La risurrezione dei morti

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La risurrezione dei morti

Messaggioda Citocromo » mer feb 15, 2012 7:02 pm

Nell'Appendice di Cosa insegna realmente la Bibbia?, alla domanda Che cosa sono lo sceol e l'Ades? la WT risponde:
Che cos’è dunque lo “Sceol”? La Parola di Dio chiarisce che per “Sceol”, o “Ades”, si intende molto più che una grande fossa comune. [...] A differenza di qualsiasi luogo di sepoltura letterale, che può contenere solo un limitato numero di defunti, ‘lo Sceol non si sazia’. (Proverbi 27:20) Vale a dire che lo Sceol non è mai pieno. Non ha limiti. Quindi lo Sceol, o Ades, non è un luogo letterale in una località specifica. Piuttosto è la comune tomba del genere umano, il luogo simbolico dove la maggioranza del genere umano dorme nella morte. [...] La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione.

Un lettore non addetto ai lavori, leggendo semplicemente questo testo, potrebbe essere indotto a pensare che l'io della maggior parte del genere umano dorma in quella che la WT definisce "comune tomba del genere umano". Cioè, potrebbe pensare che l'io dell'individuo sussiste dopo la morte, anche se si trova in uno stato di incoscienza. Ora, diciamo subito qual è il pensiero della WT a riguardo. Secondo la dottrina geovista, la "comune tomba del genere umano" corrisponde alla memoria di Geova, che memorizza tutte le caratteristiche dell'individuo defunto. Quindi, dire che nello Sceol le persone dormono nella morte non significa che il loro io sia nella mente di Geova; infatti, dell'individuo defunto non rimane più niente dopo la morte. Geova immagazzina in memoria solo i suoi dati fisici, caratteriali, ecc... Questo è, in sintesi, il loro pensiero, che possiamo leggere in ogni pubblicazione che tratta questo tema. Ad esempio, nella TOR 15-07-2002, alle pp. 5-6, leggiamo (sottolineatura mia):
Qual è dunque la condizione dei morti? Pronunciando la sentenza contro Adamo, Geova disse: “Poiché polvere sei e in polvere tornerai”. (Genesi 3:19) Dov’era Adamo prima che Dio lo formasse dalla polvere del suolo e gli desse la vita? Semplicemente non esisteva! Quando morì, Adamo tornò in quello stato di totale inesistenza. La condizione dei morti è ben illustrata in Ecclesiaste 9:5, 10, dove si legge: “I morti non sanno nulla . . . Nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza”. (La Nuova Riveduta) Scritturalmente, la morte è uno stato di inesistenza. I morti non hanno consapevolezza né sentimenti né pensieri.

L'essere umano, che secondo la dottrina della WT è composto da corpo fisico e forza vitale, va a finire in uno stato di totale inesistenza, ossia di lui non rimane alcunchè, se non i suoi dati nella mente di Geova. Il corpo si decompone e ritorna alla terra e lo spirito o forza vitale si esaurisce e cessa di esistere. Infatti, nella medesima rivista leggiamo:
Tale spirito può essere paragonato alla corrente elettrica che fa funzionare una macchina o un elettrodomestico permettendogli di assolvere la sua funzione. Come la corrente non assume le caratteristiche dell’apparecchio che fa funzionare, così la forza vitale non assume nessuna delle caratteristiche delle creature che anima. Non ha personalità né facoltà razionali. Cosa accade allo spirito quando la persona muore? Salmo 146:4 dice: “Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Quando l’individuo muore, il suo spirito impersonale non continua a esistere in un altro reame come creatura spirituale. “Torna al vero Dio che l’ha dato”. (Ecclesiaste 12:7) Ciò significa che adesso per quella persona qualunque speranza di vita futura dipende esclusivamente da Dio.

