"La Teosofia" di G. de TONQUÉDEC

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"La Teosofia" di G. de TONQUÉDEC

Messaggioda GrisAdmi » mer mar 12, 2008 11:48 pm

La teosofia di di G. de TONQUÉDEC
tratto dall'Enciclopedia di Apologetica - quinta edizione - traduzione del testo APOLOGÉTIQUE Nos raisons de croire - Réponses aux objection

Fin verso il termine del secolo xix, l'uso corrente e le storie della filosofia per teosofia intendevano una tradizione esoterica, che si vantava di possedere il segreto di un modo di conoscere superiore all'esercizio normale e ordinario delle facoltà umane mediante estasi, intuizioni, illuminazioni sovrarazionali, per cui gl'iniziati godevano di corrispondenti poteri d'azione, magici o teurgici. I Neoplatonici alessandrini, gl'Illuminati dei secoli xvii e xvin, come Giacomo Boehme, Swedenborg, Saint-Martin e molti altri rappresentavano questa tradizione (1). Ma, dopo che, nel 1875, venne fondata a New York la Società Teosofica, per teosofia s'intende, se non esclusivamente, almeno principalmente, il movimento inaugurato da questa società e seguito dai raggruppamenti che ne sorsero per dissidio o in altro modo. Nel presente articolo, prendiamo il termine in quest'ultimo senso (2).

CAPITOLO I. - ORIGINE E FONDATORI DELLA TEOSOFIA (3)

Un primo slancio: le signore Blavatsky e Annie Besant.

- In primo piano, appaiono due donne: la prima è una grande dama russa, discendente da una nobile famiglia del Mecklenburg, stabilitasi nella Russia meridionale e alleata con la grande aristocrazia dell'impero zarista. Giovane visionaria e indomabile, Elena Petrowna di Hahn, per rispondere a una sfida (4), a diciassette anni, sposò l'ultrasettantenne generale Blavatsky per abbandonarlo subito e correre il vasto mondo con un destino procelloso. Senza seguirla in tutti i suoi vagabondaggi, la troviamo in Egitto, nell'Asia Minore, nelle Indie, negli Stati Uniti, in Italia, a Londra, Parigi, Odessa.

(1) Vocàbulaìre pkilosopldque di M. Lalande, alla voce Théosophie.
(2) Paolo Oltramare, professore all'Università di Ginevra usò lo st
indicare uà corpo di idee o di tendenze speciali all'India e riconoscibile in tutte le filosofie o religioni di quel paese. Historie des idèe théosophiques dans l'Inde, 2 voi., 1906 e 1923. Quest'uso della parola è eccezionale.
(3) In questo studio, ci riferiamo specialmente al volumetlo che abbiamo pubbli
cato sotto il titolo: La TMosophie et l'Anthroposophh (Parigi, Beauchesne, 1939) e che contiene un articolo del P. de Grandmaison e uno nostro. Nelle citazioni, questa raccolta sarà indicata con le iniziali G.T. Per i dati biografici, ci siamo serviti dell'eccellente libretto
di P. MARTiNDAtE, Theosopty, (Londra 1913) e di un articolo del Dr. Ferrand, La Tkéo-
sophk, pubblicato nella Reme de PMIosophk, 1913, t. XXXIII, p. 14 ss.
(4) La governante le aveva detto: "Nessuno ti sposerebbe, nemmeno il generale
Blavatsky" (Martino aib, ivi, p. 15).

Nell'Asia Minore, fa conoscenza col " mago " copto Paulos Metamon che l'affascina con i suoi prodigi; pratica lo spiritismo con ardore, apre a circoli di miracoli ", non è insensibile alla politica, frequenta gli ambienti rivoluzionari e anarchici, senza dimenticare le logge massoniche; si mette in relazione con Mazzini, si affilia alla società Carbonara della Giovane Europa, entra fra le truppe di Garibaldi che a accompagna nelle sue spedizioni, e quando il generale, il 25 ottobre 1867, penetra nel territorio pontificio, la signora Blavatsky, vestita da uomo, con i capelli tagliati, indossando la camicia rossa e impugnando il fucile, è nelle prime file- dei garibaldini. A Viterbo, combatte contro gli zuavi del generai Kanzler e a Mentana la volontaria Blavatsky viene colpita da due pallottole... è creduta morta e abbandonata in un fosso " (5). Si rimette per riprendere il vagabondaggio e le esperienze spiritiche e occultistiche.

Come ci dice lei stessa con un racconto infinitamente sospetto, un viaggio al Tibet (1852) fu il fatto più saliente, che orientò la sua vita; colà avrebbe incontrato un Mahatma e sarebbe rimasta sotto la sua direzione. Finito il lungo ritiro, ormai " iniziata " e in possesso della Dottrina occulta, sarebbe rientrata nel mondo per propagarvi la buona novella (6). Vero o no tutto questo, durante i viaggi negli Stati Uniti, incontrò il colonnello Olcott dalle aspirazioni concordanti con le sue e con lui aperse un salotto dove si vedevano tutte le specie di " fenomeni ", come tavoli giranti, materializzazioni di spiriti, ecc. Tra i frequentatori del salotto, erano Alberto Pike e il generale Sothern, gran maestro quello e questo gran maestro aggiunto della massoneria americana (7). Finalmente, insieme con Olcott, il 17 novembre 1875, fonda a New York la Società Teosofica (il cui centro venne poi trasferito ad Adyar, sobborgo di Madras). Olcott ne era il presidente e la Blavatsky, segretaria con compito, se così possiamo dire, dottrinale. In molte opere e articoli, la signora Blavatsky diventa l'apostola infaticabile della teosofia (8).

Stando al giudizio non malevolo del colonnello Olcott, la signora Blayatsky aveva una " duplice personalità " e appariva ora come una " russa menzognera " e ora come un' " ispirata ". Ad ogni modo, questo è certo, che la sua potenza suggestiva, fascinatrice, dominatrice era senz'eguali, e che non minori erano le sue capacità d'inventiva e l'immaginazione creatrice. La faccenda del Tibet fu decisamente smentita (9), e i fenomeni che essa produceva o allegava lasciarono scoprire frodi grossolane (10). Il suo carattere e comportamento rispecchiavano il tipo di santità cristiana non più che quello dell'ascetismo indù. Una persona che le fu molto vicina e per molto tempo associata (11) ne traccia questo profilo fisico e morale: Aveva corporatura gigantesca, appetito vorace; inveteratamente appassionata per il tabacco, con un linguaggio facilmente grossolano " ( 12), calpestava tutte le convenienze e perfino le regole comuni del bene e del male. Era d'umore terribile, con odii implacabili (13). Con la sua esperienza personale dell'infinita credulità del genere umano, lo copriva con un disprezzo trascendente senza risparmiare nemmeno i suoi familiari, compreso il bravo Olcott che trattava da a imbecille ", da " babbeo " (muff), da "bambolone spalmato di psicologia" (psychologized baby) (14). La Blavatsky mori nel 1891, e il posto di segretaria venne occupato da un'inglese con tre quarti di sangue irlandese, la signora Besant, nata Annie Wood, separata dal marito, un ministro del culto anglicano, madre di due figli che furono sottratti alle sue cure per le sue ardenti campagne maltusiane. Di temperamento instabile e focoso, umore " bohème " come quello della signora Blavatsky, Annie Besant, dopo molte trasformazioni e voltafaccia spirituali, da un cristianesimo mistico passò all'ateismo militante, e alla fine, venne affascinata dalla fondatrice della società teosofica, di cui si fece discepola entusiasta e, alla morte di Olcott (1907), da segretaria diventò presidente della Società. In molti scritti e innumerevoli conferenze, predicò la dottrina con una convinzione contagiosa e con grande successo, incarnando, per cosi dire, la teosofia in se stessa. Nel 1911, nel grande anfiteatro della Sorkona, sotto la presidenza di Liard, vicercttore dell'Accademia di Parigi, davanti al nuovo bud-da reincarnato, Alcyone o Krishnamourti, la Besant espose le sue idee in una conferenza di cui si occupò tutta la stampa francese (15). La sua ardente parola trovò eco perfino nelle Indie. Stabilitasi a Benares e vivendo come i bramini, raccomanda agli indù di rimanere se stessi e non aggregarsi alle religioni dell'occidente, presentando specialmente il cattolicesimo come il grande nemico (16).

(5) Dr. Ferrand, ivi, p. 18.
(6)Annie Besant, att. Theosofical Society Encydopaedia , Religion and Ethics,
edita da James Hastings, p. 303, col. 2. La signora Besant pretese di essere in possesso della relazione di questa storia redatta dalla Blavatsky.
(7)Dr. Ferrand, tra, p. 21. L'autore aggiunge: "In questa storia troveremo costan
temente la mano massonica".
(8)Opere principali: lsìs umeìled (Iside svelata), The Key io Theosophy (La chiave
della teosofia), The scerete doclrine (La dottrina segreta).
(9)Testimonianze dell'esploratore Rockhill e dei militari britannici in Martdj-
dale, ivi, p. 22.
(10) V. sotto, pp. 172-173.
(11) Miss Mabel Collins, coeditrice con la Blavatsky del periodico Lucifer, in MarTINDALE, ivi, p. 20 SS.
(12)" A quindici anni essa giurava da scandalizzare un soldato ", dice Olcott, e
conservò quest'abitudine per tutta la vita (Dr. Ferrand, ivi, p. 17).
(13)In particolare " solo al sentire nominare il cattolicesimo, dice Olcott, essa an
dava in escandescenze" (Dr. Ferrano, ini, p. 22.)
(14) Proceedings of thè Society for Psychical Research, voi. Ili, 1885, p. 311.
(15) Cfr. Ferrano, ivi, pp. 37 e 48.
(16)Martrtoale, ivi, pp. 38 e toi, 102.


