MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Avvisi, comunicazioni personali, richieste, proteste, domande... escluso politiche e reclamistica.

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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda predestinato74 » dom feb 08, 2009 10:47 am

personalmente non mi piace la piega che ha preso la protesta cattolica control'eutanasia di Eluana;

si sta puntando tutto sul "sentimentalismo" facendo leva sulla capacità di commozione dell'opinione pubblica.
"Eluana muove gli occhi"
"Eluana ha sorriso"
"Eluana é cosciente"
"Eluana soffrirebbe...".

ma non ci si accorge che stiamo facendo esattamente il gioco di coloro che vorrebbero introdurre l'Eutanasia anche in Italia?
Implicitamente passa il messaggio che siccome Eluana ha ancora delle capacità umane (muovere gli occhi, sorridere, soffrire ecc) allora é immorale sopprimerla!?

e perché, se Eluana fosse completamente incosciente, senza nessuna attività umana, sarebbe lecito ucciderla?
questo é ciò che indirettamente sta passando come messaggio all'opinione pubblica.

Le motivazioni in realtà, dell'illiceità dell'Eutanasia, sono ben altre, fondate sulla Ragione e sulla Rivelazione, ma capisco che proprio qui stia il problema; la società attuale é completamente aliena dagli argomenti religiosi e filosofici, per cui puntare su queste ragioni equivarrebbe a tirarsi una zappa sui piedi perché si tratta di un linguaggio che non viene più recepito.
allora cosa si fa? si punta sul sentimento, senza accorgersi che siamo già sconfitti, al di là di come finirà il caso Eluana (che sarà seguito da altri casi simili o peggiori, i radicali, e chi per loro, non si arresteranno).

la società va ricostruita dalle fondamenta, e finché questo non avverrà......stiamo certi che la discesa verso abissi di barbarie sempre peggiori, non si arresterà.
predestinato74
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » dom feb 08, 2009 12:02 pm

Intervista al cantante-medico - Corriere della Sera 6/2/2009

Caso Eluana, parla l'ateo Jannacci: allucinante fermare le cure
«La vita è importante anche quando è inerme e indifesa. Fosse mio figlio mi basterebbe un battito di ciglio»


MILANO - Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» dice a un certo punto, e non è per niente una frase buttata lì, nella sua voce non c'è nemmeno un filo dell'ironia che da cinquant'anni rende inconfondibili le sue canzoni. Di fronte a Eluana e a chi è nelle sue condizioni — «persone vive solo in apparenza, ma vive » — Enzo Jannacci, «ateo laico molto imprudente», invoca il Cristo perché lui, come medico, si sente soltanto di alzare le braccia: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l'alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale».

È un discorso che vale anche nei confronti di chi ha trascorso diciassette anni in stato vegetativo? «Sono tanti, lo so, ma valgono per noi, e non sappiamo nulla di come sono vissuti da una persona in coma vigile. Nessuno può entrare nel loro sonno misterioso e dirci cosa sia davvero, perciò non è giusto misurarlo con il tempo dei nostri orologi. Ecco perché vale sempre la pena di aspettare: quando e se sarà il momento, le cellule del paziente moriranno da sole. E poi non dobbiamo dimenticarci che la medicina è una cosa meravigliosa, in grado di fare progressi straordinari e inattesi».
Ma una volta che il cervello non reagisce più, l'attesa non rischia di essere inutile? «Piano, piano... inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l'idea di non potergli più stare accanto».
Sono considerazioni di un genitore o di un medico? «Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque. Decidere di interromperla in un ospedale non è come fare una tracheotomia...». Cosa si sentirebbe di dire a Beppino Englaro? «Bisogna stare molto vicini a questo padre». Non pensa che ci possano essere delle situazioni in cui una persona abbia il diritto di anticipare la propria morte? «Sì, quando il paziente soffre terribilmente e la medicina non riesce più ad alleviare il dolore. Ma anche in quel caso non vorrei mai essere io a dover "staccare una spina": sono un vigliacco e confido nel fatto che ci siano medici più coraggiosi di me».
Come affronterebbe un paziente infermo che non ritiene più dignitosa la sua esistenza? «Cercherei di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima. Parlo per esperienza: conosco decide di ragazzi meravigliosi che riescono a vivere, ad amare e a farsi amare anche se devono invecchiare su un letto o una carrozzina». Quarant'anni fa la pensava allo stesso modo? «Alla fine degli anni Sessanta andai a specializzarmi in cardiochirurgia negli Stati Uniti. In reparto mi rimproveravano: "Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c'entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti". Decisero di mandarmi a lavorare in rianimazione, "così può attaccarsi a loro finché vuole"... ecco, stare dove la vita è ridotta a un filo sottile è traumatico ma può insegnare parecchie cose a un dottore. C'è anche dell'altro, però».
Che cosa? «In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».

Fabio Cutri
06 febbraio 2009
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » lun feb 09, 2009 3:23 am

Sembra un paradosso. La "QUIETE", clinica che si é offerta di accogliere Eluana, in realtà la vuol spegnere per sempre. La "QUIETE" richiama una contrapposizione dantesca: offerta di tranquillità, per spingere nel baratro un essere umano.
L'Italia ha promosso una moratoria contro la pena di morte, oggi si propone
di (accompagnare ?) dare la morte ad una creatura vivente. E' vero, tutta questo sembra preludere all'approvazione , sottaciuta, di una Legge per portare in Italia lo spettro dell'EUTANASIA. Nulla é perduto
per ricredersi e fermare questa incredibile minaccia, fino a ieri
inimmaginabile. Lo possiamo fare con la RAGIONE. E siamo ancora in tempo per abbattere la forte dose di
pregiudizio che si oppone alla sacralità della vita umana. Una barbarie
inaccettabile da parte dell'uomo contro l'uomo. Del potere contro
l'indifeso. La nostra civiltà non può annullare la ragione stessa e precipitarla
nell'abisso dall'alto del monte Taigeto. La vita, qualunque essa sia và
tutelata, prima ancora di essere amata. Non é un fastidio (LA VITA) del quale
pavidamente disfarsi.
La speranza di qualsiasi persona semplice e di buon senso accompagna queste
ore di attesa.
Leonardo-
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » lun feb 09, 2009 10:19 pm

9 febbraio 2009 - IL FOGLIO (NdR: Eluana é tornata alla casa del Padre)

Che branco di mascalzoni questi gentiluomini che si dicono laici

Che branco di mascalzoni questi gentiluomini. Ci dicono pagani, golpisti, sfruttatori del dolore, mestatori nel torbido, autori di uno scempio. Questi che si dicono laici e che sono soltanto relitti del vecchio familismo amorale degli italiani, specie quando recitano il coro vomitevole di papà Beppino e di una nichilistica libertà di coscienza per giustificare l'eliminazione fisica di una disabile, una esecuzione degna dei nazisti. Secondo loro, un piccolo popolo che ha finalmente trovato a Udine un boia asettico e clinico, saremmo noi a usare il corpo di Eluana. Noi che lo vorremmo in pace, quel sinolo di anima e corpo che appartiene a una cittadina adulta e titolare del diritto alla cura e alla vita; loro che lo hanno sequestrato alle suore misericordine di Lecco e lo hanno gettato in una tetra stanza dove decine di volenterosi carnefici piagnoni lo affamano e lo assetano in reverente obbedienza a una sentenza definitiva. Alla faccia della moratoria contro la pena di morte, quel grido ipocrita della società abortista ed eutanasica ed eugenetica, quel gesto simbolico invocato contro le sentenze definitive di condanna a morte che ora viene rimproverato a noi, che vogliamo una moratoria anche per la Englaro, da questi sepolcri imbiancati.