In questo passo notiamo la sottolineatura che la WT fa a proposito di Ecclesiaste 12:7. Possiamo capire ancora meglio la conclusione del discorso leggendo le pp. 1043-1044 di Perspicacia:
Ecclesiaste 12:7 dice che alla morte il corpo torna alla polvere “e lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”. La persona non è mai stata in cielo con Dio: quello che “torna” a Dio è dunque la forza vitale che la teneva in vita. Data la natura impersonale della forza vitale, o spirito, che si trova nell’uomo (e anche negli animali), è evidente che le parole di Davide in Salmo 31:5, citate da Gesù in punto di morte (Lu 23:46), “nelle tue mani affido il mio spirito”, erano un’invocazione a Dio affinché custodisse la sua forza vitale o ne avesse cura. (Cfr. At 7:59). Per questo non fu necessario che avvenisse un’effettiva e letterale trasmissione di qualche forza da questo pianeta alla celeste presenza di Dio. Proprio come viene detto che Geova “sentiva” il profumo dei sacrifici animali (Ge 8:20, 21), mentre quel profumo senza dubbio rimaneva all’interno dell’atmosfera terrestre, così Dio poteva ‘accogliere’, o accettare che gli venisse affidato, lo spirito o forza vitale in senso figurato, cioè senza alcuna letterale trasmissione di forza vitale dalla terra. (Gb 34:14; Lu 23:46) Quindi affidare il proprio spirito a Dio significa evidentemente riporre in Lui la speranza che in futuro quella forza vitale verrà restituita mediante una risurrezione. [...]

Quindi, come abbiamo già detto, Geova conserva solo il ricordo del defunto. La stranezza riguarda le conclusioni della WT, tratte dal primo e dall'ultimo brano citato: "La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione" e "riporre in Lui la speranza che in futuro quella forza vitale verrà restituita mediante una risurrezione". Perchè ho parlato di stranezza? Semplicemente perchè in questo contesto quello che la WT chiama risurrezione in realtà è una ri-creazione, ossia Geova, utilizzando i dati del defunto, crea dal nulla una persona uguale al defunto. Il problema è: la persona ri-creata è la stessa che è morta o è una copia? Guardate che non è banale porsi questa domanda, poichè è la logica che lo richiede. Ed il bello è che è proprio la WT che fa questa domanda, ma risponde in modo errato. Ecco il testo tratto da È questa vita tutto quello che c’è? (cap. 19, pp. 169-172):
‘Ma se una persona è stata così ricreata’, può dire qualcuno, ‘è realmente la stessa persona? Non è semplicemente una copia?’ No, poiché questo ragionamento trascura il fatto menzionato in precedenza che anche nella vita del nostro corpo avvengono di continuo cambiamenti. Circa sette anni fa le molecole che formavano il nostro corpo erano diverse dalle molecole che lo formano oggi. Col passar degli anni siamo diversi anche nell’aspetto. Ma, non abbiamo le stesse impronte digitali? Non siamo la stessa persona? Certissimamente. Quelli ai quali la risurrezione sembra quasi incredibile dovrebbero riflettere a un meraviglioso processo simile che ha luogo al tempo della concezione umana. La minuscola cellula che si forma allorché si uniscono lo sperma e l’uovo ha in sé il potenziale per divenire una persona diversa da qualsiasi altra persona che sia mai vissuta. Entro questa cellula sono i fattori che dirigono la costruzione dell’individuo e la formazione della basilare personalità che eredita dai suoi genitori. Quindi, naturalmente, gli avvenimenti che si verificano in seguito nella sua vita ne accrescono la personalità.

Per rispondere in modo negativo alla domanda, la WT fa un discorso che non convince. I cambiamenti di cui parla avvengono nel corpo fisico e, nonostante questi cambiamenti la persona rimane la stessa. Ma perchè rimane la stessa persona? Semplicemente perchè il suo io rimane lo stesso. Infatti, cos'è che fa di una persona un'essere unico e irripetibile se non il suo io? E questo io è ciò che noi cattolici chiamiamo anima o spirito. E' questo io che fa di noi degli esseri unici e irripetibili e che ci permette di essere la stessa persona, nonostante i cambiamenti fisici. Continua il testo:
In modo simile a ciò che accade al tempo della concezione, al tempo della risurrezione o ricreazione il deceduto riavrà la sua personalità e gli sarà restituito il ricordo della sua vita essendo impresse in tutte le cellule del suo corpo le caratteristiche che lo rendono diverso da tutte le altre persone. E nel suo cuore, nella sua mente e nel suo corpo saranno stati impressi le ulteriori qualità, i tratti e le capacità acquisiti nella sua vita precedente.

