICA DI AVVENTO – Anno B

Prima Lettura Is 40,1-5.9-11
«Consolate, consolate il mio popolo
- dice il vostro Dio -.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.

Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene
con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri
».

Se non sbaglio la Lettura ci ricorda di spianare "la strada per il nostro Dio" e poi ci dà l'immagine dolce di Dio (dico di Dio perché dice "Ecco il vostro Dio, Ecco il Signore che viene") come un accorto e tenero pastore. Ma non è al vivo l'immagine di cui Gesù si è appropriato? Non si è qualificato come il "Buon pastore?" così buono da dare la vita per le pecore? e così tenero da essere paragonato ad un Agnello? Che bella questa immagine del Signore Gesù e di Dio come pastore delle nostre vite. Se c'è nella nostra chiesa un canto che ha vuto più elaborazioni musicali in assoluto è proprio quello che, mutuando il titolo dal salmo, si titola "Signore sei tu il mio Pastore". Ma focalizziamo lo sguardo sul Pastore Gesù che il geovismo propone sì come Figlio di Dio Padre ma non uguale a Lui in dignità divina.
Ebbene a me risulta che Gesù, nella sua consapevolezza di essere Figlio di Dio, cosa che in senso lato potrebbe applicarsi ad ogni angelo e perfino ad ogni creatura umana, si è sentito e proposto Figlio a titolo tutto speciale (cf. la sua precisazione del dire "il Padre mio" e "il Padre vostro", mai detta nella forma "Padre nostro"). Gesù si è tante volte, con tutta fiducia, e senza tema di fare appropriazione indebita o millantato credito, appaiato al Padre fino a prenderne il posto (cf. tutto quello che il Padre ha è mio... affinché onorino il Figlio come onorano il Padre... io lo risusciterò nell'ultimo giorno... abbiate fiducia in Dio e abbiate fiducia in me... io e il Padre siamo una cosa sola... io sono la risurrezione e la vita... chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me... prima che Abramo fosse IO SONO ecc.). Ebbene, accanto a queste affermazioni forti io credo che noi dobbiamo far tesoro anche di queste altre indicazioni bibliche allusive - come quella del pastore applicata dalla Bibbia a Dio e fatta propria da Gesù - che mostrano come, da un punto di vista di successione storica, all'inizio, alle intelligenze umane (sia ver via razionale che soprannaturale) si sia rivelata in YHWH la sola persona del Padre, quindi in Gesù quella del Figlio, e dopo di Lui quella dello Spirito Santo. Tutti e tre come l'unico Dio che agisce nella storia, dalla creazione alla fine del mondo.
Anche lo "spianare la strada a Dio" ci ricollega alla pari divinità del Padre e del Figlio, infatti l'invito di Isaia formerà la sostanza del monito che farà in seguito Giovanni Battista; lui che, parlando di Dio Redentore e dicendo di spianare la via al Signore che veniva - e si trattava della citazione di Isaia che parlava di Dio - intendeva parlare di Gesù, perché è lui appunto il Redentore e il Signore che è venuto a salvarci ed è di Gesù che il Battista era il precursore "indegno di sciogliergli il legaccio dei sandali". Ed è ancora lui, Gesù Messia (altro legame) che Isaia raffigurò come "Dio potente, Principe della pace" e "Emanuele" che vuol dire, il Dio-con-noi.

Quello avere "con sé il premio" è inteso in modo molto differente da noi e dai TG. Per tutti consiste nella redenzione dal peccato, e qui ci siamo; ma poi, in sostanza, per loro il premio si concretizza nella terra paradisiaca, mentre per noi nel regno dei cieli, o Paradiso, altrimenti significato dallo "entra nel gaudio del tuo Signore" dato dal Padrone come premio al "servo buono e fedele". Quindi il premio che Gesù porterà con sé (ancora e sempre, a Natale come in ogni istante dell'anno si cresca nello "essere in lui") è Gesù stesso. Lui è il nostro paradiso, essendo appunto Dio in persona, e risolvendosi alla fine la comunione con lui con l'entrare nella comunione trinitaria che è lo scopo, il fine per cui Dio ci ha creati e si è rivelato all'umanità, il massimo di pienezza di essere e di beatitudine che l'uomo possa desiderare (cf. il Vaticano II, nella Dei Verbum n. 2 "Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con sé".) E' molto triste che nel geovismo il Reame dei Cieli sia ridotto a una sorta di attività governativa e sia riservato a 144.000 Unti i quali poi non sono nanche nel senso proprio della parola "santi" ma sono soltanto "dichiarati giusti" per elezione divina e perciò ammessi a quel priviliegio senza alcun merito. Ed è anche più triste che il CD abbia mortificato nei suoi fedeli TG l'aspirazione al possesso dell'Infinito per farli contentare del... giocarello di una terra paradisiaca; un bene che, paragonato alla vita di adesso è certamente preferibile, ma paragonato al possesso dello stesso "gaudio del tuo Signore" vale meno che niente. Forse i TG farebbero bene a chiedersi come mai, nonostante tutti gli sforzi (anche nelle illustrazioni) che la WT profonde per far desiderare alle sue "altre pecore" la terra paradisiaca, di fatto i TG più "buoni" tra i buoni, gli Unti, sono destinati al Cielo: non sarà per caso che è un premio migliore?


Seconda Lettura 2Pt 3,8-14
Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi,
consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta
.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

Io so che questa lettura viene adoperata nel geovismo per calmare le ire e le delusioni di chi si è aspettato, su annunci ripetuti con tanta sicumera e sempre smentiti, l'avvento "prossimo" del Regno di Geova. La WT cerca appunto di ricordare che un giorno, secondo la tabella di marcia di Geova, può significare che direrà la bellezza di mille anni! Ebbene sarà umoristico ma quando rileggo questo versetto mi torna sempre in mente ciò che dissi al TG che mi aveva in cura e mi spingeva ad aderire al Geovismo nel giro di pochi giorni. Gli dissi: "Ti prometto che lo farò non tra qualche giorno, ma solo tra un giorno: prima che termini il giorno di domani..."

Riguardo a tutte quelle espressioni che indicano grandioso sconquasso e capovolgimento dell'attuale situazione, i TG devono sapere che, secondo i nostri esegeti, qui Pietro, come anche fece Gesù nella profezia della fine del mondo (peraltro mescolata a quella della fine di Gerusalemme), adopera quello che al suo tempo era conosciuto come linguaggio apocalittico. Cioè si tratta di un genere letterario usato dai profeti che ha dell'immaginifico e che non va preso assolutamente alla lettera. Si pensi a quelle situazioni paradossali del bimbo che gioca con tigri e leoni, che mette la mano nel covo dei serpenti e non viene morso, del lupo che pascola insieme al capretto ecc... Immagini, ahimé, depistanti dal vero, quando vengono usate nelle pubblicazioni geoviste per ammaliare facendo credere che raprpesentano situazioni realistiche.
Capisco che servono a consolare milioni di persone escluse dal Reame dei Cieli, nel quale i posti sarebbero già tutti assegnati, ma è difficile convincere me circa tale realismo, e ciò per varie ragioni.
1) La prima è perché so che la terra paradisiaca il Geovismo l'ha scoperta solo dopo mezzo secolo di predicazione (se è la Bibbia a comunicare le verità, se è Geova a trasmetterle con il suo Canale, in quei 50 anni perché mai la WT non ha parlato di terra paradisiaca? perché ha fatto violenza ai TG che non si sentivano Unti per il Reame dei Cieli a sentirvisi? E, viceversa, a chi si sentiva Unto a dover rinunciare dicendogli che non c'erano più posti e lui si sbagliava e doveva sentirsi "altra pecora"?
2) La seconda è che ho più fiducia nella esegesi elaborata dalla "cristianità" e che ha convinto miliardi di persone sia defunte che viventi; mi pare assai ragionevole, se non altro perché nelle descrizioni apocalittiche ve ne sono alcune assolutamente impossibili (per es. in Apocalisse è profetizzato che le stelle cadranno sulla terra. Chissà come faranno date le loro dimensioni e la loro capacità di vaporizzare la terra prima ancora di toccarla!).
3) La terza è che lo stesso Geovismo, che prende alla lettera le immagini suddette della terra paradisiaca, nel caso di questa lettura è costretto a ripiegare su una interpretazione simbolica. Infatti gli interessa troppo che la terra non finisca arrosto, come dice chiaramente il testo sacro, perché secondo l'intendimento del CD ciò contrasta con la promessa del Primo Testamento ove si dice che essa "durerà per sempre". E così, invece di interpretare diversamente quel "per sempre" antico, componendolo con quanto dice il recente Pietro – obbedendo alla regola della progressività della rivelazione - il CD fa opera di scelta (che in greco si dice àiresis, da cui viene la parola eresia). Riduce a simbolismo la distruzione della terra dicendo che i nuovi cieli vanno intesi come "cieli governativi", ovvero un nuovo governo celeste, e la nuova terra come la nuova umanità composta di soli Testimoni di Geova (che già da ora amano definirsi il "Nuovo Mondo"), così che la distruzione riguarda (al solito!) solo i cattivi. Ma la Bibbia va armonizzata senza preferire solo le parti che piacciono o solo quelle che si capiscono.
4) Potrei aggiungere anche una quarta ragione: quella della fiducia nell'astrofisica (astrofisica che insieme alla fisica atomica viene accolta e lodata dal Geovismo!) che, scientificamente, assicura che l'evoluzione della stella sole comporterà certamente, anche se in un lontanissimo futuro l'incenerimento del pianeta terra.


Vangelo Mc 1,1-8
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri
»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Come ho già notato, le vie del Signore che Isaia diceva di appianare, alludendo a YHWH, per Giovanni battista sono le vie del Signore Gesù. Così che il "Redentore" di cui parla Isaia, ancora riferendo tale qualifica a Dio, è ugualmente Gesù che anche tale accenno ci segnala come Dio incarnato, il Verbo fatto carne (ma lo dirà chiaro Giovanni evangelista che incontreremo tra non molto).
Cavallette e miele selvatico!... Non voglio fare un discorso assolutista, perché mi rendo conto che qui si va incontro a psicologie di antropologie culturali differenti. Anche tra noi in Occidente comincia ad apparire qualche intellettuale etologo rivoluzionario che tranquillamente propone una dieta a base di insetti, anellidi e cose del genere. Io sono ancora all'antica ma rispettoso delle opinioni (solo di quelle rispettabili, si capisce), quindi non mi pronuncio ma mantengo la mia posizione di rifiuto. Però devo dire che mi ha meravigliato molto l'aver letto, non in un recente ma in un antico libro geovista, dove tra l'altro si presentava Golia come un gigante "totalitario", che la dieta di Giovanni Battista era prelibata perché le cavallette "avevano il sapore dei gamberetti". (sic!) Evidentemente a Brooklyn dev'esserci stato qualche persona che le ha assaggiate; forse anche – perché no? – uno degli Unti rimanenti?

Ma veniamo al punto clou di questa Lettura. Esso sta nella assicurazione di Giovanni dichiarante che il battesimo nuovo, che Cristo istituirà, sarà del tutto diverso nella sostanza da quello che amministrava lui. Il suo era un battesimo di penitenza, un simbolo di purificazione, realizzato tramite la metafora dell'acqua che lava. Quello di Gesù sarà in "Spirito Santo" (Matteo aggiunge "e fuoco" indicando un qualcosa diametralmente opposto all'acqua). Ebbene il rilievo critico, in questo caso è di notevole gravità perché fa capire come il CD deforma l'interpretazione di un testo chiarissimo anche rimandando alla precisa citazione biblica. Il testo è proprio quello di Matteo 3:11, e viene citato così a pag. 40 di Potete :«Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l'acqua non è una persona, così lo spirito santo non è una persona. (Matteo 3:11)»
Come si vede, il CD vuole creare un parallelismo tra il battesimo di Gesù e quello di Giovanni, al fine di convalidare la propria dottrina che ritiene lo "spirito santo" non persona divina ma solo una "cosa" e precisamente "la forza attiva di Dio". Ma lo fa deformando ciò che dice il testo sacro. Giovanni infatti non disse affatto che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Non ha indicato una equivalenza di senso e di valore tra il suo battesimo e quello di Gesù. Giovanni ha indicato al contrario una contrapposizione-differenza tra il suo battesimo e quello di Gesù. E lo ha fatto non creando una equivalenza del tipo "come... così", sostenuita da Potete, ma usando la particella avversativa "ma". E il bello (che è da intendere il triste in rapporto alla verità biblica sottratta e deformata) è che il "ma" avversativo è presente in tutti i passi paralleli ove si riporta tale evento. Lo si veda nella stessa NM in Marco 1,8; Matteo 3,11; Luca 3,16; Atti 1,5 e 11,16; in Giovanni 1,33 non c'è il "ma" però si percepisce chiaramente che lo spirito è contrapposto all'acqua.
Ecco che quindi l'interpretazione distorta del CD serve ad avallare la dottrina geovista circa il senso puramente simbolico del battesimo che il Geovismo fa nelle sue piscine durante i congressi. Ma noi cattolici ci terremo stretti alla verità biblica asserente che il battesimo di Gesù non è solo simbolico: ci dona la grazia, fa inabitare in noi lo Spirito Santo, ci lava dal peccato originale, ci fa figli adottivi di Dio ed eredi del Paradiso (o Regno dei cieli) a patto ovviamente che non si dismetta mai, peccando gravemente, la "veste nuziale" o "grazia" che ci ha resi "nuova creatura", figli nel Figlio, davanti agli occhi ammirati e benevolenti del Padre.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar dic 13, 2011 12:52 pm

