La TORRE 2011 in tempo reale: spunti per un dialogo critico

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La TORRE 2011 in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:10 pm

Anzitutto sia chiaro - e lo dico soprattutto per quei TG che si preoccupano di evitare "dibattito e contesa" - che la parola "critico" non ha valenza negativa come chi fa il criticone demolitore che non dialoga ma conbatte ogni idea contraria alla propria. Assolutamente no. In questo contesto deve essere intesa nel senso etimologico. Essa viene dal greco krìno che significa "valuto, pondero, soppeso", quindi corrisponde a ciò che il CD raccomanda di fare sia ai suoi TG che a chi legge le sue pubblicazioni. Corrisponde cioè allo "accertarsi di ogni cosa", a "ritenere ciò che è eccellente", ad avere una attitudine "bereana", il che significa procedere con mente nobile, intelligente, che, prima di aderire a una proposta di fede diversa, valuta critica-mente "se le cose (tutte le affermazioni fatte) stanno veramente così".

Si tratta di un nuovo 3D, richiestomi da molti e da molto tempo, ma bloccato dalla non sicurezza di avere tra le mani per tempo il materiale da studiare, che fino a non molto tempo fa era cartaceo. Oggi il problema è superato dal momento che la WT mette online la Rivista (cf nella sezione "La pagina dei link" il 3D Pubblicazioni della WTS).
Vorrei individuare, in modo molto pratico e sintetico, dei punti di dottrina geovista, confrontati al caso con quella cattolica, cogliendoli dalla Torre di Guardia mese per mese. Ne indicherò i rilievi critici fatti da un "catechista di adulti preinformato dal GRIS" (questa la mia qualifica) e cogliendo solo alcuni dei punti che ritengo qualificanti per una valutazione della fede alternativa alla cattolica che il geovismo propone e quindi per un dialogo critico di confronto.
Se qualche volta accadrà che posterò in ritardo tiratemi le orecchie. Dichiaro la mia totale buona volontà di essere fedele a tale servizio anche, come si vede dai post vuoti premessi, impegnandomi a fare questo lavoro anche per i numeri passati a partire dal gennaio 2011.

Il siglario e le abbreviazioni seguenti,
che cercherò di contenere al massimo indicando diffusamente i titoli delle opere geoviste, sarà completato man mano che le userò.
NM – Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
KIT - Te Kingdom: Interlinear Translation of the Greek Scriptures (Traduzione Interlineare del Regno - testo critico geovista con due traduzioni ufficiali, di cui una ad interlinea sotto ogni riga di greco - Bibbia di riferimento nel caso di disparità di versioni)
TOR – Rivista La Torre di Guardia
SVE – Rivista Svegliatevi!
TG – Testimone/i di Geova
CD – Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
WT – Watchtower, Società Torre di Guardia
Canale– Canale di comunicazione (di dottrina e direttive) tra Geova e il suo popolo. Composto da Geova, Gesù, gli Angeli, gli Unti. In pratica significherà sempre il CD che dice di rappresentare la classe dei 144.000 Unti, definita anche "Schiavo fedele e discreto" o, relativamente a quelli non ancora trasferiti in cielo, "Unto rimanente" sulla terra.

Accertatevi - Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente
Conoscenza - La conoscenza che conduce alla vita eterna
Cosa insegna - Cosa insegna realmente la Bibbia?
Nome - Il nome divino che durerà per sempre
Potete - Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca
Ragioniamo- Ragioniamo facendo uso delle Scritture
Rivelazione - Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!
Salvezza - Salvezza
Sicurezza - Sicurezza mondiale sotto il Principe della pace
Sangue - Sangue medicina e la legge di Dio
Verace - Sia Dio riconosciuto verace
Verità - La verità che conduce alla vita eterna
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berescitte
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Re: La TORRE 2011 in tempo reale: spunti per un dialogo crit

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:12 pm

Torre di Guardia del GENNAIO 2011


p. 5
«Riflettete: gli avvenimenti verificatisi nel giardino di Eden risalgono a circa 6.000 anni fa. In seguito furono messi per iscritto da Mosé, il quale può aver attinto a racconti trasmessi oralmente o perfino a documenti preesistenti.»
Riflettete, fratelli TG, non si può usare doppio peso e doppia misura (sono in abominio davanti a Geova dice Proverbi 20,10) seguendo la scienza solo quando fa comodo. La WT condivide gli asserti della fisica nucleare e dell'astrofisica perché magnificano la grandezza di Geova, ma non dà nessun credito alla paleontologia che accerta l'esistenza di reperti umani precedenti di molti secoli il 6000 avanti Cristo (o a.E.V. = ante Era Volgare, come è stato modificato dopo decenni di geovismo).


p. 7
«L'albero della conoscenza del bene e del male rappresentava un privilegio che solo Dio ha: il diritto di determinare ciò che è bene e ciò che è male. (Geremia 10:23)»
No, Dio non determina ciò che è bene e ciò che è male. E per giunta non ha il diritto di stabilire che è bene ciò che è male e viceversa, giacché non può contraddire se stesso. E' la natura delle cose, strutturata da Dio, a determinare le situazioni di bene e di male del comportamento umano. E basta la ragione-coscienza per scoprire tali valori etici. Dio, tramite la sua rivelazione non fa che confermare ciò che è già bene e male per ogni mente rettamente formata; infatti i Comandamenti sono condivisi da ogni popolo, anche se ignaro della rivelazione storica.
E' solo oltre a ciò che è naturale che Dio stabilisce una legge etica aggiuntiva. E lo ha fatto in base alle nuove verità soprannaturali da Lui rivelate, e quindi valide dapprima per gli ebrei e poi per i cristiani. Solo chi è consapevole della rivelazione divina avvenuta nella storia è tenuto ad uno stile di vita che segua sia l'etica umana sia la morale soprannaturale.
E aggiungiamo che non solo Adamo ed Eva non avrebbero potuto stabilire ciò che è bene o male, ma anche che non avevano bisogno di quel "frutto" per conoscere ciò che è bene o male. La loro conoscenza di ciò che è bene e male doveva essere precedente al peccato. Se così non fosse il loro peccato sarebbe stato solo materiale ma non formale, non imputabile per inconsapevolezza!


p. 8
«E' possibile che anche altri esseri spirituali, compresi quelli che sono nemici di Dio, compiano miracoli? Mosé aveva visto i sacerdoti egizi che praticavano la magia riprodurre alcuni miracoli divini come far sembrare che un bastone si trasformasse in un serpente. Il potere di compiere simili prodigi poteva provenire solo da nemici di Dio di natura spirituale. – Esodo 7:8-12»
Nella Bibbia abbiamo una nomenclatura molteplice, miracoli, segni, prodigi... Ma se stiamo alla odierna accezione religiosa di miracolo, strettamente intesa, dobbiamo dire che il miracolo vero e proprio può essere operato solo dal Padrone della natura. Perciò esso non può essere opera di puri spiriti (angeli e demoni) i quali possono solo realizzare opere per noi prodigiose ma solo servendosi di leggi ed essenze della natura a noi sconosciute. Non possono dare l'essere dal nulla né annientarlo. Solo Dio può far questo. Non possono sospendere le leggi di natura ma solo ostacolarle con altre leggi a noi ignote e perciò prodigiosamente. Il miracolo è bene riservarlo a Dio.
Se vogliamo la prova più logica del mondo di un miracolo, pensiamo alla realtà cosmica. E' un vero, strepitoso, continuo miracolo che la realtà cosmica esista, e questo è dovuto solo al fatto che c'è l'Essere che per partecipazione dona un essere creato (cioè tratto dal nulla) alle cose.*
____________________________________________
* Sentiamolo da un esperto: "L'atto di essere è per definizione ciò che fa reale ogni cosa ed attua ogni formalità; ma in queste si trova come «inhaerens». L'esse «subsistens» [cioè Dio - ndr] è perfettamente intelligibile in sé, ma l'esse «inhaerens» no! almeno al primo aspetto si presenta come un dato irrazionale. Come l'essenza, che per sé è un possibile e non ha diritto ad esistere, se è trovata esistere di fatto, pone il problema del «come» alla possibilità sia succeduta lo esse attuale: così l'esse, che non solo ha diritto all'esistere, ma è lo stesso esistere, se è trovato esistere come «inhaerens» a qualche altra cosa, è quasi come uno scandalo per la nostra mente, che bisogna, almeno in qualche modo, cercare di superare.
Così l'ente reale finito, che esiste di fatto, presenta due problemi di un'unica esigenza sotto due aspetti contrari, che alla fine formano un unico problema; come mai l'essere finito, che in quanto finito non dovrebbe esistere, esiste di fatto?". (CORNELIO FABRO, La nozione metafisica di partecipazione secondo S. Tommaso d'Aquino, SEI, Torino 1963, p. 205)


«Non convenite che ci sono pochi motivi validi per guardare con scetticismo al racconto della Genesi? Ci sono invece prove schiaccianti che il racconto è storia vera.»
Spiacenti ma non conveniamo. Condividiamo l'opinione - e rimandiamo alla lettura della relativa opera - che dice: «Il racconto, che ci entusiasmava quando eravamo piccini, ci crea serie difficoltà ora che siamo adulti. La scienza moderna ha dimostrato che... (...) oggi sappiamo, poi, che l'uomo non fu fatto né con il fango, né con una costola... Perché, allora, la Bibbia narra in questo modo la creazione dell'uomo e della donna? Semplicemente perché si tratta di una parabola, di una narrazione immaginaria, che vuole lasciare un insegnamento [religioso –ndr] alla gente.» (ARIEL ALVAREZ VALDES, Cosa sappiamo della Bibbia? (vol. 4) Ediz. ISG, p.7)

Di Gesù si dice che: «... era esistito molto tempo prima di venire sulla terra come uomo» Mah! La precisione non è proprio il forte del CD. Avrebbero dovuto scrivere che Michele e non Gesù era esistito, e che non fu Michele a venire sulla terra sotto le spoglie di Gesù ma solo la sua "forza vitale angelica", cioè un qualcosa di assolutamente impersonale!
«era infatti al fianco del Padre, Geova, "prima che il mondo fosse". (Giovanni 17:5)» Altra imprecisione perché prima che il mondo fosse* significa prima della creazione, ma il geovismo pensa che Michele non esisteva prima della creazione giacché lui stesso farebbe parte della creazione di Geova!
«Visto che già esisteva quando la vita sulla terra ebbe inizio...» Ancora impreciso: Michele non solo esisteva quando la vita sulla terra ebbe inizio, ma prima che esistesse qualsiasi "altra" creatura, siano angeli che cosmo inanimato, giacchè – è sempre il geovismo a dirlo – Geova avrebbe creato solo Michele, delegandolo a "creare tutte le altre cose"; tesi questa sostenuta aggiungendo nella NM l'aggettivo "altre" prima della parola "cose" nel testo di Colossesi 1,16-22. E questa è una delle prime contestazioni critiche rilevate dal lavoro di Mons. Minuti sin dal 1990 "I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia", Coletti a S. Pietro, pag. 26-29)
____________________________________________________
* Non ti dico poi che pasticcio viene fuori quando il geovismo pretende di interpretare l'espressione "prima della creazione del mondo", che qui allude certamente al cosmo, nel senso "prima della venuta al mondo di Caino e Abele". Questa infatti è l'accezione di "mondo" che il geovismo sostiene quando commenta il passo paolino che dice "In lui ci ha scelti da prima della creazione del mondo". Secondo questi cosiddetti esperti in Bibbia, questa strabiliante interpretazione si rende necessaria perché Paolo in quel passo starebbe parlando solo di "Unti" e non può voler dire che Geova ha pensato ai 144.000 sin da prima della creazione del mondo fisico, giacché ci ha pensato solo come rimedio per il peccato adamico che Lui non aveva previsto. E se c'è una cosa tassativa per il CD dei TG è che la Bibbia non può, non deve smentire mai l'esegesi che il CD dice di trarre da essa!...

«I nostri primogenitori [con il peccato – ndr] persero la perfezione e trasmisero alla loro progenie nient'altro che il peccato e l'imperfezione.»
No, persero soprattutto ed in primis la grazia (situazione di peccato grave che noi chiamiamo anche "morte dell'anima"), che li rendeva amici di Dio e meritevoli del paradiso, e solo, come conseguenza punitiva (di valore pedagogico molto efficace!), persero quegli altri doni preternaturali tra cui era compresa la scienza infusa, il dominio sulla concupiscenza, l'esenzione dalle malattie e dalla morte fisica.
Nel geovismo, come si sa, la "grazia" come dono divino inerente all'anima umana non esiste giacché è definita "immeritata benignità", cioè è ridotta ad un semplice atteggiamento di benevolenza da parte di Geova. Invece per noi è un dono divino che, ridonatoci nel battesimo, ci rende figli adottivi di Dio, comparteipi della natura divina e coeredi del Regno come membri della Vite-Cristo. La grazia ci inserisce nella umanità divinizzata di Cristo come parti sacramentalmente appartenenti al suo stesso Corpo.
I 144.000 privilegiati del geovismo non esistono. le parole che Paolo dice in Romani 8 sono rivolte a qualunque cristiano. "14 Poiché tutti quelli che sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15 Poiché voi non avete ricevuto uno spirito di schiavitù che causi di nuovo timore, ma avete ricevuto uno spirito di adozione come figli, mediante il quale spirito gridiamo: “Abba, Padre!” 16 Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati." (NM 1967) Ha detto "tutti". Alleluja!.


p.11
Viene riportata la teoria geovista della "contesa". Satana avrebbe insinuato in Eden che Dio non era bravo a governare e Geova avrebbe pensato che «... c'era un solo modo per rispondere adeguatamente a quella sfida, lasciar passare del tempo dando agli uomini la possibilità di governarsi come meglio credevano.»
Ma no, c'era un altro modo, quello di ricordare alla corte celeste che assisteva allo spettacolo che Satana era bugiardo per natura e quindi la sua insinuazione aveva valore zero.