I dissidenti: l'Antroposofia di R. Steiner.

- Nella Società Teosofica, sotto l'influsso dell'americano W. Quan Judge, accusato dalla signora Besant di aver inventato di sana pianta messaggi attribuiti ai Mahatma, si produsse uno scisma (1898), avendo W. Quan Judge accusato a sua volta la Besant della stessa sopercheria. Vi fu un processo, e Quan Judge si staccò e presiedette un gruppo di teosofi dissidenti facenti capo a Point Loma (California), che ignorano naturalmente la Besant e Olcott e riconoscono solo la defunta Blavatsky, formando VUnited Brotherhood and Theosofical Society (Fraternità unita e società teosofica) (17). Anche in Italia, il più cospicuo gruppo di teosofi, quello di Roma, guidato da Decio e Olga Calvari e da A. Agabiti, si distaccò dalla Società Teosofica aderendo dapprima alla Lega teosofica indipendente fondata a Benares nel 1909 e vivendo poi di vita propria intesa segnatamente alla ricerca mistica.


(17)Ivi, p. 33 e Ferrand, ivi, p. a6.


Più tardi, scoppiò un altro scisma molto più importante. Questa volta, il capo che presentiamo è un uomo, Rudolf Steiner, nato nel 1861 a Kraljevic da una famiglia ebrea e morto nel 1925 a Dornach, presso Basilea. Fu educato nel cattolicesimo, fece parte del coro dei fanciulli della sua parrocchia, e ben presto, ebbe " intuizioni " sulla realtà opposta a quella materiale e " la sensazione irrefragabile di potenze occulte che agivano dietro e attraverso di lui per dirigerlo " (18) e che finirono coll'apparirgli in forma umana prima nella persona di un " botanico bizzarro ", riconosciuto poi come inviato da un Maestro lontano e invisibile che però sorvegliava il giovane, poi nella persona di questo stesso Maestro, una specie di Mahatma occidentale di nome sconosciuto (19). Nello stesso tempo, Steiner studia i grandi filosofi tedeschi Kant, Fichte, Schelling e soprattutto Hegel (20), che, da un punto di vista ancora esoterico, gl'insegna come l'essere si sviluppa e si evolve. Le scienze naturali, che studia con passione, gli danno la stessa lezione e subisce un forte influsso di Haeckel, del quale però rifiuta il grossolano materialismo (21). Dopo aver conseguito il dottorato in filosofia a Vienna, (22), collabora alla riedizione delle opere scientifiche di Goethe, al quale più tardi dedicherà il suo Istituto, il " Goethennum ". Infatti, Goethe, con le sue idee divinatrici sulla evoluzione degli esseri naturali, col suo gusto per l'occultismo, ben visibile in Faust, e con la sua iniziazione giovanile alla Rosa-Croce (26), rappresenta molto bene le due tendenze di Steiner (27) e meritava il patronato della sua opera. Steiner in politica fu " socialdemocratico ", e per qualche tempo, militò in una scuola di questo partito (28).

Presentando Steiner al pubblico francese, E. Schuré insiste assai sulla differenza dell'occultismo del dottore austriaco e quello della Blavatsky e della Besant, la quale ultima si ricollega specialmente alle dottrine indiane, mentre Steiner pretende di ricollegarsi con la tradizione occidentale degli antichi misteri della Grecia, della Siria, dell'Egitto, riflessa, a quanto egli crede, nel quarto Vangelo, nell'Apocalisse e, attraverso lo gnosticismo, nella Kabala, ecc e culminante nella favolosa personalità di Cristiano Rosenkreuz, il sedicente fondatore della società segreta della Rosa-Croce (29). In questa tradizione, come la pensa e descrive Steiner, Cristo occupa un posto centrale, non però come Dio incarnato, ma come supremo Iniziato. Però, non dimentica l'India e le riserva anzi il posto d'onore (30), conservando tutte le dottrine fondamentali della teosofia induista (31). Quindi, non ci stupisce che Steiner, nel 1902, diventi membro della Società Teosofica e in breve occupi un posto di primo pia-, no, facendosene l'ardente propagandista, diffondendola largamente in Germania e nella Svizzera, dove prosperò, poi in Francia, dove E. Schuré la volgarizza presentandola al grande pubblico.

(18) Edoardo Schuré, Introduzione all'opera di Steiner: Le Mysthe chrétien et les mystères antiques, p. 13.
(19) Ivi, pp. 12 e 15 ss.
(20) Ivi, p. 14.
(21) Ivi, p. 23.
(22) Nei paesi germanici la Facoltà di filosofia corrisponde alla nostra Facoltà di Lettere e Filosofia più quella di Scienze.
(26) G.T., p. 107.
(27) Cfr. Le Mysthe ckrétien et les mystères antiques, avanti-proposte e. I.
(28)Lexicon filr Theologie und Kìrche, art. Steiner, p. 790.
(29)G.T., p. 125 ss.
(30)Ivi, p. 123, 125 nota, 170 nota.
(31)" La differenza non consiste in una visione diversa dell'universo e della sua
evoluzione" E. Sohuré, ivi, p. 37.

A poco a poco, sorgono divergenze tra il nuovo venuto e i direttori della teosofia primitiva; la personalità e l'influsso invadente di Steiner adombrano Annie Besant, mentre nella Società Teosofica avvengono scandali di cui parleremo in seguito. Basti dire che, per incidenti i cui particolari qui non interessano, Steiner venne escluso dalla Società (1913) e trasse con sé la maggior parte dei membri tedeschi e svizzeri. Sorse cosi una nuova teosofia che s'intitola: Società Antroposofica e che ebbe il suo centro nella Freie Hochschule fiir Geistesivissenschaften (Libera Scuola Superiore per lo studio delle scienze dello spirito) con sede nell'edificio del " Goetheanum " fondato a Dornach (Svizzera), secondo le regole d'un'architettura antroposofica " (32).

Steiner svolse un'intensa attività di conferenziere e scrittore, con parola eloquente, talvolta poetica, che, col magnetismo personale (33) e la cultura innegabilmente superiore a quella delle signore Blavatsky e Besant, gli guadagnò numerosi partigiani, senza lasciarsi affatto piegare dai loschi fatti che avevano screditato l'antica teosofia. Per questo, l'Antroposofia prosperò specialmente nei paesi germanici. Tuttavia, le opere di Steiner, tradotte da uomini come E. Schuré e Giulio Sauerwein, ebbero la stessa accoglienza in Francia e fecero delle " conversioni ". .Steiner si spaccia come gran Maestro dell'Ordine dei " Rosa-Croce " in cui si entra con un'iniziazione della quale scrive il P. de Granmaison: i Senza pretendere di decidere se e in quale misura il dottor Steiner appartenga alla massoneria rosa-crociana, bisogna constatare che l'iniziazione da lui conferita assomiglia come una sorella a quella delle logge massoniche:... C'è un decoro più brillante, e nella cerimonia, il gran Maestro pontifica in camice e mantello scarlatto. Però, conosciamo solo l'iniziazione dell' "apprendista" Rosa-Croce; invece, quella al grado di maestro e agli altri gradi superiori ò rigorosamente proibita dalla disciplina del segreto alla curiosità dei profani.

32) Lexicon fur Theologie uni Kirehe, L. e.
(33) V. Somme, voi, p. 44, 45 e il ritratto del novatore messo in fronte dell'opera.
(34)Grandmaison, 0. e, p. 150. Non si può dubitare sull'appartenenza della Besant alla massoneria, poiché compare nelle pubblicazioni massoniche come una sorella- dei grado più alto, il trentatreesimo (G.T., p. 103, nota 2). Il rabbino Elia Benamozegh di Livorno nel suo libro IsraSl et l'Umanìlé, p. 71, dovendo parlare delle relazioni del giu
daismo con la massoneria scrìve: " Se c'è una cosa certa è che la teologia della Massonerìa non è che teosofia e corrisponde a quella della Cabbala ". V. anche Renato Guénon, Le Théosophisme, xri: Théosophisme et Franc-Maponnerie. Remte de PhUosophie, 1921, p. 384 ss.
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Re: "La Teosofia" di G. de TONQUÉDEC

Messaggioda GrisAdmi » mer mar 12, 2008 11:48 pm

CAPITOLO II. - DOTTRINE DELLA TEOSOFIA

Fonti.

- La teosofia si vanta di derivare dalla sapienza dell'India e da questa sorgente antica attinge i suoi insegnamenti. E colore di orientalismo autentico hanno indubbiamente e grosso modo il panteismo, il carattere illusorio del mondo sensibile, l'evoluzione progressiva e la reincarnazione delle anime, la legge del Karma, la conoscenza dell'essere vero raggiunta non con processi volgari o scientifici, ma con intuizioni cui si arriva con un allenamento metodico, compito proprio dei maestri nell'iniziazione.

Le opere della Blavatsky, della Besant e consorti sono costellate di termini sanscritti e continui rimandi alle opere bramimene; ma, disgraziatamente, quest'audizione non fu giudicata di buona lega dagli specialisti del pensiero indù, che non hanno abbastanza disprezzo per essa (1). Renato Guénon, pur sdegnando il letteralismo di questi specialisti e illudendosi di trarre alla luce la verità chiusa nei Vedanta, è tuttavia concorde con essi nel trattare le interpretazioni teosofiche come caricature. (2).