Giovedi 8 Dicembre 2011– FESTA DI MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO ORIGINALE
(festa perché è il primo evento storico che segna l'inizio della Redenzione operata da Dio)


Prima Lettura Gen 3,9-15.20
[Dopo che l'uomo ebbe mangiato del frutto dell'albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».
L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Che la donna abbia tentato di scaricare tutta la colpa sul serpente è una manovra comprensibile. Lui (Satana) era più intelligente e astuto di lei ed è stato il primo a progettare la ribellione a Dio e il danno alla coppia. Ma che Adamo per primo abbia tentato di scaricare il barile tutto sulle spalle di Eva, e sotto sotto rimproverando anche il Creatore che gliela aveva donata, è di un egoismo che fa venire il voltastomaco. Questo è ciò che primariamente mi fa venire in mente il racconto del peccato originale. Oltre naturalmente alla enormità di gravità che doveva avere, per il fatto che Adamo doveva essere così perfetto e padrone di sé, così che questa posizione gli dava una responsabilità abissale. Il suo fu certamente un peccato di orgoglio che aveva come fine il desiderio di acquistare l'indipendenza da Dio (una tentazione che gli uomini di ogni tempo hanno!).
Dice un raccontino umoristico ma non privo di verità, che l'uomo da bambino pensa "papà è bravissimo perché sa tutto", da adolescente ne vede i limiti e pensa "papà non sa tutto", da giovane cerca l'autonomia e sentenzia "papà non capisce niente", e quando il padre non c'è più e lui si trova nei guai pensa "magari avessi ancora papà!".
Ebbene pare proprio che Adamo nei confronti di Dio abbia vissuto, da adulto, la fase che ogni uomo vive all'epoca della giovinezza, quando gli nasce il desiderio di far da sé e di sganciarsi dalla mano paterna che sente come oppressiva e limitatrice della sua libertà. Ma è un problema con cui tutti abbiamo a che fare in ogni momento della vita quando la tentazione ci tira verso la trasgressione della legge morale. A me questa consapevolezza mi rende umile perché penso che è probabile che nei panni di Adamo io avrei fatto la stessa frittata che ha fatto lui. E quindi, in fin dei conti, siamo più fortunati noi perché Dio ci ha fatto nascere in un momento in cui, dopo la redenzione operata da Cristo, abbiamo a disposizione tanti aiuti soprannaturali e la possibilità di riprenderci alla grande dalle cadute. No, non possiamo proprio invidiare il primo uomo, neanche per il fatto che era padrone del mondo, ma non aveva a disposizione tutta la tecnologia che a noi rende molto confortevole la vita e l'habitat terreno, e la scienza e la cultura che lo rendono molto interessante e fruibile.
Ma, fatta questa parentesi sulla mia spiritualità, passiamo a qualche considerazione circa certe affermazioni strane del Geovismo sulla vicenda di Eden. Abbiamo anzitutto quel chiamare Adamo e cercarlo e chiedergli "Dove sei?" da parte di Dio, che nel geovismo vengono intesi alla lettera quando sono chiaramente antropomorfici. Ma poi si dice anche che il serpente (manovrato da Satana) ha parlato davvero con Eva, giocando a fare il ventriloquo, e che Eva ci ha dialogato convinta di avere a che fare con un essere intelligente. Io penso che, se fosse stato così, allora Eva era messa proprio male e non poteva essere condannata perché era incapace di intendere e di volere. Se invece era davvero intelligente e superintelligente, come si presuppone, allora doveva sapere che gli animali (fossero pure astutissimi nel loro istinto) non possono parlare perché non hanno nulla da dire non avendo intelligenza. E perciò doveva dedurre subito che se avveniva davvero un dialogo di quella bestia con lei questo era dovuto certamente a qualche fenomeno non naturale e certamente ostile al Creatore giacché la induceva a ribellarsi ai suoi ordini.
Poi penso anche che è una sfasatura logica quella di ritenere che la tentazione consistesse nel poter decidere ciò che è bene e ciò che è male arbitrariamente e qualificare tale facoltà come la facoltà di Dio di cui volevano appropriarsi. Penso che non quadra, perché Dio non è affatto libero di stabilire ciò che è bene e male. Il bene e il male sono stabiliti dalla natura delle cose e non dal comando di Dio. Cioè una cosa non diventa male perché Dio così stabilisce, o perché la comanda o la proibisce; è vero il contrario Dio la proibisce perché quella cosa è male e la comanda perchè è bene. E poi che la facoltà di sapere ciò che è bene e male i progenitori già la avevano, è data dal fatto che se non l'avessero avuta non avrebbero avuto coscienza che la loro trasgressione era male, e quindi il peccato non sarebbe stato loro imputabile. Essi quindi non capirono il bene e il male dopo aver peccato, ma lo sapevano da prima che era male non credere a Dio e trasgredire la Sua proibizione.
E sorvolo pietosamente sulla boutade geovista che circolava ai tempi di Rutherford secondo cui si riteneva che il serpente, prima della condanna divina, era un lucertolone con le zampe (si pensò così perché la condanna consisté nel dover strisciare per il resto della vita). Il fondamentalismo in certi casi espone proprio al ridicolo.
Comunque vorrei spiegare al mio amico Giovanni che, se noi cattolici festeggiamo l'Immacolata, non lo facciamo perché "adoriamo" Maria (accusa ingiusta che il CD fa ai cattolici ritenendo il loro culto mariano una "Mariolatria" a pag. 269 di Accertatevi). La nostra adorazione è invece sempre e unicamente tributata a Dio, sia nel suo insieme come Trinità sia alle singole persone divine. Perciò la festa dell'Immacolata ha valore strettamente cristologico, in quanto la sua nascita immacolata è stata la prima realizzazione storica di quella che sarà poi la redenzione. Essa è stata la prima luce di santità pura apparsa nel mondo dopo il peccato adamico. Maria ha operato, nascendo senza peccato, la prima schiacciata di testa del serpente profetizzata da Dio nell'Eden e realizzata da Gesù che in questo ha associato a Sé sua madre. Di là è derivato tutto. Il secondo atto sarà il suo "sì" all'Annunciazione che ha comportato l'incarnazione del Figlio di Dio. Il terzo la nascita di Gesù etc...


Seconda Lettura Ef 1,3-6.11-12
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi
e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d'amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati - secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà -
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Secondo il Geovismo qui Paolo non parla di tutti i cristiani TG ma solo di quelli Unti. Solo loro sarebbero i figli adottivi di Dio (rispetti ai normali TG "nipoti"). E parla così perché nel primo secolo tutti i cristiani erano Unti (infatti la categoria delle "altre pecore", cioè dei TG normali è stata scoperta solo verso il 1935). E poi abbiamo tutta una trovata rocambolesca per sostenere che la dizione "prima della creazione del mondo" non deve significare la vera creazione del cosmo ma solo (udite udite!) la nascita di Caino e Abele, i quali sarebbero il mondo umano "creato" cioè generato da Adamo ed Eva (nel geovismo creare viene indebitamente ritenuto sinonimo di generare. Il che aiuta a sostenere che il Figlio di Dio sarebbe una creatura!).
Questa stranezza di concetto di "mondo" la si è escogitata nel tentativo - non riuscito! - di far... quadrare un cerchio che si presentava così: se per creazione del mondo si dovesse intendere davvero la creazione del mondo fisico, allora avremmo che Geova sapeva già della futura colpa dei progenitori perché ha pensato alla adozione degli Unti - che sono il rimedio per il peccato adamico – prima ancora che Adamo ed Eva peccassero. Ma questa preconoscenza farebbe di Geova un correo del loro peccato perché (e questo è un pensiero protestante) preconoscere nel geovismo equivale a predeterminare, a far di tutto positivamente, come causa efficiente, affinché gli eventi futuri vadano necessariamente verso gli effetti previsti. Insomma Adamo ed Eva, nel caso di preconoscenza del loro peccato da parte di Dio, non sarebbero stati realmente "liberi" ma erano programmati perché peccassero. Ed in più, per sostenere tale non conoscenza da parte del Creatore definito stranamente onnisciente, il Geovismo è costretto anche ad inventarsi una onniscienza non "onni" (prefisso latino che significa "tutto") ma a discrezione. Si dice cioè che Geova "non ha voluto sapere" cosa avrebbero fatto le sue creature, non ha voluto indagare il loro futuro.*
Eppure che Dio, in forza della sua natura onnisciente, abbia davanti agli occhi (necessariamente e non facoltativamente!) tutto lo scorrere della storia futura e che in questa storia gli esseri umani agiscano con autonoma libertà sono due cose che la Bibbia sostiene chiaramente. Quindi io trovo, in queste posizioni geoviste, delle assurdità di ragione e la negazione della vera onniscienza divina che, concepita in quel modo, comporta anche la negazione della onnipotenza; basti pensare che se esiste un solo fatto storico su cui Geova non ha indagato perché non voleva conoscerlo esso resterà inaccessibile alla sua mente per sempre. Geova è concepito come immerso nello scorrere del tempo e tutto ciò che è stato, se non è stato registrato dalla sua mente, resterà perduto per sempre. Egli cioè non ha la possibilità di ripescalro, e chi si rivolgesse a Lui come a un computer che sa tutto e gli chiedesse notizie su quel fatto non riceverebbe risposta (ecco che l'onnipotenza sparisce). E ancora, se qualcuno, conoscendolo, informasse Geova di quel fatto immetterebbe nella mene di Geova una conoscenza che prima non c'era, il che basta per dire che Geova non solo non è onnisciente ma che è anche mutevole.
___________________________________
* Il geovismo a volte dà l'impressione di un micetto impelagato nel gomitolo di lana che lui stesso ha disfatto. Anche questo dire che Geova "non ha voluto indagare" il futuro di Adamo ed Eva è sbagliato. I dirigenti della WT, in coerenza con il fatto che Geova non è onnipresente e che, per indovinare il futuro, deve avere a disposizione dei segni-fatti-elementi da studiare, avrebbero potuto risparmiarsi il ricorso a Caino e Abele ribattezzati come "mondo"; sarebbe bastato che si ricordassero che, prima di creare Adamo ed Eva, egli non aveva nulla a disposizione per sapere come si sarebbero comportati. Quindi deve averli creati nella totale oscurità di ciò che avrebbero fatto. Avrebbero dunque dovuto scrivere che Geova non ha "potuto" indagare e non che non ha "voluto" perché ha... la virtù della discrezione!


Vangelo Lc 1,26-38
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Il geovismo non crede nell'immacolata concezione di Maria, eppure questa verità di fede cattolica ha nel testo bivlico qui la sua limpida radice. Il saluto dell'angelo che la definisce "piena di grazia" (kekaritomène in greco) sarebbe falso se Maria avesse avuto anche una piccola macchia di peccato, qual è quello originale. Quanto alla perpetua verginità, pure negata nel Geovismo, ne abbiamo la radice nella domanda che Maria rivolse all'angelo: "come avverrà questo?" Che ella fosse vergine lo dice chiaramente il testo (e i TG sono convinti che Gesù fu concepito verginalmente). Che significato dunque può avere la sua obiezione all'angelo? vediamo...
Certo non è sostenibile che ella chiedesse informazioni su come nascevano i bambini. Dicendo " poiché non conosco uomo", sapeva benissimo come avvenivano i concepimenti. Né poteva significare che di fatto ella non avesse ancora "conosciuto uomo" (cioè avuto rapporti sessuali) giacché era evidente che l'annuncio angelico la invitata da ora in poi ad avere tale "conoscenza": non era già fidanzata con Giuseppe? L'obiezione infine – perché di obiezione di trattava – non poteva neanche voler significare un rifiuto di obbedire al volere divino o una mancanza di fede circa l'onnipotenza di Dio a farle generare un figlio senza il concorso dell'uomo. Se così fosse stato essa sarebbe stata punita come già lo fu l'incredulo Zaccaria.
Quindi l'unico modo per spiegare il senso di quella domanda "Come avverrà questo" non può consistere se non nel fatto che nella coscienza di Maria coesisteva sia la decisione di obbedire al messo divino, sia quella di mantenere la sua verginità, ben nota all'angelo, anche in futuro. Ed era anche convinta che questo mantenimento fosse gradito a Dio, altrimenti, con la sua obbedienza e umiltà, avrebbe detto "va bene, sono stata vergine fino ad ora e vorrei esserlo anche in futuro ma visto che tu mi dai tale annuncio che mi notifica la volontà di Dio al riguardo, io obbedisco e rinuncio alla mia verginità".
In conclusione Maria chiedeva soltanto di essere edotta su come sarebbero andate le cose in ordine alla composizione sia della accettazione della maternità sia del mantenimento della verginità. Voleva sapere solo come avrebbe dovuto comportarsi di frone a queste due esigenze che sembravano eludersi a vicenda. Ed infatti la soluzione divina soddisfò ad entrambe le esigenze: la rese madre mantenendola vergine.
Ma allora, se così è stato, come si fa a sostenere che dopo aver ottenuto un così strepitoso e inaudito miracolo, Maria abbia rinunciato in seguito alla verginità? Ecco di dove deriva l'intuizione della perpetua verginità di Maria che la Chiesa ha coltivato sin dai primi secoli.
C'è una preghiera mariana, il "Sub tuum praesidium" che sisale al secondo secolo e che dice "... a periculis cunctis libera nos semper virgo gloriosa et benedicta" che è stata tradotta "da tutti i pericoli liberaci sempre, o vergine gloriosa e benedetta", ma il ritrovamento dell'originale greco ha permesso di scoprire che le parole "sempre" e "vergine" non sono due parole separate ma una sola, che quindi va letta "sempervirgo" (aèipàrtenos in greco) cioè "semprevergine", così che la preghiera va corretta in questo modo "... da tutti i pericoli liberaci, o semprevergine gloriosa e benedetta.".
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » gio dic 15, 2011 8:38 am

Domenica 11 Dicembre 2011– TERZA DOMENICA DI AVVENTO – Anno B


Prima Lettura Is 61,1-2.10-11
Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l'anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio
,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.