«La malvagità che ne è derivata è dovuta in parte alla costante influenza di Satana e ha gradualmente dimostrato una verità incontestabile: l'uomo è incapace di governarsi senza Dio.» Ma a chi Geova doveva dimostrare che Satana diceva il falso? A Satana stesso che sapeva di mentire? Alla corte celeste che se solo avesse raccolto l'insinuazione satanica ritenendola probabile avrebbe immediatamente cessato di essere corte celeste diventando corte satanica per miscredenza? All'uomo Adamo? Neanche, perché Geova sapeva che non avrebbe vissuto abbastanza per sperimentare di persona tutti i tipi di governo possibili. Agli uomini futuri? E come avrebbe potuto l'umanità intera, che sarebbe vissuta scaglionata in frazioni di storia, sperimentare in concreto tali governi? Fidandosi della esperienza che ne avevano fatto gli altri? Ma sappiamo tutti che l'esperienza fatta da altri non ci toglie a nessuno la convinzione che se, nella situazione di quegli altri, ci fossimo vissuti le cose sarebbero andate diversamente! Non è questa la persuasione di ogni figlio che, non fidandosi della esperienza genitoriale vuole provare di persona? Non è così, fidando con sicumera su se stessi, che si ripetono in ogni momento della storia incidenti stradali e danni derivanti da scelte balorde di vita?
Insomma nessun soggetto intelligente esisteva per aver diritto o possibilità di ricevere tale dimostrazione, e perciò era ridicolo che Geova la fornisse... a prezzo poi di tante lacrime e sangue.

«Proprio come il giardino di Eden era un luogo letterale sulla terra, con animali e persone in carne e ossa, la promessa di Dio per il futuro è una certezza, una realtà alle porte. ne vedrete l'adempimento con i vostri occhi? Dipende in gran parte da voi.» Attento lettore! Queste porte il geovismo garantisce che si apriranno presto, a giorni, però secondo la tabella di marcia di Geova per il quale... "un giorno è come mille anni"! (cf le numerose date fasulle additate dal geovismo per la fine del mondo). Il cattolicesimo invece sta con Paolo (cf la citazione sopracitata) additando per tutti il Regno dei cieli come "paradiso". E la prova che le cose stanno come la vediamo noi cattolici eccola: parlando al ladro pentito...

«... che sapeva di meritare la condanna a morte ma che si era rivolto a lui in cerca di conforto e speranza. Quale fu la risposta di Gesù? "Tu sarai con me in Paradiso". (Luca 23:43) Se Gesù vuole vedere quell'ex criminalre in un paradiso simile all'Eden, risuscitato e con la meravigliosa opportunità di vivervi per sempre, perché non dovrebbe volere lo stesso per voi?»
Ma non è vero che Gesù vuole vedere sia quel malfattore che noi in un paradiso simile all'Eden. Perché Gesù non ha promesso al malfattore pentito un paradiso terrestre. Anche se è vero che la parola "paradiso" significa "giardino o parco", come ci ricorda il geovismo, sta di fatto che Gesù ha adoperato quel termine per indicare il luogo dove lui avrebbe regnato come re. Infatti non ha detto al malfattore "io sarò con te", ma "tu sarai con me", e Gesù sapeva benissimo che sarebbe andato nel regno dei cieli. E lo sa anche il geovismo, al punto da assicurare che Gesù, ormai ridiventato Michele arcangelo, non tornerà mai più sulla terra.
E' proprio il caso, riguardo alla risurrezione, di far dire da Gesù stesso al CD dei TG: “Voi sbagliate, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio". (Matteo 22,29)
Circa le sorti della terra-cosmo non abbiamo alcuna sicurezza se non una promessa di "nuovi cieli e nuova terra" che secondo noi è una metafora esprimente un mistero che nessuno è mai riuscito a dipanare.


p. 12
Riguardo ad Eva tentata da Satana la Torre scrive: «Lei sapeva che i serpenti non parlano... Potrebbe aver pensato che quella semplice creatura priva del dono della parola avesse mangiato di quel frutto e, come conseguenza, acquistato la facoltà di parlare.»
Questa ipotesi non fa onore alla mente di Eva che, donna superperfetta, non solo sapeva che i serpenti non parlano ma sapeva anche che la parola (che va intesa nel senso di comunicazione di idee in qualsiasi modo essa venga espressa) non è un dono ma una facoltà che scaturisce dall'intelligenza; intelligenza che nessun animale ha. E pertanto Eva non poteva pensare ciò che la Torre ipotizza, avrebbe dovuto subito pensare se non a qualcosa di demoniaco giacché sembra che fino ad allora non sapesse della esistenza del demonio, certo a qualcosa di sconvolgente che sovvertiva l'ordine della natura, e che avrebbe dovuto renderla sospettosa e prudente, soprattutto per il fatto che quel fenomeno la invitava a prevaricare l'ordine stabilito da Dio.


p. 13-15
L'articolo risponde alla domanda «Dio sapeva che adamo ed Eva avrebbero peccato?» e risponde negativamente.
Qui il geovismo mostra il suo stretto collegamento con il protestantesimo che identifica il concetto di "preconoscenza" (sapere in anticipo cosa avverrà) con quello di "predestinazione" o "predeterminazione" (causare o concausare ciò che avverrà così che non possa non avvenire). Problema che Dante direbbe "fa tremar le vene e i polsi" ma che la fede nella Parola di Dio risolve assicurandoci che non sono la stessa cosa. Essa, nel suo contesto globale, mai smentito in alcun punto, sostiene la coesistenza di entrambe le situazioni: da un lato quella della libertà umana e quindi la piena responsabilità delle scelte etiche fatte dall'uomo; e dall'altro quella della preveggenza assoluta totale e universale di Dio. Preveggenza non "selettiva" o "facoltativa" da parte Sua, come pretende il geovismo; ma obbligata, connaturale all'Essere che è al di sopra della storia e ne ha davanti alla sua mente infinita l'intero svolgimento sin nei minimi particolari.
La persuasione che se Dio avesse saputo della futura colpa di Adamo si sarebbe reso correo della sua colpa, sia per averlo creato che per averlo posto nel giardino con quella tentazione del frutto proibito, fa dire al geovismo che Geova non sapeva di tale futuro comportamento. Leggiamolo:
«Poniamo che Dio avesse davvero preconosciuto che quella coppia perfetta avrebbe peccato. Se fosse vero, Dio avrebbe molte caratteristiche negative e apparirebbe insensibile, ingiusto e falso. (...) Dio potrebbe sembrare responsabile, o perlomeno complice, di tutta la cattiveria e la sofferenza che ne sono seguite nel corso della storia. (...) Non sarebbe stato ipocrita da parte di Dio metterli in guardia contro un peccato specifico pur sapendo che lo avrebbero commesso?» (p. 13)

Nel libro Ragioniamo troviamo ribadito in maniera ancor più marcata lo stesso concetto della predestinazione e della conseguente correità di Dio, dipendente dal suo solo preconoscere. Alla domanda «Quando Dio creò Adamo, sapeva che avrebbe peccato?» si ragiona dicendo: «Incoraggereste i vostri figli a impegnarsi in un'impresa che prospetta un futuro meraviglioso, sapendo fin dall'inizio che è destinata a fallire? Li mettereste in guardia contro qualche pericolo, pur avendo già programmato tutto affinché si mettano di sicuro nei guai?» (Ragioniamo p. 101) Qui la Torre dice lo stesso: «Chiaramente architettare un simile disastro sarebbe stato irragionevole.» (p. 14) Geova dunque è visto come causa architettante l'effetto.
In Ragioniamo, opera che invita sì a "ragionare con le Scritture" ma evidentemente condizionati da quella equivalenza sbagliata iniziale, troviamo anche asserita la possibilità di previsione divina sulla base di uno "studio" del programma genetico, così che, una volta creato Adamo, Geova avrebbe potuto prevedere il suo comportamento futuro. Se non lo ha previsto deve essere segno che, evidentemente, non ha voluto farlo. Eccone la prova: a proposito del futuro comportamento di Esaù e Giacobbe, dei quali Geova profetizzò che il maggiore avrebbe servito al minore, si dice: «Geova era in grado di leggere il programma genetico dei gemelli che dovevano nascere. Può averne tenuto conto nel prevedere le caratteristiche che ciascuno dei due ragazzi avrebbe sviluppato e nel predirne l'esito.« (ivi p. 102) E vi troviamo indicata anche la tesi paradossale del protestantesimo classico in questi termini: « Se i singoli individui fossero predestinati a salvarsi, non potrebbero assolutamente venire meno, indipendentemente da quello che fanno.» (ivi, p. 103) Preconoscenza come predestinazione dunque. Sembra di vedervi coonestato il detto attribuito a Lutero che affidava la salvezza alla "sola fides" senza le opere "pecca fortiter se crede fortius".
Ed ecco così nascere l'escamotage (filosoficamente e biblicamente assurdo) della preconoscenza divina a discrezione, usata cioè da Geova in maniera selettiva. «Geova saggiamente usa in maniera selettiva la sua facoltà di preconoscere. Vi ricorre quando è ragionevole e adeguato farlo, a seconda delle circostanze. (...) il Creatore evidentemente decise di non preconoscere come sarebbero andate a finire le cose. Decise piuttosto di aspettare per vedere come si sarebbero comportati i suoi figli terreni nel corso degli eventi. (...) Le Scritture mostrano che in numerose occasioni Dio non ricorse alla sua facoltà di preconoscere. Per esempio, quando il fedele Abraamo arrivò al punto di tentare di sacrificare il figlio, Geova poté dire: "Ora davvero so che temi Dio, in quanto non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, da me.» (p. 14) E Ragioniamo di rimando, e ricorrendo al paragone di chi con una radio si sintonizza con l'emittente se vuole ricevere delle informazioni: «Ma il fatto che possa sintonizzarsi su una certa stazione non vuol dire che lo faccia. Deve prima accendere la radio e poi scegliere la stazione. In maniera simile, Geova ha la capacità di preconoscere gli avvenimenti, ma la Bibbia mostra che Dio usa questa capacità in modo selettivo e discrezionale, con il dovuto riguardo per il libero arbitrio di cui ha dotato la sua creazione umana.» (pag. 101)
Il geovismo quindi ipotizza un Dio che non ha la caratteristica della onniveggenza nel vero e pieno senso della parola giacché si tratta di una onniveggenza a discrezione e limitata dalla presenza di fattori da studiare per la futura previsione. Ed è superfluo osservare che, se funziona così, ne viene limitata anche al onnisapienza e la onniscienza giacché Geova, una volta cessati gli eventi, non saprà mai più ciò che ha deciso di non osservare. Anche lo "spirito santo", forza totipotente, che Geova ha la capacità di spedire in luoghi lontanissimi (per fare qualsiasi cosa Egli voglia e anche quindi da registratiore che riferisce) non memorizzerà gli eventi se Geova non lo ha mandato. In Potete c'è scritto infatti che Geova "può" non che lo faccia sempre: «Può inviare il suo spirito, la sua forza attiva, a compiere qualsiasi cosa egli voglia anche in luoghi lontanissimi.» (Potete, p. 37)

Noi concediamo che la Bibbia mostra questo modo di conoscere di Dio, ma lo fa solo perché parla di Dio antropomorficamente, così come quando lo umanizza dicendo che si adira, si rattrista e si rallegra. Ma essa va decodificata in senso giusto se vogliamo togliere da Dio la sovrastruttura della "forma" (morfé) che lo tratta come se fosse un uomo (àntropos). E dobbiamo farlo perché tutta la Bibbia mostra con tutta evidenza che Dio non è minimamente paragonabile all'uomo; a partire dal fatto che essendo Spirito non ha, come immagina il geovismo, "organi di senso" né "forma ben definita" né "risiede in un luogo ben preciso" come, umanizzandolo, insegna il testo di Potete.
Egli essendo l'Essere che è fonte e fondamento di durata di tutti gli esseri da Lui creati, non ha bisogno di studiarli per conoscerli, ed essendo fuori dal nostro tempo, nel suo eterno presente, non ha bisogno di aspettare che i tempi futuri scorrano davanti ai suoi occhi per sapere cosa avverrà. Sa tutto da sempre, necessariamente.


p. 17
«la Bibbia è composta da 66 piccoli libri.»
Niente sconti, per favore. Sono 73 quelli accolti nel Canone. E sono stati riconosciuti ispirati da tutta la cristianità, fino al 1500. E' stato solo con Lutero (e con il Lutero dopo la ribellione a Roma non prima!) e con la successiva Riforma Protestante che ne furono espulsi 7 libri. Quindi il geovismo è figlio di una fede che ha radici nel protestantesimo. E' bene ricordarlo. Gli effetti si vedono ad ogni piè sospinto. Quello circa la predestinazione appena analizzato ne è una prova evidente e davvero inquietante.
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti di dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:12 pm

Torre di Guardia del FEBBRAIO 2011


Non ho difficoltà a riconoscere che questo numero della Torre ha relativamente pochi punti su cui sussumere o fare qualche puntualizzazione. Ci sono anche due articoli in sostanza condivisibili: quello relativo ai coniugi che esamina e suggerisce rimedi e dà «consigli pratici per problemi diffusi» (pagg. 4-9); e quello che si intitola «Instillate valori morali nei vostri figli» (pagg. 18-20). Cosa diremo sul resto? Vediamo...

p. 13
Abbiamo la simpatica faccia di Alexander Soskov che dice di essersi convertito da una vita violenta al geovismo dopo aver letto "nel giro di tre settimane" 40 o più riviste della WT (quindi circa 1280 pagine!). E dice che tanto è bastato per fargli dire "mi convinse che avevo trovato la vera religione".
Non dice se prima seguiva una qualche fede, forse no. Ma io posso profetizzare che se avesse messo lo stesso impegno ad esaminare la fede cattolica avrebbe aderito alla mia fede. E se per caso era cattolico, allora, per passare con tale velocità al geovismo, dev'esserlo stato all'acqua di rose, come risulta da moltissimi casi di gente la cui vicenda di "illuminazione" folgorante (diconsi tre settimane!) viene reclamizzata su TOR e SVE.
Può succedere! Se non si capisce di avere tra le mani il caffé, si può restare affascinati dal surrogato.
E poi il nostro eroe dice una vera e propria boutade: «Una cosa che mi piaceva era che i Testimoni non mi dicevano in cosa credere...» Questa è proprio grossa! E che significato allora avrebbero le conclusioni degli articoli che dicono "cosa dovete fare per...?", domanda fatta dopo aver illustrato quello che non è altro che il Credo geovista?
Diciamo che lo dicono eccome in cosa si deve credere e fare! Magari però sanno presentarlo con una metodologia studiata così che ti illudi che sia la Bibbia a dirtelo, quando la verità è che è la WT a parlare. A me, per esempio la Bibbia ha detto di farmi cattolico. Come mai? Da quando in qua essa darebbe a un russo un'indicazione e a un italiano un'indicazione diversa?


