Giustino Martire (100-162/168) visse praticamente agli albori del cristianesimo ed è stato uno dei primi apologisti cristiani. E’ possibile (data l’estrema vicinanza con i tempi apostolici) che fosse stato istruito nella fede da qualcuno che l’aveva appresa direttamente dagli apostoli. Nell’anno 150, questi scrisse una Prima Apologia (poi seguita da una Seconda Apologia) in difesa del cristianesimo. Da quest’opera estrapolo un breve brano in cui si parla del Sacramento dell’Eucaristia così come era vissuto dai cristiani di quell’epoca. Giustino ci descrive ciò che accadeva nei termini di una pratica consolidata e diffusa, cosa che rende estremamente probabile anche da un punto di vista meramente storico che questi ci descriva un modo di intendere e celebrare la Messa che risale direttamente agli apostoli. I nostri amici TdG saranno sconvolti dall’apprendere di come questi primi cristiani, tra i quali sicuramente ne sopravvivevano ancora alcuni di quelli che avevano conosciuto gli apostoli, avessero una liturgia praticamente identica a quella della Chiesa cattolica di oggi (e del passato).
L'Eucaristia
LXV. - 1. Noi allora, dopo aver così lavato chi è divenuto credente e ha aderito*, lo conduciamo presso quelli che chiamiamo fratelli, dove essi si trovano radunati, per pregare insieme fervidamente, sia per noi stessi, sia per l'illuminato**, sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna.
2. Finite le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
3. Poi al preposto*** dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato; egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo****, e fa un rendimento di grazie per essere stati fatti degni da Lui di questi doni.
4. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: "Amen". La parola "Amen" in lingua ebraica significa "sia".*****
5. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino e l'acqua consacrati e ne portano agli assenti.
E' carne e sangue di quel Gesù incarnato
LXVI. - 1. Questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato.
2. Infatti noi li prendiamo non come pane comune e bevanda comune; ma come Gesù Cristo, il nostro Salvatore incarnatosi, per la parola di Dio, prese carne e sangue per la nostra salvezza, così abbiamo appreso che anche quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Lui stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne per trasformazione, è carne e sangue di quel Gesù incarnato.******
3. Infatti gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: "Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo". E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: "Questo è il mio sangue"; e ne distribuì soltanto a loro. […]
Nel giorno chiamato "del Sole"*******
LXVII. - 1. Da allora noi ci ricordiamo a vicenda questo fatto. E quelli che possiedono, aiutano tutti i bisognosi e siamo sempre uniti gli uni con gli altri.
2. Per tutti i beni che riceviamo ringraziamo il creatore dell'universo per il Suo Figlio e lo Spirito Santo.
3. E nel giorno chiamato "del Sole" ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo consente.
4. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
5. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere; e, come abbiamo detto, terminata la preghiera, vengono portati pane, vino ed acqua, ed il preposto, nello stesso modo, secondo le sue capacità, innalza preghiere e rendimenti di grazie, ed il popolo acclama dicendo: "Amen". Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli alimenti consacrati, ed attraverso i diaconi se ne manda agli assenti.
6. I facoltosi, e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto.******** Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno.
7. Ci raccogliamo tutti insieme nel giorno del Sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti. Infatti Lo crocifissero la vigilia del giorno di Saturno, ed il giorno dopo quello di Saturno, che è il giorno del Sole, apparve ai suoi Apostoli e discepoli, ed insegna proprio queste dottrine che abbiamo presentato anche a voi perché le esaminiate.
[Giustino, Apologia Prima, XV-XVII]
*Giustino si riferisce evidentemente al Batteismo.
** Vale a dire il battezzato.
*** Il celebrante, vale a dire il sacerdote (ancora oggi, in alcune zone d’Italia, il parroco viene anche chiamato “prevosto”).
**** Chiarissimo riferimento alla Trinità.
***** Ancora oggi le chiese cattoliche risuonano di questo Amen a questo punto della celebrazione.
****** Ecco la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nell’Eucaristia, cosa negata da tanti che oggi si dicono cristiani.
******* E’ la domenica, con buona pace dei “sabatisti”.
******** E’ quella raccolta di offerte che si fa ancora oggi durante la Santa Messa, quella che i TdG si onorano di non fare.