Questa terza Domenica di Avvento, caro Giovanni, è tradizionalmente chiamata la Domenica "Laetare" (leggi: letare) dalla prima parola del Messale, così come, per lo stesso motivo, la quarta di Quaresima si chiama "Gaudete". Sono parole che da se stesse indicano lo stato d'animo che la Chiesa vuole inculcare in chi, nelle domeniche di Avvento e in quelle di Quaresima, sta percorrendo un "tempo forte" di rinnovamento spirituale in attesa; attesa della prima venuta di Gesù e del culmine della sua redenzione a Pasqua. Si vuole cioè, in un periodo impegnativo e serio, ricordare che al fondo dell'animo cristiano deve esserci comunque la gioia perché l'evento meraviglioso della salvezza è già avvenuto e la liturgia ci invita a rammemorarlo. Sì, come nel geovismo ci sono delle parole della Scrittura che sono dette "rammemoratori", così anche noi cattolici coltiviamo la virtù, squisitamente biblica, del "ricordare" (lat. memorare) a partire dal solenne e severo "memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis" (richiama alla mente le tue ultime vicende della vita [morte, giudizio, inferno, paradiso] e non peccherai mai!). La Messa è definita il "memoriale" del mistero pasquale, e tutto l'Anno Liturgico non è che un grande rammemoratore della vicenda storica del nostro Salvatore e della Chiesa da Lui fondata.
Psicologia assicura che la debolezza endemica dell'uomo, immerso stabilmente nelle meraviglie miracolose della naturale Creazione e della soprannaturale Redenzione, è, basilarmente, data dalla distrazione. Ragion per cui la Chiesa ha strutturato la sua liturgia come un rammemoratore che ritorna ciclicamente ogni anno a... rispolverare questa realtà preziosa del Dio fattosi Emanuele (Dio con noi) che, con la sua Parola e la sua presenza sacramentale, alimenta la nostra fede e soggiace al nostro tran tran quotidiano fatto di mille e una preoccupazioni spicciole.
Se vai su wikipedia o su cathopedia alla voce "colori liturgici" troverai anche che, per significare questa gioia a cui la liturgia ci invita oggi, un tempo il colore violaceo (che di regola si usa in questi due periodi) veniva sostituito solo in questi due giorni dal rosaceo. Sai, nella nostra Chiesa tutto è simbolo rammemoratore, anche i colori dei paramenti che usa il sacerdote. Siamo in continuità con il famoso "Shemà Israel..." di biblica memoria.

Tutti questi accenni della prima Lettura, che ho sottolineato, insieme all'invito paolino ad essere lieti "sempre", ma "nel Signore" come precisa Isaia, mi costringono ad ammettere che nella nostra religione cattolica le masse hanno ancora molto da capire e a da convertirsi per mostrare all'uscita della Messa "una faccia da salvati" come voleva giustamente vederla il filosofo ateo Nietzsche. La verità purtroppo è che siamo appunto dei miseri, degli schiavi liberati per grazia , i quali, se vivessero la Messa con meno distrazione e abitudinarietà, ne uscirebbero gioiosi ed esultanti. Il Signore ci perdoni!
Ma presso di voi Testimoni, come vanno le cose? Voi, lo so bene, siete invitati dai vostri capi a "mostrare amore" e facce allegre, soprattutto se qualcuno vi fotografa per mettervi nelle pagine delle vostre riviste. Ma molti ex TG mi hanno assicurato che "vivere con lo stato d'animo che Armaghedon possa avvenire domani", per quanto sarebbe il "giorno della vostra liberazione" mette una tale strizza che di regola le facce dei TG sono piuttosto seriose. A questo concorre anche la persuasione dell'assedio: vi vedete come una categoria di gente buona e mite in mezzo a lupi feroci, non è vero? Il mondo è tutto ripieno di gentaccia... e qui si inserisce immancabilmente la citazione dei "tempi difficili" che ci sarebbero stati negli "ultimi tempi", profetizzata da Paolo in 2 Timoteo 3,1-5.
Sì, forse, nonostante tutto, noi cattolici sorridiamo un po' di più che i Testimoni di Geova, anche se molti di noi rammemorano le meraviglie che Dio ha operato e opera a nostro favore solo di Domenica. Ma, come ben sai, noi non abbiamo né la prospettiva di un Armaghedon imminente, né quella di dover "raggiungere una condizione approvata davanti a Geova", né quella di dover "riscattare il tempo perduto appresso a Babilonia La Grande", né quella di "evitare la colpa del sangue"; tutte cose che tu ben conosci e di cui parleremo nel prosieguo dei nostri incontri.


Seconda Lettura 1Ts 5,16-24
Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

"Vagliate ogni cosa"! Bellissima esortazione che forma il titolo preciso di un libro della WT: "Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente". E' proprio ciò che come membro del GRIS faccio da oltre vent'anni in relazione alle molte "cose" (= pubblicazioni) che la WT edita come sussidi per capire la Bibbia. Ma, come si capisce da questi appunti, ne trovo pochine di quelle a cui "attenersi".
Per esempio, vediamo di vagliare ciò che dice Paolo nell'ultimo versetto sottolineato. Conoscendo che, secondo il geovismo, l'uomo non ha un'anima ma nel suo insieme è un'anima, e questo insieme sarebbe composto di corpo e spirito (inteso come forza vitale alla pari di quella che hanno le bestie), mi chiedo perché mai Paolo, membro del Canale che trasmette la verità di Geova, dice che tutta la persona è fatta di "spirito, anima e corpo", cioè parla condividendo la visuale cattolica! Geovisticamente, per indicare il tutto della persona, avrebbe dovuto dire soltanto "e tutta la vostra anima". Come la mettiamo?
E peggio, come la mettiamo con la versione che di questo passo ci dà la WT? E' da leggere:
«23 L'Iddio della pace vi santifichi completamente. E lo spirito e l'anima e il corpo [composto] di voi [fratelli], sia conservato sano sotto ogni aspetto...» (NM 1967)
E' vero o no che quelle parole tra parentesi quadre, che sono parole interpretative pensate dalla WT e infilate nel testo sacro, vogliono dare a intendere che in questo punto Paolo non parla del corpo umano, ma vuole alludere al corpo sociale della comunità dei fratelli? Ma allora dove va a finire la pretesa geovista che il TG non interpretano la Bibbia ma si limitano a leggerla? Ed è vero o no che senza quelle parentesi il testo paolino fa capire che l'anima non è il tutto, ma solo una parte del tutto che è fatto anche di corpo e di spirito?
Noterò anche che la NM con riferimenti ha rinunciato alla parentesi che dice "[composto]" infatti scrive «... lo spirito e l'anima e il corpo di voi, [fratelli]...». In effetti il "fratelli" basta da solo a ribadire lo stesso concetto che si tratta del corpo sociale. Viene in mente la regola "economica" (americana?) del massimo rendimento con il minimo sforzo! Ma anche così non funziona. Infatti, anche lasciando stare il corpo, il fatto che Paolo dica "lo spirito e l'anima" è differente da ciò che insegna il geovismo per il quale lo spirito è la forza vitale che rende vivo il corpo, e l'insieme di forza vitale e corpo si chiama anima. Quindi Paolo avrebbe dovuto dire solo "e l'anima" se parlava del corpo biologico delle persone. Se invece voleva alludere solo allo stato d'animo del corpo sociale della congregazione, avrebbe dovuto scrivere "lo spirito del corpo di voi [fratelli]", saltando "e l'anima". E se voleva alludere solo alla congregazione senza voler significare il loro stato d'animo, avrebbe dovuto scrivere " e il corpo di voi [fratelli]" saltando completamente sia lo spirito che l'anima.
Non chiedo nulla di più che il riflettere su queste incongruenze e sulla trovata di spiegarne il senso aggiungendo la bellezza di due parentesi quadre nel testo rivelato. Parentesi che a noi riescono solo a farci capire che: o Paolo non sapeva cosa voleva dire; o che in effetti ha detto sulla antropologia umana qualcosa di molto diverso da ciò che insegna la WT e che stranamente coincide precisamente con il pensiero cattolico, secondo il quale l'uomo è un composto di anima e corpo, a cui, si aggiunge la grazia che è la vita dello spirito di Dio comunicataci dalla Vite e che inabita nel nostro corpo come in un tempio.
Per quanto riguarda il concetto di "corpo" usato da S. Paolo, suggerirei di dare un'occhiata ove parla delle persone come tempio di Dio (1 Corinti 3,16-17), e anche dove parla del corpo membro di Cristo e tempio di Dio che si dà all'impudicizia (1 Corinti 6, 15-20). No, non si tratta del "corpo di voi fratelli"!


Vangelo Gv 1,6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni
.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Ti sarai accorto, caro Giovanni, che questo 3D l'ho intitolato proprio prendendo a prestito le parole del primo versetto di questa Lettura, vero? Permettimi allora, nella bonomia dei nostri rapporti, di rammemorarti che, diversamente da quello che i tuoi capi pretendono che voi TG siate, né tu né gli altri TG siete portatori de "la luce" della verità cristiana, neanche se siete convinti di venire "come testimoni per dare testimonianza alla Luce". E questa mancanza di luce dipende dal fatto che non siete "mandati da Dio" ma solo dalla WT alla quale dovete fare rapportino mensile.
O meglio, perché voglio essere onesto e dato che qualcosa di vero la dite comunque, dirò che non sei/siete trasmettitori della luce piena della verità rivelata, cioè precisa e completa. Molta parte del messaggio biblico che la WT diffonde, anche se, per chi è nella miscredenza più assoluta, sembra essere "cibo eccellente a tempo opportuno", rispetto alla piena verità che Gesù ci ha trasmesso è come cibo inquinato, vino annacquato, pietanze decurtate, al punto che se ne perde la parte migliore. E' il giudizio, purtroppo severo ma che riteniamo oggettivo, che il GRIS ha maturato, e non cessa di dimostrare continuamente, in tanti anni di attento esame degli stampati editi dalla WT.
Mi rendo conto che questo giudizio è triste, e per voi doloroso, ma il servizio alla verità che intendiamo svolgere, ci obbliga ad essere chiari. Del resto voi fate altrettanto quanto a giudizi negativi verso la nostra fede. Siamo quindi in piena par condicio nella libertà di critica.
Che siano dunque i lettori a giudicare quale delle due campane suona meglio.
Io, per quanto mi riguarda, sono pronto a passare dalla vostra parte se qualche TG riesce a farmi esclamare "certamente verremo con voi poiché abbiamo capito che Dio è dalla vostra parte", come, a quanto si legge sulle vostre riviste, sembra che magicamente sanno fare i proclamatori con tanta gente da loro abbordata. Ma è una cosa che di regola succede con le persone "culturalmente indifese", come ben sai.
Intanto ti faccio notare, rammemorandoti la ricerca fatta attorno al battesimo di Giovanni in raffronto a quello di Gesù (cf. domenica scorsa), che anche nel Vangelo di Giovanni (leggilo dal v. 26 al 34), seppur non c'è materialmente il "ma" avversativo, dalle righe emerge la diversità dei due battesimi. Lo si ricava da vari accenni: Giovanni si dichiara inferiore a Gesù perché è Gesù e non lui "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo", e colui sul quale egli ha visto "scendere e rimanere lo spirito", e dalla sottolineatura che lui battezza con acqua mentre Gesù "battezza nello spirito santo".
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » gio dic 15, 2011 10:57 am

Domenica 18 Dicembre 2011 – QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – Anno B


Prima Lettura 2Sam 7,1-5.8-12.14.16
Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va' e di' al mio servo Davide: Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

