I MRA nel Magistero della Chiesa.

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I MRA nel Magistero della Chiesa.

Messaggioda GrisAdmi » mer ago 24, 2011 11:58 am

Che cosa sono i MRA?

Sono quei movimenti di ispirazione più o meno marcatamente religiosa (a volte indicati come Nuovi Movimenti Religiosi, Sette o Culti) che si pongono in alternativa alla religione cattolica e, più in generale, alle religioni storiche. Sulla scorta della indicazioni di Don Antonio Contri, fino ad un paio di anni fa presidente del GRIS nazionale, noi del GRIS di Roma preferiamo questa dicitura rispetto a quella di “Nuovi Movimenti Religiosi” (frequente nella pubblicistica scientifica e non, nonché in alcuni dei documenti del Magistero Cattolico – di cui parleremo tra poco – dedicati alla materia) per due fondamentali motivi: in primo luogo perché alcuni dei movimenti da noi studiati sono tutt'altro che nuovi (i Mormoni, per esempio, esistono da quasi due secoli, ormai, ed i Testimoni di Geva da quasi un secolo e mezzo) e, in secondo luogo, perché a noi questi movimenti interessano proprio nella misura in cui si pongono in alternativa al Cattolicesimo e costituiscono, pertanto, una sorta di minaccia alla fede dei nostri fratelli cattolici (quella fede che, come ci ricorda 1 Pt 1, 6, è molto più preziosa dell'oro).
I movimenti religiosi alternativi si presentano, appunto, ai cristiani come alternativi alla fede trasmessa loro dai padri o tali da alterarne natura e identità. La loro espansione semina confusione e costituisce un pericolo per la Chiesa cattolica e per le Chiese e comunità ecclesiali con le quali essa intrattiene un dialogo ecumenico. Alcuni di questi gruppi non fanno mistero di volersi proporre come forme religiose sostitutive della Chiesa e cercano di sottrarre i fedeli alla comunità cristiana, mentre altri, di tendenza sincretistica, propongono una doppia appartenenza, che rischia di allontanare progressivamente i cristiani dalle verità essenziali della loro fede.


Quali sono i principali documenti del Magistero a riguardo dei MRA?

Il Magistero della Chiesa è intervenuto a riguardo dei MRA in diverse occasioni. Il primo vero e proprio documento magisteriale dedicato al fenomeno dei MRA fu pubblicato a cura del Pontificio Consiglio per la Cultura e dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso nel 1986 con il titolo di Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi: sfida pastorale.
Il secondo intervento magisteriale concernente in modo specifico i MRA risale al 1991 ed è la relazione tenuta al Concistoro Straordinario di quell'anno dall'allora presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso Card. Francis Arinze e pubblicata con il titolo di La sfida delle Sette o nuovi movimenti religiosi: un approccio pastorale.
Nel 1993 abbiamo invece la nota pastorale della CEI intitolata L'impegno pastorale della Chiesa difronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sette. Una sintesi del contenuto del suddetto è presente anche nel Catechismo degli Adulti edito sempre dalla CEI con il titolo La Verità vi farà liberi (nn. 470-481)
Infine, nel 2003, abbiamo il documento dei succitati Pontificio Consiglio per la Cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso Gesù Cristo portatore dell'acqua viva. Una riflessione cristiana sul “New Age”, che, come recita appunto il suo sottotitolo, si occupa in modo specifico del New Age proponendone un'analisi alla luce del pensiero cristiano ed evidenziandone la radicale incompatibilità col medesimo.
Accenni a riguardo dei movimenti religiosi alternativi sono presenti in altri documenti del magistero, tanto per fare un esempio, nel documento della Pontifica Commissione Biblica del 1993 L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, un intero paragrafo (Cap. 1 § F) è dedicato ad una serrata critica dell'approccio fondamentalista alla Bibbia, approccio che costituisce la quintessenza di quel fondamentalismo biblico a cui tanti MRA di orgine cristiana attingono a piene mani.


Come classificare i MRA?

Tre tipologie di classificazione dei MRA ci sono offerte dal secondo dei documenti appena citati ( La sfida delle Sette o nuovi movimenti religiosi: un approccio pastorale) ai numeri che vanno dal 7 al 9.