La questione delle fonti indù è connessa con quella dell'esistenza dei Mahatma, dai quali la teosofia (3) pretende ricevere i messaggi; ma bisogna dire che si tratta soltanto d'un'enorme mistificazione, e al riguardo, nel The Key to Theosophy (La chiave della teosofia) della Blavatsky, c'è un passo molto curioso (4). A chi le domanda con insistenza se esistano realmente tali maestri, essa finisce col dire che ciò importa poco; ma se essa inventò i maestri, deve anche averne inventato l'insegnamento, la loro sublime e benefica dottrina, ammessa da tanti spiriti superiori, destinata a colmare le lacune della scienza attuale, " come si scoprirà in cent'anni ", ecc E allora, " che importa che esistano o no, dal momento che esiste la signora Blavatsky di cui difficilmente sì può contestare l'esistenza? ". Non è possibile burlarsi più spassosamente del mondo. Anche i lama del Tibet, tra i quali si crede siano esistiti alcuni Mahatma, ne ignorano l'esistenza (5), e una severa inchiesta di Hodgson, condotta nelle Indie per conto della Società di ricerche psìchiche di Londra, arrivò alla stessa conclusione negativa (6). La causa è spacciata.

I principali punti dottrinali. - Gompcndiamo le dottrine fondamentali della teosofia e dell'antroposofia notando die non interessano la presente opera le differenze die dividono le due dottrine, essendo in gran parte secondarie, poiché ambedue le dottrine sfruttano un fondo comune. Steiner, anziché rinnegare le dottrine generali della Società Teosofica, le espone anche lui, sebbene a modo suo (7). Non dimentichiamo die Steiner, per vari anni, fu uno dei membri più in vista della Società. Noi, quindi, attingeremo la maggior parte delle nostre citazioni dalle pubblicazioni della teosofia primitiva, contentandoci di ricordare di sfuggita alcune concordanze e divergenze di Steiner (8).

(1)V. p. esempio, B. Oltramare, 0. e, t. I, prefazione p. II.
(2)Introduclìon generale à l'étude des doctrines hindoues, p. 305 ss. L'Homme et son divenir selci Vedanta, p. 9.
(3)Per essere brevi, ormai quando parleremo della teosofia senza epiteti si tratterà
di quella della signora Blavatsky e della Besant. Per indicare la teosofia steineriana use
remo il termine "antroposofia".
(4)Testo inglese: The Key to Theosophy, p. 298. Cfr. p. 295.
(5)Un viaggiatore che interrogò a questo riguardo i Lama in questione, vide acco
gliere le sue domande con un sorriso ironico e gli si fece comprendere abbastanza chiaro
che per questa storia i teosofi s'imponevano alla credulità dell'Occidente. The Month
(rivista pubblicata dai Gesuiti inglesi), voi. LXXIV, 1892, p. 333.
(6) Altri teosofi si servono di un argomento metafisico (riportato dal P. Martindale, 0. e, p. 52 s. secondo il Lotus bleu) per provare l'esistenza dei mahatma. Eccolo : La legge teosofica dell'evoluzione esige che ci siano degli esseri perfettamente evoluti, giunti allo stato " divino ", quali sono i mahatma; perciò i mahatma esistono... Ma per chi non è persuaso di questa dottrina dell'evoluzione, questa prova a priori non vale nulla; essa inoltre implica un circolo vizioso: l'autorità dei mahatma garantisce il carattere & tradizionale" della dottrina, e la dottrina postula l'esistenza dei mahatma (Martindale, 0. e, p. 55).
(7) G.T., p. 97-100. Steiner tuttavia formula riserve su un punto importante, la realtà del mondo esteriore, che la filosofia induista riduce a un'apparenza. Cfr. Schuré, L. e, p. 38.
(8) Si può trovare un'esposizione della dottrina di R. Steiner negli articoli del P.DE GRANDMAISON sulla Nauseile Théosophie e nel nostro articolo su La Spiritualité thioso-pktque (G.T., pp. 95 ss., e 167 ss.).


a) Dio. - " Ogni grande religione, dice A. Besant (9), ha una parte inte-
riore e una parte esteriore, uno spirito e un corpo; da una parte, la conoscen
za di Dio che è la vita eterna; dall'altra, i dommi, i riti, le cerimonie... La
teosofia o misticismo è la conoscenza diretta che l'uomo ha di Dio, e appartiene
egualmente a tutte le grandi religioni, come la vita che le sostiene, e ogni indi
viduo, anche fuori di qualsiasi organizzazione religiosa, la può acquistare... ",
ed è "un vero teosofo " chiunque la possiede.

Perciò, i dommi, i riti, sacramentali o puramente cerimoniali, non hanno importanza, e Dio si può trovare in essi tutti; basta interpretarli n esotericamente a o teosoficamente (10).

In che cosa consiste la " conoscenza diretta " di Dio? " L'uomo — risponde la Besant — è essenzialmente un essere spirituale, perché il suo io o spirito è un'emanazione dell'Io o Spirito universale, cioè di Dio. Quindi, se l'uomo conosce se stesso e il suo io più profondo, conosce Dio... ". In quest'esperienza, in cui l'uomo sprofonda se stesso coscientemente fin nelle profondità del proprio essere, oltre il corpo, le passioni, le emozioni, l'intelligenza e la ragione, egli " realizza (cioè percepisce) se stesso come separato "la tutto questo, come* " lo b puro, essere puro... L'Essere universale, in cui cosi l'io sfocia, trascentle tutti gli esseri ed è eguale in tutti... Sopra quest'esperienza riposano le due verità fondamentali della teosofia, cioè l'immanenza e la trascendenza di Dio, la solidarietà o fraternità di tutti gli esseri viventi ". Il teosofo si sente identico nella natura a Dio e a tutti gli esseri, potendo cosi " mescolare il suo io con quello di tutti gli esseri che sono attorno a lui e abitare coscientemente nelle loro forme come nella propria" (11). La dottrina è evidentemente panteista, come ammette chiaramente la Besant: a La teosofia... è panteista: Dio è tutto e tutto è Dio " (12).

Le stesse idee si trovano sostanzialmente nell'antroposofia. È vero che Steiner parla molto meno di Dio, e al posto di Dio, mette l'uomo al centro della prospettiva, donde il nome di antroposofia invece di teosofia. Ma si chiami o no e divina ", la realtà prima e fondamentale resta sostanzialmente unica e non si esce dal monismo (13).

La pratica di una qualsiasi religione non è proibita né dall'antroposofia né dalla teosofia: si tratta solo di comprendere e interpretare secondo lo spirito ciò che l'uomo volgare intende alla lettera. Quest'atteggiamento finisce col coincidere con quello raccomandato dal modernismo (14).

b) L'evelozione. -Dio, la Sostanza unica o Principio primo, l'Assoluto,
come può prendere forma nel Cosmo e in particolare nell'uomo? Risposta: con
un'evoluzione necessaria. E a che cosa tende quest'evoluzione? Al riassorbimento degli esseri nella Sorgente infinita da cui sono usciti (15).

(9) Art. Theosophical Society in Encyclopaedia of Religion and Elhics, edita da Jarncs
Hastings, t. XII, p. 300.
(10)G.T., pp. 25, 31" 45-47" 53-
(11)Ari. cit. V. inoltre altri casi in G.T., pp. 31-33.
(12) G.T., p. 33. La signora Blavatsky fece alcune riserve sul termine, ma ritiene espressamente la cosa (Key to Theosophy, p. 63).
(13) G.T., pp. 157, 175-180.
(14) G.T., pp. 31, 45-47, 52, 155.
(15) G.T., pp. 39 e 136.


Riguardo all'origine delle cose, l'idea di creazione, che comporta un'attività personale, intelligente, libera e distinta dalla sua opera è respinta risolutamente (16). Si può trovare qua e là la parola, che però bisogna capire, a Noi crediamo — dice la Blavatsky — in un Principio universale, radice di tutto, da cui tutto procede e in cui tutto sarà riassorbito alla fine del grande ciclo dell'essere... La nostra divinità... è il misterioso potere dell'evoluzione e dell'involuzione, la potenza creatrice onnipresente, onnipotente e anche onnisciente... La nostra Divinità, in breve, è la costruttrice eterna dell'universo non per creazione, ma per evoluzione incessante (incessantly evolving, not creating): quest'universo sviluppa se stesso partendo dalla propria essenza, e non è fatto " (17). Secondo Steiner, al principio esiste solo lo spirituale, e la storia dell'universo è quella della condensazione dello spirito in materia più 0 meno spessa e densa, dando luogo a esseri molteplici e diversi e, attraverso stadi evolutivi e trasformazioni successive, avanzando verso l'unificazione finale dello spirito puro (18). In sostanza, nel ritmo del mondo, vi sono due fasi alternate: quella dell'espirazione, con cui l'Essere emette fuori di se stesso le diverse realtà, e quella dell'aspirazione, con cui li riassorbe in sé. I miti dell'India chiamano questo la respirazione di Brama, il sonno e il risveglio, la notte e il giorno di Brama (19).

In fondo però, il vero essere è soltanto spirito. " Filosoficamente — scrive la Besant — la teosofia è idealista " (20). La materia nasce quando lo spirito s'addormenta, diminuisce o arresta la sua attività, a Lo spirito è materia in potenza, e la materia è semplicemente lo spirito cristallizzato, come il ghiaccio, che è vapore cristallizzato.(21).

