L'atto dello spezzare il pane

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L'atto dello spezzare il pane

Messaggioda Nicola 72 » mar feb 28, 2012 12:16 pm

Noi cattolici nel prendere la comunione faccimo quello che Gesù ci ha ha tralascito dall'ultima cena con gli apostoli dicendo fate questo in memoria di me,c'e lo ha ricordato anche Paolo nelle sue epistole,ma i testimoni di geova lo fanno? a me pare di no. Datemi delucidazioni su questo punto e se non lo fanno a me pare piutosto grave.
Nicola 72
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Re: L'atto dello spezzare il pane

Messaggioda predestinato74 » mar feb 28, 2012 8:43 pm

Se conosci qualche testimone di geova (tdg) stai certo che verrai invitato tra poco a ciò che chiamano la Commemorazione che da loro si svolge una volta all'anno (periodo di Pasqua). Nulla a che fare con la messa cattolica, intendiamoci, si passano tra di loro un pane simbolo di Cristo, che verrà mangiato soltanto da coloro che si sentono "unti", può anche essere che in una determinata comunità non ce ne sia nessuno.

L'argoemtno è vasto e si toccano dottrine come la "doppia speranza" (la divisione dei tdg in coloro che hanno la speranza celeste e coloro che hanno quella terrena). ti consiglio di leggere qualcosa a riguardo altrimenti non capirai nulla della loro commemorazione che è soltanto un rito meccanico.
predestinato74
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Re: L'atto dello spezzare il pane

Messaggioda Citocromo » mer feb 29, 2012 11:53 am

Come ha già detto predestinato, i tdg non celebrano l'Eucaristia come noi cattolici. Essi si ritrovano il 14 di Nisan dopo il tramonto nelle sale del Regno per la Commemorazione della morte del Signore, che prevede un discorso sulla morte di Gesù e il passaggio degli emblemi (è questo il linguaggio che usano per denominare il pane e il vino). Gli emblemi sono dei simboli, vengono passati di mano in mano tra i tdg e possono essere mangiati solo dagli unti; quindi, se nella sala non vi è alcun unto, il pane e il vino ritornano sul tavolo intatti. Questo è ciò che si fa nelle sale del Regno una volta l'anno.
Nella TOR del 1-04-2008 scrivono:
Quando si deve celebrare la Commemorazione? La risposta è chiara se si ricorda che Gesù istituì la Commemorazione in una data particolare, il giorno della Pasqua. Da oltre 1.500 anni gli israeliti, il popolo di Dio, commemoravano annualmente in quella data, il 14 nisan del loro calendario, uno straordinario atto di salvezza che Geova aveva compiuto in loro favore. È chiaro che Gesù stava indicando che in quella data i suoi seguaci dovevano commemorare un atto di salvezza molto più grande, che Dio avrebbe reso possibile con la morte di Cristo. Per questo motivo i veri seguaci di Gesù assistono ogni anno al Pasto Serale del Signore nella data corrispondente al 14 nisan del calendario ebraico.

Per quanto rigurda ciò che ha detto Gesù e ciò che è scritto nei Vangeli, la WT traduce "questo significa il mio corpo/il mio sangue", per dare la dimostrazione biblica che il pane e il vino sarebbero simboli, anche se il greco ha la terza persona singolare del verbo "essere". I protestanti, anche se interpretano in modo diverso dalla Chiesa cattolica e ortodossa, traducono questo versetto come la CEI.
Inoltre, la WT non si ferma qui. In At 2,42.46, dove troviamo κλάσις e κλάω, che hanno la stessa radice del verbo κλαίω (spezzo, rompo), il verbo usato dagli evangelisti per dire ciò che fa Gesù nell'ultima cena, la WT traduce i due versetti in modo diverso dalla CEI e dalle traduzioni protestanti.
Vediamo la traduzione CEI:
[42] Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane (gr. τῇ κλάσει τοῦ ἄρτου) e nelle preghiere ... [46] Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane (gr. κλῶντες ... ἄρτον) a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore.
La CEI (e anche le traduzioni protestanti) traduce alla lettera, invece la TNM ha: "E continuavano a dedicarsi all’insegnamento degli apostoli e a partecipare [l’uno con l’altro], a prendere i pasti e alle preghiere ... E di giorno in giorno erano con costanza assidui nel tempio, di comune accordo, e prendevano i loro pasti nelle case private e partecipavano al cibo con grande allegrezza e sincerità di cuore".
Che sia un modo per nascondere ciò che facevano nella comunità cristiana primitiva?
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Re: L'atto dello spezzare il pane