Queste conclusioni non sono affatto logiche e sono inaccettabili. Come farà il deceduto a riavere la sua personalità se l'individuo va nello stato di inesistenza e se, come scrivono nelle pagine già citate di Perspicacia, "la personalità del defunto non si perpetua nella forza vitale, o spirito, che smette di funzionare nelle cellule del suo corpo"? Com'è possibile che gli sarà restituito il ricordo della sua vita, se con la morte sono svaniti tutti i suoi pensieri? E' esatto dire che Geova plasmerà un corpo nuovo, imprimendo le caratteristiche che egli conserva nella sua memoria, ma l'io dell'individuo, che fa di lui un essere unico e irripetibile, è andato nel nulla e, quindi, Geova deve ri-creare dal nulla sulla base dei dati in memoria un'io identico al primo, che non è lo stesso io. E, quindi, non sarà la stessa persona morta a tornare in vita, ma sarà creata una copia perfetta e identica all'originale.
Riprendendo la loro affermazione "La Parola di Dio associa lo Sceol e l’Ades con la morte da cui ci sarà una risurrezione", diciamo che non si può parlare di risurrezione da..., poichè non esiste alcunchè da risuscitare. Un tdg potrebbe dire che queste sono tutte storie e che Dio è onnipotente, a lui nulla è impossibile, quindi porterà in vita la stessa persona anche se questa è nel nulla. Questa, a mio parere, è una facile scappatoia per evitare di andare a fondo e approfondire con il ragionamento la dottrina della WT. Certo che Dio è onnipotente, ma Dio può agire contro la ragione? Riflettiamo, perchè è necessaria un'analisi approfondita di queste dottrine, altrimenti si rischia di ingoiare tutto in modo acritico. Senza un elemento di continuità, garantito dalla sussistenza dell'io spirituale dell'individuo dopo la morte, non ci può essere risurrezione della stessa persona.
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Re: La risurrezione dei morti

Messaggioda Citocromo » gio feb 16, 2012 3:59 pm

Nella TOR 1-06-1987, a p. 30, la WT scrive:
Notate come Gesù rispose ai sadducei: “I figli di questo sistema di cose si sposano e sono dati in matrimonio, ma quelli che sono stati considerati degni di guadagnare quel sistema di cose e la risurrezione dai morti, non si sposano né sono dati in matrimonio. Infatti, non possono neanche più morire, poiché sono come gli angeli, e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione. Ma che i morti siano destati lo ha rivelato anche Mosè . . . quando chiama Geova ‘l’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’. Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi, poiché per lui sono tutti viventi”. — Luca 20:34-38; Matteo 22:29-32.
Alcuni hanno pensato che qui Gesù stesse parlando della risurrezione celeste; tuttavia, esistono ragioni per ritenere che la sua risposta riguardi la risurrezione terrena nel veniente “sistema di cose”. Quali ragioni? Coloro che stavano sfidando Gesù non credevano in lui né sapevano di una risurrezione celeste. La loro domanda riguardava una famiglia ebrea sotto la Legge. Nella sua risposta, Gesù fece riferimento ad Abraamo, Isacco e Giacobbe, uomini che speravano di vivere nuovamente sulla terra. (Genesi 42:38; Giobbe 14:13-15; confronta Ebrei 11:19). Quei patriarchi, e milioni di altri esseri umani, che saranno destati sulla terra e si dimostreranno fedeli saranno “come gli angeli”. Pur essendo mortali, non moriranno una volta che Dio li avrà dichiarati giusti per la vita eterna.