Sarebbe il governo a fare un colpo di stato contro la Costituzione e il diritto. Bugiardi che non sono altro, calunniatori e mistificatori: è un quindicennio che i Defanti e i Mori e gli altri paranoici dell'eutanasia, insieme con i tiepidi testamentari biologici, fanno campagna sul corpo di Eluana Englaro. Una campagna disgustosa. Atrocemente sentimentale. Una campagna pubblica dissimulata nelle sordide cautele della pietà privata simulata. Che fa leva sulla paura della gente, sul pregiudizio ignorante in materia di disabilità, sulla spregevole indifferenza verso la carnalità pulsante, respirante, anelante della vita umana, quell'indifferenza morale che si dispiega nella società che loro amano, quella dell'aborto, dell'eugenetica, della distruzione della vita per migliaia e milioni di embrioni, dei protocolli che uccidono i down come le spine bifide.

Lo avevamo detto, con il professor Ratzinger, che in questo secolo si giocherà sulla vita la battaglia della ragione e del buonumore. Non pensavamo che ci saremmo trovati tanto presto, a queste tristi latitudini, di fronte a un protocollo costituzionale di morte per disidratazione. Non pensavamo che una generazione postideologica sarebbe rifluita tanto facilmente negli imperativi dell'etica nullista, e che questo vecchio popolo di sinistra sfregiato dalla distruzione della vita, della famiglia, della maternità, del sesso, dell'amore coniugale, dell'educazione, della cultura e della cura sarebbe riuscito a imporre una cappa di consenso coatto, totalitario, tale da portare in piazza gente che lotta contro la carità cristiana e la laica cura ippocratica dei malati, e che si prosterna di fronte all'idolo della morte. È un orrore funesto assistere a questa immonda accademia, uno schifo senza speranza. - di Giuliano FERRARA

Leggi e firma l'appello a Napolitano per salvare la vita di Eluana Englaro
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » sab feb 14, 2009 6:58 pm

Il caso Englaro e la sofferenza del morire ZENIT 11 Febbraio 2009

di Tonino Cantelmi*

ROMA, mercoledì, 11 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Ma nei cosiddetti “stati vegetativi” la morte per disidratazione (o più banalmente per fame e sete) fa soffrire? Sì, secondo i genitori di Terry Schiavo, che hanno assistito alla incredibile agonia della figlia, anch’essa in stato vegetativo ed anch’essa condannata alla morte. Eluana Englaro è morta da sola, prima del previsto e non abbiamo narrazioni di quel momento.

La domanda sulla sofferenza del morire nello stato vegetativo può sembrare ingenua. In realtà ruota intorno ad un quesito drammatico. Chi versa in uno stato vegetativo (in una sorta di vita-morte indefinita) “prova” qualcosa, una emozione, una sensazione o una qualche imprecisata vibrazione dell’anima? Oppure vive in una sorta di totale sospensione, in una specie di buio dell’esistenza-non esistenza? Secondo la scienza la risposta è: non lo sappiamo. Non possiamo escluderlo e non possiamo affermarlo. Secondo il padre di Eluana, no, non “prova” nulla. Secondo i genitori di Terry Schiavo, sì. Secondo le suore che hanno assistito Eluana Englaro per 17 anni, sì. Secondo molti genitori che hanno in casa figli nelle stesse condizioni in cui era Eluana, sì.

Le testimonianze si susseguono in modo impressionante. I genitori, i fratelli, coloro che assistono le persone in stato vegetativo concordano nel dire che sì, una forma peculiare, sottile, magmatica di vita di relazione c’è. Il loro caro riconosce la presenza, si emoziona alle carezze, muove gli occhi per comunicare qualcosa, insomma “prova” qualcosa, c’è, è in relazione, partecipa alla vita della famiglia. Non c’è dubbio: si tratta di relazioni speciali, decodificabili solo all’interno di un amore indistruttibile, che spinge il caregiver a prendersi cura del malato riuscendo a riconoscerlo come persona e non come un corpo vivo-morto, oggetto solo di manipolazioni per tenerlo in vita.

In Italia sono circa 3000 le persone come Eluana Englaro, che spesso vivono in casa e, secondo i loro parenti, “partecipano” alla vita della famiglia ed al susseguirsi degli eventi. Se dunque anche nello stato vegetativo è possibile rintracciare una qualche forma di vita relazionale e percepire i segni di uno sconosciuto abisso emozionale, allora non c’è dubbio: anche in questo caso la morte per fame e per sete è una morte terribile, proprio come testimoniano i genitori di Terry Schiavo, una morte che si accompagna anche a reazioni fisiche che possono essere ricondotte a una sorta di “ansia”.

Non a caso è una morte che prevede la somministrazione di farmaci sedativi, in grado di spegnere anche l’ultimo barlume di reattività (o di vitalità?) della persona.


--------------
*Presidente dell'Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » sab feb 14, 2009 7:17 pm

Caro amico, non certo per assillarti, ma credo che tutti noi abbiamo necessità di approfondire quanto é successo in questi giorni. Per questo ho trovato notevole questa riflessione, che ti giro. Affinché ogni evento che riguarda l'uomo non avvenga invano. E perché Dio non vede l'ora che la sua creatura cresca e cammini.
Un fraterno saluto. Leonardo



Autopsia di Eluana: l’ha uccisa la lebbra - Zenit 13 Febbraio 2009
Domenica 15 febbraio 2009, VI Domenica del Tempo Ordinario / B


di padre Angelo del Favero*


“Venne da lui un lebbroso che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato” (Mc 1,40-42).

La Parola del Vangelo è sempre attuale, incarnata nella vita concreta come l’acqua e il lievito nella farina, amalgamati per diventare pane. Essa è reale nutrimento per la persona, poiché, se viene accolta, infonde lo Spirito stesso di Gesù, la forza e la gioia della Sua Presenza in ogni circostanza, sia che si tratti di fatti personali chiusi nel segreto, sia di quelli di rilevanza sociale.

Anche in questa VI Domenica del Tempo Ordinario, la Parola di Dio illumina, interpreta e giudica la vicenda di Eluana, “segno di contraddizione” (Lc 2,34) per tutti e per ognuno, il cui significato ancor meglio si comprende adesso che le è stata tolta la vita. E il significato è questo: negli imperscrutabili disegni di Dio, tutto è accaduto “perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35).

Come l’autopsia serve ad accertare le cause organiche della morte di una persona, così l’evento della morte di Eluana ne ha svelato la causa prima di ordine morale e spirituale: un’autopsia compiuta da lei su quelli che, materialmente per azione diretta, o moralmente per approvazione, le hanno tolto il sondino.

L’autopsia si fa con il bisturi, per scoprire la verità clinica.

Il bisturi della “Verità” è la Parola di Dio: “viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).

In questa VI Domenica il bisturi ha un nome: Eluana.

Il Vangelo racconta la guarigione di un lebbroso e viene preparato dalla prima lettura che parla dei criteri diagnostici di questa malattia secondo l’Antico Testamento, con una serie di norme che hanno soprattutto lo scopo di difendere la comunità dal contagio, isolando totalmente il malato: “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto.., se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lv 13,45-46).

La lebbra, assieme ad altre affezioni della pelle, era considerata impurità contagiosa per se stessa (come inchiostro che macchia), incompatibile con la partecipazione al culto nel tempio e in sinagoga, allo stesso modo in cui un telo sterile in sala operatoria non può essere toccato da mano scoperta, altrimenti è inutilizzabile e si getta via. “Tuttavia si trattava di una questione religiosa, non medica. Le malattie della pelle, in cui appariva un disfacimento, venivano associate al disfacimento del cadavere. La “lebbra” era percepita come una minaccia all’integrità fisica dell’uomo e tutto ciò che corrompe o è corrotto, non può essere considerato puro. “Puro” è ciò che appartiene alla sfera di Dio e del sacro, “impuro” è ciò che vi si oppone e rende inadatti alla comunione con la divinità. La lebbra escludeva dalla comunità ed era perciò considerata segno di un castigo divino su un gravissimo peccato del soggetto colpito. Nei casi di lebbra dichiarata, la situazione del malato diventava drammatica: attraverso il suo abbigliamento che è quello del lutto (capo scoperto e vesti stracciate), attraverso la segnalazione pubblica della sua impurità, il lebbroso testimoniava la sua tragedia di escluso dalla società e dal culto” (G. Ravasi, in Nuova guida alla Bibbia, p. 104-105).