p. 14
Si dice che Geova benedirà Neemia «... risuscitandolo nel giusto nuovo mondo che ha promesso. (...) Neemia avrà la prospettiva di vivere per sempre su una terra paradisiaca, riscontrando così che Geova si è davvero ricordato di lui in bene.»
Ma tu pensa! Questo è stato un profeta, che ha fatto di tutto e di più per Geova, e il geovismo gli dice che non avrà parte nel Reame dei cieli. E mica solo a lui. Tale sorte di beatitudine di serie B (sulla terra) spetta anche a giganti della storia della salvezza come Abele, Abramo, Mosé, Giovanni battista, Giuseppe... E questo perché il cielo sarebbe riservato solo a 144.000 unti, scelti arbitrariamente da Geova, cioè non in base a meriti e vita virtuosamente eroica.
Anche qui c'è da chiedersi: ma è davvero la Bibbia a dire queste cose? E perché allora a me ha detto che invece quella gente già sta in cielo? Dico, Gesù narrando la parabola di Lazzaro ed Epulone non ha piazzato Abramo in cielo? E Mosé ed Elia non sono apparsi a Gesù nella gloria sul Tabor? Come mai varie Chiese storiche nella Bibbia ci leggono che invece il cielo è fatto per tutti coloro che hanno la "veste nuziale" essendo in grazia di Dio? Sarà forse perché loro la studiano la Bibbia invece di ascoltarla? O forse è la WT che, con la scusa della Bibbia, con la Bibbia "vecchio violino su cui si può suonare qualsiasi melodia", tira fuori la musica che le interessa?


p. 16
«Il vero Dio è il Creatore di ogni cosa. (...) Visto che Dio è la Fonte della vita, dovremmo adorare solo lui.»
Innanzitutto quel "vero", che la NM pone davanti a Dio tante volte nelle Scritture Ebraiche, è superfluo perché di dèi "falsi" non ce ne sono. Quello che abbonda sulla terra, e ce ne sono in ogni generazione, sono invece molti uomini che si fabbricano degli "idoli", cioè dei pseudo valori a cui servono come se fossero "dèi".
Ma chi non ne è edotto deve sapere anche che il "geovese" usa la parola "DIO" come aggettivo che ha il mero senso di "potente". E allora la WT dicendo "il Dio" ha paura di far pensare ai lettori della sua Bibbia che lei non sa di quale "potente" si stia parlando e che forse si potrebbe supporre si stia dando del "dio" a "falsi dèi"; ecco dunque che, in conclusione di tutto questo girigogolo mentale esclusivamente geovista, la WT ha pensato bene, per significare che sta parlando di Geova, di piazzare l'aggettivo "vero" davanti alla parola "dio" quando lei ritiene che si parla del suo Geova. Accorgimento superfluo giacché usa anche mettere alla parola "dio" la "D" maiuscola,il che basterebbe ad indicare "l'Iddio Onnipotente" dagli agli altri "dèi" (=semplici "potenti" e non vere divinità). Tutti i TG sanno che la WT usa di regola la "d" minuscola nel dare del "dio" ad altri potenti, perfino se si tratta del Figlio di Dio incarnato, come si vede in Giovanni 1,1.
Quanto alla "adorazione", dovuta a Dio, siamo d'accordo. Ma io direi che solo Dio va adorato non solo "perché è la fonte della vita" (anche i genitori sono fonte della nostra vita, pro parte, e anche il cibo e l'aria e tante altre cose), ma perché è la fonte del tutto! E' colui che ci ha voluti e creati e che ci manterrà in essere eternamente. E perché è l'Amore che ha originato e mantiene in essere tutti gli altri "amori" che ci avvolgono del loro affetto, donandoci la gioia di essere fuori dal nulla anziché esserci rimasti come il numero innumerevole delle creature "possibili" ma non portate all'esistenza. E infine perché ci ama al punto da volerci "ammettere alla comunione con Sé" (Conc. Vaticano II), nonostante le proteste della WT che riduce questa comunione nei cieli ad una partecipazione al governo di Michele, riservata a 144.000 eletti.

«Anche se ha molti titoli, Dio ha un solo nome.»
Questa distinzione tra titoli e nome per me è una faccenda di lana caprina. Perché se è vero che YHWH nelle Scritture Ebraiche è un nome, lo è perché è una voce del verbo essere sostantivata, quindi è un titolo operativo usato a modo di nome. Lo sono anche vari nomi biblici e perfino i soprannomi. Infatti ha un significato che indica la relazione paterna, assistenziale, protettiva e di guida che Dio intesse con il suo popolo di Israele. Cioè dicendo "Io sono YHWH" era come se Dio elencasse in una sola parola tutti i titoli di Padre, Eterno, Signore, Provvidente ecc...

«In ogni lingua si pronuncia in modo diverso.» Finalmente un po' di precisione. In effetti Geova non è una versione ma solo una pronuncia (e sbagliata, come ha ammesso la stessa WT).

«In italiano la forma più comune è "Geova", ma a volte ricorre anche "Jahvé" o "Jahweh".»
E' tutto alla rovescia:la forma più comune in italiano è Jahwèh, o Yahwèh, ma a volte ricorre anche Gèova, nelle opere della WT e poco più. A volte anzi troviamo "Geòva" con l'accento spostato, come nel film "La storia di Ruth".

«Gesù rese noto questo nome usandolo quando spiegava la Parola di Dio.»
Tre inesattezze, a mio avviso: 1) Nel NT non risulta che Gesù abbia usato YWWH perché i testi critici, compreso quello del Westcott e Hort fatto proprio dalla WT, non hanno il tetragramma ma la sua sostituzione con Kyrios, come fu operata dagli ebrei della diaspora e inserita nella versione dei LXX; 2) Non è Gesù che rese noto questo nome; esso era conosciuto da tutti gli ebrei ma non usato che dal sommo sacerdote nello Yòm kippùr (giorno del ringraziamento); 3) Se Gesù lo usò spiegando la Parola di Dio, cosa che Gesù faceva nelle sinagoghe, lo usò solo marginalmente giacché Gesù spiegava la parola di Dio (cioè la Bibbia allora esistente) solo in funzione della nuova dottrina cristiana che lui poneva come perfezionamento e superamento della ebraica, giacché Lui stesso era la nuova Parola di Dio. E lo stesso fecero i suoi discepoli. Gesù cioè non dedicò la maggior parte del suo tempo a spiegare la Parola di Dio antica ma a rivelare la nuova. Tutto il NT contiene solo la parola di Dio che "ultimamente Dio ha rivelato per mezzo del Figlio"; Parola tanto più rivelante il pensiero di Dio da formare attorno a sé una nuova Chiesa e un nuovo popolo universale che avrebbero preso il posto della ormai sorpassata rivelazione veterotestamentaria. In effetti se la Bibbia ebraica è stata accolta dal nuovo popolo cristiano lo è stata solo per la sua relazione a Cristo, come antìtipo della "nuova dottrina proposta con autorità", così che essa va letta e capita, per non essere equivocata e darci delle convinzioni di tipo ebraico, in Cristo per Cristo e con Cristo, attraverso e mediante la interpretazione che ne fa la sua Chiesa a cui egli ha detto "Chi ascolta voi ascolta me".


p. 17
«Alcuni ritengono che Dio ci faccia soffrire per metterci alla prova, ma questo non è vero. La Bibbia afferma: "Dio stesso non agisce malvagiamente.»
Il discorso deve essere un po' più articolato. Che Dio non tenti nessuno è detto chiaro nella Bibbia. Ed è anche chiaro che non è Lui a provocare le sofferenze e i mali (anche se la Bibbia, esprimendosi antropomorficamente lo dice) ma, dato e concesso che Dio non provochi ma solo permetta eventi che causano sofferenze, e che lui sa in anticipo che saranno sofferenze, il fatto che le permetta "per metterci alla prova" è squisitamente biblico e non equivale ad un modo di agire malvagio ma pedagogico. "Coloro che il Padre ama li pota affinché...". « 12 Felice l’uomo che continua a sopportare la prova, perché, essendo approvato, riceverà la corona della vita, che Geova ha promesso a quelli che continuano ad amarlo. 13 Quando è nella prova, nessuno dica: “Sono provato da Dio”. Poiché con i mali Dio non può essere provato né egli stesso prova alcuno.» (Giacomo 1 - NM) Ma sono testi che i TG conoscono benissimo.

«Dal momento che ci ha dato la vita, dovremmo amare Geova più di quanto amiamo chiunque altro.»
Vero! Ma, fatto interessante, anche Gesù si è proposto ai discepoli come oggetto di amore esclusivo. Allora una delle due: o ha usurpato i diritti di Geova o egli stesso era Dio, adorando il quale si adora automaticamente anche il Padre.


p. 21-22
Si ricorda l'istituzione del «"pasto serale del Signore", o "cena del Signore".» del quale si dice «Gesù aveva appena finito di celebrare la pasqua con gli apostoli quando istituì il pasto speciale che sarebbe diventato il modello per la commemorazione della sua morte.»
Non ci siamo. Gesù istituì la "cena del Signore" o "nuova Pasqua" durante e non dopo la celebrazione della pasqua ebraica. E che quel pasto rituale fosse sostitutivo della celebrazione ebraica è ben significato dal fatto che Gesù stesso ha proposto, in quel frangente, se stesso come Agnello che effonde il suo sangue e si dona in cibo, e attraverso quel rito si realizza la Nuova Alleanza nel suo sangue.
Così la Cena del Signore non è solo commemorazione della sua morte, ma sintesi del mistero della Rendenzione che comporta la passione dell'Agnello, la sua morte e la sua risurrezione; quello che dai cattolici si chiama "mistero pasquale". E trattandosi di una azione divina, essa surclassa gli eventi storici, e si proietta, con la grazia che da essa scaturisce, nei secoli passati, fino ad Abele, e nei futuri, rendendo quell'unico storico evento sacramentalmente presente nella celebrazione di ogni Messa.
E come la manducazione dell'Agnello era una cosa reale nella pasqua ebraica e reale era l'effusione del suo sangue, così il rito nuovo proposto da Gesù ebbe all'intendimento dei discepoli una valenza reale (anche se misteriosa) tanto che Paolo un giorno ricorderà nervosamente, a chi partecipava a quel rito con incosciente leggerezza: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (1Corinti, 10,16) e al cap. 11 ne tira le severissime conclusioni: «26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso, e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.» (CEI)

Circa la frequenza della celebrazione: riteniamo che sia giusto che vi sia una commemorazione annuale, così da ricordare il fatto storico. E infatti la nostra liturgia prevede gli eventi storici della vita di Gesù riproposti una volta l'anno (Annunciazione, Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecoste) senza essere legata a date giacché si tratta di eventi celebrativi e non ricorrenze astronomiche. Ma, considerata la funzione santificante che la celebrazione pasquale porta con sé, la Chiesa ha scelto pedagogicamente di moltiplicare per il mistero pasquale le celebrazioni (che non sono doppioni o nuovi sacrifici ma riproposizione dell'unico avvenuto sul Calvario).
Riguardo alla data, giorno e ora, si potrebbe aggiungere che oggi, che sappiamo che la terra è rotonda e siamo sottoposti anche alle convenzioni arbitrarie ma irrinunciabili dei fusi orari e degli orari legali, l'astronomia e la geografia non consentono un'unica celebrazione in data "storica" nell'unico giorno e ora del giorno. E questo è un fatto che reativizza il giorno e l'ora e che Dio non può non approvare: E forse, mentre approva la "libertà dei figli di Dio" vigente nelle Chiese storiche al riguardo, sorride circa la scelta fondamentalista della WT che fa quella celebrazione solo una volta l'anno, solo nel 14 Nisan e solo al tramonto.

Se poi la Torre, in conclusione, chiedesse a noi cattolici «Come prepararsi?» alla celebrazione pasquale; noi le diremmo che ci prepareremo con lo stato d'animo di chi partecipa alla festa della liberazione, del perdono, del riabbraccio con Dio. Quindi con gioia, gratitudine, proposito di vita da risorti dalla morte del peccato ecc... E faremmo di tutto per essere degni commensali del "Pane degli angeli" e non freddi spettatori come i TG, che si passano l'un l'altro il vassoio degli "emblemi" del pane e del vino, curiosando con la coda dell'occhio se per caso tra i destinati alla sola terra paradisiaca Geova non abbia pescato qualche nuovo "Unto"; nuovo o perché occupante il posto di qualche Unto apostata, o - giacché quella strana dottrina sta per essere abbandonata - perché la WT si deciderà una buona volta a rispettare la Bibbia ove Gesù dice ai suoi discepoli "prendetene tutti, mangiate bevete... questo sono Io... chi mangia di me vivrà per me... chi non mangia non avrà la vita... chi mangia indegnamente sarà reo del mio corpo e del mio sangue e mangerà e berrà la propria condanna". Intendi, questo ovviamente varrà recuperando anche il senso della "presenza reale" di Cristo negli "emblemi", i quali per avere tale realtà intrinseca occorre che non siano semplici simboli ma pane e vino consacrati da un sacerdote.


p. 27
«... visto che la Bibbia vieta di introdurre sangue nell'organismo».
Please, più precisione: non "visto che la Bibbia vieta di..." ma "creduto che il CD, il quale pretende di vedere nella Bibbia la proibizione di...". perché – e lo ripeteremo fino a farlo uscire dalle orecchie – se fosse la Bibbia a proibire le trasfusioni, essa lo direbbe a chiunque la legge. Il che non è. Anzi, pare proprio che "dica" questa cosa al solo CD dei TG. Ma, fatto interessante, lo ha detto solo dopo decenni di geovismo; lo ha detto con la stessa autorità con cui ha proibito i trapianti ritenendoli "cannibalismo" e poi ripensandoci. Quindi – lo profetizziamo – anche questa stranezza sarà un giorno eliminata dalla dottrina geovista * e:
1) Si andrà verso una esegesi più intelligente delle Scritture;
2) Non si scriverà più in appoggio: «Spesso queste terapie [alternative alla trasfusione – ndr], che tanti testimoni decidono di accettare, sono migliori di quelle che non tengono conto di ciò che Dio richiede». Non lo si scriverà sapendo di tacere quante vite hanno salvato e salvano le trasfusioni, e quanti morti ha causato il rifiuto delle trasfusioni.
3) Non si concluderà ponendo ancora e sempre il paravento della Bibbia con le parole «che non tengono conto di ciò che Dio richiede» sapendo che a richiederlo non è Dio ma la la Dirigenza geovista.
4) Non si dirà neanche, per pararsi da denunce, che sono i Testimoni a decidere liberamente per la non trasfusione, quando si sa di aver messo come regola che chi accetta una trasfusione decreta ispo facto la sua "dissociazione" dalla comunità geovista, perdendo quasi ogni sorta di comunione con i suoi cari.**

___________________________
* Qui ci sarebbe da scorrere tutti i grossi punti di dottrina (grossi nel senso che hanno comportato scelte impegnative di vita) enunciati dal geovismo con autorità su cui non si poteva transigere e poi, dopo anni di contestazioni e di luce proveniente da "quelli di fuori" cambiate o semplicemente abbandonate con la scusa della "luce progressiva". Uno è stato quello sui trapianti; un altro quello circa l'intendimento da dare a "questa generazione" (del 1914 o là vicino) che ha stimolato tanti TG con lo spauracchio della prossima fine, ecc...