Innanzitutto, vorrei mettere in evidenza il testo greco di Lc 20,38 per far notare ai lettori un particolare, che, secondo me, è importante. Ecco il testo:
θεὸς δὲ οὐκ ἔστιν νεκρῶν ἀλλὰ ζώντων, πάντες γὰρ αὐτῷ ζῶσιν
La traduzione letterale del versetto è: Dio non è dei morti, ma dei vivi/viventi, infatti tutti vivono/sono vivi per lui
Forse vi chiederete cosa cambia con il versetto citato nel brano dalla TNM. Secondo me, la traduzione "per lui sono tutti viventi" non rende bene il testo greco e favorisce l'interpretazione della WT. Come se dal punto di vista di Geova i morti sono tutti viventi, nel senso che li vede già risorti. A questo riguardo vi cito il testo di un esegeta, che ha le credenziali per commentare i testi scritturistici:
«- Traduzione più probabile: «poiché tutti vivono per amore di lui». In questo caso, si può interpretarla alla luce del pensiero paolino: l’esistenza del battezzato è una vita per Dio fin d’ora, e in Cristo e come per Cristo, è garanzia della risurrezione futura (Rm 6,8-11). […]
O, identificando il soggetto (pantes) con chi già è morto: non solo i patriarchi, ma tutti i defunti che hanno servito fedelmente Dio, vivono già ora presso di Lui in cielo. Riemerge il tema dell’immortalità subito dopo la morte, tema caro a Luca. «La risurrezione a venire sembra perdere ai suoi occhi un po’ della sua importanza accanto all’affermazione della vita beata che segue immediatamente la morte»88.

88 J. Dupont, Béatitudes, III, cit., p. 132.» (G. Rossè, Il Vangelo di Luca: commento esegetico e teologico, Città Nuova Editrice, 2006, p. 781)

«[…] I sadducei si avvicinano a Gesù con intento polemico. La questione della risurrezione era di attualità, ed essi, negando ogni valore alla Tradizione orale, si sottomettevano all’autorità del Pentateuco che non parla di risurrezione.
Gli interlocutori di Gesù formulano la domanda a partire dall’istituzione del levirato in uso nell’Antico Oriente, e accolto anche nel Pentateuco (cf. Dt 25,5-10) […].
Ora, nella logica dei sadducei, basta prendere sul serio la legge del levirato per concludere che la risurrezione è impossibile e assurda. La domanda conclusiva che essi danno all’esempio portato (v. 33) sembra logica, ma lo è soltanto perché la vita di risurrezione è compresa come una copia migliorata dell’attuale esistenza terrena.
La risposta di Gesù denuncia una visione materiale della vita futura che i sadducei hanno preso in prestito dall’opinione comune. Egli afferma che la condizione d’esistenza nella vita futura è radicalmente diversa da quella attuale: sarà una vita immortale presso Dio. I risorti di conseguenza non hanno più bisogno dell’attività sessuale in vista della procreazione. Visione di Gesù assai originale nel giudaismo che tende piuttosto a sublimare la fecondità in Paradiso.
L’espressione «quelli che saranno giudicati degni d’aver parte all’altro mondo» non indica che l’evangelista professa la dottrina della risurrezione dei soli giusti, ma che per entrare in Paradiso è necessario passare per la morte in comunione con quella di Cristo; è un implicito invito ai lettori a vivere cristianamente in questa vita.
Perché immortali, i salvati sono uguali agli angeli; non solo, ma sono veramente figli di Dio, introdotti nella vita divina grazie alla risurrezione. E’ con la partecipazione alla risurrezione di Gesù che gli uomini hanno comunione al mistero della sua filiazione divina. […]
Dopo aver confutato la premessa dei sadducei, Gesù porta un argomento richiamandosi all’autorità di Mosè che anche i sadducei riconoscono.
Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe è il Dio che ha concluso un’alleanza con i patriarchi. Egli ha preso l’iniziativa gratuita di essere loro sostegno e salvatore: non può quindi abbandonarli nella morte, perché «egli non è un Dio di morti, ma di viventi». Per l’evangelista questa affermazione di Gesù è ormai una certezza, confermata dalla risurrezione di Gesù.
L’ultima affermazione del v. 38 - «poiché tutti vivono per lui»- sembra voler dire che non solo i patriarchi, ma tutti i defunti che hanno servito fedelmente Dio, vivono già presso di lui in Cielo.
La conclusione (vv. 39-40) rafforza la verità dell’insegnamento di Gesù sulla risurrezione come vita futura.» (G. Rossè, Vangelo secondo Luca, Città Nuova Editrice, 2007, pp. 216-218)