Eluana si trovava in una comunità religiosa di sorelle che avevano stabilito con lei una relazione di amicizia profonda, fatta di rassicurante presenza, di intensa comunicazione mediante lo sguardo, il volto sorridente, la tenerezza della parola e della mano. Ella poteva sentire questi messaggi d’amore, poiché i suoi sensi, corporali e spirituali, come attraverso un “sondino” li facevano giungere nel sacrario segreto del suo spirito immortale, vivo e vigile anche nel coma del corpo. Strumenti tecnici o dati di laboratorio non potevano cogliere i segnali vitali dell’anima di Eluana, ma le suore che l’hanno circondata per tanti anni li avvertivano con certezza, grazie all’amore.

Come un bambino strappato dal seno di sua madre, improvvisamente Eluana è stata separata dall’amore della “sua” comunità religiosa e relegata in uno spaventoso isolamento, per essere sottoposta ad un protocollo di morte che certo lei non voleva: può forse un bambino desiderare di morire?

Sì, Eluana da 17 anni viveva come una bambina, in tutto dipendente, in tutto serena perché affidata alle mani di persone che le volevano bene per se stessa, come si ama un figlio.

Perché è stata portata via?

Perché Eluana è un caso di lebbra, non lei ovviamente, ma gli altri.

E’ una diagnosi uscita dalla bocca di Benedetto XVI, all’Angelus del 14/ottobre/2008, commentando il Vangelo domenicale che presentava Gesù che guarisce dieci lebbrosi: “In verità, la lebbra che realmente deturpa l’uomo e la società è il peccato; sono l’orgoglio e l’egoismo che generano nell’animo umano indifferenza, odio e violenza. Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell’umanità, nessuno può guarirla se non Dio, che è Amore. Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male”.

Questa è la verità che scaturisce dall’autopsia operata dalla Parola di Dio su coloro che hanno causato direttamente la sua morte e su coloro che, potendolo fare, non l’hanno impedita..:”Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere” (Mt 25,42). Potranno essi rispondere: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato e non ti abbiamo servito?” (Mt 25,44). Mistero della coscienza che solo Dio può scrutare. Forse, oggi, risponderebbero: “ma se non lo abbiamo fatto, non lo abbiamo fatto per Te!”.

Proprio così: la coscienza di molti, divenuta sorda e insensibile al grido esistenziale di Eluana (è tipico dei malati di lebbra la perdita della sensibilità dolorifica periferica), ha ritenuto di farle del bene togliendole il bene fondamentale della vita. E a tal punto è giunto l’errore e l’autoinganno di coloro che si sono associati per assicurarle la morte, che si sono dati questo nome: “Per Eluana”.

“Per!”: come a convincere e a convincersi di un movente buono, favorevole alla sua vita. Si può stare davanti ad un corpo disfatto, coperto di piaghe da decubito e affermare che è perfettamente sano? Questa denominazione “Per Eluana” dice un ascesso, non un tessuto sano. Questo succede quando il cuore è diventato cieco, e non può vedere che “la vita dell’uomo non è un bene disponibile, ma un prezioso scrigno da custodire e curare con ogni attenzione possibile, dal momento del suo inizio fino al suo ultimo e naturale compimento” (Benedetto XVI, 11/2/2009, Discorso agli ammalati e agli operatori sanitari per la XVII Giornata mondiale del malato).

Non è solo insensato questo “per”, ma anche blasfemo, se solo facciamo memoria delle Parole di Gesù nell’ultima Cena, con le quali annuncia il dono della Sua vita per la nostra salvezza: “Questo è il mio corpo che è dato per voi;..questo è il mio sangue che è versato per voi” (Lc 22,19-20).

Coloro che hanno privato del vitale nutrimento il corpo di Eluana hanno mostrato uno stato di profonda denutrizione della propria coscienza, e il loro esempio rischia di comprometterne il retto giudizio anche in molti altri, come insegna Benedetto XVI: “Così la coscienza, che è un atto della ragione mirante alla verità delle cose, cessa di essere luce e diventa un semplice sfondo su cui la società dei media getta le immagini e gli impulsi più contraddittori” (Discorso alla Pontificia Accademia per la Vita, il 24/02/2007, in occasione del congresso su “La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita”).

Ma siamo certi che Eluana non è morta invano, e dal Cielo ha già iniziato la sua missione sulla terra: quella di far comprendere la preziosità assoluta di ogni vita umana.

---------

* Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » lun mar 02, 2009 8:49 pm

Le ingiuste cause di una morte
I tentativi di introdurre l’eutanasia in Italia di Carlo Casini*

ROMA, domenica, 1° marzo 2009 (ZENIT.org).- Il dramma di Eluana Englaro si è concluso nel modo peggiore, eppure in qualche misura scontato. E’ una vicenda nella quale tutti (magistratura, politica, istituzioni) hanno dato il peggio di sé in una incredibile serie di errori (alcuni voluti altri casuali). La società civile si è mobilitata ma non è stato sufficiente. La speranza è che quanto è successo valga almeno a far discutere ed approvare una buona legge sul Fine vita. Perché nessun altro abbia a patire le stesse sofferenze

Errori di giudizio
Hanno avuto un peso determinante gli errori dei miei colleghi magistrati. Non si può, naturalmente, fare di ogni erba un fascio. Anzi è bene ricordare che per sei volte i giudici hanno detto che il tutore non poteva essere autorizzato a far morire Eluana prima di arrivare al pronunciamento della Corte di Cassazione, il 16 ottobre 2006, che ha annullato la precedente decisione della Corte d’Appello di Milano. Autorevoli personaggi, che non si intendono di diritto, hanno sentenziato: la sentenza della Cassazione va rispettata perché costituisce “giudicato”.

L’ignoranza ha vinto.
La materia delle autorizzazioni al tutore fa parte della giurisdizione volontaria, nella quale – è assolutamente pacifico – non si forma mai il giudicato. Semmai si può parlare di decisioni definitive, nel senso che chiudono un procedimento, ma definitive non significa irrevocabili. Eppure non si è trovato un giudice che di fronte ai numerosi fatti nuovi intervenuti (il “risveglio” pochi mesi fa a Le Molinette di una persona da tempo in stato vegetativo; le dichiarazioni di Pietro Crisafulli circa le dichiarazioni a lui fatte da Giuseppe Englaro; le testimonianze di amiche ed insegnanti, nonché di infermieri e medici che la assisterono al primo ricovero dopo l’incidente) abbia avuto il coraggio, giuridicamente fondato, di compiere la mossa che avrebbe potuto far guadagnare giorni di vita in attesa della decisione parlamentare. Si poteva agevolmente o sospendere o addirittura revocare il potere tutorio di Giuseppe Englaro. .
Tra l’altro posso comunicare una notizia che pochissimi sanno. Una istanza in questo senso era stata respinta dal giudice Tutelare di Lecco, presumibilmente prima che i nuovi fatti emergessero in tutta la loro concretezza, ma il provvedimento era stato sottoposto a reclamo su cui il Tribunale avrebbe dovuto decidere proprio il 10 febbraio,il giorno dopo la morte di Eluana.

Ma poi se nel terzo procedimento si fosse raggiunto il “giudicato” (il che non è) o comunque il “definitivo”, perché non considerare “giudicato” o (meglio) “definitivo” l’esito dei due precedenti processi? Nel primo il tutore non fece ricorso in Cassazione, nel secondo lo propose, ma la Suprema Corte lo dichiarò inammissibile per mancanza del contraddittorio. Perché dunque non si è considerato “definitivo” il giudizio che riconosceva indisponibile la vita di Eluana?