* *«Se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è nell'immediata cerchia familiare, potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente». (TOR 15/4/1988, pag. 28)
«Colui che deliberatamente non rispetta la decisione della congregazione rischia di essere a sua volta disassociato.» (TOR 15/12/1963, pag. 762)
«Il disasociato è espulso dalla congregazione, e la congregazione non ha nulla a che fare con lui. I membri della congregazione non gli stenderanno la mano dell'amicizia, e non gli diranno nemmeno "Ciao" o "Arrivederci". Egli non è benvenuto nelle loro case. (...) Perciò i membri della congregazione non si assoceranno al diassociato, né nella Sala del Regno, né altrove. Non converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo. Se il disassociato tenta di parlare ad altri nella congregazione, essi dovranno allontanarsi da lui». (TOR 15/12/1963, pagg. 760-762)
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti di dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:13 pm

Torre di Guardia di MARZO 2011

Questo numero di Marzo è uno di quelli che costringono il commentatore a... trattenersi suo malgrado. Tali e tanti sono i punti che "tirano" il commento critico che ci si vede costretti, purtroppo, a scegliere tra il già scelto. Il che ci offre il destro per avvertire gli operatori pastorali di non prendere sottogamba la Dirigenza geovista, ritenendola frettolosamente innocua data la sua (accertata a livello esegetico) incompetenza biblica. Il danno che può fare sta tutto nell'offrire ai lettori delle interpretazioni alternative della Parola di Dio che sembrano accettabili. Non solo, ma sono anche concentrate-affastellate in breve spazio* così che a dipanarle una per una si richiederebbe la composizione di un libro. Questo il vantaggio che l'opera di demolizione offre a qualsiasi tipo di "picconatore".
Quindi, mentre avvertiamo che c'è la possibilità e capacità di rintuzzare ogni "colpo", in questa sede ci limiteremo appunto a scegliere solo qualche punto di maggior interesse.
_____________________________________________
* tanto per esemplificare e riferendomi solo agli articoli iniziali che, da pag 4 a 11 riguardano il Regno di Dio, osserverò che ci sarebbe da sussumere su:
- la diversa versione di Romani 14,17, seguita dalla Bibbia CEI (p. 4) e quella che si trova sulla NM (contestabile con tanto di Interlineare geovista!);
- il solito "presto-prossimo-vicino" circa l'avvento del Regno e la relativa predicazione su tutta la terra, ieri dichiarata già fatta, oggi invece si dice che sarà completata solo quando arriverà a un certo livello "nella misura voluta da Geova" (p. otto);
- l'asserzione che la Bibbia supporta il concetto del Regno come un governo terreno (dimenticando di dire che lo supporta solo dal 1935!) e in cosa consista;
- il sorprendente vanto che "a predicare la buona notizia in tutto il mondo sono i testimoni di Geova" (p. 7). Gli altri cristiani cos'hanno predicato e predicano?;
- la contraddizione di negare validità a quel 95% di cattolici che dicono che il Regno-Buona Notizia-Vangelo si comunica soprattutto con l'esempio della vita (p. 6) e poi ammettere che questo dell'esempio è uno dei modi (oltre la predicazione e la pagina stampata) che anche i TG adoperano, loro che "Si sforzano di essere cristiani esemplari." (p. otto)
- la negazione che il Regno possa ritenersi come una metafora che intenda significare una "condizione di cuore" (p. 10-11)
Sorvolando perciò su tutto, inizieremo il nostro commento proprio da ques'tultima tesi.

§§§§§§§§§§§§§§§§§

Pagg. 10-11
L'articolo intende confutare questa asserzione: «"il regno di Dio viene attraverso il cuore docile", dice papa Benedetto XVI del suo libro Gesù di nazaret.» Sostenendo che invece «il Regno comporta più che accettare Dio a livello personale e ubbidirgli.»

La dimostrazione della tesi geovista prende in esame l'idea che i contemporanei di Gesù si erano fatti intorno al Regno di Dio. La madre di Giacomo e Giovanni che, ritenendo il Regno un vero governo, ha perorato presso Gesù il posto di maggiore preminenza a favore dei figli "uno alla tua destra e uno alla tua sinistra"; le acclamazioni all'ingresso di Gesù in Gerusalemme "Salva, preghiamo il Figlio di Davide" che (e sorvoliamo ora sulla traduzione truccata) sono viste come il riconoscimento del Messia che viene sul "trono di Davide suo padre"; l'implorazione del buon ladrone rivolta a Gesù considerato re di un futuro regno. Senza immaginare che avrebbe però dovuto aspettare fino al dopo Armaghedon per esservi ammesso!*
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* Anzi, la promessa di Gesù (e anche qui sorvoliamo sulla traduzione "In verità ti dico oggi: Tu sarai con me in paradiso" (Luca 23,43 - NM) spudoratamente truccata!), secondo il geovismo, non garantiva al ladro pentito la... promozione tout-court al paradiso. Infatti a pag. 11 leggiamo «Gesù avrebbe avuto non solo l'autorità ma anche il desiderio di risuscitare quell'uomo e di aiutarlo a cambiare, cosa che avrebbe fatto anche per milioni di altri.» Quindi la salvezza definitiva del buon ladrone rimaneva condizionata al fatto che, durante il millennio futuro, avesse cambiato condotta.

Sarà bene qui confrontare la veduta cattolica che ritiene certa la salvezza – e salvezza celeste! - del buon ladrone (a cui la tradizione ha assegnato il nome di "Disma") perché Gesù è il Sacramento Fontale della grazia e perciò la sua parola garantisce che il buon ladrone, nello stesso atto del suo pentimento sia stato santificato dalla Sua volontà che, essendo divina, aveva il potere di perdonare i peccati. Il geovismo immagina per questo soggetto una risurrezione, dopo l'Armaghedon, per una vita eterna sulla terra paradisiaca. Invece noi pensiamo che, appena morto, sia stato subito ammesso in paradiso, cioè nel Reame dei cieli perché Gesù che è il re del cielo gli ha detto "tu sarai con me" e non "io sarò con te" come vuole dare ad intendere il geovismo cambiando le carte in tavola. Anche questa è da leggere e incorniciare: «Gesù Cristo, naturalmente, non sarà effettivamente sulla terra con l'ex malfattore. No, Gesù sarà in cielo, da dove regnerà sul paradiso terrestre. Perciò sarà con quell'uomo nel senso che lo risusciterà e ne avrà cura sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale.» (Potete, p. 171)

Orbene noi pensiamo che questi passi biblici preallegati, scelti dalla Torre, non abbiano alcuna forza di dimostratività riguardo ad un Regno e Governo celeste che, come tante altre figure sia vetero che neotestamentarie (vedi: banchetto dei cieli, casa del Padre, Città di Dio, Nuova Gerusalemme, ovile, seno di Abramo...) sono da ritenersi metaforiche di una realtà soprannaturale che occhio non vide mai né orecchio udì (cf 1Corinti 2,9).
E' risaputo che la pedagogia divina ha condotto lentamente gli ebrei a passare dalle immagini di una "terra promessa" dove scorre (altra metafora) latte e miele, alla realtà escatologica di un "premio che i desideri avanza" (Manzoni). E lo stesso va detto per il Regno e il regnare con Cristo. Non è senza ragione se qualcuno ha scritto che Rutherford, secondo presidente del movimento geovista, ha ricacciato il gruppo degli Studenti biblici nell'ebraismo.
E, visto che la Torre ha iniziato il suo argomentare intorno a Regno di Dio citando, a pag. 4, il Catechismo della Chiesa Cattolica, in conclusione invito i lettori a leggere tutta la sezione del catechismo che spiega cosa intende il cattolico quando dice "Venga il tuo regno". (cf i nn. 2816-2821)

p. 15
Qui troviamo un tentativo che penso si possa collocare sul piano dello humour, e quindi ci serve da momentaneo relax.
L'espressione relativa a "un paese dove scorre latte e miele" che, con tutta evidenza, rientra nell'ambito figurativo metaforico (ai bambini si sarebbe promesso un "paese dei balocchi"!) viene presa sul serio dal CD che si ingegna a dimostrarne la valenza letterale.
Si fa osservare che: «Nella terra promessa gli israeliti allevavano mucche, pecore e capre, ottenendo così un'abbondante quantità di latte.» E uno!
Quindi la domanda: «Che dire però del miele? Secondo alcuni con questo termine si intende uno sciroppo dolce ricavato da datteri, fichi o uva. E nella Bibbia quasi tutti i riferimenti specifici al miele d'api riguardano il miele selvatico, non quello prodotto da un allevamento di api.» Un problema esegetico da far tremar le vene e i polsi, si direbbe! Ma ecco che una recente scoperta di un "apiario" [gruppo di arnie] ha permesso agli studiosi di stabilire che «questi alveari potevano produrre circa mezza tonnellata di miele all'anno... E' quindi possibile che il termine 'miele' nella Bibbia indichi davvero miele d'api» E due!
Che cosa si potrà mai obiettare? Forse che, ponendoci sul piano letteralista, non è stato però dimostrato lo "scorrere"?

pagg. 16-17 Affermazioni riguardanti Gesù
«Fu la pima creazione di Dio, e contribuì a creare tutte le altre cose. Essendo l'unico a essere stato creato direttamente da Geova, viene chiamato Figlio "unigenito" di Dio. Gesù agì quale Portavoce di Dio, per questo è anche chiamato " la Parola"».
- Macché, fu "generato prima di ogni creatura" e, facente parte della tripersonalità divina, insieme al Padre e allo Spirito, creò tutte le cose.
Una creatura non può creare "nulla". Per creare ci vuole l'onnipotenza, e questa scaturisce solo dalla natura divina. Dio non può delegarla a nessuno. Il Figlio e lo Spirito Santo non hanno una onnipotenza a parte; "usano" la stessa del Padre con cui convivono diciamo in un "condominio" d'amore.
E la dizione "le altre cose" che troviamo insistita per cinque volte in Colossesi (ivi citato) 1,15-20 nella NM contiene l'aggiunta dell'aggettivo "altre" nella NM. Interpolazione intesa a far passare il Figlio di Dio come una tra le cose create da Geova, la prima e diretta.

«Dio mandò suo Figlio sulla terra trasferendo la sua vita dal cielo nel grembo di una vergine ebrea di nome Maria.»
- Non ci siamo. Se – come dottrina geovista assicura – la vita, definita anche forza vitale o spirito, è una semplice energia impersonale. Non è stato trasferito il Figlio ma solo una energia. Quindi tra il Michele-Figlio del reame dei cieli e il Gesù di Nazaret nato da Maria non esiste identità personale. Sono due soggetti diversi.
La Bibbia parla di incarnazione "E il Verbo si fece carne" (Giovanni 1, 14) e da Maria vergine nacque un uomo in cui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Colossesi 2-9 - CEI) e non "la pienezza della qualità divina" come (anche qui inesorabilmente) deforma la NM.

«Se non avesse peccato, Adamo non sarebbe mai morto. Anche se la sua vita non terminò che secoli dopo, iniziò a morire il giorno in cui disubbidì a Dio.»
- Noi siamo d'accordo nel dire che Adamo non avrebbe avuto come pena del peccato la morte, così come la sperimentiamo ora, cioè una lacerazione terribile, e quindi non sarebbe mai morto in questo senso. Ma ciò non esclude che sarebbe passato comunque alla vita celeste lasciando quella terrena, giacché un padre terreno non può non voler per i propri figlioli il più e il meglio. Tanto più questo deve valere per il Padre celeste che, come dice la nostra Chiesa, ci ha destinati alla comunione eterna con Sé. Leggiamolo: "Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2Pt 1,4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé.» (Conc. Vaticano II, Dei Verbum, n.2)
E sorvoliamo sulla fantabibbia geovista che, per spiegare come mai Adamo non è morto nel giorno in cui ha peccato, ricorre al concetto che per Dio un giorno vale mille anni, e perciò Adamo, che non è arrivato a 1000 anni, è morto nello stesso giorno in cui ha peccato; e anche sul fatto che il geovismo ritiene il peccato come una sorta di veleno che abbia aggredito le cellule del corpo che hanno perciò iniziato a disgregarsi lentamente. Questo vuol dire la Torre dicendo "iniziò a morire". Siamo in pieno materialismo, dove il concetto di "grazia" come vita divina non esiste. Eppure era il dono più importante appunto perché permetteva la comunione con Dio, ed è l'unica cosa che Gesù ci ha restituito subito con la redenzione, lasciandoci ancora soggetti alla morte, ma solo a quella fisica appunto giacché "se uno è in Cristo è una nuova creatura" (2Corinti 5,17) e "chiunque crede e vive in me non morirà mai". (Giovanni 11,26)

«Dopo che Gesù era morto, Dio lo riportò in vita come persona spirituale».
- Verità dimezzata, anzi del tutto negata. Ciò che Dio-Trinità riportò in vita – o più esattamente risuscitò, giacché non è la stessa cosa! – non fu una persona esclusivamente spirituale, che nel geovismo sarebbe poi la copia di Michele Arcangelo. E questo viene detto perché, intendendo (erratamente!) il concetto paolino di "carne e sangue" come muscoli ed ossa, il geovismo ritiene che "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio", cioè non possono entrare nel "Reame dei cieli". Invece, secondo noi, fu risuscitato lo stesso Gesù di Nazaret con tanto di corpo fisico (non mentiva quando mostrò le piaghe ai discepoli!) ma divinizzato, ovvero trasfigurato (non sappiamo come) dallo Spirito e reso "pneumatikòs"; sorte che toccherà a tutti i giusti. (cf Filippesi 3,21) Un tale corpo può ereditare quel Regno giacché Gesù ha detto "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io..." (Giovanni 17,24) e Gesù ascese al cielo con tutto il suo corpo.