Lascio a Giovanni di riflettere su quei "per sempre" promessi da Dio a Davide e di fatto rivelatisi temporanei giacché oggi non esiste né il regno di Davide né il trono della sua discendenza regale. E lo invito a considerare la possibilità che certe assicurazioni di perpetuità, come quella usata dal CD per sostenere che la terra dovrà durare "per sempre" e che su di essa l'uomo dovrà abitare "per sempre", potrebbero essere relativizzate; soprattutto in considerazione dei grossi problemi che una perennità di vita terrena comporterebbe.
Potrei anche portare la riflessione su quella che il geovismo ritiene essere la dimora di Geova, una vera e propria reggia, un "luogo in cui vivere" (cf. Potete, p. 36-37 ) che non ha senso, se si capisce bene il concetto di "Spirito". Lascio a lui, e ai TG che gli somigliano, queste riflessioni.
Preferisco invece aprire il mio animo di fronte a questo testo, mostrandogli come nella Scrittura noi cattolici coltiviamo, oltre la senso esegetico, anche un senso "anagogico" (= che conduce, per mezzo di riflessioni connesse, in alto, asceticamente); cioè un modo di interpretare la Parola di Dio da cui si ricava una utilità che nutra la fede e la virtù. Per esempio potremmo metterci nei panni di Davide e riflettere che noi siamo quelli che da Dio ricevono e non quelli che danno; che siamo fatti, costruiti da Lui e non quelli che fanno o costruiscono. E quindi non possiamo realmente donare a Dio né una casa né una reggia e neanche un tempio. Tutti quelli che abbiamo costruiti sono "per noi" e non per Lui che, come sappiamo, "abita in una luce inaccessibile", anche se sacramentalmente si rende presente nel pane e nel vino consacrati che riponiamo nel tabernacolo della Chiesa. E quindi ne deriva la consolante verità che qualsiasi cosa si faccia per Dio, siano opere che preghiere, in realtà sono soltanto cose che Dio vuole perché sa che si riversano su di noi, che ci fanno bene, ci pongono nella condizione filiale e amorosa di un bimbo nelle braccia del Padre, il quale sa da sempre quello che gli chiederemo ed è prontissimo a donarcelo (spesso ci viene incontro anche senza che lo preghiamo, proprio per recuperarci dall'esserci allontanati da Lui) ma ci dona "tutto ciò che chiederemo con fede nella preghiera" solo e sempre se vede che sarà il meglio per noi. Un "meglio" a volte sorprendente perché è quello previsto da Chi ha dei "pensieri che non sono i vostri pensieri", e quindi può consistere molte volte proprio nel non esaudire certe richieste. Questo può accadere quando chiediamo "male, mali, mala" dicevano i fratelli latini, cioè senza la giusta disposizione di spirito; o essendo cattivi e non volendo rinunciare al peccato; o chiedendo cose cattive o che per noi sarebbero dannose.


Seconda Lettura Rm 16,25-27
Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell'eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all'obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli.
Amen.

Questo testo mi permette di focalizzare che il geovismo accetta, come noi, che Gesù sia mediatore tra noi e il Padre. Dice infatti: «Le preghiere si devono rivolgere solo a Geova per mezzo di Cristo.» (XX Secolo, p. 13) E, come tutti sanno, le nostre preghiere "liturgiche", (il che significa pubbliche e ufficiali stabilite dalla Chiesa) terminano con una eulogia che le indirizza a Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo Signore nostro ("per Christum Dominum nostrum").
Quello che ci diversifica sta nel fatto che, credendo noi che anche il Figlio sia Dio in quanto non ha una propria natura divina ma convive nell'unica infinita natura divina del Padre, anche la persona del Figlio va considerata divina, essendo "consostanziale" al Padre nell'unica divinità. E perciò anche il Figlio può essere invocato, pregato, adorato, alla pari di Dio Padre. Non è quindi un caso che la gloria finale del brano, che qui è indirizzata al Padre, in vari altri testi biblici (per es. in Apocalisse) viene indirizzata pari pari anche al Figlio o ve lo comprende insieme al Padre. E' segno evidente che la Bibbia testimonia che si tratta comunque di un unico Dio con cui si ha a che fare, anche se composto di Persone distinte.

La netta esclusione del Figlio come Persona divina che può essere pregata direttamente la troviamo ribadita in continuazione nei testi geovisti. Per esempio nel famoso testo che recita:
«Quale vero e vivente Dio, Geova vuole che rivolgiamo le nostre preghiere a lui, non a qualcun altro. la preghiera fa parte della nostra adorazione e per questa ragione dovrebbe essere indirizzata solo al Creatore, Geova. (Matteo 4:10) Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare: 'Padre che sei nei cieli'. (Matteo 6:9) Gesù non insegnò loro a pregare lui stesso, né la sua madre umana Maria, né alcun'altra persona.» (Verità, p. 152)
Ebbene, come noi del GRIS abbiamo dimostrato più volte, qui il CD dei TG non dice la verità, giacché vi sono molti casi in cui la Bibbia:
1) mostra che Gesù ha invitato i discepoli a pregarlo (Gv 14,14);
2) mostra che il primo TG della storia, Stefano, ha pregato Gesù nel momento della sua morte (Atti 7,59);
3) mostra che i primi cristiani erano quelli che "invocavano il nome di Gesù" (Atti 9,14; 1 Corinti 1,2);
4) e mostra, come detto, che espressioni di preghiera di lode sono tributate al Figlio come al Padre.
Non solo, ma abbiamo anche notato la malafede del CD che nei passi suddetti di Giovanni e di Atti ha manipolato il testo biblico, sottraendo in Giovanni il pronome personale ("se mi chiederete" è diventato "se chiederete") e in Atti sostituendo il verbo "pregava" che la Bibbia attribuisce a Stefano con "faceva appello".
Sono tutti punti sui quali un TG davvero "bereano" e "di mente aperta" si farà uno scrupolo di indagare...


Vangelo Lc 1,26-38
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Come si vede è lo stesso brano già incontrato nella festa dell'Immacolata. Quindi rimando al commento che ne ho fatto allora.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » sab gen 14, 2012 12:42 pm

Domenica 25 Dicembre 2011 – NATALE DEL SIGNORE – Messa del Giorno - Anno B

Prima Lettura Is 52,7-10
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.


Seconda Lettura Eb 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Caro Giovanni. Io so che tu sei libero dalla intimidazione dei tuoi capi che ammoniscono i TG di non celebrare il Natale e perciò mi risparmio di confutare tutte le loro ragioni (che agevolmente possono essere dimostrate come pretestuose e contraddittorie) contro questa celebrazione cara a tutti i seguaci di Gesù. Se occorrerà e ve ne sarà richiesta confuterò una per una queste ragioni pretestuose, ma l'anno prossimo. Per ora andiamo avanti assaporando i bei testi biblici che la nostra liturgia ci propone.

"ultimamente, in questi giorni"
può essere letto solo come notazione cronologica; che lascerebbe perciò aperta la porta a successive rivelazioni di Dio. Ed è così che la interpretano i Mormoni per i quali la rivelazione non si è mai chiusa. Invece sia noi che il geovismo siamo d'accordo a capirla come un suggello di chiusura alla rivelazione pubblica. Cioè l'autore sacro intende dire che, ai suoi giorni, è avvenuta la rivelazione definitiva. Quello "ultimamente" lo intende come definitivamente, per il semplice motivo che Gesù non è uno dei profeti come gli altri, ma il Figlio di Dio stesso. E viene giustamente in memoria qui la parabola dei vignaioli omicidi, ai quali, il Padrone della vigna "alla fine, per ultimo, come massimo e definitivo tentativo" mandò il suo stesso figlio...
Quindi siamo tutti d'accordo nel ritenere che le Scritture da considerare ispirate e nelle quali c'è sostanzialmente tutto quello che Dio ha rivelato per la salvezza dell'uomo si sono chiuse nel tempo apostolico; o ad opera di apostoli diretti o di loro discepoli (come nel caso di Marco e Luca). E che perciò dobbiamo fare riferimento alle Scritture che terminano con l'Apocalisse per trovare "ciò che Dio vuole che noi si creda e si faccia".
Ma qui sorge subito il problema che differenzia la Chiesa cattolica dalle altre grandi chiese storiche (ortodosse e protestanti) che si sono separate da essa. Nel caso di interpretazione discordante, chi è che ha il carisma del verdetto interpretativo? In concreto, se leggiamo i punti da me sottolineati che ci presentano un identikit biblico del Figlio di Dio, noi cattolici ci vediamo il pieno posseso della divinità. Invece, come sai, il CD dei TG, che derivano dal ramo protestante, ci vede solo la dignità di un arcangelo, e precisamente dell'Arcangelo Michele.
Di qui il problema. Quale delle nostre due Dirigenze ha le credenziali per poter dire che solo la propria veduta in merito è esatta? E' un argomento che riprenderemo... Intanto ti faccio notare il cambiamento di traduzione che è avvenuto tra la NM del 1967 ove in Ebrei 1,6 si legge "lo adorino tutti gli angeli di Dio" e la revisione del 1986 che invece cambia dicendo "gli rendano omaggio tutti gli angeli di Dio". Sarà legittimo o no, di fronte a un così grave cambiamento di dottrina, interrogarsi sulla capacità e competenza interpretativa del vostro CD?
E insieme a questa va per forza una domanda che ti invido a ruminare: quando si è spento l'ultimo degli Apostoli (intorno all'anno 100) circolavano, insieme alle Scritture ispirate, tanti altri scritti che reclamavano la stessa dignità (gli apocrifi). Sai bene che il verdetto discriminante che ha individuato gli Scritti autenticamente ispirati da quelli che non lo erano è stato emesso verso l'anno 400 dal Concilio Regionale dei Vescovi cattolici riuniti a Cartagine, e che da allora sono cessati tutti i dubbi riguardo ad altri scritti che pretendevano di far parte della Bibbia. Ebbene, le domande sono queste: se il protestantesimo ha accolto dalle mani della Chiesa Cattolica la Bibbia, definitivamente codificata già da 11 secoli e mezzo, non ha riconosciuto implicitamente la di lei infallibilità nell'individuare i veri libri sacri discernendoli dai falsi? Saprai anche che in quel Concilio la Chiesa accolse il cosiddetto Canone Alessandrino (invece di quello Palestinese) che conteneva anche i famosi 7 libri del VT che poi il protestantesimo rifiutò. Come si fa a giudicare infallibile e insieme fallace una Chiesa accogliendo solo alcuni dei libri da lei codificati? Logica non vorrebbe che il dubbio si debba estendere a tutta la scelta?
E lo stesso va detto per l'interpretazione. Come si fa a non accettare l'interpretazione della Chiesa Cattolica se è sulla base di essa che sono stati individuati e selezionati i libri ispirati? Ovvero, il motivo ultimo per cui la nostra Chiesa ha accolto quei libri rifiutandone altri fu che in essi lei vedeva rispecchiata fedelmente la dottrina che lei predicava oralmente già da quattro secoli.


VANGELO Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste
.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio
:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Naturalmente non ho alcuna intenzione di farci fumare le meningi sotto Natale esaurendo la polemica che il CD ha organizzato intorno al primo versetto del Vangelo di Giovanni. Polemica (e te lo dico di straforo senza argomentarlo e rimandando l'argomentazione a sede apposita) sostenuta dalla assurda pretesa che se Giovanni voleva significare il pensiero cattolico, avrebbe dovuto violare le regole della grammatica greca!...
Mi basta per ora comunicarti che alla mia coscienza di cattolico adulto in questo incipit stupendo del Vangelo di Giovanni risuona il primo versetto della Genesi "In principio Dio..." accomunando così il Figlio al Padre "in principio il Logos/Verbo/Parola...". E di questo Figlio si dice quasi esplosivamente non che fu creato, ma che "c'era"! Della creazione si parla in seguito e si dice che essa (tutto ciò che esiste come creato, nulla escluso) derivò tutta da Lui. Tanto mi basta per assegnare al Figlio un essere che precede la creazione, con la quale è cominciato anche il tempo. Egli ha perciò lo stesso livello di divinità del Padre con cui si dice che il Verbo era in comunione sin dal principio.

"a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio".
Qui c'è poco da spiegare. La conclusione è che chiunque ha accolto Cristo come Redentore può diventare figlio (adottivo come spiegherà Paolo) di Dio. Tale possibilità non è riservata ad una categoria di 144.000 persone.

"e il Verbo si fece carne".
Come farà mai il CD dei TG a sentenziare: "nessuna incarnazione"? E a "spiegare" in farsi carne del Verbo così: 1) Geova fa sparire Michele dal Reame dei cieli (dove è finito? lo ha nullificato?); 2) prende la sua forza vitale angelica e la trasforma in forza vitale umana; 3) trasferisce tale forza vitale nell'utero di una vergine ebrea di nome Maria; 4) nasce al mondo l'uomo Cristo Gesù, esclusivamente uomo, non arcangelo, persona diversa da Michele.

"Figlio unigenito"
Noi cattolici riteniamo che Dio, per rivelare la realtà del suo essere, abbia fatto perno sui concetti che noi possiamo ricavare dalla nostra esperienza umana. Così si è presentato come Padre, Pastore, Re ecc... invitandoci a farci di Lui in'idea analogata ai concetti che ricaviamo dalla nostra esperienza di paternità, pastoralità, regalità ecc... Così il concetto di "figlio" porta con sé il contenuto della uguaglianza di natura con il padre, il quale non "crea" il figlio ma lo genera (quindi generare è diverso da creare!) donandogli la sua stessa natura. Tanto basta per dire che, se Dio ha un Figlio unigenito, non si intende parlare di figliolanza metaforica (propria di tutte le creature) ma di un essere personale che Dio Padre ha tratto dalla sua stessa natura divina e non creato dal nulla. E siccome Dio è l'infinito (e due infiniti sono assurdi perché per esserci entrambi bisogna che nessuno dei due sia infinito) allora bisogna che la natura infinita del Figlio sia la stessa di quella che ha il Padre. Insomma Dio è un... "condominio" (a questo punto bipersonale. Poi, con la rivelazione dello Spirito, come persona intelligente, si rivelerà che è perfino tripersonale!) Le altre due persone divine vivono in simbiosi all'interno della stessa natura divina del Padre e non avendone una accanto a Lui, come altra, propria e separata).
Vale la pena leggere come ha tradotto la NM: "Una gloria tale che appartiene a un figlio unigenito da parte di un padre". Gusto dell'ermetismo?