Perciò, la materia, il mondo sensibile, i corpi non sono il vero essere; sono un'illusione, una pura apparenza, una specie di allucinazione e di sogno dello spirito. " L'unica, universale ed eterna realtà proietta periodicamente un riflesso di se stessa nelle profondità infinite dello spazio. Questo riflesso che voi considerate -come universo materiale oggettivo, noi teosofi lo consideriamo nulla più che un'illusione temporanea. Solo ciò die è eterno è reale ".

(16) Blavatsky, Key, pp. 61, 62, 111.
(17) Key, pp. 63-65.
(18) G.T., p. 136.
(19) Blavatsky, Key, pp. 83, 84.
(20) Encyclopaedia of Religion, etc., art. cit., p. 302, coi. 1.
(21)Blavatsky, Key, p. 33. Si noterà qui una singolare somiglianza perfino nelle'
parole colla dottrina bergsoniana dell'origine della materia. E non è questa l'unica somi
glianzà, poiché anche altre idee bergsoniane non dispiacciono ai teosofi: l'idea d'una
realtà universalmente costituita da vibrazioni; quella d'una corrente unica di vita che at
traversa tutti gli esseri; quella dell'evoluzione umana che finirà col creare il superuomo
dell'universo macchina per creare dèi"; il Cristo, riuscita eccezionale di questa evolu
zione. D'altra parte è noto che Bergson ammetteva la possibilità d'una prova sperimentale
della sopravvivenza, in cui l'anima si manifesterebbe dopo la dissoluzione del corpo fi
sico attuale (L'energie sptrituelle, p. 62). R. Guénon crede che vi siano stati rapporti
personali tra Bergson e la teosofia, perché la sorella del filosofo aveva sposato Mac Gregor, che rappresentava in Francia Mòrder of thè Golden Dawn in thè outer, società occultista se greta, e fratello del conte Mac Gregor Mathers, segretario della Societas Rosimwiana in Anglia, società dello stesso genere, strettamente alleata della precedente e che si diceva " in relazione di amicizia " con la Società Teosofica. La signora Mac Gregor, nata Bergson, assieme al ben noto occultista Giulio Bois partecipò a un tentativo di restaturare il culto di Iside a Parigi nel 1899 e nel 1903 (Revue de philosophk, 1921, p. 40 e 41, riprodotto in Le Thiosophisme, pp. 35, 36).


Gl'individui umani, " tu ed io ", personalità fuggenti, oggi questo e domani quello, non sono altro die illusioni " (22).

Sprofondato nel suo sogno, che è il mondo dei corpi, lo spirito, in forza della sua natura, tende a emergere e a risvegliarsi; degradato nella materia, aspira a ritrovare la sua purezza integrale e ritornare alla sua sorgente, all'Atma, lo Spirito Assoluto, l'Essenza universale (23).

Conforme a questa teoria, con " intuizioni " che vedono direttamente e dettagliatamente quello che è avvenuto migliaia di anni addietro, i teosofi e gli antroposofi fondano una cosmogonia fantastica, che fa uscire i mondi da altri mondi e dove si succedono le razze infraumane, sovrumane e umane (24).

e) II destino umano. - Torniamo all'uomo, dalla cui situazione di spirito incarnato deriva per l'individuo il dovere di sforzarsi, con un'ascesi metodica, di superare la materia praticando l'altruismo (25), elevandosi a piani superiori di conoscenza, ecc. (26). Quando l'opera di perfezionamento non fosse compiuta alla morte fisica, ne deriva la necessità di una o più reincarnazioni. In questo modo, nel corso del loro destino, le anime emigrano da un corpo all'altro (27).

Tutta l'evoluzione cosmica e personale è soggetta alla legge del Kartna, che i teosofi presentano come semplice espressione di causalità universale: a Nessuna causa, dalla più alta all'infima, manca di produrre l'effetto die deve produrre... Il Karma è questa legge invisibile e sconosciuta die adatta saggiamente, intelligentemente, equamente ogni efletto a ciascuna causa " e funziona su tutti i piani: fisico, mentale, spirituale, e da esso derivano le leggi della natura (28).

Il Karma ha la stessa essenza dell'Assoluto : " La nostra idea della Deità universale, sconosciuta, rappresentata dal Karma, è quella di un potere che non può fallire, e quindi, non può nemmeno provare collera o pietà; equità assoluta, che lascia ogni causa, grande o piccola, operare i suoi inevitabili effetti ", i quali, essendo proporzionati alle loro cause, sono anche giusti. Il Karma rappresenta " la giustizia stretta e imparziale " (29), e quindi, è detto a saggio, intelligente, equo ", pur non essendo personale. In realtà, propriamente parlando, a il Karma non punisce e non ricompensa ed è semplicemente la legge unica e universale che guida infallibilmente, e per così dire, ciecamente tutte le altre leggi... sulla linea delle loro rispettive causalità " (30).

(22) Blàvatsky, Key, pp. 84, 85. Cfr. p. 220. Gfr. p. 310.
(23) G.T., p. 39. Gfr. Blavatsky, Key: Glossary, alla parola Atman: "The Universal Spirit, thè divine monad... The Supreme Soul ".
(24) G.T. Blavatsky, p. 64; A. Besant, pp. 115, 117, 118; R. Steiner, pp. 137-151e 171, nota 2.
(25) Blavatsky, Key, p. 52.
(26) G.T., p. 167, nota 1, 172-174.
(27) Qui vi sarebbero innumerevoli riferimenti da fare; tra le altre opere si può
leggere Les hrìs fondamentale* de la Théosophie di Annie Besant (trad. frane, di G. Reveil) che si aggira quasi interamente su questa questione.
(28) Blavatsky, Key, p. 201, e Glossar? alla voce Karma, p. 342. Cfr. Annie Bbsant,
Les bis foniamentai.es de la Théosophie, testo francese, p. 135 ss.
(29) Blavatsky, Key, pp. 199, 200.
(30) Blavatsky, Key: Glossary, p.342, alla voce Karma. Su tutto questo cfr. G.T.,
P- 37-

Applicato all'uomo nelle sue successive esistenze, il Karma esige che in ciascuna esistenza egli subisca le conseguenze delle esistenze anteriori (31). La teosofia e l'antroposofia concepiscono i pensieri, i sentimenti e gli atti come entità dotate di vita propria, che, sebbene create dal soggetto cui restano legate come attraverso un cordone ombelicale, hanno però esteriomente uno sviluppo autonomo e producono ineluttabilmente tutte le loro conseguenze. Una volta messe al mondo, non possono più essere ricuperate e abolite (32). Quindi, l'anima che s'incarna nuovamente ritrova i risultati delle sue vite passate da cui dipendono il suo carattere attuale, la condizione sodale (33) e lo stesso stato fisico (34). Nessun intervento personale e libero può ostacolare il Karma, né può essere efficace la volontà che si pente, ritratta e sconfessa il suo passato (35). La teosofia indignata rigetta come ingiusta la soddisfazione offerta per un altro e la redenzione per mezzo di Cristo (36). Se ci fosse un Dio personale, non avrebbe "diritto di perdonare " (37); ma noi sappiamo che un simile Dio non esiste e a non crediamo all'espiazione da parte di un altro o che possa venir rimesso il minimo peccato da parte di qualche dio, fosse pure un " Assoluto personale " o un Infinito, supposto che possa esistere " (38). Evidentemente, in questo sistema, non c'è posto per la preghiera (39) e l'a io " è l'unico artista del proprio destino, " il salvatore di se stesso in ogni mondo che attraversa e in ogni sua incarnazióne " (40).

Sorge ora una questione: la ferrea legge del Karma lascia sussistere la libertà umana? I teosofi lo affermano e mantengono con forza la realtà del libero arbitrio, l'intera responsabilità dell'uomo riguardo alla sorte che lo attende, convinti che il Karma non distrugge la libertà più delle leggi necessarie della natura, ammesse da tutti, attraverso le quali la libertà si traccia una via obbedendo loro e utilizzandole per i suoi fini. Il fatto che i miei atti una volta posti siano in qualche modo " immortali e non possano essere eliminati dall'Universo " prima che abbiano esaurito tutti i loro effetti (41), non mi toglie la possibilità di porre altri atti, differenti, anche opposti, che avranno anch'essi le loro conseguenze necessarie, e quindi, modificheranno l'insieme del mio Karma (42) che, in questo caso, non è più una legge assolutamente universale.