1. La prima distinzione che il documento richiama è di carattere fenomenologico, e si ritrova già nei primi autori cattolici e protestanti che si sono accostati al fenomeno negli anni Cinquanta e Sessanta. Questa tipologia distingue fra:
— "movimenti provenienti dalla Riforma Protestante" (n. 7), in particolare correnti neo-protestanti di tipo evangelico-pentecostale o fondamentalista;
— "sette con radici cristiane ma con considerevoli differenze dottrinarie" (ibidem), come, per esempio, testimoni di Geova e mormoni;
— "movimenti provenienti da altre religioni" (ibidem);
— "movimenti derivati da un background umanitario o cosiddetto "potenziale umano"" (ibidem), come molti gruppi del New Age e "religioni del potenziale umano" come la Scientologia;
— "movimenti derivanti da un "potenziale divino" che si trova particolarmente nelle tradizioni religiose orientali" (ibidem);
— "nuovi movimenti religiosi nati attraverso contatti fra le religioni universali e le culture religiose primitive" (ibidem), come le Chiese Africane Indipendenti e i movimenti profetici o messianici sempre in Africa.
Questa tipologia fenomenologica è stata largamente utilizzata per anni, ma in molti casi fra le diverse categorie "[...] la distinzione non è sempre chiaramente definita" (ibidem) e i confini fra i vari gruppi rimangono fluidi.

2. Una seconda tipologia è di tipo epistemologico e distingue quattro gruppi di MRA, a seconda del "retroterra di Sistema di Conoscenza" (n. 8 ):
— gruppi "basati sulla Sacra Scrittura" (ibidem), a cui spesso aggiungono altre scritture sacre: benché, per alcuni versi, siano più vicini al cristianesimo, sono spesso i più aggressivi nei confronti della Chiesa cattolica;
— movimenti che traggono il loro sistema di conoscenza "da altre religioni come l’induismo, il buddhismo o le religioni tradizionali" (ibidem), talvolta assumendo "in maniera sincretista elementi provenienti dal cristianesimo" (ibidem);
— movimenti che ritornano "al paganesimo" (ibidem) con "elementi di magia" (ibidem);
— movimenti di tipo "gnostico" (ibidem), i quali propongono "una strada che non richiede decisioni morali ma offre soltanto "illuminazione"" (ibidem).

3. La terza distinzione presa in esame è di tipo dottrinale, e su questa la relazione vuole attirare particolarmente l’attenzione, giacché "la Chiesa [...] non può astenersi dal giudicare" (n. 9) e non può limitarsi a una pura fenomenologia. Da questo punto di vista la relazione fa cenno a una tipologia che distingue quattro categorie di movimenti "a seconda della loro distanza dalla visione cristiana del mondo" (ibidem):
— movimenti "che rifiutano la Chiesa" (ibidem), secondo la formula "Cristo sì, Chiesa no";
— movimenti "che rifiutano Cristo" (ibidem), secondo la formula "Dio sì, Cristo no";
— movimenti "che rifiutano il ruolo di Dio (e mantengono ancora un senso generico di religione)" (ibidem), secondo la formula "religione sì, Dio no";
— movimenti "che rifiutano il ruolo della religione (e mantengono un senso del sacro, ma manipolato dall’uomo per poter acquisire potere su altri o sul cosmo)" (ibidem), secondo la formula: "sacro sì, religione no" tipica di quelli che "[...] alcuni sociologi preferiscono chiamare "nuovi movimenti magici"" (ibidem).
Comunque, la relazione ricorda che — se le tipologie sono, da un certo punto di vista, indispensabili in presenza di migliaia di movimenti diversi — occorre sempre tener conto dei loro limiti, evitare le "generalizzazioni" (ibidem) di cui "la letteratura sui NMR è piena" (ibidem), e cercare di non "proiettare in tutti loro la piccola parte di realtà che una persona osserva" (ibidem): "[...] non ci si dovrebbe impegnare in una condanna indiscriminata o in generalizzazioni — prosegue il documento —, applicando a tutti i NMR gli aspetti più negativi di alcuni. I NMR non dovrebbero essere neppure giudicati incapaci di evolversi in un senso positivo" (ibidem).


Quali e quanti sono i MRA operanti in Italia?