Processo senza contraddittorio
Eppure la sentenza della Cassazione da ultimo citata poneva una questione di procedura importante: nel processo deve esservi il contraddittorio. Le due tesi opposte devono duellare tra loro affinché i giudici possano capire bene chi ha ragione. Invece, nel successivo processo (il terzo) il curatore speciale di Eluana ha difeso la tesi della morte. Perché non è stato nominato curatore una persona impegnata a sostenere le ragioni della vita? Invece l’ultimissima sentenza della Cassazione, quella che dichiarato inammissibile il ricorso del Pm che ha impugnato “alla disperata” il decreto della Corte d’Appello che ha applicato la decisione del 2006 della Cassazione, sostiene che nemmeno il Pm poteva ricorrere perché la materia sarebbe di interesse privato e non pubblico! Così la questione della vita e della morte, una questione che ci riguarda tutti, perché tutti dovremmo morire, che incombe già ora su milioni di persone, molte in condizioni simili a quelle di Eluana, che ha riempito e riempie le pagine dei nostri giornali, che ha agitato e agita il Parlamento è divenuto un secondario problema “privato”.

Quale “salute”?
L’affermazione (infondatissima) che la ragazza lecchese aveva manifestato la volontà (la volontà, non l’auspicio, il desiderio) di non essere sottoposta a trattamento di sostentamento vitale, è stata dedotta dal suo “stile di vita”; la dimenticanza del principio di completezza dell’ordinamento giuridico che doveva indurre a tener nel debito e decisivo conto l’art. 579 del Codice Penale, non abrogato e che considera ancora reato l’omicidio del consenziente; l’interpretazione dell’art. 32 della Costituzione in modo da capovolgerne il senso. Ma su questi aspetti il dibattito si è svolto anche sui giornali e non mi pare necessario ripercorrere le tappe. Del resto già nel libro “Eluana è tutti noi” sono stati ampiamente trattati questi aspetti. Mi limito quindi ad una riflessione che mi pare nuova: il senso comune dice che “salute” è il contrario di “morte” e che perciò “terapia” in quanto strumentale alla salute non può essere ciò che determina la morte.

Ulteriore conseguenza: ciò che sperabilmente aiuta a conservare la vita può essere oggetto di scelta del paziente, ma non ciò che sicuramente ne determina la morte. Del resto già nella legge è scritto il principio di indisponibilità della vita umana e per l’art. 32 Cost. la legge può stabilire limiti al principio che “nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento terapeutico”. In realtà stiamo assistendo ad uno snaturamento del concetto di “salute”, già verificatosi riguardo all’aborto. Nella legge 194 la salute non è più assenza di malattia, ma uno stato di benessere la cui esistenza è lasciata alla libera valutazione della donna. Affinché vinca la sua autodeterminazione anche eliminando la vita del figlio viene cambiato il concetto di salute e mutati i criteri di accertamento della malattia. Non diversamente nel caso Englaro, per estendere l’autodeterminazione fino al diritto alla morte, il concetto di salute cessa di essere l’opposto della morte, ma diviene comprensivo di essa.

Un’informazione falsata
Autorevolissimi personaggi hanno scritto sui giornali falsità che hanno condizionato l’opinione del lettore superficiale. Hanno detto che Eluana era attaccata alle macchine, che il suo corpo era ormai simile a quello di un cadavere, che l’elettroencefalogramma era piatto.

Hanno stabilito certezze che nessuno ha: per esempio la totale perdita di coscienza di Eluana, la assoluta impossibilità di un qualche recupero vitale negli stati vegetativi. Soprattutto hanno dato l’immagine di un padre innamorato della figlia che cerca per amore, di farne rispettare la volontà, contrapposta alla fredda e ideologica (Sic!) concezione che la vita è un valore assoluto e indisponibile. Così le apparenti ragioni del “cuore” hanno svolto una azione persuasiva su molti in danno della ragione. Ma, naturalmente, un tale effetto si ottiene solo dimenticando i mille e mille padri e madri, e mogli e mariti, e figli e parenti che, anche loro, come Englaro, hanno da anni, magari in casa, congiunti che assistono amorevolmente. Magari anche i loro figli sono stati vittime di incidenti stradali.

Allora, forse, non piansero sebbene il cuore si fosse stretto. Forse l’impegno per guadagnare giorni alla vita assorbì tutte le loro energie ed insieme le lacrime. Chi fa parlare di più il cuore? Che cosa hanno pensato guardando lo schermo televisivo delle 20,30 del 9 febbraio le mamme e i papà che sciupano da anni tempo e denaro, sonno e vacanze, professione e potenzialità di vita per un figlio gravemente disabile? O i figli che continuano ad onorare con amore padri e madri ormai vecchi affetti da Alzheimer o comunque incapaci di una vera vita di relazione e totalmente dipendenti dagli altri? Che hanno sbagliato tutto? Che il loro non è stato o non è amore vero? Che dovrebbero essi imitare Beppino Englaro? La censura su questo è una grave e crudele menzogna.

Rapporti fra poteri
Abbiamo per tempo e lungamente lavorato per ottenere un decreto legge, anche quando nessuno voleva ascoltarci. Comprendo le ragioni della mancata tempestività dell’ascolto. Il governo aveva deciso di non prendere iniziative legislative. Appariva logico. Troppo complessa è la materia di Fine-vita, lasciamo che il confronto parlamentare faccia emergere la soluzione migliore. Tuttavia piano piano il governo, attraverso l’azione lodevolissima e sempre più chiara del ministro Sacconi e del sottosegretario Roccella ha preso posizione per salvare la vita di Eluana enucleando dalla complessità dei problemi di fine vita il punto decisivo: l’idratazione e l’alimentazione. Evidentemente si sperava di salvare Eluana senza impegnare il governo sul piano legislativo. Ma poi gli eventi sono precipitati e la nostre tesi che solo un decreto-legge avrebbe salvato Eluana è emersa in tutta la sua forza. E il governo ha avuto determinazione e coraggio.

Il decreto legge è stato predisposto nel Consiglio dei ministri di venerdì 6 febbraio. Sarebbe entrato in vigore il giorno dopo se il Presidente della Repubblica l’avesse firmato. Ed Eluana sarebbe viva. Non sono di un partito di governo, ma in questo caso il governo e il suo Presidente meritano lode. Riserve che si possono avere in altri campi non possono minimamente offuscare il merito dell’esecutivo in questo caso. Ed io credo che l’omessa firma del Capo dello Stato – fermo restando il rispetto per la sua convinzione e la sua coscienza – sia frutto di un ennesimo errore giuridico. Costituzionalisti noti, lo hanno detto. Io mi limito a considerare un aspetto, meno esaminato riportando qui di seguito, una riflessione già pubblicata da Il Foglio.

Nessuno può negare al potere legislativo la facoltà di abrogare o cambiare precedenti norme giuridiche vigenti. Esse sono quelle che risultano dalla giurisprudenza. Se ogni sentenza interpretativa impedisse al Parlamento di intervenire su un punto della legge come interpretato dai giudici, la conseguenza sarebbe la cancellazione dell’intero potere legislativo.

In secondo luogo bisogna sottolineare che il potere eccezionalmente attribuito al governo di emanare decreti-legge va inquadrato, come risulta dalla Costituzione, nell’ambito del potere legislativo. Dunque non si può affatto sostenere che il decreto-legge predisposto in governo sarebbe stato un atto di arrogante prevaricazione e di indebita invasione del campo giudiziario. Al contrario: sarebbe stato il modo più trasparente per esprimere rispetto per le decisioni giudiziarie. Esse ci sono e se ne tiene conto, ma proprio perché se ne tiene conto il potere legislativo può intervenire per correggere la norma oggettiva quale risulta dai provvedimenti giudiziari.

Del resto non è breve nella storia repubblicana la lista dei decreti-legge emanati per correggere o integrare testi normativi il cui significato effettuale era stato esplicitato da decisioni giudiziarie di poco anteriori o addirittura in corso di attuazione. Ulteriore argomento a favore della tesi qui prospettata si ricava dal richiamo della categoria delle leggi di interpretazione autentica: esse manifestano che, nel rapporto tra poteri dello Stato, il primato spetta alla legislazione. Perché, altrimenti, nella dottrina gli altri due poteri, esecutivo in senso stretto e giudiziario, vengono considerati entrambi “esecutivi” con la specifica differenza che il potere giudiziario opera in contraddittorio tra parti e nel caso di violazione della legge per stabilirne l’autorità?