"grazia su grazia" che diventa nella NM "immeritata benignità sopra immeritata benignità"
Una parola di spiegazione per gli inesperti. Nel geovismo non esiste la grazia (altrimenti detta nei Vangeli veste nuziale) come è intesa dai cattolici: cioè una realtà creata da Dio e donata all'uomo che gli consente la compartecipazione alla natura divina e produce la figliolanza adottiva con Dio. La grazia nel geovismo è solo "benignità, benevolenza da parte di Dio" e perciò è sempre definita dono "immeritato".
La differenza è grande. Per noi la grazia è sì un dono, ottenutoci dalla redenzione operata da Gesù, ma dal momento che essa ci immette nel Corpo di Cristo, facendoci membra di Lui, e "nuove creature", ecco che lo sguardo del Padre benevolente non è più immeritato ma doveroso, in quanto in noi Egli vede il Figlio a cui apparteniamo. La grazia quindi per i cattolici è una realtà che dal basso, risiedendo nell'uomo redento da Cristo, chiama dal Padre una spontanea benignità; e non un atteggiamento che dal Padre si riversi su un uomo ancora lurido e peccatore, nei confronti del quale la benignità divina sarebbe giustamente immeritata.*
Una autentica incongruenza però la NM la manifesta al v. 14 ove dice che perfino il Figlio "era pieno d'immeritata benignità". Come si vede i tasselli non tornano. Una volta che si vuole rifiutare il concetto di grazia che rigenera a vita nuova e la si trasforma in immeritata benignità vengono fuori delle assurdità come questa: anche su Gesù la benignità del Padre era non meritata?
_____________________________
* Qui si tocca la radice protestantica del geovismo che concepisce la giustificazione come una copertura delle brutture del peccato e non come una morte da cui si risorge come creature nuove (cf il Cap 6 di Romani)

"Il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre" (CEI 2008)
"Il Figlio unigenito che è nel seno del Padre" (CEI 1974)
"L'unigenito dio che è nella posizione del seno presso il Padre" (NM 1967)
Contrariamente a quanto sembra a prima vista entrambi le versioni CEI sono legittime. Su questo passo i codici offrono due lezioni: monoghenès yiòs = unigenito figlio; e monoghenès theòs = unigenito Dio. In un testo scientifico (come lo sono i "testi critici") il traduttore è libero di scegliere una delle due lezioni, avvertendo però in nota che esiste anche l'altra. A tale deontologia non è tenuta la versione CEI che è nata con intento pastorale e per la liturgia. Perciò abbiamo che, nella versione del 1974, i traduttori hanno scelto la lezione "monoghenès yiòs" traducendo "il Figlio unigenito" (e ciò facendo sono andati contro il proprio interesse giacché l'altra lezione, monoghenès theòs, avrebbe loro concesso di sottolineare la piena divinità del Figlio come è intesa dai cattolici!). Con ciò però non è che si rinunciava alla natura divina di Gesù essendo essa, come ho detto nella riflessione precedente, implicitamente contenuta nel fatto che il Figlio è generato e non creato dal Padre (come sottolineiamo nella recita del Credo), e quindi dire il Figlio unigenito sottintendeva la natura divina del Cristo. Nell'ultima versione del 2008 però la CEI, proprio per intento catechistico-pastorale e affinché nessuno equivocasse circa il credo cattolico, ha praticamente usato di entrambe le lezioni specificando dopo "Figlio unigenito" la notazione "che è Dio" ricavata dalla lezione monoghenès theòs).
La WT invece, come si può vedere, ha aggirato l'ostacolo. Essa non ha avuto alcun problema a qualificare "DIO" il Figlio. Le è bastato assegnargli la "d" minuscola", spiegando, in altra sede, che la parola "dio" dal geovismo è capita alla maniera ebraica, come fosse un "titolo", una specie di "aggettivo" o apposizione che indica una qualità del soggetto a cui si attribuisce. Così il Figlio può tranquillamente essere ritenuto "dio" ma da intendere assolutamente come creatura e perciò inferiore a "l'Iddio Onnipotente" che sarebbe solo Geova. Ovviamente, in continuità logica con tale posizione, il CD non ha alcuna remora a riconoscere che anche Satana è "dio" nel senso vero e proprio della parola; un senso che significherebbe solo "potente".
Ci sarebbe da chiedergli "ma perché allora non lo traducete in italiano?" Se "dio", al modo ebraico, significa "potente" in italiano, perché nella NM riguardo a Geova si trova scritto " il Dio potente" e non, come dovrebbe essere scritto "il potente potente?" e quando si trova "l'Iddio Onnipotente" perché non scrivete "il potente Onnipotente"?
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » dom gen 15, 2012 7:36 pm

Lunedi 26 Dicembre 2011 – S. Stefano protomartire - Anno B

Prima Lettura At 6,8-12;7,54-60
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.


Vangelo Mt 10,17-22
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Caro Giovanni, come vedi faccio un'eccezione al tragitto domenicale e festivo prefissomi, includendo una digressione molto significativa su S. Stefano che è il primo martire del cristianesimo; il primo "testimone" giacché in greco martyrèin significa appunto testimoniare. Si tratta di vedere se era testimone di Cristo o, come ritiene il vostro CD, di Geova.
I testi della mia Bibbia, come vedi, dicono – e al riguardo non sarà inutile ricordare che il CD ha fatto e fa promettere ai suoi proclamatori, che saranno lieti di usare qualsiasi Bibbia l'interlocutore preferisca*; nella convinzione che ciò che dice il TG si trova scritto nella stessa copia delle Scritture che adopera colui che ricevere il messaggio**) quale che essa sia – ebbene i testi della mia Bibbia, versione CEI, su riportata , dicono dunque che Stefano era "pieno di Spirito Santo", in sostanza era ispirato, non dava lucciole per lanterne, vedeva con chiarezza la verità delle cose e, se dalle sue parole si deve trarre un insegnamento, esso sarà veritiero. Poco conta qui se il geovismo intende lo "spirito santo" come la forza attiva di Geova. Di fatto la ritiene una forza di verità assoluta, giacché ha ispirato la Bibbia. E Gesù aveva in effetti garantito l'assistenza dello "Spirito del padre" nelle circostanze persecutorie e di giudizio nei tribunali.
Ebbene, Stefano, che vede entrambe le persone del Figlio e, accanto a lui, quella di Dio (cioè di Geova secondo voi) nella sua gloria, nel supremo momento della morte che fa? Invece di pregare Geova, l'unico legittimo "uditore di preghiera" secondo il Geovismo, prega il suo rappresentante e raccomanda il suo spirito a Gesù! E per colmo di sgarbo lo prega quasi con le stesse parole che Gesù aveva rivolto al Padre quando rese lui lo spirito suo al Padre. Non è un'enormità?
Ma il testo della mia Bibbia dice che Stefano pregava Gesù. E se, come si assicura in Ragioniamo, nella mia Bibbia è possibile trovare chiaramente espressa la dottrina geovista, allora vuol dire che: 1) Gesù può essere pregato (come del resto lui stesso aveva detto di fare in Giovanni 14,14); 2) che Gesù è uditore di preghiera alla pari del Padre; 3) e che, se la preghiera fa parte della adorazione ***, allora la Bibbia insegna – e lo insegna da quell'alto magistero che è il momento del martirio – che il Figlio può essere adorato alla pari del Padre.

No, non è proprio un caso se a Brooklyn si sia corsi ai ripari stravolgendo la traduzione del verbo epikalèomai usato dalla Bibbia, da "pregava" a "faceva appello". E tuttavia la cosa era insostenibile giacché nella NMrif del 1987, in nota, si è dovuto poi ammettere "faceva appello" o "pregava". Il che, se siamo logici dovrebbe significare equivalenza. Ma allora perché anche nella traduzione della NMrif si mantiene nella traduzione la dicitura "faceva appello"? Se sono equivalenti lasciamo pregava!. Ma è vero o no che se qualche TG, accogliendo l'equivalenza detta in nota, decidesse di pregare anch'egli Gesù" verrebbe minacciato di espulsione se non espulso per direttissima quale idolatra?
Postilla interessante. Hai notato che nella preghiera di Stefano, nella mia versione CEI c'è due volte la parola "Signore"? In effetti nel greco c'è per due volte la parola Kyrios e quindi la CEI non sbaglia. Invece il CD che non ha potuto cambiare il primo Kyrios perché strettamente unito al nome di Gesù, è riuscito (si fa per dire!) a dimezzare la preghiera di Stefano cambiando in "Geova" il secondo Kyrios. Ecco il testo della NM 1986: «59 E gettavano pietre contro Stefano mentre faceva appello e diceva: "Signore Gesù ricevi il mio spirito". 60 Quindi, piegando le ginocchia, gridò con gran voce: "Geova, non imputare loro questo peccato". Lo trovi convincente?
___________________________________________________________
* «Se qualcun o dice: 'La vostra Bibbia è diversa'... si potrebbe aggiungere: 'Sono lieto di usare qualsiasi traduzione lei preferisca.'» (Ragioniamo, pag. 402)
**«Ogni volta che è possibile, chiedete alle persone di prendere la loro Bibbia e di cercare le scritture, affinché si rendano conto che ciò che dite si trova in realtà nella loro stessa copia delle Scritture.» (Ragioniamo, p. otto)
*** «La preghiera fa parte della nostra adorazione e per questa ragione dovrebbe essere indirizzata solo al Creatore, Geova.» (Verità, p. 152)
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » dom gen 15, 2012 8:08 pm

Domenica 1 Gennaio 2012 - Festa di MARIA SS. MADRE DI DIO - Anno B

Voglio preventivamente spiegare ai TG perché noi cattolici diciamo "madre di Dio" e non soltanto "madre di Cristo".
Abbiamo un addentellato biblico. Quando Elisabetta - piena di Spirito Santo! - salutò Maria definendola "la madre del mio Signore" si deve pensare che Elisabetta con Signore volesse significare colui che ella considerava Signore, cioè Dio. Quindi ella ha intuito, grazie ad ispirazione, che il figlio di Maria era Dio in persona.
E poi c'è il fatto che, noi cattolici, per dogma esplicito abbiamo la stessa fede di Elisabetta: cioè riteniamo Dio Gesù perché Verbo incarnato.
Il che va collegato al fatto che le madri di questo mondo non danno alla luce delle "nature umane" ma delle "persone", e siccome la persona di Gesù è esclusivamente divina (il dogma recita che Gesù è una sola Persona persona divina che possiede due nature: la divina e la umana) ecco che essendo maria Madre della Persona divina del Verbo, si deve ritenere Madre di Dio.
E' chiaro che nel geovismo tutto ciò è demolito dalla concezione che il Verbo stesso, perfino prima di venire sulla terra, non era propriamente "Dio", ma solo "un dio", cioè "un potente" la cui natura non era la stessa del Padre ma solo angelica: era l'arcangelo Michele.

Prima Lettura Nm 6, 22-27
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace".
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Ed io, insieme a tutti i miei collaboratori del GRIS, rivolgo la stessa preghiera al Signore a beneficio del mio amico Giovanni e a tutti i TG che, nell'unico Padre Creatore, mi/ci sono fratelli, anche e soprattutto per quelli che, equivocando o non credendo alla mia/nostra retta intenzione, non mi/ci ritengono tale/i. Buon Anno! Che il buon Dio faccia risplendere su voi tutti il suo volto divino nell'unico modo in cui poteva rendersi visibile: il volto del Figlio unigenito Gesù, icona del Padre (cf Colossesi 1,15).


Seconda Lettura Gal 4,4-7
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Chi non conosce il geovismo giustamente si meraviglierà nel sentire che il GRIS afferma che i TG normali non si considerano "figli" di Dio ma "nipoti", nonostante le chiarissime dichiarazioni di Paolo in questo passo. Ebbene si deve sapere che il geovismo ritiene che nel primo secolo tutti i cristiani erano "Unti" cioè membri dei soli 144.000 eletti che formano la famiglia degli adottati da Dio. Paolo quindi non starebbe parlando ai TG "altre pecore" ma solo a membri dei 144.000. Solo loro sarebbero "eredi del reame dei cieli" avendo rinunciato (dicono) al diritto di vivere sulla terra paradisiaca per "coregnare" come "sottosacerdoti" con Gesù nel millennio. Non è stato ancora scritto cosa faranno dopo...