Messaggioda Citocromo » mer feb 29, 2012 12:36 pm

La prassi attestata nel NT è tipica dei primi cristiani, in base alla testimonianza dei Padri. San Giustino ne 160 d.C. scrive: "Dio attesta che gli sono grati tutti i sacrifici fatti in questo nome e che Gesù Cristo ci ha trasmesso di fare, cioè l'eucaristia del pane e del calice, sacrifici che i cristiani offrono su tutta la terra" (Dialogo con Trifone). Già nel I secolo nella Didachè si attesta: "Nel giorno domenicale del Signore radunatevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati affinché il vostro sacrificio sia puro".
Sant'Ignazio di Antiochia scrive agli Efesini (XX,1): "vi riunite in una sola fede e in Gesù Cristo del seme di David figlio dell'uomo e di Dio per ubbidire al vescovo e ai presbiteri in una concordia stabile spezzando l'unico pane che è rimedio di immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere sempre in Gesù Cristo". Agli Smirnesi scrive (7,1): "Si astengono dall’eucaristia e dalla preghiera perché non credono che l’eucaristia è la vera carne del Salvatore nostro Gesù Cristo, quella carne che ha patito per i nostri peccati e che il Padre celeste ha resuscitato per la sua bontà. Coloro che rifiutano il dono di Dio muoiono nelle loro dispute negatrici, mentre avrebbero trovato nella carità la loro salvezza e la loro risurrezione".
Ignazio è morto martire nel 110 d.C., quindi, è stato contemporaneo degli apostoli. Questi scritti (ce ne sono altri) testimoniano la continuità tra ciò che è riportato nella Scrittura e ciò che facevano i cristiani dei primi secoli (ho analizzato questo argomento nel 3D "I Padri Apostolici e gli Apostoli", presente in questa sezione del forum). Ciò che insegna la WT ai tdg è lontano anni luce dal primo cristianesimo.
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Re: L'atto dello spezzare il pane

Messaggioda Citocromo » mer feb 29, 2012 3:51 pm

Non vorrei andare fuori tema, ma aggiungo una nota per spiegare meglio ciò che ho scritto nel mio primo intervento riguardo alla traduzione delle parole di Gesù all'Ultima Cena "Questo è il mio corpo/sangue".
Nella Rbi8 in Mt 26,26 vi è una nota: «Lett. "è". Gr. estin, nel senso di significare, valere, rappresentare. Vedi nt. a 12:7; nt. a 1Co 10:4, "significava"».
La WT traduce ἐστιν (non ha l’accento perché è un’enclitica) con "significa", specificando nella nota che ἐστιν è usato nel senso di "significare". Ciò non è corretto, poiché il contesto non permette la sola ed unica interpretazione metaforica dell'affermazione di Gesù. Infatti, è una affermazione che permette due letture, quella realista e quella metaforica. Inoltre, tradurre ἐστιν con "significa" non è corretto, poiché nella lingua greca vi è un termine preciso per indicare il verbo "significo" e questo termine è σεμαίνω. Se ci fosse stato σεμαίνω, questo verbo avrebbe escluso la lettura realista che fanno i cattolici e gli ortodossi. Il verbo greco ἐστιν permette entrambe le letture; infatti, come ho già detto, i protestanti traducono come la CEI, ma interpretano in modo metaforico. Quindi, la WT traduce ἐστιν con "significa" anche se non ce n'è bisogno, dato che il verbo "essere" italiano conserva la stessa ambivalenza del suo corrispettivo greco. In sostanza voglio dire che il CD avrebbe potuto continuare ad interpretare il passo in maniera metaforica anche traducendo "questo è il…". E qui bisognerebbe aggiungere che "è" non è la "traduzione" di ἐστιν, ma è lo stesso verbo indoeuropeo (radice *es), il quale in italiano è "essere", in greco ἐστιν, in latino "est", in francese "est", in tedesco "ist" (lingue che fanno parte di quella famiglia di derivazione indoeuropea). In conclusione, tradurre "questo è" vuol dire mantenere lo stesso verbo e mantenere entrambe le interpretazioni del passo. Sulla base di questo, perché non lasciare "è" come mostra la nota in calce? Tradurre "significa", forzando un'interpretazione univoca, non è scorretto? Questo versetto della TNM può considerarsi "traduzione letterale"? O piuttosto traduzione libera? Siano i lettori a giudicare.
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