Accanimento radicale
La cosa più drammatica è stata la gara tra la morte di Eluana e la legge per salvarla. Hanno atteso per un decennio una sentenza che desse loro ragione. Finalmente l’hanno ottenuta. Ora si era fatto concreto il rischio che il risultato sia tolto dalle loro mani.

Nelle loro mani c’è già Eluana, dal 3 febbraio trasferita dalle carezze delle suore misericordine di Lecco a Udine, in una camera piantonata, affidata a un gruppo di volontari (Sic!) che considerano farla morire (o se volete “lasciarla morire di fame e di sete” che differenza fa?) un servizio al bene comune altruisticamente orientato. Hanno diffuso l’informazione che Eluana aveva ancora un corpo vigoroso e che sarebbero passati 15-20 giorni prima della morte, che dunque c’era ancora tempo per riflettere. Avevano elaborato un “protocollo” (come l’aborto è divenuto “Ivg”, così il provocare la morte è diventato “protocollo”!) che prevedeva tempi relativamente lunghi e una riduzione graduale della somministrazione di cibo e acqua.

Poi giunge notizia che il “protocollo” è cambiato. L’iter sarà più breve. Idratazione e alimentazione saranno da subito totalmente cessati. Il 6 febbraio il governo, dopo l’omessa controfirma del Capo dello Stato, chiede e ottiene che si discuta subito una legge di contenuto identico al decreto e la si approvi in tre giorni. Il 9 alle 19 comincerà la discussione al Senato, disposto a continuare i lavori per tutta la notte. Il giorno dopo, al mattino, è previsto anche a Lecco la discussione del reclamo: si richiede la sospensione del volere di Giuseppe Englaro.

Ma alle 19,35 Eluana muore. Ed ora dicono, che stava male, che era in condizioni irriconoscibili… Coincidenze casuali! Forse, ma, certo, assai singolari. Quel che è certo è che per oltre 10 anni si è cercato una decisione della Magistratura affinché la morte di Eluana fosse un evento pubblico e cioè una scelta dello Stato. L’introduzione dell’eutanasia, insomma… non dobbiamo essere di memoria corta: anche sull’inizio della plurima vicenda giudiziaria vi sono coincidenze singolari.

Il primo ricorso del sig. Englaro è del 19 gennaio 1999 contemporaneo alla prima proposta di legge elaborata dalla Consulta di bioetica laica, di cui fanno parte tutti gli amici di Englaro e a cominciare dal professor Defanti, medico di Eluana, stampata dalla Camera dei deputati il 10 febbraio 1999, intitolata “Disposizioni in materia di consenso informato e dichiarazione di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”. Non mi pare una indebita illazione ipotizzare una strategia radicale fatta di consigli e di sostegno. Se proprio papà Beppino considerava già morta la figlia immediatamente dopo l’incidente stradale, perché non impedirne la cura senza clamore, portandosela a casa o in Svizzera? Perché l’accanimento giudiziario?

È evidente lo scopo vero: l’introduzione della eutanasia in Italia, Paese che, in una strategia mondiale, gioca un ruolo esemplare per comprensibili motivi. È inutile giocare sulle parole. Basta leggere i commenti sul caso Eluana di alcuni autorevoli commentatori che, invocano il diritto alla morte come diritto umano fondamentale. L’eutanasia è alle porte. Eluana era il caso atteso e cercato. L’occasione non doveva essere lasciata sfuggire. Forse è bastato stravolgere l’affetto di un padre verso una figlia “puledra di razza” e compensare il suo dolore con l’idea di una morte non inutile.

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* Presidente del Movimento per la Vita italiano.
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » dom mag 03, 2009 5:36 pm

L’unica vera libertà è quella di amare e di donare - da Zenit 15/2/2009

A proposito del tragico epilogo della vicenda di Eluana Englaro, pubblichiamo il commento dell’Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Carlo Caffarra.
* * *
Cari fedeli,

sento il dovere di inviarvi alcune riflessioni che possano guidarvi in questi giorni, dopo la tragica fine di Eluana Englaro. È come se sentissi voi tutti rivolgermi la domanda del profeta: «Sentinella, quanto resta della notte? (Is 21,11)». Oso pensare e sperare che queste mie riflessioni raggiungano anche uomini e donne non credenti, e pensosi del destino del nostro popolo.

1. La prima cosa da fare è di chiamare cose ed avvenimenti col loro nome: fare chiarezza è la prima necessità nel percorso della vita. È stata uccisa una persona umana innocente, e per giunta con l’autorizzazione di un tribunale umano. Risuonano tragicamente solenni le parole del servo di Dio Giovanni Paolo II: «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere per se stesso o per un altro affidato alle sue responsabilità questo gesto omicida, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo, né permetterlo» [Lett. Enc. Evangelium Vitae 57, 5].

Non è la prima volta nella storia che un tribunale dà questa autorizzazione. Ma le sentenze dei tribunali non cambiano la realtà. Né lasciamoci confondere dalle pur legittime discussioni sulla Costituzione, sulle competenze degli organi costituzionali, e da cose di questo genere. Prima che cittadini di uno Stato, siamo uomini e donne partecipi della stessa umanità. Prima della legge scritta sulle Carte costituzionali e nei Codici, c’è la legge scritta nel cuore umano. Essa insegna che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale; lo è anche quando la morte fosse causata da semplice omissione di un atto che invece avrebbe potuto tenerlo in vita .

2. Ma è accaduto anche un altro fatto sul quale vorrei che riflettessimo profondamente: è stato messo in essere il primo tentativo di delegittimare nella coscienza del nostro popolo la pietas e l’operosità della carità cristiana, di offuscarne la splendente bellezza. Se infatti si afferma il principio che esistono uomini e donne la cui “qualità di vita” rende la loro esistenza indegna di essere vissuta, che senso ha stare loro vicini con l’amore che se ne prende cura, con la tenerezza che condivide la loro umanità devastata? Ci sono dei gesti che hanno una portata simbolica che va molto oltre a chi li compie, ed il cui significato obiettivo si insedia dentro al vissuto umano, devastandolo. Notte tragica quella in cui Eluana Englaro fu tolta alle Suore Misericordine! L’essere umano fragile è stato tolto alla carità cristiana per consegnarlo nella sua impotenza all’arbitrio della decisione di altri.

Ed allora le vere eroine in questa vicenda sono state loro, le Suore Misericordine. Sono le suore che nelle nostre Case della carità continuano ad affermare non colle parole, ma con la vita, l’unica vera libertà: la libertà di amare, la libertà di donare. E con loro vedo tutte le nostre religiose, e tutte le altre persone, famiglie ed aggregazioni dedite ai più diseredati: a chi “non ha più senso che viva”.

3. Di fronte al mistero della sofferenza e del male, alla ragione che non sa rispondere alla domanda: “perché?”, non resta che riconoscere umilmente che il mistero, senza negare la ragione, la trascende. Non c’è altra possibilità di salvezza per una ragione che non voglia dissolversi nell’assurdo. Cari fedeli, a questo punto forse mi chiederete: ed allora che fare? A voi rispondo che c’è una cosa sola che ci salva dalla perdizione totale: radicarci in Cristo, vivendo un’intensa esperienza di fede nella Chiesa.