Vangelo Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

E' questa una lettura sulla quale c'è ben poco da osservare, tranne una curiosità un po' divertente. Io ricordo che in una quarta di copertina della TOR la WT raccoglieva ed evidenziava l'elogio di un certo professore di greco riguardo alla accuratezza con cui la versione geovista rendeva la differenza tra bambino, fanciullo, ragazzo. Così mi sono segnato, ritenendolo un fatto rimarchevole, che nella NM del '67 abbiamo che Gesù è definito "bambino" sia in Luca 2, 12 che in 2,16, per poi diventare "fanciullino" nel giro di... un versetto e di una notte al v. 17, e mantenendo la qualifica di "fanciullino" ancora alla sua circoncisione (v. 27 e 38) nonché dopo i giorni per il ritorno a Nazaret (v. 40). Poi abbiamo il cambiamento al tempo di Gesù dodicenne che al v. 43 è giustamente definito "ragazzo".
Ebbene dove sta la curiosità? Sta precisamente nel fatto che, dopo tutto questo sforzo di "accuratezza" al punto da ricavarne un elogio da persona autorevole, pare che la WT abbia rinunciato a questa gloria. Infatti nell NM del 1986, prima di Gesù dodicenne, troviamo sempre e dovunque la dicitura "bambino". Vedere per credere. (vv. 12, 16, 17, 27, 38, 40).
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun gen 16, 2012 12:30 pm

Domenica 8 Gennaio 2012 - BATTESIMO DEL SIGNORE - Anno B


Prima Lettura Is 55,1-11
Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all'acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l'orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l'ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d'Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L'empio abbandoni la sua via
e l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri
.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».

Quel trafiletto circa i pensieri e le vie del Signore che la Bibbia dice diversi dai nostri, a mio avviso intende sollecitare la fiducia e l'abbandono a Dio quando ci troviamo in situazioni angosciose e delle quali non vediamo la via di uscita. Oppure quando troviamo vari intoppi anche in ciò che progettiamo con retta coscienza ecc... La Bibbia vuole dirci cioè che il Signore ha sempre un asso nella manica e che volgerà comunque al bene anche le situazioni dolorose e fallimentari. Non mi ci ritrovo quando lo si adopera per sottolineare che Lui ha prediletto i semplici e quelli che non contano per realizzare i suoi disegni (laddove appunto le nostre vie e pensieri avrebbero scelto il contrario): vedi i vecchietti Noè e Mosé, il Messia che non viene su un carro infuocato né nasce in una reggia ma sceglie di fare il Servo sofferente, Maria l'umile ancella del Signore, i 12 pescatori, il suo vicario un pavido traditore, e via dicendo... E' un fatto però che lo stesso Dio ha inserito nelle sue vie e pensieri qualcosa che anche noi facciamo seguendo le nostre vie e i nostri pensieri: ha scelto ad esempio anche Paolo che era l'intellettuale del tempo; e il Vangelo più illuminante sulla divinità di Cristo è stato scritto da Giovanni, l'aquila degli apostoli; Matteo era un uomo colto e Tommaso uno che coi numeri ci sapeva fare. E poi nella Chiesa primitiva lo Spirito ha suscitato non solo profeti e parlatori in lingue, ma anche dottori ed esegeti, e la Chiesa futura ha stabilito addirittura una categoria di santi definiti "dottori della Chiesa" ed ha affidato la formazione teologica di generazioni al Doctor Angelicus e... la cappella Sistina a Michelangelo e non a uno scalpellino o imbrattatele qualsiasi. Oggi poi possiamo esser certi che tutti i dirigenti delle Congregazioni pontificie sono scelti proprio sulla base di capacità superiori a quelle di altri, e lo stesso vale per chi occupa cattedre di esegesi e teologia...
Insomma non è possibile che la Chiesa essa abbia contraddetto le indicazioni del suo Fondatore riguardo allo stile di semplicità, di pochezza, insignificanza, incapacità etc... Ed in effetti la cosa si armonizza collocando il fattore pochezza-umiltà-semplicità sul piano delle virtù e quindi della volontà, mentre il fattore dottorale-sapienza-conoscenza-studio si collocano sul piano della intelligenza, della mente. In breve si può avere umiltà ed elasticità anche se si è molto dotti, e superbia nella più crassa ignoranza e cocciutaggine. San Paolo, dichiarando di essere stato portato al "terzo cielo" ove ha sentito cose sublimi (cose che poi ha tradotto nelle sue lettere con tanto di argomentazione, diventando il primo teologo della Chiesa), ci spiega appunto che i due livelli non sono in contrasto e che lui deve essere stato umile, piccolo, abbandonato a Dio, pur essendo molto dotto; infatti fu uno di quei "piccoli" a cui sono stati rivelati i misteri del Regno. Del resto Gesù non disse che bisogna essere piccoli ma che bisognava farsi piccoli perché "a chi si fa piccolo" appartiene il regno dei cieli.
Detto ciò mi rimane da pregare affinché, tra i miei fratelli di fede, chi predilige il carisma (spontaneità dello Spirito) apprezzi la funzione didattica dei teologi ed esegeti che si dedicano alla "carità intellettuale" nello sforzo di illuminare la verità della fede; cosa che non sempre avviene e che fa cadere i primi nella ingiusta critica verso la benedetta funzione svolta dai secondi. E che, come comanda la Bibbia in Ro,mani 12,10, gli uni e gli altri gareggino una buona volta nello stimarsi a vicenda.


Seconda Lettura 1Gv 5,1-9
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

Secondo me la prima riga di questo brano dovrebbe essere illuminante per tutti i TG che sono stati indotti a credersi "altre pecore" e spingerli a chiedersi: ma se la Bibbia dice "chiunque" (è scritto così anche nella NM!) come può il CD restringere la "generazione da Dio" ai soli 144.000, insegnando che solo loro sono "figli di Dio" perché la generazione non deriverebbe dal fatto di credere che Gesù è il Figlio di Dio ma da una testimonianza interna insindacabile che solo alcuni sentono dentro di sé? E poi dovrebbero chiedere alla Dirigenza della WT: come funziona questa testimonianza interna, che affidabilità ha se, dalle vostre accurate registrazioni del numero degli Unti rimanenti risulta che ce ne sono tantissimi che si autodichiarano Unti senza esserlo, così che vi hanno fatto sballare i conti e hanno gettato nella totale incertezza la data della fine del "sistema di cose?"*
____________________________________
* Noticina informativa. Il CD, sostiene da sempre tale dottrina circa gli Unti rimanenti e riesce a contarli perché sono loro gli unici (autorizzati internamente dallo spirito) che, durante la "Commemorazione della morte di Cristo" assumono gli "emblemi" del pane e del vino. Il loro numero sarebbe stato "suggellato" da Geova (cioè la scelta completata) nel 1935. Così la WT ha potuto registrarli anno dopo anno e scrivere più volte che il numero degli Unti rimanenti "si assottiglia sempre di più", man mano che con la vecchiaia scomparivano dalla scena del mondo. E si era arrivati al numero di circa 8.524 Unti rimanenti nel 2005. Soggetti quasi tutti centenari e più. Il che faceva prevedere una fine del mondo (o sistema di cose) molto prossima giacché – anche questo era punto assodato di dottrina – prima della loro totale scomparsa sarebbe scoppiato Armaghedon. Ma (ohibò!) da allora ad oggi è successo l'impossibile perché, nonostante le ulteriori morti, gli Unti sono cresciuti di numero, così che oggi (anno 2011) sono 11.824 cioè più di quanti ce n'erano nel 1970 che erano 10.526!!!
La domanda quindi è: se non si deve parlare di dottrina sbagliata, cosa si deve pensare? Per la WT la matematica è davvero un'opinione? Altre domande ovviamente seguiranno a ruota: procedendo in tal modo, come si può dire che il mondo sta ancora lì lì per finire? non succederà che di qui a un certo numero di anni riavremo 144.000 unti sulla terra? e tante altre...


Vangelo Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Abbiamo già detto circa quel "ma" avversativo con cui Giovanni distingue molto bene il suo battesimo da quello di Gesù, e da lì abbiamo spiegato l'impossibile equiparazione che il CD fa tra l'acqua e lo spirito santo quali "cose", da cui ricaverebbe, truccando le carte, la negazione biblica che lo Spirito Santo sia persona.(cf il commento al Vangelo di Domenica 4 Dicembre 2011).
Resta da fare qui un accenno esplicativo a quello squarciarsi del cielo che, olre alla teofania rappresentata dalla colomba e dalla voce del Padre, viene dal CD interpretato come una... "rammemorazione". Ovvero a Gesù si sarebbero aperti in quel momento i "cieli della mente" così da fargli ricordare chi era lui quando stava nel Reame dei cieli e la missione per cui era stato trasferito sulla terra.
Una spiegazione del tutto arbitraria, secondo il nostro intendimento, giacché Gesù si è mostrato cosciente della sua missione sin da quando si intrattenne con i dottori del tempio a 12 anni. Quindi lasciamo perdere... E anzi, dal momento che in Gesù c'era un'unica persona divina bisogna dire che il Verbo di Dio, già all'assunzione di un corpo umano aveva coscienza così che «... entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà.» (Ebrei 10,5-7) disse al Padre "non hai voluto né... né... allora io dissi ecco io vengo Signire a fare la tua volontà . Anche se questa consapevolezza ovviamente non fu comunicata alla coscienza di Gesù che, come vero uomo, ebbe il modo di "crescere" in sapienza; sapienza che non ebbe mai tutta trasmessa dal Verbo come una scienza infusa.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun gen 16, 2012 4:57 pm

Domenica 15 Gennaio 2012 - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – anno B


Prima Lettura 1Sam 3,3-10.19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.


Seconda Lettura 1Cor 6,13-15.17-20
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Anzitutto vorrei che focalizzassimo il piano del discorso. Dal contesto non mi sembra ci siano dubbi, riguarda il peccato della fornicazione; un peccato, come suol dirsi, della carne che, come disse lo stesso Gesù "è debole".
Ebbene la fede cattolica ritiene che è proprio questo corpo fisico - non è un caso che Gesù abbia scelto la via sacramentale, di segni concreti tangibili, fatti di materia per comunicarci la vita spirituale – è proprio questo corpo di carne e ossa che Dio rende suo tempio. Lo dice chiaramente la Bibbia sia qui che altrove. Dal che ne deriva l'invito-comando severo di glorificare Dio nel nostro corpo mantenendolo puro. La fornicazione lo rende immondo agli occhi di Dio.
Ma il CD ha dei progetti lungimiranti. Lui pensa già a ciò che Paolo ha scritto in Tessalonicesi... E allora, per appoggiare la macroscopica variazione che farà là (e che stiamo per vedere), comincia a preparasi il terreno già da questo passo. Come lo fa? con l'aggiunta, tra parentesi quadre, della parola "[composto]". Una parola che, ben lungi dall'avere una funzione che "completi il senso del testo italiano"* lo stravolge, ribaltando il piano del discorso che passa dal corpo fisico soggetto all'impurità al corpo sociale, al gruppo dei fratelli. Eì così infatti che si capisce leggendo non "il vostro corpo", come dice la CEI, ma "il corpo [composto] di voi", come dice la NM! E che proprio questo stravolgimento sia l'intento preciso perseguito dal CD per appoggiare lo stesso intendimento in Tessalonicesi, ci viene confermato dal passo di 1Tessalonicesi 5,23 ove il CD rischia perfino la sfacciataggine perché, nel desiderio di togliere all'insegnamento paolino il riferimento al corpo fisico, si spinge oltre aggiungendo al discorso anche la parola "fratelli". Scrive infatti: "E lo spirito e l'anima e il corpo [composto] di voi [fratelli], sia conservato sano sotto ogni aspetto..." (NM 1967)
Pare anche evidente che qualche pio e attento TG deve aver fatto notare l'azzardo. Infatti in seguito, cioè nella NM del 1986, questo passo di Tessalonicesi è stato ridimensionato così: "lo spirito e l'anima e il corpo di voi, [fratelli]". Si è rinunciato cioè alla parola "composto", sembrando sufficiente il "di voi [fratelli]" ad ottenere lo stesso scopo. Ma l'inquinamento ormai era dilagato. In Accertatevi, alla voce "Anima" (pag. 27) la versione della NM 1967 si trova in questa forma: «1Tess. 5:23 "Lo spirito e l'anima e il corpo composto di voi fratelli, sia conservato sano soto ogni aspetto...» ovvero "composto" e "fratelli" sono stati elevati alla dignità di parola rivelata togliendo loro le parentesi quadre!
Il tutto sotto gli occhi (attenti? bereani?) di fedeli TG ai quali proprio, in calce a pag. 3 del volume Accertatevi viene evidenziato in neretto l'invito di Paolo ai Tessalonicesi: "Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente". – 1 Tessalonicesi 5:21".
Ebbene noi del GRIS ci siamo accertati di quello che abbiamo esposto. E possiamo anche additare la prova che la prima citazione, quella di Paolo ai Corinzi del brano biblico di oggi, parlava esclusivamente del corpo fisico. La prova la desumiamo dalla prima riga che si legge evidenziata in neretto sopra il testo sacro nella NM che dice "Disassociare i fornicatori". No, non è il corpo dei fratelli. E trattandosi del corpo fisico, allora... allora il passo di 1 Tessalonicesi stravolge tutta la concezione che il CD ha sull'anima... E l'aver tentato di cambiare a "corpo" il senso vero, nell'intendimento di chi legge, secondo noi dovrebbe mandare a carte quarantotto tutta la fiducia che il CD pretende di meritare.
NB - Questo punto lo abbiamo analizzato Domenica 11 dicembre scorso, era nel testo della seconda Lettura (Terza Domenica di Avvento)
________________________________
* Questa è la precisa funzione che il CD assegna alle parentesi quadre che lui ha deciso di apporre in certi punti della Bibbia «Le parentesi quadre singole [ ] racchiudono parole inserite per completare il senso del testo italiano.» (NMrif, p. 7)