(31) Anche qui i riferimenù sarebbero innumerevoli. V. il compendio degli insegnamenti della teosofia e dell'antroposofia, G.T., pp. 38, 135, 136.
(32) G.T., pp. 38, 183-187. Cfr. A. Besant, Karma, pp. 19, 24, 25-28, 32, 37 ecc
(33) Blavatsky, Key, p. 202 s.
(34) Perché vi sono persone che vengono al mondo nani, deformi, zoppi? Perché
in una vita anteriore furono crudeli verso gli altri... " A. Besant, Les loìsfondamentales, p. 116.
(35)Blavatsky, Key, p. 208 s.
(36)Ivi, p. 223: Gfr. G.T., p. 37. D'altronde, i teosofi di tutte le tendenze comprendono
male il domina della Redenzione, perché lo considerano nella visuale protestante, luterana
o calvinista, dove il cristiano appare giustificato dalla semplice fede nel sacrifido di Gesù
e dalla fiduda che gli sia applicato. La Chiesa Cattolica insegna che la grazia meritata dal
sacrifido di Cristo è la causa prima della conversione, ma che questa conversione o muta
mento della volontà — con tutte le conseguenze che produce nella vita ¦— è una realtà
non materiale, ma morale e che perdo può avere un'efficacia reale. Una delle tare della
teosofia è la misconoscenza delle realtà veramente spirituali. Cfr. Kq>, p. 206 e il nostro
articolo La Spirìtualité de la Théosophk, G.T., specialmente p. 182 s.
(37) Blavatsky, Key, p. 223.
(38) Ivi, p. 199: "Ciò che è impersonale non può creare, fare un piano e pensare secondo la sua volontà e beneplacito. Essendo una Legge universale, ecc. ". Per lo stesso motivo non può ascoltare una preghiera né perdonare. Kty, p. ni.
(39) Blavatsky, Key, p. 66.
(40) Ivi, p. 155; la stessa dottrina in Steiner, G. 7*., pp. 172, 173.
(41) Blavatsky, Key: Glossary, p. 342.
(42) Annie Besant, Les lois fondamenlales de la Théusofihie, traci, frane, pp. 135-144,


Anche se inchiodate nell'impero del Karma, sussiste una quantità di zone franche sulla cui soglia cessa la sua giurisdizione. D'altronde, non è facile conciliare l'esistenza di molte libertà individuali e capaci d'entrare in conflitto, con l'identità fondamentale di tutti gli esseri nel senso dell'Essere primo, l'unico reale. Le personalità distinte sono un'illusione: il et sé" di tutti è unico ed esso solo esiste. Quest'unità assoluta come può esprimersi in apparenze discordanti? (43).

Il termine dell'evoluzione umana è il Nirvana, che è annientamento totale. L'individuo completamente evoluto, giunto al culmine della perfezione, allo stato " divino ", non è più soggetto alla necessità della reincarnazione. Un impulso naturale lo porta a inabissarsi nell'Atma, a fondersi nell'Essere assoluto, dove non sussiste distinzione o separazione di sorta. Allora, s esso non è più nulla, perché è tutto; è completamente annientato in quanto forma, apparenza, cosa figurata, ma come Spirito assoluto esiste ancora, perché è divenuto l'Essere stesso " (44).

Per compassione dei fratelli umani meno evoluti, per insegnare loro la via della salute,, esso può rinunciare provvisoriamente al riposo del Nirvana e scegliere d'incarnarsi ancora: cosi fece Sakyamuni, il grande Budda, nella sua ultima vita terrestre; così ancora fanno queste Guide misteriose, i Mahatma, dei quali la Società Teosofica si pretende la messaggera (45).


(43)161, 162. La Sagesse Antique, trad. frane, pp. 197, 382, 383. Is. Sentier du discipU, trad. frane. pp. 13 e 14.
0 Tutti gli " Io " sono della stessa essenza, e appartengono all'emanazione primordiale di un solo "Io" infinito e universale " Blavatsky, Key, p. 110. La coscienza
dell'iniziato giunto a un certo grado " conosce e sente come " il Se " di tutti " (A. Besant,
La Sagesse Antique, trad. frane, p. 471. Le Sentier du disnple, trad. frane, p. 114). La maggior parte degli scrittori cattolici che si occupano di teosofia pensano che il Karma implichi la negazione della libertà (Grandmakon, G.T., p. 60; Mainaoe, Les Principes de la Thèosophk, pp. 283, 284; Martindale, Theosophy, p. 89). Però secondo i teosofi al principio degli esseri diversi e finiti c'è un atto libero dell'Assoluto, dell' ".Uno senza secondo ", in cui nasce un desiderio, una " volontà di moltiplicarsi " (A. Besant, Le Sentier du disnple, p. 9 ; L'Évolution de la vie et de la /orme, pp. 39, 115 ecc.) ; cosi pure il Logos che lo manifesta 0 limita volontariamente se stesso " (A. Besant, La Sagesse Antique, trad. frane, p. 68). Questa libertà radicale sussiste sotto le manifestazioni che assume, sotto le conseguenze necessarie che sviluppa nel Karma : essa continua a risiedere nel " Sé " unico, ma non la si vede perché non potrebbe intervenire e manifestarsi come ha fatto una prima volta. La vera difficoltà consiste nel concepire questa "prima volta": non si capisce come un Assoluto, supposto incapace per essenza di " avere alcuna relazione col finito e il condizionato" (Blavatsky, Kep, p. 62) possa limitare se stesso e divenire condizionato. Questa difficoltà delle relazioni dell'Infinito e del finito che la Blavatsky muove contro l'idea di creazione (che pertanto non suppone affatto l'identità dell'infinito e del finito!) si ritorce, e questa volta con valore e forza piena, contro l'idea di un Assoluto che limita se stesso.
(44) Blavatsky, Key, p. 114; Glossaio, sotto le voci Nirvana e Kwv&aée, p. 355. A.
Besant, La Sagesse Antique, p. 262. Cfr. G. T., p. 39. Questa nozione del Nirvana differisce
sensibilmente dalla nozione o dalle nozioni autenticamente buddistichc, anche se la teoso
fia si richiama ad esse. È assai più impacciata e certamente influenzata dalle dottrine
panteistiche d'Occidente. Sul Nirvana buddistico si può confrontare Oltramare, 0. e,
p. 441 s.
(45) A. Besant, Le Sentier du disnple, pp. 130-132. G. TI, pp. 27-28.


CAPITOLO III. - PRATICHE DELLA TEOSOFIA

I tre scopi.

- La Società Teosofica, nel programma che presenta ai suoi possibili aderenti, espone i suoi scopi (1):

" Costituire un nucleo di una fratellanza universale dell'Umanità senza distinzione di razze, di credo, di sesso, di casta o di colore ". Nei programmi recenti, non figura più la parola a casta ". certamente per non urtare i pregiudizi indù.
" Promuovere lo studio delle letterature, delle religioni, delle scienze orientali: arie e altre ". I nuovi programmi fissano cosi questo secondo para grafo: k Promuovere lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze: the study of comparative religion, philosophy and science ". a Indagare le leggi non ancora spiegate della natura e i poteri psichici dell'uomo, scopo che è perseguito soltanto da una parte dei membri della Società ". Nei nuovi programmi, invece di " poteri psichici ", si legge: " poteri latenti dell'uomo ". Questa modifica mira certamente a impedire la confusione dei teosofi con gli spiritisti e con tutti quelli che cercano i " fenomeni psichici " isolati dal concatenamento generale, ascetico e morale della teosofia.
" L'adesione al primo di questi scopi è richiesta soltanto a quelli che vogliono far parte della Società " (nuovi programmi). In seguito, praticando le altre due regole, e specialmente la terza, avranno la possibilità di diventare veri teosofi a (tvì). '

" Nessuno è escluso dalla Società perché non crede agli insegnamenti teosofici. Si può perfino respingerli tutti, eccetto il principio della fraternità umana..."

Il terzo scopo esprime in termini generali le pratiche necessarie alla formazione del vero teosofo, pratiche che ora studieremo (2).

La disciplina. - " L'aspirante teosofo deve assoggettarsi alla disciplina del Karma Yoga (3), del Sentiero della prova, poi del Sentiero del discepolo propriamente detto (4), che lo condurranno progressivamente fino allo stato di pieno sviluppo e di attitudine al Nirvana. Qui, non possiamo pensare di descrivere tappa per tappa la lunga formazione, che può anche continuare per molte incarnazioni successive (5). Indichiamone almeno le tendenze generali.

Un controllo delle passioni: collera, amore, avidità dei beni materiali, ecc. Bisogna imparare a essere moderati, calmi, puri, e soprattutto combattere l'egoismo e sviluppare la bontà estesa a tutti gli esseri, che deriva dalla convinzione che tutti quanti formano unità nel Sé unico (6).

(1) Programma ufficiale posto nell'Appendice del libro della Blavatskv, The Key,
p. 371. Programma ufficiale 1912, ne La Société TMosophique: san objecte et san tuffile, (ausiège de la Soc. Théos. de France). Lo stesso programma alla fine delle opere della
Besant e altri. Sulle variazioni della stesura cfr. Martdjdale, e. e, p. 32.
(2) Seguiremo le indicazioni date dalla Besant nel libretto: Le Sentier du disnple.
(3) Ivi, p. 18: Yoga: unione; Karma: azione. È l'" unione con la Legge divina il Sé umano e il Sé cosmico" raggiunta con 0l'azione" metodica.
(4) Gfr. A. Besant, La Sagesse Antique, p. 447.
(5)Besant, Le Sentier, p. 113.
(6)Ivi, p. 20 s., p. 44, e l'art. cit. dell'Encyclopaedia of religion and Ethics, p. 300, col. 2
170


Questa riforma dei costumi e del carattere è accompagnata e condizionata da una disciplina dello spirito. Bisogna imparare " a controllare il mentale turbolento ", a combattere la dispersione dello spirito negli eventi del mondo sensibile. Viene esplicitamente raccomandata la pratica della a meditazione " come o concentrazione " del pensiero sopra un unico oggetto e lotta contro le distrazioni, corre pure la sorveglianza sulla condotta, che assomiglia molto all'esame di coscienza (7).

Compiute tutte queste preparazioni, il discepolo è maturo per ricevere l'insegnamento di un mahatma: gli si apre il Sentiero del discepolo; è degno di trovare il Maestro e lo troverà (8). E il Maestro, con la sua chiaroveggenza superiore lo distinguerà in mezzo alla folla degli uomini (9). Potrà accadere che il discepolo non veda fisicamente il suo Maestro e, a nello stato normale di veglia ", forse immaginerà di calcare da solo il sentiero, ma il Maestro sarà là, e in certe circostanze, in certi stati, come nel sonno fisico, ne percepirà e sentirà la presenza " (10).