È da comunità di uomini e donne che in Cristo hanno trovato la perla preziosa che dà senso alla vita, che nasce quel nuovo modo di pensare e di vivere, di giudicare ed introdurci nella realtà che afferma il valore infinito di ogni persona umana. In una parola: solo una fede profondamente pensata e vissuta genera una cultura vera; solo una fede quotidianamente praticata potrà tenere viva nella nostra società quella grande tradizione umanistico–cristiana, la cui necessità è riconosciuta anche da non credenti. È il grande impegno educativo: la rigenerazione di tutto l’umano in Cristo; è la via che la nostra Chiesa vuole percorrere. A Maria affidiamo la causa dell’uomo: perché «in Lei si riaccese l’amore».
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » mar mag 05, 2009 9:23 am

Disappunti Quotidiani -
da Sanbenedetto Oggi, 10 febbraio 2009 - ore 13:38

Caso Englaro, nel dubbio si è scelta la morte
di Nazzareno Perotti

Non mi è sembrato giusto che la paternità delle varie opinioni sia stata determinata dal pensiero politico e non, per esempio, in modo categorico tra chi crede che Dio esiste e chi non ci crede

Eluana Englaro. E' finita una storia molto triste che sotto certi aspetti ha avuto del paradossale, vedi applausi e dolore nello stesso tempo, dopo la morte, da parte di chi era favorevole a quanto poi è avvenuto. Altra distorsione: i dubbi palesi in diretta televisiva sulla "prematura" fine della povera ragazza. Insomma, secondo me, si doveva parlare di meno e tanto meno la storia avrebbe dovuto assumere contorni politici in riferimento ai rispettivi schieramenti, per cui si sarebbe stabilito che, chi è di centro destra la pensa in modo, chi è di centro sinistra in un altro. Roba da matti. Anche se non c'è da stupirsi perché la stessa cosa avviene giornalmente e regolarmente da parte delle due fazioni partitiche per accaparrarsi le simpatie dei credenti, senza pensare che chi ha fede non vede di buon occhio certe manovre politico-elettorali. Dico e preciso per evitare fraintesi o confusione: chi ha fede e cioè chi ritiene la Chiesa come corpo di Cristo e non come una pura e semplice istituzione quale non è.

Per esprimere il mio pensiero sulla triste vicenda parto proprio dalla fede. La prima differenza, infatti, tra i vari pareri andrebbe fatta tra chi crede che Dio esiste e chi no. Solo chi non crede, infatti, può pensare che l'uomo possa arbitrariamente, per un qualsiasi motivo, decidere la fine di un suo simile provocandola in modo illecito, senza che la stessa azione possa definirsi un omicidio. Nel caso di accanimento terapeutico (non mi sembra questo il caso) l'eccezione è d'obbligo proprio perché lo dice la parola stessa "accanimento" che non è esattamente bel sostantivo per credenti e non.

Quindi io ritengo, che si sia fatto un errore (chi lo ha commesso, secondo me, se ne è reso conto un attimo dopo che Eluana è morta) che non troverà assolutamente soluzione nel "testamento biologico" che faranno (sono pronto a scommetterci) per ovvii motivi, pochissime persone indipendentemente dalla loro fede.

Sono altresì convinto che sia stato un errore per il semplice fatto che la scienza medica si è espressa in modi diversi e anche opposti (nel dubbio andava scelta la vita) e che nel 1996 è stato bandito (immagino perché) l'aggettivo permanente subito dopo una diagnosi di irriversibilità per uno stato seppur gravissimo di malattia. In questo la scienza si è mostrata d'accordo, quindi…
Pubblicato alle 13:38 del 10 02 2009
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » gio mag 21, 2009 9:18 pm

18 Maggio 2009 - AVVENIRE

IL LIBRO
Eluana: la forza dei fatti E le pagine per capirli.

Un libro che vuole essere il racconto dei fatti e delle verità (a cominciare da quelle scientifiche) accertate e incontrovertibili. Eluana Englaro, infatti, è morta il 9 febbraio scorso a Udine, dopo diciassette anni di stato vegetativo, chiudendo una vicenda che ha lacerato il Paese, ma lasciando aperti gli interrogativi che hanno scosso le coscienze e diviso gli italiani: era ancora una persona o solo un involucro umano? Nutrirla e mantenerla sana era un accanimento o un diritto dovuto a lei come a qualunque disabile? La sua era vita o non-vita? La legge è stata rispettata o aggirata?

Sul mistero Eluana molti si sono ritenuti in diritto di sostenere le loro "verità", ma a loro volta senza conoscere i fatti, spesso basandosi su notizie prive di fondamento o addirittura costruendole ad arte. Così le voci si sono sovrapposte e la verità è stata sepolta sotto mille contraddizioni, dimenticanze, omissioni, bugie.

Il volume Eluana. I fatti, edito da Àncora e Avvenire (12 euro, 144 pagine) e scritto dagli inviati di "Avvenire" Lucia Bellaspiga e Pino Ciociola, raccontando gli avvenimenti senza censure non intende gridare più forte di altri, ma offrire gli elementi sui quali ognuno potrà farsi un’opinione. È infatti un libro che nasce su impulso delle centinaia di lettori che in questi mesi hanno scritto al nostro giornale chiedendo di fare chiarezza nella ridda di voci e opporre alle mille versioni contrastanti una onesta e comprensibile della vicenda.

Tuttora ad esempio molti non sanno che Eluana non era attaccata ad alcuna "spina": volendone la morte, era quindi necessario che venisse provocata. Così come non sanno che non era affatto malata terminale - come qualcuno sosteneva - e che anzi non aveva alcuna malattia: era una disabile, come migliaia di altri casi. Anche sul suo stato fisico giornali e televisioni hanno detto e scritto di tutto. «Pesava meno di 40 chili», «il viso era tutto piagato da quelle lacerazioni che ai vecchi vengono sul sedere»...: intorno alla sua vita e al suo corpo si ballava una danza macabra quanto deformante. Facile a questo punto capire lo sgomento degli italiani, che non sapevano più a chi e a che cosa credere: Eluana il mostro o la bella addormentata? Nel suo "sonno" apparente sentiva che cosa avveniva nella sua stanza di Lecco? Portarla a morire togliendole nutrimento e acqua è stato un atto di barbarie o la giusta decisione per chiudere una vita che era stata definita "indegna"? E soprattutto la sua volontà - di Eluana - sarebbe davvero stata quella?

Il dibattito resta aperto. La posta in gioco adesso è qualcosa che in Italia nemmeno era mai stato concepito: il diritto di spegnere le vite che qualcuno (lo Stato, i magistrati, un genitore...) ritenesse non-vite.
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » mar lug 14, 2009 3:55 pm

I vescovi d'Europa sul caso Eluana:
«Lesa la dignità della persona»

-AVVENIRE 14 Luglio 2009 -

Il «caso Eluana Englaro» che «ha portato ad un intenso dibattito in Italia sull'eutanasia» e il caso inglese delle agenzie di adozione cattoliche costrette a chiudere perchè non hanno accettato di gestire la pratica per le coppie omosessuali, sono stati al centro della riflessione dei segretari generali di 27 Conferenze Episcopali d'Europa all'incontro annuale promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee) a Leopoli, in Ucraina dal 9 al 13 luglio.

«In Europa - si legge in un comunicato diffuso oggi - si stanno diffondendo alcuni fenomeni che feriscono la dignità della persona e che preoccupano la Chiesa per il modello antropologico che veicolano piuttosto lontano dalla cultura della vita e il modello naturale della famiglia».

Riguardo invece alle recenti elezioni europee, nel comunicato si legge: «La Chiesa in Europa sostiene e accompagna con attenzione un processo di unificazione europea che porta con sè sviluppo e pace, ma che ha anche gravi interrogativi su pretesi valori che finora alcuni rappresentanti dell'Ue, tramite la legislazione europea, hanno cercato di diffondere nei singoli paesi, specie nell'ambito dell'educazione, del ruolo della religione, della vita e della famiglia, e che sono un rischio per la stessa visione della persona umana».

I presuli hanno riflettuto anche sull'anno sacerdotale e la nuova Enciclica del Papa 'Caritas in Veritatè. Prossimo incontro nel 2010 a Roma.
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » mer gen 13, 2010 11:54 am

IL CASO ENGLARO
Eluana: per il gip di Udine è morta «improvvisamente». - Avvenire 11 Gen. 2010

Si chiude con un decreto di archiviazione l'iter che ha visto il padre di Eluana Englaro, Beppino, e l'equipe sanitaria composta da 13 persone (l'anestesista Amato DeMonte e altri 12 operatori) indagate per l'ipotesi di reato di omicidio volontario dopo la morte della donna, avvenuta a Udine il 9 febbraio 2009 presso l'Azienda pubblica di servizi alla persona La Quiete, dopo 17 anni di coma vegetativo. Come è noto, l'equipe aveva applicato il protocollo stabilito dalla Corte d'Appello di Milano, sospendendo alimentazione e idratazione alla giovane.