Al contrario di quanto scrive e pensa la WT, Gesù si riferisce alla vita dopo la morte e alla risurrezione celeste. La risurrezione terrestre non è una dottrina biblica, come è già stato dimostrato in questo forum. Inoltre, ho trovato l'analisi che S. Giustino martire fa del discorso di Gesù ai farisei:
"Le parole dette a Mosè dal rovo: "Io sono colui che è, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, e il Dio dei tuoi Padri" indicano che essi, anche dopo morti sopravvivono e sono uomini dello stesso Cristo. Infatti, primi fra tutti gli uomini, si diedero alla ricerca di Dio Abramo, padre di Isacco, ed Isacco, padre di Giacobbe, come scrisse anche Mosè." (Apologia Prima, 63,14)

Quindi, secondo S. Giustino i morti non vanno a finire nello stato di totale inesistenza, ma continuano a vivere. Infatti, come può Gesù dire "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" se questi sono morti da secoli e come può parlare del Dio dei viventi, se i patriachi sono morti e sono nello stato di totale inesistenza? Ergo, l'interpretazione del padre apologista è che Gesù può dire ciò proprio perchè essi sono ancora vivi (si noti anche l'episodio della trasfigurazione e la parabola di Lazzaro ed Epulone, oltre al messaggio biblico globale che non sostiene le balzane idee della WT) e non semplici ricordi nella memoria di Geova.
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Re: La risurrezione dei morti

Messaggioda Sandro » ven feb 17, 2012 9:09 am

Particolare interessantissimo.
Anche il geovismo condivide l'idea che i resuscitati sulla terra saranno come gli angeli nel senso che non avranno rapporti coniugali.
Ne consegue che se una vedova decide di aderire al geovismo perché l'hanno convinta che "fra breve" ci sarà l'Armaghedon e lei entrerà nel nuovo paradiso terrestre senza morire e suo marito risusciterà, lei non potrà più avere rapporti coniugali con lui perché il privilegio di ripopolare la terra è riservato ai TG "altre pecore" (gli Unti ne sono esclusi perché hanno un "corpo spirituale" e stanno incielo!). Attenzione, la procreazione, il ripopolamento della terra è riservato solo a quelle altre pecore che non sono mai morte, cioè ai TG ora viventi che entrano nella terra paradisiaca senza morire.
E questo è un punto di dottrina geovista che (indovinate perché) non viene mai detto a nessuno sulle prime.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
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Re: La risurrezione dei morti

Messaggioda Citocromo » lun feb 27, 2012 2:31 pm

Siccome nei miei appunti non sono riuscito a trovare un articolo recente della WT che spieghi in modo chiaro cosa essa intende per "persona", riporto la prima parte del brano tratto da È questa vita tutto quello che c’è?. Ho già citato questo testo nel primo post di questo 3D; riprendo la prima parte del brano tratto dalle stesse pagine 169-172.

Ma che dire di quelli che, a differenza di Gesù Cristo e dei suoi 144.000 governanti associati, saranno risuscitati alla vita sulla terra? Poiché son ‘tornati nella polvere’, dovrà Dio rimettere insieme tutti gli atomi che una volta formarono il loro corpo affinché il loro corpo sia identico sotto ogni aspetto a ciò che erano al momento della morte?
No, questo non potrebbe semplicemente avvenire. Perché no? Prima di tutto, perché questo significherebbe che sarebbero riportati in vita in una condizione da moribondi. Le persone risuscitate in passato non furono riportate nella medesima condizione da infermi in cui erano prima di morire. Sebbene al tempo della loro risurrezione non fossero perfetti, essi ebbero un corpo integro, convenevolmente sano.
Per giunta, non sarebbe ragionevole insistere che si radunino con esattezza gli stessi atomi per formare il loro corpo ricostruito. Dopo la morte, e per mezzo del processo di decomposizione, il corpo umano si trasforma in altre sostanze chimiche organiche. Queste possono essere assimilate dalle piante, e le persone possono mangiare queste piante o il loro frutto. Così gli elementi atomici che formavano la persona deceduta possono infine venire a trovarsi in altre persone. È ovvio che al tempo della risurrezione non si potranno rimettere insieme gli stessi atomi in ogni persona che si riporta dai morti.
Che cosa significa dunque la risurrezione per l’individuo? Significa che è riportato alla vita come la stessa persona. E che cosa fa di un individuo la persona che egli è? È la sostanza chimica che costituisce il suo corpo? No, in quanto le molecole del corpo sono regolarmente sostituite. Ciò che in realtà lo distingue dagli altri, dunque, è il suo generale aspetto fisico, la sua voce, la sua personalità, le sue esperienze, la sua crescita mentale e la sua memoria. Così quando Geova Dio, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, desta una persona dai morti, egli provvede evidentemente a quella persona un corpo dotato degli stessi tratti che aveva prima. La persona risuscitata avrà la stessa memoria che aveva acquistata al tempo della sua vita e avrà di tale memoria la piena consapevolezza. La persona potrà identificarsi, e quelli che la conobbero potranno pure riconoscerla.