Questo è un interrogativo a cui non è assolutamente semplice trovare una risposta. L'opera più aggiornata relativamente alla situazione religiosa del nostro paese l'Atlante delle religioni in Italia, curato dal CESNUR e disponibile anche in Internet, elenca più di 600 organizzazioni religiose che possono ricadere nella categoria da noi presa in esame. C'è da considerare, però, che non tutti i MRA sono organizzati in modo formale e molti di questi nascono, mutano e si estinguono nel giro di pochi anni, per cui rimane molto difficile stabilire il loro numero effettivo, senza contare che almeno alcuni di questi propongono una dottrina che, dal loro punto di vista, è compatibile con una doppia appartenenza, il che complica enormemente la stima sia del numero dei movimenti che di quello dei loro appartenenti. Certo è che una valutazione molto approssimativa ci mette in grado di stabilire che nel nostro paese sicuramente almeno un milione di individui sono coinvolti a vario titolo nel fenomeno dei MRA.
Oggi come oggi, i MRA che godono di maggiore diffusione in Italia sono i Testimoni di Geova e le Assemblee di Dio in Italia. Un grande peso hanno nella nostra società anche le idee New Age. Anche se il numero dei “praticanti” la New Age (dove per “praticanti” si intendono quegli individui completamente immersi in una “spiritualità” facente capo ai suoi principi guida) è relativamente ridotto, infatti, il “movimento” nel suo complesso, grazie alle numerose pubblicazioni che affollano gli scaffali delle nostre librerie, la musica e la televisione, ha un impatto sempre più ampio e contribuisce, mediante una sorta di continuo stillicidio, all'annichilimento della coscienza cristiana di molti. Fenomeno in preoccupante crescita è anche il cosiddetto neo-paganesimo, specie tra i giovanissimi e specie tra le ragazze, foraggiato in maniera abbondante dalla televisione, dal cinema e dall'editoria, sempre più intasati di contenuti magici e neo-gotici.


Come spiegare il diffondersi dei MRA?

A questo interrogativo rispondono in modo ampio ed articolato sia il documento del '86 che quello del '91. In particolare, quest'ultimo dedica alla questioni i paragrafi dal 10 al 18, identificando otto fondamentali fattori di successo per i MRA:

1. Anzitutto, i MRA confermano — anche nella nostra epoca secolarizzata — la perdurante "esistenza di bisogni spirituali" (n. 10), che spesso "[...] non sono stati identificati, oppure che la Chiesa e altre istituzioni religiose non hanno percepito o a cui non hanno saputo rispondere" (ibidem). Con questa osservazione la problematica dei MRA viene ricondotta alle sue dimensioni specificamente religiose, superando le facili spiegazioni monocausali e i riduzionismi di tipo psicologico o politico-economico.
2. Dal punto di vista sociologico "un periodo di cambiamenti culturali, che genera un senso di smarrimento" (n. 11) può portare molte persone, attraverso meccanismi di reazione molto vari, ad aderire all’uno o all’altro tipo di MRA.
3. La maggior parte delle persone che vanno a ingrossare le file dei MRA sono cristiani, spesso cattolici. In questa prospettiva può spingere verso i nuovi movimenti religiosi una "sete di conoscenza delle Scritture, di cantare, danzare, di avere soddisfazioni emotive e risposte chiare e concrete" (n. 12). La confusione teologica e le condanne affrettate della cosiddetta religiosità popolare possono, in questo senso, aver favorito l’espansione dei nuovi movimenti religiosi.
4. Anche fuori dall’ambito cristiano, molte persone si rivolgono ai MRA alla ricerca della "guarigione fisica e psicologica" (n. 13), della "protezione contro la stregoneria, il fallimento, la sofferenza, la malattia e la morte" (ibidem). Sono riferimenti che non devono stupire e che interessano "milioni di persone, compresi i cristiani" (ibidem): tutti gli specialisti di nuove religioni africane — un fenomeno immenso, che secondo alcuni coinvolgerebbe ormai il venti per cento della popolazione del Continente Nero — hanno sottolineato come moltissimi africani lascino la Chiesa cattolica e le comunità protestanti aderendo ai MRA locali e accusando le Chiese maggioritarie di non prendere sufficientemente sul serio la stregoneria, l’azione del Demonio e le "fatture" degli stregoni, da cui sentono un vivo bisogno di essere protetti.
5. Vi sono, indubbiamente, "punti deboli nel ministero pastorale e nella vita delle comunità cristiane che possono essere sfruttati dai NMR" (n. 14) e che ne spiegano la crescita. La relazione cita la scarsità del clero, l’ignoranza della dottrina cattolica, le parrocchie troppo vaste e impersonali, il clericalismo e l’emarginazione dei laici, la freddezza e il disordine liturgico, l’intellettualismo delle omelie e la confusione teologica quanto al "genuino insegnamento cattolico sulla salvezza unicamente nel nome di Gesù Cristo, sulla necessità della Chiesa, e sull’urgenza dell’attività missionaria e della conversione" (ibidem).
6. "Non si devono escludere — secondo la relazione — considerazioni finanziarie" (n. 15): soprattutto "in alcune parti dell’Africa e dell’America Latina" (ibidem) vi sono casi di "fondatori delle sette [che] si sono ben presto arricchiti" (ibidem), o dove l’avversione di certi ambienti politici ed economici verso la dottrina sociale della Chiesa li spinge a favorire i MRA. Si tratta peraltro di considerazioni che non valgono per tutti i gruppi, e che non devono essere neppure sopravvalutate.
7. Molti nuovi movimenti religiosi — il cui spessore dottrinale è certamente modesto — sono assai più sofisticati dal punto di vista dei metodi di proselitismo. Alcuni di questi metodi sono "contrari allo spirito evangelico" (n. 16) e anche "assolutamente sleali" (ibidem), per quanto riguarda le "procedure di indottrinamento" (ibidem), la "distribuzione di denaro" (ibidem), la diffamazione organizzata delle Chiese e delle comunità maggioritarie e in particolare della Chiesa cattolica. Tuttavia "[...] non basta condannare questi metodi" (ibidem), e inoltre "non tutti i metodi meritano disapprovazione" (ibidem).
Anzi — per quanto riguarda vari MRA — "il dinamismo della loro azione missionaria, la responsabilità evangelizzatrice assegnata al nuovo "convertito", il loro utilizzo dei mass-media, il mettere in risalto gli obiettivi da ottenere, potrebbero farci porre domande su come rendere più dinamica l’attività missionaria della Chiesa" (ibidem).
8. Infine, "non dovremmo escludere, fra le spiegazioni del sorgere e della diffusione di sette o NMR, l’azione del diavolo" (n. 17). Questo non significa, naturalmente, immaginare evocazioni notturne del Diavolo compiute dai dirigenti o dai membri dei MRA. Al contrario, l’azione del Diavolo è normalmente "sconosciuta alla gente coinvolta" (ibidem): ma non è meno reale, giacché la presenza di zizzania e di confusione nel campo dell’evangelizzazione induce a concludere che "un nemico ha fatto questo" .


Che pericolo rappresenta l'azione dei MRA rispetto alla fede dei cattolici?