Sotto l'influsso e la direzione del Maestro, si compirà l'iniziazione vera e propria, che farà cadere le " illusioni capitali " : prima quella di credere alla realtà del mondo empirico; poi k l'illusione della personalità " e l'iniziato finirà col dirsi: " Io sono Quello; io sono Brama " (11).

L'illuminazione. - Allora " sarà giunto al contatto assoluto con la realtà " (12) e non conoscerà più teoricamente, ma per esperienza, "come fatti reali" (13), "come fenomeni della natura verificati da lui stesso" (14) gl'insegnamenti della teosofia, quali " la grande verità della reincarnazione ", quella del Karma, l'esistenza dei mahatma, ecc In che modo? Mediante lo sviluppo di quelle " facoltà latenti " di cui parla il programma teosofico e che fu perseguito in tutto il corso della formazione del discepolo (15). Il termine sarà uno stato di a onniscienza " che si estende a tutta la realtà conoscibile nell'universo, al quale appartiene l'iniziato, con poteri corrispondenti e proporzionati, cioè l'" onnipotenza " nel medesimo universo (16). D'altronde, questi poteri saranno esercitati soltanto per il bene degli altri e per il progresso dell'umanità, poiché l'individuo perfetto non può avere altri scopi. A questo punto supremo, l'uomo sarà divenuto un budda e potrà entrare nel Nirvana quando vorrà (17).

(7) Le Sentier, pp. 75-85.
(8)Ivi, p, 85; Leadbeater, De la Claìrvoyance, p. si.
(9)A. Besant, Ivi, e p. s.
(10) Ivi, pp. 91, 462, 463.
(11) Ivi, pp. 114 e 134.
(12) Ivi, p. 115.
(13) Ivi.
(14) La Sagesse Antìque, p. 468.
(15) Cfr. LeSentier, p. 121 ; v. pure in L'émltdian de la vie et de la forme, della Besant,
un curioso parallelo tra la scienza moderna, che osserva dei fatti esteriori dai quali trae le
sue induzioni, e la scienza antica, che la teosofia si propone di restaurare, in cui l'uomo cono
sce le cose attraverso il proprio interno, attraverso <t la vita che è in lui stesso... poiché
solo la vita può rispondere alle vibrazioni di ciò che vive : la sua opera consiste nello svi
luppare se stesso, nell'estrarre dagli abissi della propria natura i poteri divini che vi sono
celati... Basta fare degli strumenti " (p. 25).
(16)Ivi, p. 129.
(17)Ivi, p. 130. Processo analogo e sostanzialmente concorde in Steiner, G. T.p. 143 s., 173, 183.


I teosofi non finiscono di parlare delle varie specie di " chiaroveggenza " acquistate durante la formazione, poiché con le intuizioni dei piani " eterico " e " astrale " si vede attraverso gli oggetti opachi, si sente attraverso i muri, si percepisce l'aura che avvolge i corpi viventi come una bruma luminosa e che, con le sue piccole varietà, permette di diagnosticare a colpo sicuro i pensieri e i sentimenti d'una persona e penetrare i segreti delle coscienze (18). A queste altezze, si fa la conoscenza degli " spiriti della natura " : gli elfi e le fate del folklore; s'incontrano anime disincarnate, ecc (19). In una zona ancor più elevata, chiamata " piano mentale ", si manifestano a gli spiriti superiori " (angeli o arcangeli del cristianesimo), i grandi Iniziati, gli Adepti, con la cui guida il discepolo, giunto a questo piano, si può istruire (20). Sarebbe fastidioso entrare nei particolari di tutte le divisioni e suddivisioni di questi piani soprafisici e delle percezioni che vi si ottengono. Leadbeater su questo argomento ha scritto un intero volumetto, dove ci spiega dottamente le varie chiaroveggenze e il modo di servirsene: chiaroveggenze che conducono fino ai fatti lontani nello spazio e nel tempo, e perfino sul passato più remoto (l'Atlantide) (21); chiaroveggenze che conducono sul futuro, ecc. Per far accettare più facilmente la realtà di queste facoltà sopranormali, egli si appella abilmente ai fatti finora poco studiati di telepatia, di presentimento, di trasmissione del pensiero, ecc. Mentre questi fatti, quali si presentano all'osservatore volgare, appaiono sporadici e quasi completamente sottratti alla direttiva della volontà umana, la teosofia pretende di insegnare un metodo per produrli e dirigerli con sicurezza (22).

Questi sono i punti capitali dell'insegnamento teosofico; essi comportano sviluppi dettagliati e prolissi sull'antropologia (costituzione dell'essere umano mediante sette princìpi) e sulla cosmologia (origine ed evoluzione dei mondi), nei quali non ci interessa entrare. Si possono trovare riassunti nelle opere speciali (23).

CAPITOLO IV. - APPREZZAMENTO

Errori filosofici e religiosi.

- Anche senza insistere, gli errori della dottrina teosofica risultano da se stessi. Il panteismo, la negazione di un Dio personale e distinto dal mondo (1), il rigetto esplicito della creazione, l'identità dell'io con Dio, un'evoluzione che finisce nella fusione del finito nell'Infinito; d'altra parte, la realtà non solo del mondo sensibile, ma dei fatti di coscienza più personali, è ridotta a un'illusione; le individualità particolari sono confuse in un "Sé" unico. Sono questi gravi errori che una sana filosofia deve confutare. Ma siccome ora non scriviamo un manuale di filosofia, non ci accingiamo a trattare questioni che appartengono alla filosofia generale e che richiederebbero uno sviluppo troppo vasto per trovar posto in quest'articolo. Quindi, rimandiamo il lettore ai libri che le espongono.

(18) Leadbeater, La Clairvoyance, p. 34 s., 41? s.
(19) A. Besant, La Sagesse Àntùpte, p. 109, 132 s.; Leadbeater, 0. e., p. 37.
(20) Leadbeater, Le Pian meritai, p. 58 s.; A.Besant,La SagesseAntigue,pp. 178-181.
(21)Cfr. le intenzioni della Blavatsky sul continente misterioso (G. T., p. 64).
(22)V. alcuni esempi del modo con cui Steiner intende la chiaroveggenza, il
suo metodo e i suoi oggetti. G. T., pp. 137-141; 171, nota a, p. 172 s.; p. 183 s.; Steiner conosceva per esempio nei particolari la storia dell'Atlantide, questo continente che avrebbe occupato parte dello spazio coperto attualmente dall'Atlantico e che assieme alla civiltà che fioriva in essa sarebbe scomparsa in un cataclisma.
Questa civiltà non ha nessun segreto per il " veggente ", e Steiner ci avverte molto seriamente che " il tempo " di cui parla " non è conosciuto attraverso nessun documento... Qui ci occupiamo di occultismo, e non di critica storica ". La Science occulte, pp. 332, 235.
(23) P. es.: G. T., pp. 33-39, 64, 133-141. Mainage, Principes de la Théosophie, cc.
II, III; Martindale, Theosophy, pp. 61-86.

(1) I teosofi non concepiscono che Dio possa essere distìnto dal mondo senza essergli esteriore, come un oggetto fisico messo a lato, vicino o lontano, ad altri oggetti dello stesso genere: esempio, tra mille altri, dell'incapacità loro di concepire qualche realtà oltre quella materiale, estesa nello spazio.



Questi errori filosofici capitali interessano già profondamente la fede, ma ad essi la teosofia ne aggiunge, nel campo propriamente religioso, altri non meno gravi. Le teorie della reincarnazione e di un Karma cieco sostituito alla giustizia personale di Dio; l'affermazione che la sorte definitiva dell'uomo non viene decisa alla sua morte fisica e la correlativa negazione di un cielo e di un inferno eterni; il rigetto categorico della preghiera, del valore della penitenza, dell'idea d'un'espiazione, d'una redenzione operata dalla morte di Cristo; perfino Gesù abbassato al livello di un uomo molto evoluto, privato della Divinità unica, assoluta, esclusiva che Egli possiede col Padre e con lo Spirito Santo; infine, l'esoterismo che riserva a un'elite la vera conoscenza religiosa e permette di dare ai dommi un senso completamente diverso da quello definito e che la Chiesa vi annette: osservando con un colpo d'occhio l'insieme di questo ammasso di errori, ci si accorge che, tra gli articoli della nostra fede, ve ne sono ben pochi che la teosofia non scalzi alla base e che essa forma un corpo di dottrine radicalmente incompatibili con la credenza cattolica: in breve, ne è la contraddizione positiva. Non possiamo non stupire altamente che vi siano persone illuse al punto di credere di poter conciliare le due cose. Ed è vero, come fu detto, die il cristiano, per farsi teosofo, deve apostatare, tanto che la Chiesa la quale, nel corso dei secoli, ha condannato in modo speciale parecchi di questi errorii ha ragione di mettere i suoi fedeli in guardia contro tutta la teosofia, di proibire di entrare nelle sue associazioni e di leggerne le pubblicazioni, che perciò stesso sono tutte all'Indice (Decreto del Sant'Uffizio, 18 luglio 1919) (2).

Origini torbide.

- La madre della teosofia moderna è la signora Blavatsky che, col preteso influsso dei misteriosi mahatma, la concepì e la diede alla luce. Ora è facile ammettere che questa donna russa eccentrica e sfacciata non ha nessun carattere di un messia, di un messaggero di Dio (3). Lo stesso si deve pensare dell'inquieta Besant.