Il decreto è stato emesso dal gip del Tribunale di Udine, Paolo Milocco, su istanza di archiviazione presentata dalla Procura di Udine il 26 novembre 2009. A chiedere precedentemente l'archiviazione del fascicolo era stato l'avvocato di Englaro e dell'equipe, Giuseppe Campeis, a seguito di una serie di perizie, l'ultima delle quali, eseguita sull'encefalo e depositata il 16 novembre scorso, aveva stabilito l'irreversibilità del coma vegetativo nel quale versava Eluana Englaro.

Tutto «trasparente». Il decesso di Eluana Englaro non è stato "conseguenza di pratiche diverse da quelle autorizzate e specificate nei provvedimenti giudiziari", afferma il Gip, e "le pratiche "sono state "oggetto di preventivi controlli operativi che, in un prudente e scrupoloso intento di massima trasparenza, erano stati predisposti dal tutore dall'equipe assistenziale volontaria e che sono stati recepiti dalla struttura di ultimo ricovero". "Sul punto, infatti - afferma - è stata svolta un'accurata consulenza tecnica che ha esaminato attentamente la documentazione sanitaria disponbiile e si è avvalsa dei risultati di specifica autopsia". E "sebbene il decorso sia stato più rapido di quanto previsto - conclude il Gip - sulla base di tali dati medico-legali i consulenti hanno potuto escludere cause di morte di natura traumatica o tossica".

Una morte «improvvisa». Per Eluana Englaro, dopo la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione, la morte sarebbe "sopraggiunta improvvisamente, senza una compiuta progressione sintomatologica legata alla disidratazione", ha aggiunto poi il Gip riferendo dei risultati di autopsia e consulenze tecniche eseguite dopo il decesso della donna. "I consulenti - scrive Milocco - hanno potuto escludere cause di morte di natura traumatica e tossica" e "hanno attentamente analizzato le condizioni cliniche di Eluana Englaro al momento in cui la sospensione dell'apporto idrico ha operato, per giungere alla conclusione che tale sospensione ha innescato una serie di complicazioni a carico dell'apparato cadiovascolare fino al definitivo arresto cardiaco". "Sia la tetraplegia che la patologia polmonare da cui la paziente era affetta - è la conclusione - l' avevano resa, infatti, particolarmente vulnerabile sotto tale aspetto".


SECONDO NOI

Ma era vita. E «legittima»
Lo chiama «trattamento», il gip, ma si riferisce al cibo e all’acqua che Eluana riceveva ogni giorno per vivere. E sostiene che proseguire a darglielo – questo «sostegno vitale» – «non era legittimo». Perché? «Contrastava con la volontà espressa dai legali rappresentanti della paziente». Eluana non era una malata terminale, era una disabile, grave, gravissima, come migliaia e migliaia d’altri. Nati così o così diventati. Basterà la volontà di un «legale» rappresentante per deciderne la sorte come se la loro vita fosse una cosa o una casa? Nessuna legge lo afferma. Ma tutto è avvenuto «regolarmente», dice un altro giudice, impugnando un protocollo. E questo dovrebbe bastare. Eppure no, non basta: Eluana era vita, non attaccata a macchine né a farmaci. Spenta in quanto imperfetta.

Av
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » lun lug 19, 2010 7:00 pm

Dal divorzio a Eluana Englaro

di Paola Ciadamidaro


ROMA, lunedì, 19 luglio 2010 (ZENIT.org).- La scelta di leggere il libro “Scritti di un pro-life. Dal divorzio a Eluana Englaro” scritto da Francesco Agnoli e pubblicato da Fede & Cultura è stata, almeno inizialmente, dettata dalla curiosità suscitatami dalla veste tipografica e dalla immagine in copertina dove c’è in primo piano il cavallo a dondolo, gioco ormai quasi desueto nelle nostre famiglie e dunque poco conosciuto dai bambini del secondo millennio, ai quali precocemente si insegna l’uso delle tecnologie.

Sul cavallino, il maschietto, con in mano il frustino e, alle sue spalle, la bambina.

Il titolo del libro sembra quasi sparire, ingoiato da questo coloratissimo quadretto!

E’ comunque evidente quale sarà l’argomento trattato, con una specificazione temporale importante, in cui l’autore svolge una disamina degli eventi degli ultimi 30 anni del ‘900, scorrendoli con occhi, nonostante la tragicità, speranzosi.

Nei primi capitoli viene subito evidenziata la posizione morale, oltreché religiosa, di Agnoli, che, giustamente, insiste sulle differenze di “figure” e ruoli in una famiglia normale e, viceversa, in quelle che il divorzio ci ha regalato, come famiglie allargate; ciò a scapito unicamente di questi ragazzi che, in definitiva, pagano il prezzo più alto della disgregazione familiare, con la distruzione della propria personalità.

L’anello più debole della società umana, cioè il bambino-figlio, viene difeso dall’autore, che, quasi con il coltello tra i denti o, forse, un frustino in mano (metaforicamente parlando), riporta le cifre dell’aborto, di quella piaga che è, e resta, anche dopo la 194, una escalation di omicidi, ancora adesso commessi, molto spesso, clandestinamente.

Egli non ha assolutamente alcuna paura nel “raccontare” ciò che si faceva a Villa Gina, a Roma, dove le donne venivano anche sopraffatte in sala operatoria, per farle abortire, se e quando avessero manifestato gravi ripensamenti…e tutto per la “modesta”cifra di 8-10 milioni delle vecchie lire!

L’innocente viene sacrificato, sempre clandestinamente ed in maniera esecrabile, anche a Napoli, e se la mamma non ha i soldi, può ricambiare il favore con prestazioni sessuali.

Agnoli quindi, definisce la sofferenza morale dell’altra protagonista, la donna (la bimba in secondo piano della copertina, quasi a significarne il ruolo secondario in questa società), alla quale non viene tolta la vita, ma la si marchia irreparabilmente.

Nelle poche righe da pag. 30 alla 32, si riaccende la speranza, perché nel 1973 nasce il Movimento per la Vita e due anni dopo il primo Centro di Aiuto alla Vita, rendendo effettivamente libera la donna di non abortire.

Altre scelleratezze, tuttavia, l’uomo si accinge a compiere, nel nichilismo della tecnologia estrema, quando comincia a giocare con gli ovuli e gli spermatozoi di quest’uomo o di quella donna (non importa se essi nemmeno si conoscono) perché comunque hanno il diritto-dovere alla procreazione artificiale: è arrivato il baby business!

Nella continua ricerca dell’immortalità, ben si inserisce il concetto di eutanasia, laddove in America soprattutto fioriscono le società di crionica per il congelamento dei defunti, tutto ciò che rende l’uomo immortale è da studiare e sviluppare e, se proprio egli deve morire, tanto vale scegliere il modo e il momento, specialmente se si tratta di una vita non degna di essere vissuta.

Ed Eluana muore così (febbraio 2009) denutrita e disidratata perché papà Beppino con la sua confraternita-coorte scientifica così ha deciso per lei, e su questa decisione non possono esserci appelli, in nome di un malinteso e strumentalizzato libero arbitrio.

Agnoli però, attraverso i successivi capitoli, meditando sui grandi scienziati e filosofi (Copernico, Galilei, Pascal, Darwin), dai catari all’eutanasia nazista fino ai giorni nostri, esamina e spiega quello che è il suo concetto di civiltà, non nascondendo tuttavia questo eterno dondolio dell’umanità tra scienza vera e scientismo, tra etica e relativismo, tra materialismo e spiritualismo, ricordando ancora che per Lenin alcune persone sono solo “insetti nocivi” e per Hitler “sottouomini”; anche per i sessantottini e per gli hyppies esisteva unicamente la “lotta dura contro natura”.

L’autore comunque arriva al cuore del libro nell’ultimo capitolo, che è come un grido di aiuto, ma anche di speranza, analizzando il “disastro educativo”, imperniato solo sulla cultura di morte, ma ricordando gli eroi del ‘900, allorquando si chiede “dove sono i ragazzi della rosa bianca, il Vescovo di Munster Von Galen, Edith Stein, Massimiliano Kolbe?”.