E' sempre il succitato documento del '91 che risponde nel modo più organico a questo interrogativo nei paragrafi dal 19 al 28.
I problemi e le sfide posti dai nuovi movimenti religiosi non sono "né pochi di numero né di poco peso". Questi sono fondamentalmente di tre tipi:
1. Vi è anzitutto una sfida sociale, giacché "alcuni NMR" (n. 26) — non tutti: si tratta di un punto su cui è particolarmente importante evitare le generalizzazioni — possono produrre "danni psicologici sugli individui" (ibidem) o rifiutarsi di "insegnare ai loro membri a essere cittadini responsabili che si interessano di adempiere i propri doveri verso gli altri" (n. 27). Comunque, qualche "caso estremo" (ibidem) non deve essere esteso indebitamente a tutti i nuovi movimenti religiosi.
2. Vi è, inoltre, una sfida culturale che va al di là della cerchia degli aderenti ai MRA: idee come la reincarnazione, l’"auto-realizzazione [...] esaltata più della vita di grazia" (n. 21), la sfiducia nella Chiesa gerarchica — diffuse da vari MRA — possono infatti penetrare, e di fatto sono penetrate, anche all’interno della Chiesa cattolica. Quest’ultima, inoltre, patisce le conseguenze della propaganda aggressiva di alcuni MRA nei confronti della Chiesa e della sua storia, talora oggetto di campagne di diffamazione sistematica. La presenza dei MRA induce, infine, confusione quanto all’ecumenismo. Peraltro, "la distinzione fra relazioni ecumeniche e rapporti della Chiesa con le sette deve essere ancora attentamente considerata" (n. 20). Se è vero che l’enciclica Redemptoris missio distingue attentamente fra le "sette" e "le comunità ecclesiali con le quali essa [la Chiesa cattolica] intrattiene un dialogo" , non è meno vero che rimangono zone grigie di confine dove la distinzione fra comunità protestanti e "sette" non è ovvia, e vi sono aree geografiche dove "[...] le attività dei membri di alcune Comunioni Cristiane Mondiali con le quali la Chiesa cattolica è in dialogo teologico sono indistinguibili da quelle delle sette" (ibidem). Da questo punto di vista, ci si può chiedere perché alcuni porporati latinoamericani in Concistoro hanno incluso fra le "sette" gruppi protestanti come i battisti: se, dal punto di vista di una tipologia scientifica, questa classificazione è difficilmente accettabile, non è meno vero che esistono in America Latina gruppi battisti — e più in generale protestanti — che adottano nei confronti dei fedeli cattolici gli stessi metodi di proselitismo aggressivo che vengono rimproverati alle "sette".
3. Anche in questa parte, la relazione privilegia comunque la sfida di carattere dottrinale. Per la Chiesa cattolica — che in questo senso si differenzia nettamente dai movimenti "anti-sette" di origine laicista — il problema principale non è di natura sociale, né è soltanto culturale: i MRA destano preoccupazione perché "allontanano i cattolici dall’unità e dalla comunione della Chiesa" (n. 19), dono inestimabile di Gesù Cristo agli uomini, e inducono ad "abbandonare la [...] fede" (n. 22). In qualche caso inoltre, a causa del loro scarso spessore dottrinale, i MRA possono rapidamente deludere chi vi ha aderito, inducendolo finalmente a "guardare a tutta la religione come un inganno" (n. 23), e preparando così involontariamente "il terreno all’ateismo" (ibidem).


Che fare a riguardo dei MRA?


Prevenire è meglio che curare, anche perché prevenire è possibile ed abbastanza semplice, mentre curare risulta spesso e volentieri davvero arduo e l'adesione da parte dei singoli ai vari MRA lascia spesso delle ferite nei suddetti e nel loro ambiente familiare e sociale che tendono a rimarginarsi con estrema lentezza e difficoltà. Tutti i documenti citati si augurano che le varie chiese locali sappiano impegnarsi a fondo nella sfida pastorale che i MRA rappresentano. Si caldeggia un maggiore impegno da parte di sacerdoti e laici al fine di far comprendere alla massa dei cristiani come proprio la Chiesa possa e sappia rispondere in modo più pieno e veritiero ai bisogni spirituali dell'uomo. La nota pastorale della CEI del '93 specifica: “In particolare, si ritiene che debbano essere svolte ricerche serie sulle sette e i nuovi movimenti religiosi, anche con contatti diretti, opportunamente avviati da persone competenti, per conoscere le varie dottrine, le prassi di vita, i metodi di reclutamento, il tipo di persone che vi aderiscono.” (n. 29) Tale conoscenza non deve essere intesa come “[...] fine a se stessa, ma deve aiutare ad assumere atteggiamenti coerenti e comportamenti efficaci per la costruzione del regno di Dio, secondo il suo disegno universale di salvezza.” (n. 31) L'amore per il prossimo additatoci da Cristodeve indurci a preoccuparci “[...] per la salute spirituale dei nostri fratelli che sono caduti nell’errore, usando verso di loro quella carità che consiste nel richiamo fraterno, ove sia possibile, nella preghiera di intercessione per il loro ravvedimento, nell’invito al colloquio, nel consiglio.” (n. 36) “È necessario, in ogni caso, conservare la stima verso le persone, supporre la loro buona fede, la rettitudine della condotta morale e tutti quegli elementi positivi che eventualmente si riscontrano, non insistendo su critiche negative. E anche là ove si debba denunciare la presenza di un male oggettivo e di un errore evidente, non si deve cedere alla tentazione di giudicare le persone (cf. Mt 7,1-5), mantenendo la debita distinzione tra l’errore e l’errante.” (n. 37)
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