«Gesù aspettò alla destra di Dio fino a quando Geova non gli diede il potere di governare come Re su tutta la terra.»
- Il che sarebbe avvenuto nel 1914, secondo la fantaesegesi geovista.

«Presto Gesù userà il suo potere regale per porre fine a tutte le sofferenze e a coloro che le causano.»
- Presto, eh? Cioè secondo un computo del tempo dal punto di vista di Geova per il quale un giorno dura mille anni, vero? Ma non era una barzelletta quella che diceva... ma sì mettiamola tutta che un po' di relax ci fa bene:
- Dio posso chiederti una cosa?
- Certamente!
- Cos'è per te un milione di anni?
- Un secondo
- E un milione di euro?
- Un centesimo
- Non è che mi regaleresti un centesimo?
- Con tutto il cuore. Aspetta solo un secondo eh?


pagg. 18-20
Qui troviamo la solita tirata contro la croce. In relazione alla quale osserviamo:
- è accettabile che "in origine" sia stauròs che kylon significassero un palo dritto e non una croce a due bracci. Non è accettabile sottintendere che quel concetto sia rimasto invariato nel tempo. E quindi bisogna far riferimento al momento storico in cui i Romani hanno suppliziato Gesù. E risulta che avevano l'uso di crocifiggere con le braccia allargate.

- è accettabile l'osservazione che la croce sia stata in origine un simbolo pagano e perfino "fallico" (come è stato scritto) quando era costituita da un solo palo. Non è accettabile sostenere che Geova abbia dimenticato di comunicare per 40 anni al "Canale" tale verità e tale repulsione che essa gli provocava. Eppure è documentato che i primi due presidenti del geovismo veneravano la croce e che i TG portavano con orgoglio una spilla sul bavero della giacca ove la croce era raffigurata dentro una corona e un serto di alloro.

- è accettabile che sarebbe obbrobrioso (e direi anzi anche da psicopatici) se uno andasse in giro con una catenina al collo da cui pendesse la raffigurazione della pistola con cui un assassino ha ucciso suo padre. E' inaccettabile invece sia il far finta di non capire che la croce, presso la cristianità normale, è stata trasfigurata come simbolo di vittoria sul peccato e il demonio e di donazione di vita divina dell'amore di Dio contro il male del peccato e la dannazione. Analogamente, i nostri martiri, nelle raffigurazioni artistiche, esibiscono lo strumento con cui furono martirizzati. E la nostra Chiesa riesce, post factum, a trasfigurare perfino l'inizio di tutti i mali dell'umanità, il peccato originale, esclamando di esso "o felix culpa". Non lo fa ovviamente per la colpa, che per Dio resta uno schifo solenne (non a caso ne ha tolto perfino l'ombra dalla Donna che doveva partorire Gesù!), ma perché, come l'esclamazione prosegue, "talem et tantum meruit habere Redemptorem"! Ed è anche inaccettabile l'incoerenza che il CD odierno non ammetta esplicitamente che i primi due presidenti del geovismo sono stati, a questo riguardo (e mica per poco tempo!) insegnanti di idolatria (per risparmiare loro quegli aggettivi squalificativi che ora il CD assegna alla Cristianità che si ostina a venerare la croce del Signore Gesù.

- Infine è accettabile che il geovismo ora voglia eliminare il simbolo più specifico del cristianesimo che, facendo il segno di croce sul corpo e unendolo alle parole "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" ricordano sia la Tripersonaità divina sia l'incarnazione e passione del Figlio (entrambe negate dal geovismo). Non è accettabile che pur di avere una prova documentaria laica della sua tesi anticroce il CD sia ricorso alla alterazione della citazione tratta dal dizionario greco-italiano di Liddell & Scott, eliminando il significato di "croce" dai vari significati assegnati al termine "xylon" (cf la trattazione sul sito infotdgeova.it di Achille Lorenzi e in L. MINUTI I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia, Coletti, pp. 103-112)
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti di dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:13 pm

Torre di Guardia di APRILE 2011

Pagg. 4-5
«la sua [di Gesù] era una famiglia numerosa, probabilmente di modeste condizioni. – Matteo 13:55, 56.»
Di modeste condizioni? Dipende! Giuseppe era falegname-carpentiere, professione che gli permetteva di guadagnare e risparmiare. Non era ricco, questo sì.
Numerosa? No. Gesù era figlio unico. I versetti che parlano di suoi "fratelli" e "sorelle" sono contestabili in quanto si riferiscono a parentela indeterminata. (cf l'ottimo studio del Blinzler sui Fratelli di Gesù, oggi in reprints)

«Quale Figlio primogenito di Dio, prima di nascere come uomo sulla terra Gesù era una creatura spirituale in cielo.»
Una creatura? Perché non aggiungi anche che era Michele arcangelo, soprannominato la Parola perché "faceva da portaordini di Geova"? (sic!) Insomma era una sorta di postino.
Qui non lo dicono, ma ricavano il "primogenito" da Colossesi 1,15 che nella NM è traduzione sbagliata. La nostra Bibbia CEI rende il versetto "generato prima di ogni creatura". Il che distrugge sia la tesi del primogenito (che poi la WT gabella per "primo creato"), sia quella di creatura spirituale, come lo sono invece gli angeli.

«Mediante lo spirito santo Geova Dio compì un miracolo: trasferì la vita del suo Figlio celeste nel grembo della vergine ebrea Maria affinché nascesse come essere umano perfetto.»
Anzitutto il nostro Spirito Santo merita le maiuscole perché è persona divina. Quanto al trasferimento della vita osserviamo che, se è così che stanno le cose, allora Gesù di Nazareth non è la stessa persona di Michele arcangelo, poiché nel geovismo la vita (meglio precisata altrove con "forza vitale") è concepita come energia impersonale. Cioè tra il Michele dei cieli e il Gesù storico c'è soluzione di continuità. E, peggio, c'è anche un'altra separazione tra il Gesù storico defunto e il Michele redivivo, impropriamente detto "risuscitato". Il primo infatti sarebbe finito nel nulla, secondo il geovismo, giacché era solo uomo e l'uomo non ha un'anima che sopravvive alla morte del corpo fisico! Il secondo quindi non mantiene continuità né col Michele celeste, né col Gesù terrestre, e perciò va capito come una ri-creazione di copia del primo Michele a cui sono stati comunicati, come se fossero propri, i ricordi storici dell'avventura umana di Gesù. Ultima stranezza, questo Michele ri-creato viene oggi chiamato sia Gesù che Michele. Decisamente il geovismo non brilla per chiarezza di idee.

Una nota richiamata da un asterisco comunica l'ultima inesattezza dell'articolo poiché dice: «Geova è il nome di Dio rivelato nella Bibbia.» Ed è confusione voluta. Perché il CD dei TG sa benissimo che Geova non è il nome di Dio ma solo la pronuncia sbagliata di uno dei nomi di Dio rivelati nell'Antico Testamento. Quel nome di Dio è, traslitterato dall'alfabero ebraico, YHWH, e nella pronuncia esatta è quasi certamente Yahwèh. Questo è ciò che si ammette chiaramente nello stesso opuscolo geovista "Il nome divino che durerà per sempre" alle pagine 7-11.
Se poi dalla pronuncia vogliamo passare alla traduzione, ovvero sapere cosa significa, abbiamo che può significare "Io sono... Io sono colui che sono... Io sono l'Eterno". La NM stessa non lo traduce Geova ma "io mostrerò d'essere". (cf Esodo 3,14)

Pagg. 6-7
Si riafferma che "Il regno di Dio è un governo celeste" invece per noi (e possiamo dimostrarlo) è una metafora.
«Sotto il regno di Dio tutta la terra sarà trasformata in un paradiso». Fantasia inventata nel 1935, insieme alla categoria delle "Altre Pecore" visto che mantenere la salvezza per i soli 144.000 Unti era diventato insostenibile.

«Il Regno di Dio verrà presto». E qui torna il doppio peso e doppia misura nei concetti. L'avverbio di tempo "presto" significherà quello che significa in italiano se devono spingerti ad aderire al movimento; significherà invece "tardi, tardissimo, addirittura dopo secoli" se devono giustificare sia il perché non è ancora venuto, sia il perché Geova avrebbe indicato (perché è Lui a comunicare al CD la verità geovista, non si dimentichi!) varie date della fine rivelatesi false. Ecco la scusa e il doppio peso... esse non sono false se si considera il tempo "dal punto di vista di Geova, secondo il quale un giorno equivale a mille anni".

Si ripete la stortura del "primogenito di tutta la creazione" e si tratta Gesù (invece di chiamarlo Michele come si dovrebbe giacché se ne parla prima del "trasferimento" sulla terra) come una creatura che: «Visse accanto a Geova in cielo più a lungo di quasiasi altra creatura spirituale». Quindi il geovismo suppone che Michele, appena creato, non cominciò subito a creare gli altri angeli ma si mise a studiare come la pensava suo Padre. Dicono: «Pensate a quante opportunità ebbe di assimilare il modo di pensare del Padre e conoscerne la volontà, le norme e le vie.» Noi pensiamo invece alla distanza abissale di concepire così la rivelazione biblica, rispetto al pensiero cattolico che ritiene il Figlio "gnerato prima di ogni creatura" e perciò coeterno al Padre; la di Lui intelligenza fatta Persona. E poi, di quali norme e vie si va immaginando se non esistevano ancora né gli altri angeli né il mondo? E – procedendo per ipotesi di lavoro – anche dato e non concesso che sia andata così, davvero ci volevano innumerevoli secoli e secoli al Figlio (perché è questo che il geovismo ipotizza!) per apprendere il pensiero del Padre? Lui "impronta della Sua sostanza e esatta icona del suo essere"?
Noi pensiamo che davvero enorme dovrà essere lo sforzo del povero proclamatore geovista se volesse davvero sapere e capire come la pensano i cattolici un po' informati circa le verità divine rivelate dalla Bibbia!

«Gesù parlava e insegnava attingendo a qualcosa di unico: i ricordi dei tempi in cui viveva nel reame spirituale all'eccelsa presenza dell'Iddio Altissimo.»
Lo hanno detto: "dei tempi"! Quindi Geova è immerso nel tempo. Il tempo non è una sua creatura. Non hanno il concetto di eternità. E ieri Geova era anche nello spazio (oggi cercano di tirarnelo fuori ma al solito facendo sempre accenni contraddittori e cercando di non far avvertire il cambiamento di idea agli adepti, rispetto a quello che insegnava il geovismo prima maniera: Geova nelle Pleiadi, la reggia su Alcyone etc...).

A proposito di cambiamento di idee, introdotto gradualmente e quasi di soppiatto, vediamo che sia all'inizio di pag. 7 che alla fine si dice che Gesù «rivelò la personalità di Geova Dio... rispecchiò la personalità del Padre...». Chi si accorge dello slittamento rispetto al martellamento precedente ove si diceva che rivelò il nome di Dio? Siamo proprio sicuri che la WT non abbia imparato dalla contestazione degli "oppositori" il messaggio che il nome di Dio gli ebrei lo conoscevano da secoli, e che la dizione "rivelare il nome" significa rivelare la personalità, perché nella cultura ebraica dire conoscere il nome significava conoscere la persona?

«Con il suo insegnamento Gesù rivelò molti aspetti affascinanti della personalità di Geova. Rispecchiò la personaità del Padre in modo così perfetto che in sostanza poté dire: 'Se volete sapere com'è mio Padre, guardate me'.»
Anzi, disse di più. Disse che lui era "nel Padre e il Padre in lui" (Giovanni 10, 38) e fece capire che si trattava di unione nella divinità e non solo di idee e intenti, giacché il v 39 dice che lo volevano prendere a sassate come bestemmiatore. E lo ribadi a Filippo (Giovanni 14, 10-11) con tale forza che aggiunse che se non lo si credeva sulla parola, se la cosa sembrava impossibile e blasfema, dovevano basarsi sulle opere da lui compiute, usando cioè il logico "se tanto mi dà tanto...". I fatti – lo dice anche il CD dei TG! - contano più delle parole perché, nel caso dei miracoli, dimostrano inequivocabilmente la presenza del Padrone della natura. Non è senza ragione che San Pietro ricordò alla folla a Pentecoste "Gesù di Nazaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua." (Atti 2,22) Tutto lo stile usato da Cristo nel fare i miracoli dimostrava che davvero era in lui il potere di "risuscitare nell'ultimo giorno", di "perdonare i peccati", di "essere padrone del sabato" di dire "lo voglio sii guarito". Cioè Gesù era nel Padre e il Padre in lui perché era compartecipe della "natura divina", da cui scaturisce l'onnipotenza, e in lui risiedeva "corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Colossesi 2,9). Versetto questo che (ahimé) sono abilmente ritoccato nella NM geovista.

