[VIDEO] A. Morganti - Le Psicosette.

Per "minoritari" si intende sia a livello numerico che di notorietà o altro... tuttavia non si tratta di un elenco accademico che li comprenda tutti, ma pastorale, ovvero sulla base della richiesta di informazioni da parte di persone coinvolte.

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Messaggioda Amministratore » mar ott 28, 2008 7:48 am

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Re: [VIDEO] A. Morganti - Le Psicosette.

Messaggioda Generale Specifico » dom nov 02, 2008 9:47 pm

Grazie mille, il filmato è molto interessante.
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Re: [VIDEO] A. Morganti - Le Psicosette.

Messaggioda brunodb2 » lun nov 17, 2008 8:40 am

Articolo interessante sull'argomento:

"Psicosette", un pericolo
Fonte: http://www.nichelino.com/index.php?opti ... 5&Itemid=1

Alcuni esperti le hanno definite “psicosette”. Sono gruppi, movimenti più o meno vasti e variegati, che promettono metodi di efficacia straordinaria per migliorare le potenzialità mentali. Si ammantano talvolta di un alone mistico e della certificazione di “nuova religione”, sulla base di macchinose teorie elaborate nel filone new age. In altri casi propongono corsi per “iniziare un percorso di autoconoscenza e di scoperta delle proprie capacità psichiche”, su pretesi fondamenti scientifici.

Gli effetti però sono spesso devastanti: i nuovi adepti si trovano inconsapevolmente intrappolati in una rete che a poco a poco li spinge a sostituire i rapporti sociali e familiari, a cambiare abitudini e stili di vita, a totale vantaggio della “pscicosetta” della quale vengono a trovarsi completamente dipendenti e condizionati.

DISTRUZIONE DELLA PERSONALITA’
Si tratta di sistemi di persuasione e coinvolgimento alquanto penetranti e sofisticati che hanno come primo obiettivo la destrutturazione della personalità: sistemi in grado di far breccia anche in soggetti dotati di buona cultura e capacità critica.

Alla fine del “percorso di iniziazione” la finalità economica risulta evidente. L’adepto continua a spendere quattrini per frequentare nuovi corsi o iniziative similari, per progredire sempre di più, fino a dilapidare – è il caso di alcuni “allievi” di famiglie facoltose - interi patrimoni. Ma a questo punto per il soggetto è impossibile uscirne.
“Religioni dal potenziale umano” – così le definisce il prof. Introvigne del CESNUR di Torino, uno dei massimi studiosi di sette e religioni – perché alimentano nelle persone la convinzione di possedere illimitate risorse che derivano dalla propria psiche. Una sensazione che oggettivamente risulta del tutto infondata ed illusoria per chi dall’esterno (familiari, amici, colleghi) vede il soggetto coinvolto in questi percorsi esattamente con le stesse insicurezze e gli stessi problemi di prima, in un processo che lo rende soltanto più isolato e sempre più in balìa dei suoi guru. Personalità stravolta, comportamenti bizzarri, manie: momenti da delirio di onnipotenza si alternano a cupa depressione.
Non è poi così facile mettere a fuoco e circoscrivere l’operato di queste “psicosette”, che tendono a sfuggire ai tentativi di analisi e di indagine, disperdendosi in un arcipelago di sigle, gruppi e sottogruppi. Accanto ad improvvisati ed improbabili “maestri” operano veri e propri esperti in tecniche di manipolazione della mente che fanno parte di organizzazioni potenti e ramificate.

E però possibile individuare alcune caratteristiche comuni: la destabilizzazione mentale, il carattere esorbitante delle esigenze finanziarie rispetto all’attività effettivamente svolta, la rottura indotta con l’ambiente d’origine, gli attentati all’integrità fisica, l’indottrinamento intensivo degli adepti, il discorso più o meno antisociale, il rilievo dei problemi giudiziari in alcuni Paesi, i tentativi di infiltrazione nelle strutture pubbliche attraverso la creazione di vere e proprie lobbyes.

UN MIX PSEUDO-RELIGIOSO
L’elemento religioso, quando è presente, compare sotto contorte forme apocalittiche-millenariste o profetico-messianiche in un miscuglio di credenze (che vanno dai testi biblici all’occultismo) e riferimenti alle religioni tradizionali, liberamente estrapolati, tradotti ed interpretati. Molte correnti si rifanno a tecniche tratte dalla cultura orientale, importate in Occidente da maestri che intendono proporre messaggi tipici della propria tradizione, o rielaborate da “guru” e predicatori occidentali.

L’adesione a questi gruppi sembra fornire risposte semplici a problemi considerati complessi o addirittura senza soluzione fino al momento dell’affiliazione. Dà la convinzione di poter trovare gioie illimitate, poteri psichici, guarigione dai mali. Al tempo stesso sembra poter riorganizzare la vita della persona in orari, impegni, regole alimentari, ritualità, quando magari prima tutto era percepito come disordinato e caotico.

La situazione precedente all’adesione al gruppo è spesso caratterizzata da problemi di stress molto forti subiti: separazione dal coniuge, morte di un familiare, perdita del lavoro. Alcuni psichiatri tendono ad individuare nel meccanismo di ingresso un profondo disagio psicologico e a descrivere coloro che entrano in una setta come soggetti prevalentemente depressi, inadeguati, antisociali al margine tra normalità e follia (borderline). Al contrario altri studiosi (come Steven Hassan, psicologo americano fuoriuscito dal movimento di Moon ed autore di libri sull’argomento) ritengono che la grande maggioranza dei soggetti che entrano a far parte delle sette (anche di quelle più assurde e strampalate) sia costituito da persone originariamente dotate di normale intelligenza ed equilibrio. Il fattore decisivo non sarebbe la situazione soggettiva dell’individuo, ma l’enorme capacità di persuasione di queste organizzazioni.
In Italia forse il fenomeno è ancora sottovalutato, mentre alcuni Paesi si stanno ponendo seriamente il problema di come fronteggiarlo, in termini legislativi e di politica socio-sanitaria, per le pesanti conseguenze sociali che tale fenomeno comporta.

Si tratta di processi disgregativi e di dissoluzione del vissuto individuale e collettivo che certo hanno dell’irrazionale, di fronte ai quali anche la nostra civiltà occidentale “secolarizzata” e dei “valori relativi” sembra essersi fatta trovare fortemente impreparata. Come qualcuno di recente ha scritto, l’aforisma di Gilbert K. Chercheston, “con pragmatismo anglosassone e realismo da cattolico all’antica” aveva forse colto nel segno: “Non è affatto vero che, da quando l’uomo dice di non credere più in Dio, l’uomo non creda più a nulla. Il guaio è che ha cominciato a credere a tutto”.
G.M.

Ciao :roll:

Bruno
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