Dopo questo discorso la WT formula la domanda già vista: "‘Ma se una persona è stata così ricreata’, può dire qualcuno, ‘è realmente la stessa persona? Non è semplicemente una copia?’". E' normale che faccia questa domanda, poichè ogni persona con un pizzico di logica se la porrebbe, dopo aver letto quelle affermazioni. Ecco perchè la formulano e rispondono negativamente.
Per la WT ciò che "fa di un individuo la persona che egli è" non è il suo io, ma le caratteristiche fisiche del medesimo, memorizzate da Geova. Ma questo non risolve il problema, anzi! Se Geova crea un individuo identico a quello defunto, questo è, come abbiamo detto, una copia identica all'originale. Infatti, non essendoci alcuna continuità tra l'individuo morto e il "risuscitato", i dati conservati nella memoria di Geova potrebbero essere impiegati per creare 2 o 1000 risuscitati, posti uno accanto all'altro. Ma la domanda è: creando tutti questi signori X risuscitati, quale di loro è il vero signor X? Solo il primo che è defunto; gli altri sono copie identiche. Infatti, come accennavo sopra, Dio è sì onnipotente ma non può agire contro la ragione. Cosa intendo dire? Semplicemente che, come Dio non può creare qualcosa che sia più quadrata di un quadrato, allo stesso modo non può creare un individuo più identico a me di quanto io non lo sia a me stesso. Ergo, senza la sopravvivenza dell'io dopo la morte - io che garantisce la continuità tra defunto e risuscitato - Dio può creare solo copie identiche. Secondo me, i tdg dovrebbero sperare con tutte le forze di passare indenni per Armaghedon, se vogliono rimanere la stessa persona che sono adesso.
Inoltre, la WT scrive che il risuscitato avrà la stessa memoria. A parte il fatto che, secondo la loro dottrina, con la morte svaniscono i pensieri dell'individuo e, quindi, tutta la sua memoria, penso che anche in questo caso con la dizione "la stessa memoria" intendano dire che Dio dà al risuscitato un cervello identico a quello che aveva prima. Quindi, anche in questo caso si tratta di una copia del cervello.
Infine, vorrei mettere in chiaro che queste osservazioni vengono fatte solo sulla dottrina geovista, poichè il cattolicesimo dice altro. Ad esempio, noi pensiamo che Dio ha pensato, voluto e amato l'individuo fin dall'eternità ecc. e che non ha bisogno di studiarlo e di fissare in memoria le sue caratteristiche fisiche o altro. La concezione che noi cattolici abbiamo di Dio è distante anni e anni luce da quella geovista.
Ringrazio Sandro per il chiarimento sulle regole di Geova riguardo ai sopravvissuti e ai "risuscitati" (le virgolette sono d'obbligo).
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Re: La risurrezione dei morti

Messaggioda predestinato74 » lun feb 27, 2012 2:53 pm

Per i tdg vale il detto di san Paolo così riformulato: "non sono più io che vivo ma il Corpo direttivo vive in me".
Nel senso che ogni tdg entrando a pieno titolo nell'organizzazione di Geova, deve rinunciare al suo vecchio uomo per vestire l'uomo nuovo che rinnega ciò che è del mondo, capacità logica compresa. Nel loro paradigma il principio di non contraddizione non ha molto senso, si può affermare tutto e il suo contrario, ciò che importa è assimilare la "mente" dell'organizzazione e uccidere l'uomo vecchio figlio di questo mondo.
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