Ed ecco sorgere inevitabilmente la domanda che tutti ci poniamo: può esistere ancora nel terzo millennio l’Uomo-Eroe, paladino della vita?

Il cavallino si ferma, perché la risposta è SI',ma alla condizione, unica e irrinunciabile, di cercare la verità, seguendo l’insegnamento di Agostino di Ippona: “ho conosciuto molte persone desiderose di ingannare, nessuna di essere ingannata…è solo la verità che ci rende liberi”.
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » dom nov 21, 2010 5:05 pm

16 novembre 2010 -Avvenire
TELEVISIONE
Englaro in tv da Fazio, recita a senso unico

Un copione, sempre lo stesso, mandato a memoria e riproposto senza alcuna variante: sono gli "elenchi" di definizioni relative alla povera Eluana Englaro letti ieri sera in tandem da Fabio Fazio e Beppino Englaro su Rai 3 a "Vieni via con me". Tanta attesa, poi nulla di nuovo sotto il sole: Eluana aveva scelto di morire, Eluana lo aveva espresso molte volte quando era una ragazzina piena di vita perché era consapevole e informata, Eluana che ha parlato per la bocca di suo padre... Englaro in questi quasi due anni dalla morte della figlia non ha mai risposto a chi gli faceva notare le incongruenze, non ha mai fatto chiarezza sulle tante falsità uscite sui giornali, e non lo ha fatto neanche ieri.

Ha solo confermato "il desiderio di libertà" di Eluana rispetto a "quello che lei avvertiva come violenza" (così Englaro ha sempre definito l’amore con cui le suore Misericordine l’hanno assistita per 15 anni, ricevendola proprio dalle mani di quel padre che di loro dirà "me l’hanno violentata"). Ha sostenuto che Eluana già da ragazzina aveva messo in conto tutto e dichiarato di non voler vivere in quelle condizioni di disabilità ("conosceva nello specifico la condizione che la sorte le ha poi riservato").

Aveva le idee "molto chiare" anche su cos’è davvero la coscienza di uno stato vegetativo e "mai avrebbe tollerato la continua profanazione del suo corpo", che non è quanto le han fatto a Udine nei giorni dell’atroce agonia ma a Lecco, negli anni di una dignitosa vita da disabile, senza sofferenze e non sapremo mai con quale grado di coscienza. Infine i princìpi di diritto che sarebbero sanciti dalla Cassazione con la vicenda di Eluana: "Il rifiuto di terapie fino ad arrivare alla morte non può incontrare un limite, e non può essere confuso con l’eutanasia". Parola che Englaro in questi due anni dalla morte della figlia ha più volte definito "esecrabile", altre volte un "segno di civiltà" auspicabile anche in Italia. Meno ipocrisie nelle parole di Mina Welby, moglie di Piergiorgio, morto nel 2006 dopo il distacco dal respiratore: "C’è molto da fare. C’è la lotta per l’eutanasia con i radicali", ha letto dalle ultime parole del marito.

Accanto a entrambi un Fazio semicommosso, le sue mani sulle loro spalle. Mai una sola volta tra i suoi invitati uno dei 3.000 genitori delle altre Eluane, quelli che le curano nelle loro case, senza chiedere che di essere aiutati. E sul fine vita si è espresso anche un altro invitato di Fazio, il segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento».
Lucia Bellaspiga
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Leonardo
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Re: MOBILITAZIONE SPIRITUALE PER ELUANA- Zenit 30/11/08

Messaggioda Leonardo » dom nov 21, 2010 5:11 pm

20 novembre 2010 - Avvenire
Il direttore risponde
Io amico di Eluana vi dico...

Caro direttore,
dopo una lunga riflessione ho deciso di scriverle in merito alla trasmissione "Vieni via con me" di lunedì sera, con particolare riferimento al modo in cui sono stati trattati i casi Englaro e Welby.
Per me non è semplice prendere posizione sull’argomento, dato che sono uno degli amici le cui parole in ricordo di Eluana sono state lette da Fazio in trasmissione, prima dell’intervento di Beppino Englaro. Ed è ancora più difficile scriverle, perché la vicenda di Eluana riapre ogni volta in me una ferita personale, dato che io per primo, pur essendo suo amico, l’ho abbandonata al suo destino, considerandola praticamente già morta, nonostante lei fosse viva, in un letto d’ospedale.
Ciò nonostante Eluana, che mi considerava un vero amico, non mi ha lasciato andare e mi ha voluto coinvolgere di nuovo nella sua vicenda tramite la determinazione del padre, che in tutti questi anni mi ha costantemente cercato e coinvolto, in ogni passaggio della sua battaglia personale. Devo dire grazie per questo a Beppino, per il quale provo affetto e stima, pur non condividendo i principi né il tragico esito che ha voluto dare alla sua battaglia. Proprio questo è il punto: per me il "caso" Eluana è prima di tutto una immane tragedia che colpisce una giovane donna e la sua famiglia; quando se ne parla non si dovrebbe mai perdere di vista il fatto che questa è la realtà, al di là di opinioni ed ideologie.
È sulla base di questo presupposto che in tutti questi anni io, cattolico praticante, mi sono confrontato sulla vicenda con Beppino. È stato un confronto aperto, senza pregiudizi, senza che nessuno dei due facesse riferimento a qualsiasi vessillo ideologico: lui, un padre immerso in una tragedia inconcepibile che perseguiva in perfetta buona fede quello che riteneva essere il bene per la figlia; io, un amico che non voleva più scappare da una vicenda che aveva percepito come più grande di lui e che cercava di stargli vicino nell’unico modo che riteneva possibile, cioè la presenza ed il confronto delle idee.
In tutto questo periodo, discutendo con lui, ho spesso seguito il suo pensiero, approfondendo e verificando tutte le sue argomentazioni senza mai oppormi aprioristicamente; ma la domanda fondamentale che continuavo a pormi era: ma questa è vita? Alla fine io ho risposto alla domanda. Perché nel momento in cui è uscita la sentenza della Cassazione ho definitivamente smesso i panni della persona che può stare a destra o a sinistra, può essere cattolico o no e mi sono detto: ma tu lo faresti veramente? E la risposta è stata: no. Io non riuscirei mai a fare questa cosa. Perché dentro, nel profondo di me stesso, sentivo che quella vita, anche ad livello così minimo di coscienza, era comunque una vita, una cosa misteriosa che non mi sarei mai sentito di sopprimere.
Questa mia posizione non è emersa da idee astratte o da suggestioni ideologiche, ma dal confronto con chi la pensava diversamente e dal giudizio sulla realtà che mi stava di fronte; quella realtà nella quale lo stesso Beppino mi aveva voluto immergere. È per questo che alla fine mi sono determinato a scriverle.
Ero a conoscenza di come sarebbe stato trattato in trasmissione il caso di Eluana ed avevo comunque accettato di ricordarla ancora una volta con le mie parole, ma mai mi sarei aspettato un monologo come quello di Saviano su Welby.
Mi è sembrato un vero e proprio attacco alla Chiesa, ideologico quanto ingiustificato e, in ultima analisi, neanche particolarmente suggestivo o raffinato sotto il profilo retorico. In particolare l’argomento secondo cui il funerale cattolico è stato concesso a dittatori e mafiosi e negato a Welby, oltre ad offendermi come cattolico, è apparso come una semplificazione brutale ed intellettualmente disonesta. Si tratta di una posizione che nasce da un pregiudizio e certamente non tiene conto della realtà: esattamente l’opposto del modo in cui, almeno secondo me, le vicende più importanti nella nostra vita dovrebbero essere trattate.

Nicola Brenna


I lettori si saranno resi conto, leggendola, di quanto intensa e preziosa sia la sua testimonianza, caro avvocato Brenna.Io e i miei colleghi, che da tempo conosciamo e abbiamo sempre rispettato i suoi sentimenti e il suo riserbo, vogliamo solo sottolinearne la luminosa e illuminante straordinarietà. Grazie. - Marco Tarquinio
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