Abbiamo alluso a certi scandali che macchiarono gl'inizi della Società Teosofica. Ci sono prima di tutto le sopercherie di cui fu convinta la signora Blavatsky, la quale assicurava che i mahatma avevano inviato lettere e anche doni ai loro discepoli. Ora, con una buona perizia, fu riconosciuto che le lettere furono scritte da lei stessa; venne scoperto che il " santuario " di Adyar era un trucco e che, tra il resto, conteneva un armadio a doppio fondo, dov'erano cautamente nascosti i doni dei mahatma (4).


(2) V. il testo di questo decreto. G. T., pp. io e n.
(3) Si pensi al ritratto che ne abbiamo riprodotto.
(4) Racconto completo di tutta la faccenda in G. T., pp. 71-80.

L'inchiesta condotta dall'Hodgson sul posto per conto della Società, per le ricerche psichiche di Londra giunse a risultati gravi sul conto dei fondatori della teosofia moderna, e conclude: "Da parte nostra, consideriamo la Signora Blavatsky né come lo strumento di veggenti segreti né come una volgare avventuriera; pensiamo che abbia acquistato il diritto al titolo di un ricordo permanente come uno degli impostori più consumati, ingegnosi e interessati ricordati dalla storia a (5). Per apprezzare tutto il valore di questo verdetto, è bene ricordare che la Società per le ricerche psichiche per principio non è ostile ad ammettere fatti anormali e scientificamente inspiegabili, e anzi, ha il compito di ricercarli, e dopo l'inchiesta, ne riconobbe alcuni come veri. I suoi membri sono in uno stato di spirito che risponde in modo molto esatto a quello rappresentato in Francia dal professor Ch. Richet (6).

Alla morte della signora Blavatsky, segui uno scandalo d'ordine morale. Uno dei dottori della teosofia, il Leadbeater, venne accusato di aver insegnato il vizio ai suoi giovani allievi col pretesto del progresso delle facoltà occulte. Fu tradotto davanti a una commissione di teosofi, non riuscì a giustificarsi e venne escluso come indegno dalla Società (1906); ma, poco dopo, la Besant, divenuta presidente, lo fece reintegrare e, dopo una qualsiasi sconfessione e la promessa di non ricominciare (I) se lo assunse come collaboratore intimo (7). Di questa collaborazione apparvero i frutti. Scoppiò un terzo scandalo, che potrebbe venir qualificato come effetto di follia. D'accordo con la Besant, Leadbeater scelse un giovane indù per farne un mahatma; dopo iniziato, venne dichiarato Budda. reincarnazione di Cristo, ecc, e fu fatto adorare da una folla di teosofi (1911). I congiunti del giovane intentarono un processo a Leadbeater e alla Besant per aver sviato un minorenne; molti membri della Società non poterono sopportare più a lungo queste pazzie e diedero le dimissioni (8). Il che non impedì alla Besant e al suo collaboratore di conservare il loro ufficio e di occupare sempre uno dei posti maggiori tra i dottori della teosofia attuale.

Sarebbe ingiusto attribuire a Steiner qualche responsabilità nel perpetrare questi atti scandalosi, che però non poteva ignorare. E se l'ultimo affare, quello del nuovo Budda, contribuì verosimilmente a distaccarlo dalla Società, i primi due fatti non gl'impedirono di entrarvi o di restarci ed esserne perfino il propagandista fervente.

A nostro avviso, questo è un gruppo di fatti che gettano una luce assai torbida sugli ambienti dove nacque e si sviluppò la teosofia moderna.

Affermazioni gratuite.

- La teosofia non presenta i titoli che giustificano l'insegnamento che sono l'autorità dell'insegnante o una dimostrazione proposta all'intelligenza dei discepoli.

(5) Processings of the Society far Psychìeal Research, voi. Ili, 1885, p. 207, G. T., p. 80.
(6) Olcott, qualificato dalla signora Blavatsky come " sciocco " al dire di Hodgson,
non possedeva a una grande capacità per apprezzare una prova di fatto " (Proeeedings,
tom. cit., p. 311). Quanto alla Besant, certamente meno ingenua e che certamente era a
conoscenza dell'affare di Adyar, restò tuttavia per tutta la sua vita discepola fedele della
signora Blavatsky.
(7)G. r., p. uà s.
(8) Ivi, p. 114 s.


La teosofia si appella all'autorità dei mahatma, che però esistono solo nelle favole, creati dal bisogno d'ingannare grossolanamente. Le uniche autorità reali in teosofia sono quelle delle signore Blavatsky e Besant e dei loro collaboratori, come Leadbeater e altri, i quali tutti hanno un'autorità molto debole. Anche Steiner si richiama a maestri misteriosi che gli sarebbero apparsi, all'occorrenza anche in forme banali. Possiamo essere scettici sulla realtà della loro esistenza e del loro carattere soprannaturale, e per chiunque gli creda, resta in campo unicamente l'autorità del dottor Steiner, che non s'impone affatto col carattere dell'infallibilità.

La teosofia dimostra quello che afferma? Questa dimostrazione potrebbe poggiare su argomenti accessibili alla ragione naturale e normale dell'uomo, desunti, per esempio, da fatti storici ben accertati, analoghi ai n motivi di credibilità " che precedono l'adesione alla rivelazione cristiana. I teosofi talvolta tentano dimostrazioni di questo genere ei" fenomeni meravigliosi " fatti vedere ad Adyar o altrove decisero numerose conversioni alla teosofia (9). Ma abbiamo veduto la qualità di queste meraviglie. Si traggono argomenti anche dal valore intrinseco della dottrina, dal a lume che essa proietta su tutti i problemi della vita ", da " tutto l'insieme delle sue verità " che racchiude quanto i filosofi e le religioni del mondo intero hanno di buono (10).

Disgraziatamente però, come abbiamo visto, le soluzioni date dai teosofi ai grandi problemi vitali sono tutt'altro che soddisfacenti: il panteismo, la negazione della personalità umana, ecc. gettano ombra anziché far luce, e frutti di grande fantasia sono i loro tentativi di accostare la teosofia alle grandi filosofie o religioni; la loro audizione vuoi essere accolta con cautela; la leggenda rosa-crociana è piena di favole; gli elementi affastellati in questi tentativi di sincretismo sono totalmente eteroclitici. E, come afferma Steiner, la storia in uso nella teosofia non ha nulla in comune con una scienza critica.

Che mezzo resta dunque per convincere? La sola esperienza, l'intuizione. La teosofia primitiva e l'antroposofia proclamano di non volersi imporre come un domma, senza l'esperienza personale di ciascuno e ci comandano di non ammettere nulla che non sia a verificato da noi stessi " (11). Ma allora, è inutile osservare che, in questo caso, gli argomenti addotti sopra sono superflui; e se tutto dipende dall'esperienza personale, non si venga a parlarci d'altro né del carattere " tradizionale " della dottrina, né del suo valore intrinseco, né dell'autorità dei mahatma o di altri maestri. Si tratta soltanto di vedere ciò che si presenta nel piano astrale, mentale, ecc.

Prendendo quindi queste intuizioni in se stesse, la loro natura è molto sospetta, poiché, innanzitutto, sono intuizioni che vengono dirette. Il discepolo sa già in anticipo quello che deve vedere e, prima di cominciare egli stesso l'esperienza, ha già l'itinerario tracciato e descritti i siti e i personaggi che incontrerà (12). Direi che tutti i discepoli hanno con sé lo stesso Baedccker teosofico, onde non ci stupisce se tutti vedono o credono di vedere le stesse cose.

Si aggiunga che le intuizioni vengono acquistate con uno speciale allenamento mediante prolungati esercizi volontari, che equivalgono a un metodo d'autosuggestione. Rimbaud si allenava all'allucinazione e riusci ad averne (13). Gli studenti teosofi o antroposofi seguono la stessa via, non senza pericolo per la sanità mentale (14).

(9) G. T., p. 68 s.
(10) G. T., pp. 55-57.
(11) G. T., p. 57.
(12) G. T.t pp. 141, 142.
(13) " Mi abituai all'allucinazione semplice: vedevo molto francamente una moschea
al posto di un'officina... un salone al fondo di un lago ". Une saison en enfer. Alchimie du
tabe, p. 70.
(14) G. T., p. 173 e 187.


Infine, queste intuizioni sono incontrollabili e riguardano oggetti fuori dell'esperienza comune, e quindi, non temono smentite. Puoi dire tutto quello che vuoi dell'Atlantide e della sua civiltà, perché nessuno potrà mai andare a vedere. Questo significa che la certezza delle credenze teosofiche poggia sulle nuvole dell'immaginazione (15).

CONCLUSIONE

La teosofia ebbe innegabili successi. Ora, ci si può chiedere come mai essa, così com'è, abbia potuto ingannare tante persone. È probabile che una parte del successo si possa attribuire al suo apparato scientifico. La teosofia non promulga dommi da credere sulla sua parola, ma invita ciascuno a verificare personalmente le sue affermazioni, conforme al gusto di certezza positiva e sperimentale predominante ai nostri giorni (1), lusingando l'autonomia intellettuale di cui l'uomo moderno è cosi geloso. Eliminata ogni autorità spirituale, ciascuno elabora egli stesso il suo credo.