Vangelo Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

Una piccola oservazione. E' vero che la parola greca "pètros" anziché "pètra" significa ciottolo, piccolo sasso. Ma sbaglierebbe il CD da questo a trarne la consclusione che Giovanni, dicendo "che si traduce Pietro" volesse indicare l'insignificanza di quello che la nostra Chiesa ritiene il principe degli Apostoli. Questa interpretazione cozza con il fatto che Gesù si è espresso in aramaico definendo Pietro "Kefàs", il che in aramaico vuol dire roccia, masso roccioso. E la sua versione con il greco "Pètros" e non con "pètra" è dovuto al fatto che Pietro era maschio e non per la sua riduzione da masso a ciottolo. La conferma della funzione di Pietro come di basamento roccioso della Chiesa, ci viene confermata: 1) dalla promessa fattagli da Gesù a Cafarnao, ove, pur chiamandolo Pietro, gli dice che su di lui egli avrebbe edificato (quindi come su basamento) la sua Chiesa; 2) dall'uso invalso nella primitiva comunità cristiana, ove il soprannome di Cèfa gli fu mantenuto usando sempre la parola aramaica, usata al modo del greco, giacché Cefa in greco non esiste (cf 1Corinti 9,5 e 15-5; Galati 2,14 3) dalla sua funzione primaziale registrata sia in Atti che nelle lettere di Paolo.
Il che non vuol dire che la Chiesa non sia essenzialmente e primieramente basata sulla pietra angolare che è Cristo. Significa solo che, come il CD ritiene che Cristo abbia diritto di eleggere dei "sottosacerdoti co-regnanti con lui" associandoli alla funzione regale di Sé, unico Sacerdote (credenza geovista), ha parimenti il diritto di eleggere dei "co-basamenti" della sua Chiesa. Infatti in Apocalisse vediamo che essa , nonostante si dica che Cristo ne è la pietra angolare, è basata anche sulle dodici colonne che rappresentano gli Apostoli.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » mar gen 17, 2012 9:57 am

Domenica 22 Gennaio 2012 - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO B)


Prima Lettura Gn 3,1-5.10
Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Caro Giovanni, ti offro due riflessioni su questa lettura. Tu sai come il vostro CD, salvo rare eccezioni in cui ravvisa che un testo è "figurativo", legge la Bibbia nel modo che esegeti moderni chiamano "modo storicizzante", cioè come se fosse un testo di cronaca che dica esattamente come sono andate le cose. Ebbene la parola "storicizzante" significa esattamente che è chi legge che "storicizza", rende storia, ciò che storia non è. Questo lo si può accertare in moltissimi testi biblici. Cioè, nella Bibbia c'è storia ma trattata con una certa disinvoltura. Non sempre ciò che è riferito nella Bibbia è storico nella precisa modalità in cui la espongono gli agiografi. Poiché la Bibbia è fondamentalmente un testo che invita alla fede, e perciò se occorre, glissa sulla realtà storica. Non si cura di accertarla. A volte lo scrittore, anche volendo, non ne ha la possibilità per mancanza di fonti sicure. Gli basta perciò il sentito dire, le convinzioni circolanti, per costruire e intrecciare epoche, fatti, personaggi, anche anacronisticamente, le cui vicende però servono sempre ad un fine didattico religioso. Quando certi fatti e personaggi sono confermati da fonti extrabibliche, allora possiamo dire che si tratta di eventi e personaggi storici.
Si è accertato anche che gli scrittori sacri, come era uso al loro tempo, prediligono di riferire i pensieri dei protagonisti in discorso diretto; quel discorso che storici e cronisti moderni, più correttamente, quando lo usano, pongono tra virgolette, che stanno ad indicare le parole esatte che i protagonisti hanno usato. Così nella Bibbia troviamo come niente fosse che due tribù parlano tra loro come fossero due persone e con due righe decidono il da farsi comunitario! E se qualcuno, leggendo, unisce la lettura storicizzante alle parole espresse in discorso diretto, ha l'impressione di essere presente agli avvenimenti. Ma le cose non sono andate così.
In questo brano avviene appunto una storicizzazione riguardo a Ninive che viene assunta dall'autore del libro di Giona come città simbolo delle città nemiche di Dio perché sede dell'impero Assiro, ostile a Israele. Ricerche storiche accurate hanno accertato infatti che, al tempo del profeta Giona, Ninive non era più residenza di re Assiri. Quindi la cosa funzionava come se noi dessimo del "nazista" a una persona che detestiamo, nonostante non esistano più nazisti.
Altrettanto fantastica (anche se ripresa da Gesù) è la metafora del grande pesce che inghiotte Giona tutto intero fornendogli un abitacolo vivibile per tre giorni interi. I lettori storicizzanti hanno ingenuamente preso d'assalto l'ittiologia per sapere che razza di pesci c'erano a quel tempo, ma non hanno avuto alcuna soddisfazione. Gesù, da parte sua, non ha insegnato storia né scienze a nessuno (in questo lui era figlio del suo tempo e sicuramente lui stesso non sapeva nulla delle particelle subatomiche ben note al Verbo di Dio ma non comunicate alla coscienza umana del Cristo!) e per questo ha riportato l'episodio di Giona nel ventre del pesce come antìtipo della sua permanenza per tre giorni e tre notti nella tomba (che poi anche lì non furono affatto tre giorni e tre notti, vero?).
Ma, detto ciò, il valore religioso di questo scritto biblico resta inalterato. Esso è una sorta di protovangelo. Un primo annuncio della salvezza offerta anche al popolo pagano più peccatore che ci sia, basta che si penta e si converta all'amore di Dio.

Su Dio che "vede" e "si ravvide" ho già detto e lo ricorderò più volte. E' tutto un farlo agire in maniera antropomorfica. Egli non ha bisogno di vedere giacché sa già tutto prima ancora che avvenga, sia delle cose che dei comportamenti umani. Né è possibile che cambi di umore passando dall'ira al ravvedimento giacché Egli non è un uomo, non muta e nella sua condizione di "felice Iddio" non è neanche soggetto a moti d'ira, che sono contrari alla felicità. E tuttavia, pur sapendo questo, Egli stesso ci chiede di rapportarci a lui in modo antropomorfico; per esempio quando chiede di essere pregato con insistenza. Anche il suo qualificarsi "Padre" rientra in questa modalità antropomorfica. Siamo noi umani ad aver bisogno di trattare in questo modo con Lui. Lui funziona diversamente. Il nostro grande teologo S. Tommaso d'Aquino nelle sue "Quaestiones disputatae" ha cercato di indagare sul funzionamento della mente di Dio. Chi è curioso può servirsene. Sono però tomi un po' carucci...


Seconda Lettura 1Cor 7,29-31
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Non si tratta del "facciamo finta che", così da imitare lo struzzo che evade dalla realtà, ma del più adamantino realismo.
S. Paolo ci illustra la reale situazione umana e quindi l'atteggiamento di concretezza e insieme di distacco che deve coltivare ogni figlio di Dio che ha la consapevolezza di essere destinato alla patria futura. Non si devono mettere radici. L'idea della terra paradisiaca ove rimanere per sempre è la proposta più antictristiana che si possa fare ad un figlio di Dio destinato alla eredità dei cieli. Puzza di materialismo lontano un miglio. E riduce l'uomo, destinato a partecipare al gaudio del suo Signore, ad un "Epicuri de grege porcus" (porcello del gregge di Epicuro). Nello stile consumistico in cui ci ha immersi la moderna società del benessere, l'ammonizione paolina ci sia di risveglio e di sprone verso i veri valori, quelli eterni. E insieme ci faccia coltivare il giusto atteggiamento di gratitudine a Dio per tutte le cose buone e le opportunità che la vita moderna ci offre, insieme alla disponibilità a tornare a Dio in ogni momento come il buon Papa Giovanni che disse "le mie valigie sono pronte" e qualche cronista ha titolato un articolo dopo la sua dipartita: "Ci ha insegnato a morire".
Per la cultura "passa la figura di questo mondo" in greco suona paràghei gar to schèma tou kòsmou toùtou, che letteralmente significa "passa la scena di questa bellezza" (cf kòsmo-cosmèsi). Il che pone il cristiano conteso tra due amori: quello della "bella aiuola che ci fa tanto feroci" o se si preferisce, della "valle di lacrime e di esilio ma in cui si piange tanto bene", e la patria beata, la reggia celeste che però non è palpabile e concreta come l'altro amore. E quindi ne deriva un senso di dolce mestizia o di mesta letizia. L'importante è quindi amare il presente e amare il futuro, giacché il presente costruisce il nostro futuro, e, pur se va valorizzato, non è luogo in cui porre radici.


Vangelo Mc 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Secondo l'intendimento cattolico la vicinanza del Regno di Dio - che poi si dirà anche che "è fra voi" e perfino "è in voi" sposando così una trasformazione della società sia esteriore, socialmente, che interiore (cf "non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me") - , è da collocarsi nella persona stessa di Gesù, principe ed iniziatore di quel Regno che si dilata proponendo le idee del vangelo e si attesta conquistando i cuori. Il "vero e proprio governo" come lo intende il CD dei TG è uno dei mille errori interpretativi che prendono alla lettera ciò che è metaforico. Un errore che i TG più riflessivi potrebbero evitare se scavassero nella propria intimità ove si riconoscerebbero come figlioletti che chiamano il loro Paparino "Abbà!" desiderando, come tutti i bambini, di stare sempre con Lui e non con i beni che Lui potrebbe fornire nella terra paradisiaca ma senza mai vedere e baciare il Suo volto.
Altra interpretazione differente tra noi cattolici e il geovismo sta nel fatto che Gesù, qui e altrove, ha fatto una marcata distinzione tra la missione a cui ha chiamato i "pescatori di uomini" e quella a cui sono chiamati gli... uomini da essi pescati=convertiti. Così che se è vero che Egli comunica a tutti i suoi seguaci i tria munera di Sacerdozio, Profezia e Regalità, è anche vero che non li comunica a tutti nello stesso grado. Di qui il sacerdozio cattolico, fatto di Vescovi, Presbiteri e Diaconi, che si distingue dal Laicato. Non c'è da discuterne. E' questione di fede nella interpretazione del pensiero divino rivelato da Gesù. Il problema quindi si risolve andando ad individuare quale sia la vera Chiesa di Cristo e quali ne siano i rappresentanti ufficiali che possano garantire l'esatto intendimento del messaggio rivelato trasmesso sia in maniera orale (Tradizione Apostolica) che scritta (Bibbia).
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » lun gen 23, 2012 4:35 pm

Domenica 29 Gennaio 2012 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO B)


Prima Lettura Dt 18,15-20
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia".
Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».

Francamente, mettendomi nei panni degli Anziani geovisti e dei presidenti che hanno profetizzato più volte la data della fine, io sentirei una strizza al leggere queste parole. Ma questo passo merita di essere anche continuato perché la parte che manca dovrebbe creare un grande conforto a quei TG che si sentono come oppressi dalla tracotanza di alcuni loro Anziani e soprattutto del CD che, come rappresentante (dice lui!) della "parte terrena del Canale", cioè dell'Unto Rimanente, si arroga oltre misura la facoltà di saper interpretare la Bibbia, sia quando fa profezie che quando insegna alcunché. Leggiamo dunque anche i due versetti oltre il 20; e lo faremo prendendoli dalla NM:
«21 E nel caso che tu dica nel tuo cuore: "Come conosceremo la parola che Geova non ha pronunciata?" 22 Quando il profeta parla nel nome di Geova e la parola non accade o non s'avvera, quella è la parola che Geova non ha pronunciata. Il profeta la disse con presunzione. Non ti devi spaventare di lui

Il non spaventarsi ovviamente riguarda le eventuali minacce che il CD fa di disassociare chi contesta ciò che lui insegna, dicendo di ricavarlo dalla Bibbia. So bene che questo timore viene costantemente rinverdito nei defeli TG affinché non solo non si crei dissenso interno, ma anche per smorzare in loro la curiosità di andare a vedere come interpretano la Bibbia "quelli di fuori".