Pagg. 8-9
Alla domanda su «Gesù perché morì» si additano alcune profezie relative al Messia. Notiamo cosa dice la prima: «Il Messia sarebbe stato... tradito per 30 pezzi d'argento. – ZACCARIA 11:12; MATTEO 26:14-16.»
Chi sa che non siamo di fronte a... una ciambella venuta senza buco?... Che cioè il geovismo, mentre vuole sostenere che è Gesù, unicamente uomo, che è stato crocifisso (per ora soprassediamo al famoso "palo") di fatto mette in relazione due versetti da cui si evince che Dio è in Gesù e che in qualche modo l'uomo Gesù è anche Dio (pur restando distinto come Persona dal Padre).
Infatti il versetto di Matteo (lo indoviniamo) ci parlerà delle 30 monete d'argento pattuite tra i sommi sacerdoti e Giuda, e Zaccaria ci parla parimenti di "trenta pezzi d'argento" (v 12) che il geovismo ritiene riferiti al Messia. Ma se andiamo a leggere, nella stessa NM geovista, il versetto 13, scopriremo che c'è scritto «Allora Geova mi disse: "gettalo al tesoro, il maestoso valore col quale sono stato valutato dal loro punto di vista".» Proprio così, dice "sono stato valutato". Il soggetto del mercimonio non è dunque il Messia ma Geova stesso, cioè Dio! Simpatico, non è vero? Merita che lo leggiamo anche nella versione CEI : "Ma il Signore mi disse: "Getta nel tesoro questa bella somma, con cui sono stato da loro valutato"». Dio Padre quindi dichiara una sua forma di identificazione in e con Gesù. Non è allora un caso né una appropriazione indebita che Gesù si sia appropriato anche dello "IO SONO" assoluto di Dio al presente indicativo (e non "io ero" né "io sono stato" come deturpa la NM!). Titolo che, in forma di nome, esprimeva la presenza di Dio in persona.

«Gesù morì per risolvere questioni di vitale importanza... sorte nel giardino di Eden.» e si tratterebbe della questione circa il giusto governo di Dio, messo in dubbio da Satana. A cui si aggiunse poi quella relativa alla fedeltà a Geova nella prova, ricavata da Giobbe 2, 1-5. Lì Satana avrebbe insinuato che Giobbe non sarebbe stato fedele a Dio se fosse stato colpito nella salute e nei suoi beni.
Si veda nella trattazione del mese di Maggio alle pagine 16-17 la confutazione relativa alla contesa del miglior governo, che ritroviamo anche nella valutazione critica del libro "Cosa insegna..." al Capitolo 5 (in questo forum sarà ttrattato nel 3D "Davvero insegna questo?..." Qui sarà interessante notare le riflessioni che ci vengono da quanto troviamo scritto a pag. 9 relative alla contesa.

«Gesù diede la risposta più inconfutabile sia alla questione della sovranità di Geova che a quella dell'integrità dell'uomo.»
Quanto alla prima questione della sovranità di Dio, noteremo che il geovismo impasta insieme, identificandoli, problemi e dimostrazioni ben distinte: 1) la dimostrazione che Satana non è bravo a governare (e dice che si sarebbe risolta permettendogli di sperimentare "tutti i tipi di governo possibili", risultati poi uno più fallimentare dell'altro); 2) la bravura di Geova a governare (che, se siamo logici, ancora deve essere dimostrata perché il governo di Dio e di Cristo si dice che è cominciato in cielo sin dal 1914 ma sulla terra, - è stato pure scritto - Satana fa il bello e il cattivo tempo poiché "sarà legato solo nel millennio dopo Armaghedon"); 3) Il diritto di Geova a governare, detto altrimenti "rivendicazione della sovranità di Geova" che non è la stessa cosa della bravura a farlo. I poco esperti in geovismo devono sapere che le parole «Gesù sostenne la sovranità di Dio», che troviamo qui, significano insomma tutto questo. E devono ricordare che la cosa va tenuta ben presente, atteso che (come disse Rutherford) la faccenda della sovranità di Dio è l'unica questione per cui sarebbe avvenuto il trasferimento di Michele dal cielo alla terra. I teologi sbagliano (disse proprio così!) se pensano che l'incarnazione sia avvenuta primariamente per la salvezza degli uomini. No, il Figlio è venuto a rivendicare il diritto e la capacità di buon governo di Geova. Non per nulla la Bibbia dice che, alla fine di tutto (cioè dopo il millennio di terra paradisiaca e successiva prova d'esame finale) Gesù-Michele riconsegnerà il mondo al Padre perché lo governi direttamente. E, si prosegue, non ci sarà pericolo che Geova non sia all'altezza dei suoi compiti perché (udite udite!)ha avuto modo di studiare l'uomo per molto tempo...

Alla seconda circa la fedeltà dell'uomo avrebbe dato una prima dimostrazione il buon Giobbe che, pur martoriato da Satana in lungo e in largo, "non perdette la sua integrità" come la stupida moglie lo incitava a fare (se ne parla più diffusamente anche a pag. 23 della Torre). E Geova lo avrebbe premiato per questo, ridandogli di tutto e di più. Il che non è affatto vero perché, passi per la salute e i beni, ma i figli morti non sono mai ricompensati davvero sostituendoli con altri figli! Ma lasciamo stare... Vediamo piuttosto l'incongruenza di trasferire a Gesù la dimostrazione data da Giobbe. Leggiamo infatti: «Gesù dimostrò pure che un uomo perfetto poteva mantenere una perfetta integrità dinanzi a Geova nelle prove più difficili.»
Della utilità di tale dimostrazione il geovismo non fa mistero. Vuole trarne l'applicazione ascetica che spinga i suoi adepti ad imitare Gesù. A pag. 17 nel numero di Maggio leggiamo infatti «Dobbiamo quindi fare una scelta. Frequenteremo persone che amano Dio? Ubbidiremo alle sue sante e amorevoli leggi? Se lo faremo dimostreremo che Satana mentì quando sostenne che nessuno avrebbe ubbidito a Dio.»
Ma qui, nel proporre Cristo come come dimostratore, c'è, a mio avviso, una sfasatura logica notevole. Perché? Perché è ovvio che l'insinuazione di Satana [dico..., nessuno pensi che ci creda sul serio, cerco solo di vedere se c'è della logica almeno all'interno stesso del pensiero geovista!], l'insinuazione di Satana era ovviamente relativa agli uomini reali, storici, concreti, cioè a tutti quelli che erano infettati dal peccato di Adamo, e non al "superman" perfetto che sarebbe stato Cristo. Quindi la dimostrazione cercata è da ravvisarsi piuttosto in Giobbe che non in Cristo che – grazie tante! – aveva una forza di sopportazione fuori del comune e una prospettiva di beatitudine celeste che nessun uomo ha mai avuto prima di lui né mai avrebbe avuto dopo.

Possiamo dunque concludere l'analisi di queste due pagine ringraziando i TG che, come si dice in fondo a pag. 9 «saranno lieti di aiutarvi a conoscere meglio Cristo», ma solo perché ci stimoleranno, con la stravagante concezione che ne hanno, a focalizzare sempre meglio la vera identità di Gesù e di Dio realmente contenuta nella rivelazione divina, attuata dal Verbo incarnato e trasmessa dalla Chiesa cattolica.

E siccome dobbiamo dar sempre prova di una costante ed efficiente acribìa bereana, non ci lasceremo sfuggire neanche l'immagine del Cristo appeso al palo che si vede a pag. 9. Non è nuova giacché l'abbiamo trovata in vari altri numeri. Quello che ci pare interessante notare, è la lunghezza del palo che deve aggirarsi sui 5 metri! Ci si chiede: come è possibile che i Romani facessero trasportare a un condannato già sfinito dalla flagellazione un peso del genere? Che logica c'era a spolmonarsi per tirarlo su con tanto di condannato appeso lavorando solo dal basso? Non era assai più logico e consono allo spirito pratico dei romani che (come si vede nel film Gesù di Nazareth di Zeffirelli), nel luogo adibito alle esecuzioni esistesse, in maniera permanente, una struttura con i pali verticali già conficcati nel terreno e una impalcatura più alta con tanto di corde per tirare su i condannati inchiodati al patibulum (trave che – dal latino patère (aprire) - si chiamava così dal palo che fungeva da chiavistello alle porte di casa)?

Pagg. 16-17
Vi troviamo ripetute cose già sentite (e che ci saranno martellate indefinitamente), come:
- L'idea che l'uomo fosse stato progettato da Dio per vivere eternamente sulla terra. Al che abbiamo obiettato che, se così fosse, Geova ha peccato per non averlo rivelato per più di mezzo secolo di geovismo, o che lo aveva rivelato ma il Canale di Geova non lo aveva capito o non ce lo aveva letto nella Bibbia giacché prospettava solo la salvezza celeste limitata a 144.000 Unti.

- L'affermazione che la terra non sarà mai distrutta. Al che poniamo i punti interrogativi che vengono dalla scienza circa l'evoluzione del ciclo stellare del sole che un giorno, diventato una gigante rossa, arrostirà la terra senza tanti complimenti. E ricordiamo, agli inesperti in geovismo, che l'idea di una vita umana circoscritta al solo pianeta terra comporta sia lo stop alla procreazione, sia la sperequazione tra sopravvissuti ad Armaghedon (autorizzati a riprodursi) e risuscitati (obbligati a celibato eterno), nonché il livellamento dell'umanità a persone tutte omologate sui trent'anni.

- L'affermazione che «nella battaglia di Armaghedon, gli angeli di Dio distruggeranno tutti coloro che si oppongono a lui.» Al che dobbiamo ricordare: 1) che alla distruzione parteciperanno anche il Buon Pastore Gesù, trasformato dal geovismo in "Michele feldmaresciallo di Geova", insieme ai mitissimi 144.000 Unti, tutti provvisti di mazze per spaccare le teste dure degli oppositori (cf immagine di pag. 52 in "Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!"); una rivalsa per averne dovuto sopportare le angherie?; 2) Che qui si tace (dimenticanza o opportunismo?) la dottrina che la distruzione non riguarderà solo coloro che si oppongono a Geova ma anche i loro figli neonati, del tutto inconsapevoli. E' stato scritto infatti che «Geova non lascerà né radice né ramo" e per rami si intendono appunto i figli dei genitori-radici, concepiti come predeterminati a seguire l'esempio dei padri.

- L'affermazione che «Durante quei 1.000 anni, Gesù governerà la terra dal cielo e la trasformerà in un paradiso. Inoltre cancellerà i peccati di coloro che amano Dio.» E noteremo che qui c'è una aperta contraddizione con l'altra "verità" secondo cui "la morte assolve da ogni peccato". E' da leggere: «Contrariamente all'opinione comune, egli [Cristo - ndr] non giudicherà le persone in base ai loro peccati passati, molti dei quali commessi forse per ignoranza.* la Bibbia spiega che alla morte l'individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato". (Romani 6:7)** Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio [il millennio - ndr], non a quello che hanno fatto prima di morire.» (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 175)
Quindi una delle due: o con l'espressione "coloro che amano Dio" si intendono solo i sopravvissuti ad Armaghedon, che saranno esclusivamente TG, ed è ben strano pensare che siano ammessi a godere la terra paradisiaca pieni di peccati; o si intende comprendervi i risuscitati, andando in contraddizione con l'asserzione che la morte li ha assolti da ogni peccato. Assolvere non significa cancellare, purificare, dichiarare innocenti?
* Che strana teologia! Per noi un peccato commesso per ignoranza non è imputabile. E' un male, fisico o spirituale, fatto ad altri e perciò esterno alla persona che lo compie, ma per essa non costituisce peccato, cioè male morale. Lo sa anche lo stato laico che destituisce di colpa di commette un male senza intenderlo e volerlo.
** Versetto breve questo, ma sufficiente a far realizzare alla WT la bellezza di almeno tre imbrogli che ne falsano il significato biblico.

- L'affermazione che «In tutto il mondo Geova sta preparando milioni di persone per vivere in un nuovo sistema di cose sulla terra.» Al che obietteremo solo i nostri occhi sbarrati e stupefatti per tale prospettiva davvero fallimentare rispetto ai sette miliardi di persone per cui il Figlio di Dio ha versato il suo sangue al fine di salvarle.

Pag. 27
La testimonianza del sorridente DENNIS O' BEIRNE che dice: «Ma dopo mesi non avevo ancora trovato un gruppo che rispondesse alle nostre domande con la Bibbia, né avevo il desiderio di rivedere qualcuno con cui avevo già parlato.» e poi invece avrebbe trovato nei Testimoni coloro che risposero con la Bibbia e fu preso dal desiderio di reincontrarli. Ci fa pensare sia a una sorta di ordalìa esigita dal soggetto, senza alcun diritto e da cui è assurdo ricavare dimostratività, sia soprattutto a quella definizione delle persone a rischio di perdere la fede cattolica, definite da Mons. Minuti "culturalmente indifese". Noi forse siamo sfortunati ma non abbiamo ancora trovato dei TG, né tra i "soldati" né tra gli "ufficiali" dello "esercito di locuste all'assalto" di rutherfordiana memoria, che rispondano come si deve, sia con tanto di Bibbia che con tanto di logica, alle domande critiche che rivolgiamo al geovismo.
Domande che possono essere riassunte tutte in una sola: perché il CD dei TG dice le bugie? o, alla meno peggio: perché il CD dei TG si propone come competente in Bibbia quando non ne capisce le verità rivelate, neanche quelle più evidenti?
Tuttavia - come il Nostro O' BEIRNE & Co. riconoscono - e noi pensiamo che lo dicano sinceramente! - il fatto che, anche conosciuta a pezzi e bocconi, anche mezza inquinata e deformata, la Bibbia possa "cambiare la vita" di persone portatrici di un'etica sbalestrata è sicuro. Il poco è certamente meglio del niente. Ma Gesù spinge "la cristianità" a considerare sia i TG sia altri che hanno aderito a movimenti Religiosi Alternativi alla fede cattolica, e perciò sottonutriti quanto a verità biblica, come figli di Dio e fratelli in Cristo; e quindi ci induce a spenderci e spanderci affinché anch'essi abbiano la verità da cui deriva la vita in pienezza (Giovanni 10,10) e divengano quegli "adoratori in spirito e verità" che il Padre cerca con tanta passione. (Giovanni 4,23)
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti di dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar giu 14, 2011 2:25 pm