Tuttavia, crediamo che non sia questa la spiegazione principale. La nostra civiltà è molto sviluppata in senso pratico, utilitario, materiale, senza saziare, anzi irritando i bisogni spirituali dell'uomo e lasciando aperto un vuoto nelle anime. Che cosa potrà colmarlo? la fede cristiana? Ma questa, in molti, è scomparsa o vacilla e, per un grande numero, se pure è ancora fede cristiana, si riduce a un vago sentimentalismo diffuso su un fondo di estrema ignoranza religiosa. Perciò, si spiega come i nostri contemporanei accolgano facilmente tutte le dottrine che promettono di aprire una finestra sul mistero delle cose, sul divino, sull'aldilà, sui destini d'oltretomba. Ora, sappiamo quanto la teosofia è generosa di simili promesse... Cattolici che conoscono solo alla superficie la loro religione nativa e i tesori spirituali che essa racchiude, urtati dall'aspetto tutto esteriore e giuridico che essa riveste in certuni, desiderosi di trovare qualcosa di più profondo che non sanno definire, si lasciano affascinare dagl'inviti della teosofia senza preoccuparsi di esaminare i titoli, come il naufrago che si aggrappa al primo oggetto che trova, ma in realtà non sanno a che cosa si aggrappano.

Prima di tutto, molti ignorano le torbide origini del movimento teosofico, e per questo, malgrado il carattere ripugnante di certi particolari, noi. seguendo il P. de Grandmaison, ci siamo creduti in dovere di far conoscere queste origini. La teosofia distribuisce programmi a prima vista inoffensivi e che inoltre stuzzicano la curiosità promettendo interessanti rivelazioni. Chi assiste alle adunanze o legge le opere teosofiche, ascolta bellissime declamazioni sull'ascensione delle anime, sulla necessità di disciplinare la propria vita, di domare i bassi istinti, ecc

(15) Anche la mistica cristiana riconosce visioni sensibili o immaginative, che però è ben lungi dal porre al posto supremo; anzi, i dottori, e san Giovanni della Croce per primo, li guardano con occhio estremamente diffidente e mettono in guardia i devoti sulle illusioni che possano causare. Tanto più la Chiesa non fa riposare su di esse la certezza dei suoi dommi.

(1) R. Guénon, lntroduction generale à Velude des doctrines hindoues, p. 306.



D'altronde, questa propaganda di fronte ai credenti assicura che le loro convinzioni non saranno toccate e che potranno essere conservate immutate, e questo basta a rassicurarli. Ma c'è una questione preliminare che è bene trattare. Chi parla così? L'oratore, il teosofo scrittore, o almeno i primi iniziatori, i fondatori, i dottori, sui quali si basa, meritano fiducia? Un Leadbeater è qualificato per fare l'elogio della purezza? una Blavatsky, una Besant sono qualificate per predicarci la sincerità e la rettitudine? Possono costoro essere considerati come inviati da Dio, con la missione di trasmettere i suoi messaggi e di guidarci a Lui?... Ma lo spirito critico dei nuovi adepti non arriva fino a questo punto. D'altronde, ai cattolici vengono celati la qualità o i legami massonici dei dirigenti, né vengono posti in vista l'aperta ostilità delle due fondatrici contro la Chiesa, il disegno superbo di Steiner di fronte all'ortodossia. Molti di coloro che si accostano alla teosofia o all'antroposofia non sanno proprio con chi trattano.

Tuttavia, separiamo la dottrina dai suoi rappresentanti. Gli ampi orizzonti teosofici affascinano molti spiriti, che vengono invitati a varcare il cerchio ' ristretto dei loro abituali orizzonti per gettarsi nell'Infinito. Il panteismo appare grandioso, profondo, perfino poetico, specialmente quando è espresso nella bella lingua dei libri sacri dell'India, i cui estratti, scelti abilmente, costellano le pubblicazioni teosofiche. L'intelligenza, che ama riposare in qualcosa di completo, si trova davanti a un sistema speculativo e insieme morale, ascetico, che si dice mistico; da parte sua, l'amor proprio è contento di poter superare il livello mentale dell'uomo volgare come pure quello dei semplici cristiani docilmente sottomessi alla loro Chiesa, i quali, si pensa, non vanno oltre la lettera dei loro dommi; piace far parte di un circolo di " iniziati ", depositari di profondi segreti, d'un'élite di a chiaroveggenti "... Né ci si ferma ad esaminare se l'essenza di ciò che si abbraccia non sia viziata da contraddizioni e incoerenze. Molti spiriti, anche colti e perfino brillanti, non sono capaci di questa riflessione o sono troppo pigri per impegnarvisi.

Soprattutto, s'impongono le pretese " spirituali " della teosofia che non ha abbastanza anatemi per il materialismo contemporaneo, per la nostra civiltà meccanica e industrializzata, per le basse aspirazioni dell'umanità media; si presenta come una scuola di alta spiritualità e di a mistica ", e forse proprio per questo seduce le anime belle. Si, esse vengono realmente sedotte, poiché alla teosofia manca soprattutto il senso dello spirituale autentico. Lo spirito moderno aborrisce dall'astratto, che tuttavia rappresenta una vasta zona dell'immateriale. e si getta perdutamente sull'esperienza concreta, senza distinguere bene l'esperienza sensibile dall'altra. Siffatta confusione appare, per esempio, anche qua e là negli scritti di un Bergson. I teosofi, che sono spiriti molto meno raffinati, ci cascano in pieno e nel modo più grossolano, come abbiamo dimostrato altrove, a proposito di R. Steiner (2).

La confusione risalta crudamente nella Blavatsky, nella Besant e loro consorti. La teosofia afferma di ridurre tutto allo spirito e si dice " idealista ", ma concepisce perfino lo spirito come una materia, e nell'identificazione di questi due principi, la fusione è a vantaggio della materia, poiché lo spirito, secondo la teosofia, in definitiva non è che materia più fine, più delicata e sottile, una specie di materia vaporizzata. Cosi i vari piani che s'incontrano durante le tappe dell'iniziazione sono tutti costituiti dalla materia la quale, a mano a mano che si sale, diventa soltanto meno pesante e meno a densa " (3).

(2) G. T., p. 182 s.
(3) A. Besant, La Sapesse Aniique, pp. 171, 184, 208 e passim.


Anche i pensieri hanno colori vari e contorni lineari e forma materiale, tendono alla " perfezione geometrica a (4), e sono realmente piccoli corpi proiettati all'esterno dal soggetto pensante, lanciati fuori come pallottole che talvolta rimbalzano e tornano a colpire il loro autore (5).

Tutto questo preteso "spirituale " è solo " vibrazione ", proprio come la materia di certe teorie fisiche moderne (6). La vibrazione è il carattere universale della vita, da quella divina fino a quella latente dei minerali. Tutto è vibrazione " (7); la a ragione pura " è " costituita da vibrazioni " (8); a l'energia del Logos creatore [è] un moto vorticoso incomparabilmente rapido [e che] buca lo spazio " (9). Pare basti questo per aprire gli occhi di chi pensa di trovare nella teosofia un mezzo per il progresso spirituale. Da questo e dagli altri punti di vista, chiunque cerchi di tirare i veli speciosi che coprono la teosofia troverà in essa soltanto il vuoto.

G. d. T.

BIBLIOGRAFIA.

- 1. Documentazione. Le numerosissime opere della sig.ra Blavatsky e l'esant, di Rodolfo Steiner, di Schuré, di Leadbeater, ccc. Gran parte delle opere più importanti sono state tradotte anche in italiano: quelle della Blavatsky e della Besant dalla Società Teosofica italiana, quelle dello Steiner e dello Schuré da Bocca di Milano e da Latenza di Bari. R. Steiner è l'autore straniero più tradotto in Italia: oltre 50 libri a tutto il 1952, alcuni con molte edizioni, segno che la diffusione delle idee non è limitata a pochi. Le principali riviste teosofiche Italiane sono: Idea spiritualistica che esce a Torino e Luce e Ombra stampata a Verona per i Fratelli Bocca.

2. Critica. L. de Gkanokabon e J. De Tonojdedec, La Téosophie et l'Anthropo-sophie, Beauchesne, Paris 1939. G. Busneixi, Manuale di Theosqfta, 4 voli., 2 ed., Civiltà Cattolica, Roma 1909-1915. Il primo volume studia i princìpi generali della Teosofia; il secondo, la Teosofia e il Cristianesimo; il terzo, la cosmologia e l'antropologia Teosofica; il quarto, la reincarnazione. R. Guénon, La Tkéosophie: Histoire d'une pseudo-religion, Paris 1921. Il Guénon fa una forte critica alle dottrine della Società Teosofica, ma aderisce a una " scienza sacra " difficilmente conciliabile con la religione cristiana.

(4) Ivi, p. 98 s.; pp. 175, 176 ecc.
(5) "Rimbalzano lungo la traiettoria già percorsa... per gettarsi sul loro creatore
con una forza proporzionale a quella della loro proiezione" Ivi, p. 101.
(6) II ravvicinamento è della stessa Besant, L'evoluitoti de la me et de la forme, trad.
frane, pp. 41, 53 ecc.
(7) hi, pp. 41, 162, 163 e tutte intere le conferenze terza e quarta.
(8) La Sagesse Antique, p. 308.
(9) Ivi, p. 71. Per far vedere fino a che punto possa giungere la grossolanità della
concezione trascriviamo ancora questo testo che tocca il burlesco e dove la metafisica
più sublime della teosofia prende la forma di una illustrazione di embriologia : " Quando
la Monade umana emerge dal seno del Logos, pare che un sottile filamento di luce, iso
lato da una guaina di sostanza buddha, si stacchi dal luminoso oceano dell'Atma. A
questo filo è sospesa una scintilla circondata da un involucro ovoidale, ecc. " La Sagesse
Antique, p. 260
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Re: "La Teosofia" di G. de TONQUÉDEC

Messaggioda GrisAdmi » mer mar 12, 2008 11:49 pm

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