Seconda Lettura 1Cor 7,32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

E' il passo ove ben presto durante la sua storia si è fondata la scelta pastorale della Chiesa Latina di avere clero e persone consacrate celibi e nubili. Anch'essa potrebbe dire ai suoi preti e consacrati celibi e alle consacrate nubili che ha istituzionalizzato il celibato per il loro bene in quanto li rende totalmente liberi per il Signore e il suo regno, eletto come Amore totalizzante. E in base all'idea del Corpo paolino, in cui le singole parti sono in funzione del tutto, la regola celeibataria è stata stabilita in rapporto alla migliore utilità pastorale per il popolo di Dio. La Chiesa insomma sarà prontissima a cambiare disposizione non appena nuovi segni dei tempi le facessero ritenere che sarebbe meglio per il popolo che le persone consacrate fossero coniugate.
Sappiamo benissimo che il protestantesimo, e il geovismo, hanno contestato acremente questa disposizione perché non decisa da Gesù. Allora due parole di chiarimento sono d'obbligo.
La nostra Chiesa ha individuato da molto tempo nella Scrittura:
1)- ciò che Gesù ha comandato positivamente, e si tratta di norme definite di "diritto divino", che riguardano la fede. Su di esse la Chiesa ritiene di non poter fare eccezioni né variazioni ma di avere solo l'obbligo di insegnarle e farle rispettare con tanto di diritto Canonico;*
2)- e cose su cui Gesù non ha dato alcuna disposizione o pur stabilendo una cosa ne ha lasciata libera la modalità di esecuzione, e siamo di fronte a norme di "diritto ecclesiastico". Queste riguardano la conduzione del popolo di Dio, l'arte pastorale. La Chiesa dunque, studiando i "segni dei tempi" si autodà delle regole in base al suo criterio pastorale; ed essendo tale il criterio, possiamo avere anche che esse varino nel tempo.**
Il celibato dei consacrati dunque non è di diritto divino, e pertanto all'inizio c'erano anche dei Vescovi sposati. Però la cura pastorale del popolo di Dio ha fatto preferire un clero celibatario (il fatto che la norma sia in vigore solo nella Chiesa latina e non in quella Orienale è già segno che non si tratta appunto di diritto divino). Tale norma quindi non viene prescritta fondandosi sulla fede e obbedienza a Cristo, ma come regola ecclesiastica; essa è legittima così come sono legittime altre condizioni richieste dalla Chiesa per ammettere candidati al sacerdozio: ad es. un elevato livello di istruzione, una formazione nei seminari, la libertà da doveri familiari nel caso di candidati vedovi, l'emissione di voti o di promesse solenni ecc...
Non aggiungo altro se non il notare che, abbastanza recentemente, la stessa WT si è resa conto della maggiore efficienza di adepti celibi, così da caldeggiare anch'essa il celibato e da prescriverlo come conditio sine qua non per certi suoi Anziani. Buffo, non è vero?
___________________________
* Tale ad esempio è l'indissolubilità del matrimonio, su cui la Chiesa non può transigere (ed ha dimostrato questa sua fede perfino nel sopportare lo scisma d'Inghilterra negando il divorzio a Enrico VIII!...). Quello che i laicisti non capiscono è che la Chiesa è irremovibile perché sa che se concedesse il divorzio a chi si è sposato regolarmente farebbe un atto nullo non essendo in suo potere "sciogliere ciò che Dio ha unito". Chi è ben informato sa che il tribunale della Sacra Rota non annulla nesun matrimonio ma si limita a esaminare e dichiarare inesistente un matrimonio celebrato senza le disposizioni necessarie a renderlo valido. Essa quindi accerta solo se, al momento della celebrazione, c'erano degli impedimenti dirimenti, tali cioè che rendevano la celebrazione solo apparente, finta.
** Pare proprio che i fratelli protestanti inciampino su questo punto non facendo tale distinzione tra "diritto divino" e "diritto ecclesiastico". Così accusano la nostra Chiesa di non essere fedele al Vangelo anche solo perché nel tempo ha istituito una festività liturgica o ha cambiato nei suoi riti qualcosa di meramene marginale; cose che è in suo potere mettere, togliere o variare (cf l'elenco riicolo di "infedeltà" elencate nel foglietto "Roma e la Bibbia" utilizzato ingenuamente dai TG).



Vangelo Mc 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Null'altro che uno dei tanti segni che dimostrano la superiorità del Figlio rispetto ad altri profeti e maestri. Quelli non avevano potere sugli spiriti immondi; e né insegnavano con autorità nuove dottrine. Il Figlio sì, perché egli è la Parola del Padre e colui che porta la nuova rivelazione e una nuova alleanza.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » dom feb 12, 2012 11:12 am

Domenica 5 Febbraio 2012 - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO B)


Prima Lettura Gb 7,1-4.6-7
Giobbe parlò e disse:
«L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d'illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
I miei giorni scorrono più veloci d'una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».

Giobbe ci sarà di grandissima utilità quando incontreremo un certo versetto... Per questa lettura direi che non si vedono problemi dottrinali ma solo problemi di chiarezza di traduzione. Chi ne volesse la prova non dovrà far altro che confrontarla con quella offerta dalla NM. E dopo dovrà porsi questa domanda: in che senso la WT dice che la sua traduzione della Bibbia è moderna e chiara? Qual è presso i TG il senso della parola "chiarezza"?


Seconda Lettura 1Cor 9,16-19.22-23
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io.

Anche qui, nulla da notare dal lato dottrinale. Salvo un chiarimento suscitato dalla gratuità con cui S. Paolo faceva il proprio apostolato. Quando i TG si vantano di fare la loro evangelizzazione gratuitamente (i cattivi dicono "propaganda della ditta WT"), sanno che la stessa cosa non avviene per la Società Torre di Guardia che li manda?
E' vero o no che essa mette a disposizione dei suoi proclamatori e pionieri la "letteratura" che stampa, affinché sia distribuita, avvertendoli: «Si richiede che ciascuno paghi le riviste quando le riceve.»? (Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli, p. 151). Ed è vero o no che adesso, adesso che le riviste devono essere "offerte" senza pagamento (per evitare i pregressi guai con il fisco!), il proclamatore deve sollecitare un'offerta "per la causa del Regno" e portarla alle casse della Congregazione? E, quanto ai genitori TG, è vero o no che sono sollecitati a formarsi una bella "biblioteca teocratica" e a far sì che... ma leggiamolo: «Perché non fare in modo che ciascuno dei vostri figli [infanti compresi – ndr] abbia un abbonamento personale alla Torre di Guardia? Ricevetela in abbonamento annuo compilando e spedendo l'accluso tagliando e inviando L. 7.000.» (TORRE 1/10/1987, p. 32)
Post Scriptum: anche i GRISsini svolgono il loro apostolato catechistico gratuitamente, come tutti i catechisti del mondo cattolico. Ma – ci si può scommettere senza tema di perdere – nessuno di essi, se ha dei figli, sottoscrive tre o più abbonamenti alla rivista Famiglia Cristiana!

Detto ciò, ogni ammirazione per la dedizione con cui i TG svolgono la loro parte nell'andare casa per casa, studiare, frequentare le riunioni ecc... In questo sono certamente da ammirare; beninteso, quando lo stimolo a far così sia il sincero amore per salvare "il maggior numero di persone" o, alla peggio, di "salvarne almeno alcune", e non il timore egoistico di incappare altrimenti nella "colpa del sangue"...
Anche per i membri della cristianità la propagazione del Vangelo è una necessità che si impone. Ma liberamente, senza timore, e perciò a volte è poco onorata, soprattutto se non si è capita e approfondita quella fede che "E' molto più preziosa dell'oro" (1Pietro 1,7).


Vangelo Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che ebbe Cristo Gesù (Filippesi 2,5) Come il Padre ha mandato me così io mando voi (Giovanni 20,21). Signore dacci il tuo fuoco, dacci l'accento persuasivo della tua voce, dacci i tuoi piedi instancabili per andare dovunque, perché è ancora vero che "tutti ti cercano" e solo tramite noi tu puoi contattare le tue creature con la luce del tuo Vangelo. E dacci la luce per capire con esattezza qual è il messaggio di salvezza da annunciare e qual è la tua Chiesa che ce lo trasmette integralmente e senza distorsioni. Amen!
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Re: "E venne un uomo di nome Giovanni" cioè un TG speciale

Messaggioda Sandro » dom feb 12, 2012 5:48 pm

Domenica 12 Febbraio 2012 - VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - (ANNO B)


Prima Lettura Lv 13,1-2.45-46
Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse:
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!".
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento».

Se non fosse per la tristezza e tragicità che il problema della lebbra suscita, verrebbe da sorridere al leggere la traduzione che di quel "velato fino al labbro" fa la NM che dice "si dovrebbe coprire coi baffi". Sarà colpa del voler essere letterali a tutti i costi? E se la persona lebbrosa fosse una donna?... Non sarà inutile qui ricordare che una traduzione deve dare al recettore il pensiero del messaggio emesso dall'emittente e non la "lettera" che, come dice S. Paolo può "uccidere" (cf 2Corinti 3,6). Uccidere nel vero senso della parola come ad es. accade nel geovismo quando la "lettera" fa insegnare loro che la Bibbia proibisce le trasfusioni di sangue. O uccidere nel senso di deformare la verità come quando sempre la lettera fa insegnare ai TG che sono 144.000 di numero i salvati per il cielo, o che Dio è una "virile persona di guerra". (Esodo 15, 3 – NM 1987)


Seconda Lettura 1Cor 10,31-11,1
Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

Bella esortazione per la nostra vita spirituale! Diventare imitatori di Cristo, anche utilizzando al caso gli esempi di fratelli che sono stati campioni nella fede. Di qui l'agiografia cattolica (e anche di altre denominazioni cristiane), che consiste nella biografia di persone sante, riconosciute ufficialmente come tali dalla Chiesa. Qualche timida traccia se ne scorge anche sulle riviste della WT, ma senza l'accenno alla santità che secondo loro è riservata a 144.000 eletti, e non consiste in una vita eroicamente virtuosa ma in una deputazione di giustizia del tutto immeritata che Geova ha stabilito per 144.001 persone. Solo gli "Unti" sarebbero i "santi" del geovismo. E si tratta di gente che non ha le "mani pulite" perché la loro è solo una "dichiarazione giuridica di santità" e non una vera giustificazione che li ha resi "nuova creatura", pulita e innocente. Come si sa, il battesimo geovista non è un sacramento purificatore ma solo una sceneggiata che indica a chi guarda che il soggetto si è dedicato alla causa di Geova.
Insomma quella degli Unti geovisti è una "santità" a buon mercato. E mentre noi riteniamo che i nostri santi canonizzati siano "pieni di grazia" giacché se sussiste nel soggetto anche una minima ombra di male non si entra "nel gaudio del tuo signore" in paradiso; il geovismo pensa che perfino Gesù, il Figlio di Dio, era pieno di "immeritata benignità", (cf Giovanni 1,14 - NM) dice proprio "immeritata": è incredibile!


Vangelo Mc 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Altra esortazione da incorniciare. Proclamiamo sia con le parole che con le opere le meraviglie che il Signore ha fatto per noi ex "lebbrosi". La proibizione a tale divulgazione oggi non viene da Gesù ma dalla dimenticanza della grazia che si è ricevuta. Sì, esiste una massima antica che dice, presentando le cose al negativo, "memorare novissima tua et in aeternum non peccabis" (ricordati delle tue ultime realtà – morte, giudizio, inferno, paradiso – e non peccherai mai). Ma ne esiste anche una che presenta le cose al positivo e dice di riconsiderare i "rammemoratori" biblici dei benefici che il Signore ti ha fatto e il motore della carità apostolica si accenderà in te senza che altri debbano stimolarti.
Che Dio ce lo conceda per la sua benignità certamente non meritata in questo caso.
###############################################
APPENDICE
Riporto qui una sintesi della meditazione sulla lebbra che Benedetto XVI ha fatto durante la recita dell'Angelus, presa dal giornale telematico ZENIT.

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 12 febbraio 2012 (ZENIT.org) – All’indomani della Giornata Mondiale del Malato (festa liturgica della Madonna di Lourdes), papa Benedetto XVI, richiamandosi al Vangelo odierno (Mc 1,40-45), è tornato a parlare del significato spirituale della malattia.

Se domenica scorsa avevamo assistito a varie guarigioni miracolose, oggi Gesù viene a contatto con la lebbra, ovvero “la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona ‘impura’ ed escluderla dai rapporti sociali”, ha osservato il Santo Padre.

Gesù, tuttavia, incontrando un lebbroso in un villaggio della Galilea, ha un contegno diverso; quando il malato gli dice: “Se vuoi, puoi purificarmi!”, non si allontana ma “spinto da intima partecipazione alla sua condizione, stende la mano e lo tocca - superando il divieto legale - e gli dice: “Lo voglio, sii purificato!”.

In questa nuova guarigione miracolosa e nelle parole di Cristo c’è “tutta la storia della salvezza, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni”, ha commentato il Santo Padre.

Questo atto di Gesù abbatte “ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto”, ha proseguito Benedetto XVI. Sebbene il male sia sempre presente “l’amore di Dio è più forte” e sconfigge anche il male “più contagioso e orribile”. È come se Gesù si fosse “fatto ‘lebbroso’ perché noi fossimo purificati”. [si è fatto peccato affinché noi diventassimo giustizia di Dio - ndr]

Benedetto XVI ha poi menzionato l’esperienza di San Francesco d’Assisi con i lebbrosi. Il Patrono d’Italia, nel suo Testamento, ricorda infatti: “quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia”.

Il Santo racconta poi di come il precedente senso d’amarezza si fosse tramutato in “dolcezza d’animo e di corpo”. Abbracciando un lebbroso, quindi, Francesco realizza la guarigione dalla propria ‘lebbra spirituale’, ovvero dal suo orgoglio, e si converte all’amore di Dio. “Ecco la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!”, ha commentato il Santo Padre.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
Avatar utente
Sandro
Utente Senior
 
Messaggi: 320
Iscritto il: ven mar 03, 2006 10:28 am
Località: ROMA

Prossimo

Torna a Testimoni di Geova

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti

cron