Torre di Guardia di MAGGIO 2011

pagg. 4-9
Si elencano (per l'ennesima volta) quelli che il geovismo addita come "segni della prossima fine". Fine non del mondo fisico ma di quello sociale. Questo "malvagio sistema di cose".
Si indicano sei fenomeni (terremoti, carestie, malattie, mancanza di affetto naturale, rovina della terra, opera di predicazione mondiale) che sarebbero segni dell'imminenza. La rivista cerca anche di risolvere alcune delle obiezioni sollevate da "alcuni".
Noi riteniamo che se ne possano fare molte di più ma l'esperienza dice che è un discorso che lascia il tempo che trova. Ci basti osservare che sono gli stessi segni della prossima fine indicati già da un secolo, e perciò il discorso andrebbe spostato tutto sul concetto di "imminenza" usato dalla WT.
Chi lo farà verrà a scoprire che è del tipo "doppio peso e doppia misura" (cosa che è in abominio a Geova direbbe Proverbi 20,10) perché si tratta di vera imminenza quando si vuole convincere ad entrare subito nel movimento, mentre diventa una imminenza dal punto di vista di Geova, per il quale "1000 anni sono come un giono e un giorno come mille anni", quando si deve spiegare perché mai questa fine ritardi tanto; così tanto da aver sconfessato le molteplici date previste – dal 1914 al 2000 - e indicate dal "Canale" come provenienti direttamente da Geova.
Il sesto segno indica come "fatto" la predicazione del messaggio del Regno "in ogni angolo del globo". Evidentemente per la WT aver mandato una manciata di TG in Cina significa aver comunicato a un miliardo di cinesi il messaggio!...

pag. 9
In fondo a pag. 9 si dice che i TG non sono pagati (vero) e che offrono il loro tempo (vero, e anche la loro opera professionale) e le loro pubblicazioni gratuitamente. E qui non ci siamo perché è vero se si tratta copie di riviste vecchie. ne sono escluse le ultime, e i libri. E comunque bisogna distinguere tra TG e WT perché se può darsi il caso di TG generosi e agiati, che possano donare qualche pubblicazione, non è questo il caso della WT che: 1) in passato ha dato le riviste per "abbonamento"; 2) poi per una richiesta "contribuzione"; 3) ha adeguato i prezzi al costo della vita; 4) esigeva che il TG le pagasse in anticipo "si richiede che ciascuno paghi le riviste quando le riceve" (Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli, p. 151), 5) ha cercato di evadere il fisco in ambito editoriale; 6) ed oggi, costretta da giuste multe, chiede al TG un contributo quando prende le pubblicazioni dalla Congregazione e indica di "offrirle gratuitamente" ma prospettando una "contribuzione per l'opera mondiale di predicazione" che deve essere devoluta alla WT; la quale quindi ci guadagna due volte su questa "gratuità". E' vero però se si parla di "gratuità" riferendosi ai singoli Testimoni!

pag. 10
Nuova insistenza sul "presto" relazionato alla futura terra paradisiaca. E a fine pagina si dice: "perché non chiedete ai testimoni di Geova di mostrarvi le ragioni per cui sono così sicuri che ci attendono tempi migliori?"
Suggerisco di fare queste altre domande, senz'altro più stimolanti e produttive: "Perché non ci dite le ragioni per cui, in 50 anni di geovismo e di scrutamento attento delle Scritture, lo Schiavo-WT-CD o come vogliamo chiamarlo, non ce l'ha visto nella Bibbia l'annuncio della terra paradisica che ora dite che la Bibbia lo indica chiaramente?* Se davvero è Geova da cui parte l'intendimento delle scritture, Lui non dovrebbe aver comunicato sin dall'inizio questa verità biblica della terra paradisiaca? Se è vero che Geova ha avuto sin dal primo secolo il suo Canale di comunicazione, quale potrebbe essere lo snodo del Canale che l'ha fatta inceppare-oscurare per 19 secoli e più questa verità? Qual è, secondo la WT, il concetto di 'chiaramente'?" ecc... E, per finire: "Posto che io voglia fidarmi dell'insegnamento geovista impartito dal CD di Brooklyn, di quale CD mi devo fidare? di quello di ieri o di quello di oggi? Poiché è un fatto che su molti punti importanti di dottrina la WT ha fatto dei cambiamenti e smentite clamorose, pur avendole presentate a suo tempo come comunicazione di Geova e averle difese con tanto di scomunica ("disassociazione" in geovese) per chi non le accettava.
_________________________________
* Si ricordi che fino al 1935 la WT insegnava che esisteva solo la salvezza celeste riservata a 144.000 Unti.

pagg. 16-17
L'articolo dice di fornire una risposta biblica alla domanda "Perché Dio permette le sofferenze". E ripete l'insegnamento di sempre* secondo cui tutto nacque a causa della "contesa" suscitata da Satana in due tempi: dapprima del giardino di Eden ove Satana avrebbe insinuato ai progenitori l'incapacità e quindi il non diritto a governare l'uomo da parte di Geova; e poi, al tempo di Giobbe, sempre Satana avrebbe insinuato che l'uomo non serve Dio perché gli vuole bene ma per interesse, così che, se colpito nella salute e nel benessere, gli si rivolterebbe venendo meno alla "integrità".
Ebbene si sostiene che Geova avrebbe risposto alla seconda insinuazione permettendo a Satana di tormentare Giobbe a piacere, mettendone alla prova l'integrità. E la prova fu vinta da Dio perché appuno Giobbe non si ribellò mai contro il Creatore, nonostante fosse colpito duramente nel fisico e nei beni. Il caso di questo campione di "integrità" viene additato dal CD, a fine articolo, come esempio per tutti i TG conq ueste parole: "Ubbidiremo alle sue sagge e amorevoli leggi? Se lo faremo, dimostreremo che Satana mentì quando sostenne che nessuno avrebbe ubbidito a Dio." Quanto alla prima sfida-insinuazione Geova avrebbe pensato di risolverla concedendo a Satana di essere lui a governare l'uomo facendogli sperimentare tutti i possibili tipi di governo umano. La prova, che avrebbe accumulato delusioni su delusioni e fallimenti su fallimenti, si sarebbe conclusa dopo 6000 anni, nel 1914, quando Satana fu cacciato dal reame dei cieli e fu inaugurato il Regno di Dio con a Capo Cristo-Gesù-Michele.
In conclusione, tutto il disastro di sofferenze che l'umanità ha subìto nel corso della storia, e che tuttora continua (ma siamo agli sgoccioli), sarebbe stato motivato dal fatto che Geova doveva dare una dimostrazione, un dimostrazione che Satana mentiva con le sue insinuazioni e che Lui invece era davvero bravo a governare l'uomo.**

Cosa rispondere a tale dottrina sconcertante? Potremmo dire che la cosa è senza senso giacché non esiste il soggetto a cui si rivolgerebbe la dimostrazione divina. Infatti chi sarebbe mai? Esaminiamo la totalità dei soggetti pensanti possibili:
Satana? Ma Satana (& Co.) aveva diritto a una dimostrazione? Di più, ne aveva bisogno? Lui che, "bugiardo sin dal principio", sapeva benissimo di mentire insinuando la incapacità del Creatore?
Gli angeli buoni? Sarebbe sorprendente! Avevano forse essi il diritto di dubitare della Parola del Creatore nutrendo il sospetto che forse Satana poteva avere ragione? Se lo avessero fatto non sarebbero diventati immediatamente miscredenti e perciò demoni? E poi che razionalità c'è da parte di Dio nel pretendere da noi poveri mortali, noi che non Lo abbiamo mai visto in faccia, la fede sulla sua Parola, mentre agli angeli che da sempre contemplano il suo volto e il suo splendore, sarebbe concesso di "non procedere per fede ma per visione", visione delle prove per convincersi della veridicità di ciò che afferma il Creatore? E si noti (il che emerge dalle spiegazioni ed esempi che si fanno su "Cosa insegna realmente la Bibbia?") che è proprio la possibilità di tale dubbio che il CD ipotizza negli angeli buoni!
L'uomo? Questo avrebbe senso solo nel caso che tutta l'umanità avesse potuto vedere tutti i tipi di governo sperimentati e il loro fallimento, e se fosse vero che non esistono altre forme possibili di governo ancora da sperimentare. Ma non è reale né la prima condizione né la seconda. Secondo il geovismo quando l'uomo muore (eccezion fatta per i 144.000 Unti i quali riceverebbero un "corpo spirituale" con il quale vanno a vivere nel reame dei cieli) finisce nel nulla totale. Quindi non è reale asserire che l'uomo-umanità ha assistito allo svolgersi dei vari governi possibili e si è reso conto che sono stati tutti difettosi. Altro è avere scarne notizie storiche di tali governi (comunque ignote alla maggior parte dell'umanità per carenza di cultura e per posizione geografica) altro vederli di persona nel loro svolgimento storico per poterli valutare personalmente.
___________________________________________
* Cf il Capitolo 11 di "Cosa insegna realmente la Bibbia?" a cui la Torre rimanda espressamente in calce a pag. 17.
** Si potrebbe osservare che, mentre per noi tutta questa capacità di Dio è fuori discussione giacché il Creatore è per essenza l'ottimo e il massimo in tutto, per il geovismo il quesito ha una sua ragion d'essere. Infatti da qualche parte la WT ha scritto che quando, alla fine del millennio, Gesù-Michele avrà riconsegnato il mondo al Padre perché lo governi direttamente, non c'è pericolo che Geova non sappia adempiere tale opera giacché (cito a senso) ha avuto molto tempo per studiare l'uomo nelle sue caratteristiche e tendenze. (No comment!)

pag. 19
In fondo alla colonnina grigia a destra si invitano i lettori a "sviluppare la capacità di pensare e a esaminare attentamente le dottrine e le filosofie che sono state insegnate loro."
E' chiaramente un invito ai "membri della cristianità" (tutti i seguaci di Cristo non facenti parte dei TG) e a quelli di "Babilonia la grande" (l'impero mondiale della falsa religione) a rivedere critica-mente il fondamento della propria credenza o fede religiosa. E si reclamizza, tra le varie publicazioni, quello che è il loro attuale testo di istruzione biblica basilare (noi diremmo di catechismo), cioè il volume "Cosa insegna realmente la Bibbia?"
Rispondiamo che ovviamente, per par condicio, la stessa attitudine dovrebbero coltivarla i TG rispetto a ciò che ha insegnato loro la WT. E promettiamo che il GRIS esaminerà (come e meglio di quanto non lo facesse sin dalla sua nascita, coeva a quella della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova in Italia) ogni riga degli stampati geovisti e che, in questo forum, sarà dato ampio spazio proprio all'esame di tale testo geovista fondamentale per vedere se è proprio vero che la Bibbia insegna le verità che ivi vengono proposte come bibliche.

Per quanto riguarda i volenterosi cattolici che volessero dialogare con i TG avvertiamo (per ventennale esperienza pagata con perdite di tempo, soldi, fiaschi solenni e altro....) che per dialogare con frutto non basta né essere armati di fede e di buona volontà, né avere sottobraccio la Bibbia di Gerusalemme e qualche buon dizionario biblico che i TG disprezzano cordialmente perché "scritti per ingannare". Occorrerà provvedersi di un pizzico di logica (come quella usata per vanificare la sofistica problematica della contesa satanica e della rpetesa dimostrazione suesposta); due pizzichi di conoscenza biblica; e almeno tre... pizzicotti di preconoscenza del geovismo e di come il CD dei TG tratta la verità , sia essa biblica sia essa della storia, delle scienze o di autori citati a torto a suo favore.
Noi del GRIS siamo impegnati in questa terza parte. Lasciamo agli altri operatori pastorali e allo zelo dello studio personale individuale gli altri due.
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti di dialogo critico

Messaggioda berescitte » gio giu 23, 2011 7:54 pm

Torre di Guardia di GIUGNO 2011

Pagg. 3-8
la rivista espone, prendendo spunto da casi estremi, la situazione strappacuore della povertà ancora presente nel mondo, nonostante i lodevoli sforzi umani per ovviarvi.
Indica le cause nell'inveterato egoismo-interesse dell'uomo che "domina l'uomo a suo danno". E quelle dell'insuccesso dei rimedi, nonostante parziali risultati lodevoli, nel fatto che non si è mirato alla radice del problema: i propri interessi.
Il discorso sembra continuamente schizoide perché, da un lato vuole sostenere la solita tesi dell'incapacità dell'uomo a creare un buon governo, dall'altra – come si ammette in fine – si dice che lo stesso insuccesso accadde anche quando Israele era governato da Dio: «La povertà colpì alcuni israeliti perché ignorarono la Legge di Dio e anteposero i propri interessi a quelli degli altri.» Così la causa del male non viene assegnata al governo ma a un qualcosa di bacato presente nell'uomo che sussiste sotto ogni tipo di governo!

L'articolo successivo, intitolato «Una buona notizia per i poveri» (buonissima direi perché sottintende che poi viene estesa nei confronti di qualsiasi tipo di male che affligge l'umanità: oppressione, ignoranza, malattie ecc...) prospetta il "prossimo" avvento del Regno di Dio, tramite Gesù Re. «Per porre fine alla povertà ci vuole qualcuno che abbia sia il potere per agire che la bontà per volerlo fare". Cristo interverrebbe ".... sulla causa della povertà: la natura umana egoista.» (p. 7)

L'esempio, che viene additato, del Buon Samaritano, come persona capace di ovviare a una situazione di miseria, torna di nuovo nella incongruenza perché pone tutta la risoluzione del problema nell'attività dell'Agente. Attività che prescinde completamente dal cambiamento dell'egoismo-interesse dei briganti che hanno causato il danno. Sorvoliamo pietosamente sia sul solito "presto" dell'avvento del Regno; sia sulla mossa di additare, parallelamente a quello del Buon Samaritano, l'esempio dei TG di fronte ai problemi che affliggono il prossimo. E' vero infatti che una donna, anonima, definita nenutralmente "una scrittrice lettone", aiutata dai TG nella sua malattia, afferma che: «I testimoni di Geova ritengono sia loro dovere aiutare tutti, senza distinzioni di religione o nazionalità»; cioè offre un esempio di comportamento che sembra confermare quello dato da Gesù-Samaritano nei confronti di uno sconosciuto. Ma poi – e questa sì che corrisponde alla verità vera perché è ricordata continuamente in vari numeri delle riviste! – si addita l'esempio di TG che, in un caso di crisi economica, aiutano altri TG, loro confratelli e non "tutti, senza distinzione di religione o nazionalità". (p. 8)
E sappiamo tutti per certo che, mentre da un lato, a livello di singole Congregazioni, si sollecita e realizza qualche forma di aiuto – riservata ai meritevoli! – dall'altro, a livello di Organizzazione mondiale, la WT (salvo casi particolari) non eroga aiuti ma al contrario ne chiede, come contributo "ai fratelli di Cristo". E tali "fratelli di Cristo" non sono il prossimo indeterminato, come potrebbe pensare chi non conosce il "geovese" ma sono un'elite diversa dalle "Altre Pecore" che sono i normali TG. Gli unici "fratelli di Cristo" sono soltanto "i rimanenti terreni dei 144.000 Unti". Il che riduce l'interesse per il prossimo a mandare i soldi a Brooklyn. Cosa che viene sollecitata ogni anno nelle riviste e se ne indicano anche le varie modalità possibili.

E mentre si addita nell'esempio e gli insegnamenti di Gesù il rimedio che ha "davvero il potere di cambiare l'atteggiamento delle persone riguardo all'offrire aiuto a chi è nel bisogno" si dimentica (dimentica?) di dire che:
a) tale potere verrebbe esercitato solo dopo l'eliminazione fisica di tutti i cattivi (e dei loro figli minori) dalla faccia della terra con la battaglia di Armaghedon;
b) durante il millennio del post-Armaghedon tale trasformazione sarà non solo insegnata ma imposta coercitivamente, pena la distruzione immediata o alla fine del millennio;
c) che comunque, nonostante persuasione e coercizione, la giustizia non sarà imparata da alcuni che saranno distrutti ;
d) che tale distruzione comporterà un numero di persone "come la sabbia del mare" nella superprova che attende gli... ammessi all'esame finale del post-Millennio;
e) che anche durante la vita eterna sulla terra paradisiaca, nonostante la "promozione" conclamata, "Geova potrà infliggere la pena di morte a possibili ribelli".
Insommma, in conclusione il geovismo dice che neanche Gesù risolverà il problema radicalmente.
Noi cattolici abbiamo una visuale delle cose abbastanza differente. la visione beatifica, sostanza della "gioia del tuo Signore" promessa ai giusti, eliminerà qualsiasi tentazione di fare il male perché l'Assoluto vince il relativo come il Tutto vince il niente. Dio cioè, quando rimane Lui solo senza "luoghi o oggetti creati a Lui alternativi", tira infinitamente. Dante direbbe (cito a senso) che "altrove è difettivo ciò che lì [in Dio] è perfetto". Quindi la radice del problema non sta nel prospettare, come fa il geovismo, una situazione eterna in tutto simile alla situazione presente ove il materialismo e tante altre cose che sono proprie di una vita condizionata da bisogni, desideri, limitatezza fisica spazio-temporale, è fonte di tentazioni e di voglie; tentazioni e voglie che, alla radice, sono tutti tentativi fallimentari di attingere il Bene, il Vero, il Bello, che è Dio stesso. La radice del problema sta nel prospettare un paradiso non terrestre, che si identifica nella comunione di vita con Dio (il "gaudio del tuo Signore"), Dio che purtroppo sarà invece l'eterno invisibile assente nella terra paradisiaca geovista.

pagg 9-11
L'articolo «VIVERE SECONDO LE PROPRIE POSSIBILITA': COME RIUSCIRCI» merita un onesto complimento per i saggi consigli, tratti dalla Bibbia, che la rivista dà a tal fine. Ma dobbiamo osservare al TG che tale saggezza, che lui ritiene esistente solo nella Bibbia, è simile a quella umana che si può trarre dall'esperienza, dalla psicologia, dalla sociologia ecc... anche in maniera più completa. Cioè lo specifico del messaggio biblico non sta in quelle cose che indicano dei valori di etica anche umanamente raggiungibili (non è questa, del resto, la cosa che rende gradevole il cristianesimo e il Vangelo anche a "uomini di buona volontà" non credenti?).
Ecco, per un utile confronto, i suggerimenti elencati da una nota setta, per impostare una vita felice.
1- Abbi cura di te stesso
2- Sii moderato
3- Evita il libertinaggio
4- Ama e aiuta i bambini
5- Rispetta e aiuta i tuoi genitori
6- Da' buon esempio
7- Cerca di vivere nella verità
8- Non assassinare
9- Non fare niente di illegale
10- Sostieni un governo che è stato creato ed opera per l'interesse di tutti
11- Non fare del male ad una persona di buona volontà
12- Proteggi e migliora il tuo ambiente
13- Non rubare
14- Sii degno di fiducia
15- Fai fronte ai tuoi obblighi
16- Sii attivo
17- Sii competente
18- Rispetta la fede religiosa degli altri
19- Cerca di non fare agli altri ciò che non vorresti che gli altri facessero a te
20- Cerca di trattare gli altri come vuoi che gli altri trattino te
21- Fiorisci e prospera
E' vero o no che non c'è nulla da buttar via?

Pag. 12
L'articolo, ritenendo che il cielo sia riservato ai 144.000 Unti, contesta la dottrina cattolica asserente (con linguaggio metaforico!) che "tutti i buoni vanno in cielo". leggo e commento:
«Questo significa che fedeli adoratori del passato, come Noè, Abramo, Mosé e Davide, non andarono in cielo».
Ma come? Abramo è talmente in cielo da rappresentare lui stesso la beatitudine celeste. Gesù non disse che quando il povero Lazzaro morì finì nel seno di Abramo? E Mosé non è apparso in gloria insieme ad Elia a parlare con Gesù alla trasfigurazione?

«In poche parole, i fedeli del passato sono nella tomba, dove riposano inconsci in attesa della risurrezione».
Diciamola tutta e "in molte parole". Le persone defunte, secondo il geovismo, non esistono più. Sono nullificate! Di loro non è rimasto nulla di entitativo ma solo un ricordo. La memoria della loro composizione psico-fisica che è custodita nella mente di Geova; la quale mente è considerata "la comune tomba del genere umano". Da questa mente, a suo tempo, sarebbe riprodotta una copia identica all'originale e solo delle eprsone che Geova riterrà di voler risuscitare (che va inteso come ri-crearne una copia). Non sarà cioè ricreato lo stesso originale finito nel nulla, giacché non esiste l'anima-spirito che, sopravvivendo alla morte fisica, sarebbe, come pensiamo noi, l'elemento di continuità nel quale risiede la personalità dell'individuo, e che sarà riunita al corpo nel giorno della risurrezione.

«Il primo riferimento biblico alla vita celeste dopo la morte fu sempre di Gesù, il quale in un'occasione disse ai suoi apostoli che avrebbe preparato loro un luogo nei cieli. (Giovanni 14:2,3) Si trattava di una novità per il popolo di Dio».
Non ci siamo. La trasfigurazione e la parabola di Lazzaro ed Epulone precedono quel discorso fatto da Gesù ai soli apostoli. E, fatto interessante, Gesù narrando la parabola di Lazzaro ed Epulone ha parlato della sopravvivenza dell'uomo nell'aldilà; un aldilà distinto in cielo e dannazione. E questo sottintende che parlava di concetti familiari agli ascoltatori. I quali ascoltatori, esperti in Bibbia, sapevano da sempre che Giacobbe voleva riunirsi nello Sceòl, al figlioletto Giuseppe, creduto morto e conoscevano le narrazioni elative a personaggi che, morendo, si riunivano ai loro padri.

«La risurrezione celeste è messa in stretta relazione con un incarico dato solo ad alcuni esseri umani... 'seduti su troni per giudicare'. Quindi il loro incarico sarebbe stato quello di regnare con Gesù in cielo.»
E torniamo ai 144.000 Unti privilegiati. Ma chissà se dura! Intanto non sono più 144.000 ma molti di più visto che il numero dei rimanenti atto a completare il plenum in cielo sta crescendo. Cioè se sommiamo quanti Unti si era calcolato (dico matematicamente!) che erano in cielo nel 2005, a quanti oggi la WT dice che ne esistono ancora sulla terra si supera di molto il totale di 144.000. Chissà che non venga il giorno in cui la WT aderirà alla visuale della "cristianità" che vede quella promessa dei troni come una metafora, e la destinazione celeste davvero aperta a tutti i buoni che, se stiamo alle Beatitudini, saranno chiamati "figli di Dio" e pertanto sono tutti Unti.

pag 16.
Si torna a parlare dei morti, identificando lo "spirito" e la "forza vitale" (che secondo il geovismo è impersonale perché è una semplice energia che "mantiene in vita gli esseri umani e gli animali"). Confusione voluta perché a Brooklyn sanno benissimo che nella cristianità il concetto di "spirito" sta a significare una entità che produce intelligenza e volontà, quindi è il centro della personalità. Comunque, siccome in calce a pag. 17 si rimanda ai capitoli 6 e 7 di "Cosa insegna realmente la Bibbia?" per approfondire, noi del GRIS ci riserveremo di approfondire l'argomento proprio commentando quel volumetto in un 3D che inizierà durante l'estate in corso.
Qui osserveremo solo che l'affermazione: «Quando il nostro cervello muore, muoiono anche i nostri pensieri» e il rimando a leggere Salmo 146:4 per averne la conferma biblica, sono affermazioni che giocano sul trucco della traduzione. Infatti è vero che la NM, in quel versetto del Salmo 146 dice: «Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri». Ma se confrontiamo questa traduzione con quella di altre Bibbie troveremo scritto che periscono non i suoi pensieri, ma i suoi "disegni" i suoi "progetti". Non è lo stesso, se pensiamo che in età avanzata tutti noi possiamo dire che sono periti certi nostri progetti-disegni-mire- aspettative, eppure mentre lo diciamo lo pensiamo, siamo persone pienamente pensanti.
Al riguardo delle traduzioni bibliche è molto illuminante notare che la WT ha scritto quanto segue: «Se qualcuno dice: 'La vostra Bibbia è diversa'. Si potrebbe rispondere:... 'Sono lieto di usare qualsiasi traduzione lei preferisca.'» (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, pag.402) C'è da chiedersi se un proclamatore, fiducioso nella sincerità della sua Dirigenza, ripetesse tale promessa, se sarà davvero lieto di apprenedre che Bibbie che noi preferiamo non parlano di cessazione della facoltà di pensare in questo punto.

Pag. 18
Si spiega che l'espressione "Tu stesso lo hai detto", usata da Gesù quando rispose a Caiafa (sic!) che gli chiedeva di dichiarare apertamente "se era il Cristo, il Figlio di Dio" (Matteo 26,63), ha valore affermativo. Ma la si presenta poi riducendo la domanda solo alla messianicità. Scrivono: «... all'esplicito comando di Caiafa di rivelare se era il Messia, Gesù rispose coraggiosamente: "Lo sono"».
Mi sembra una mossa sgambetto. La dichiarazione di Gesù è stata vista come "bestemmia" da Caifa e tutto il Sinedrio, non perché si dichiarava Messia, che significava semplicemente l'Unto, ma perché insieme si dichiarava Figlio di Dio. Non è un caso se Caifa glielo ha chiesto espressamente oltre all'essere il Messia, e non è per nulla che Gesù ha sottolineato la sua figliolanza speciale con l'immagine del Figlio dell'uomo che verrà sulle nubi del cielo giudice. Era la stessa dichiarazione, ma stavolta esplicita, che, anche se fatta indirettamente, ma capita alla perfezione, aveva precedentemente urtato i giudei quando in un paio di occasioni volevano lapidarlo perché, pur essendo uomo, si era "fatto uguale a Dio". (cf Giovanni 5,18; 10,33)
Questo mio rilievo è confermato da quanto si legge sempre nella Torre (numero di Aprile scorso pag. 21). C'è una noticina in calce che dice: «Per bestemmia si intendeva l'uso sacrilego del nome divino o l'usurpazione del potere o dell'autorità appartenente solo a Dio. Gli accusatori di Gesù non produssero alcuna prova che egli avese fatto l'una o l'altra cosa.» Se poi si guarda la pagina a fronte, nell'elenco delle «Irregolarità nel processo di Gesù» si trova scritto: «L'asserzione di Gesù di essere il Messia, definita una "bestemmia", non venne esaminata». C'è da non credere ai propri occhi! Ma allora la domanda di Caiafa (sopra sottolineata) non era intesa a rivelare se Gesù era il Messia, giacché la risposta affermativa non avrebbe dato luogo al reato di bestemmia. Caiafa (ma sì, chiamiamolo alla geovese!) ha puntato tutto sul titolo speciale di "Figlio di Dio" e la risposta affermativa di Gesù ha costituito il reato di bestemmia che si cercava per metterlo a morte. Con ciò è la Torre stessa ad ammettere che la Bibbia insegna che Gesù ha rivendicato esplicitamente come proprio il potere e l'autorità specifici di Dio. Lui che, è sempre la Bibbia a garantirlo, "non fece rapina" della gloria di Dio. (cf Filippesi 2,6 - NM)

Pagg. 20ss
Rimandiamo ad altra occasione la valutazione critica circa le date di composizione dei libri biblici che la WT fa partire «al tempo di Mosé e Giosuè, circa 3500 anni fa».
Noi, chiamati a dire la nostra su questo argomento, diciamo che lasciamo tale datazione agli storici, e gireremmo piuttosto l'indagine al quando è nata la Bibbia così come l'abbiamo oggi, e a chi sia dovuto quest'assemblaggio in unico volume di tanti "libri-rotoli" sparsi, e su quale base sia stata fatta la cernita... Ma avremmo modo di tornarci. Sarà sorprendente per i TG "altre pecore" e per i simpatizzanti del geovismo apprendere che i TG di oggi hanno ricevuto la Bibbia dalla Chiesa protestante, e questa dalla Chiesa Cattolica, e che stranamente sia il Protestantesimo che il Geovismo ritengono che, in tale assemblaggio che ha escluso dall'elenco molti libri (poi denominati apocrifi o pseudoepigrafici) la Chiesa Cattolica, salvo 7 libri rifiutati dalla Riforma verso il 1500, ha fatto una scelta "infallibile"!
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda Sandro » ven lug 08, 2011 10:17 am

AVVERTENZA
Come è già stato fatto in altri casi, per agevolare ai lettori il reperimento sequenziale di questi commenti, dispongo che gli interventi dei lettori
non si frammischino agli articoli di Berescitte ma figurino in un omonimo 3D di servizio che affianchi questo che pertanto sarà bloccato e sviluppabile solo dall'Autore
.

Le osservazioni che appariranno nel 3D di servizio, se ritenute utili ad approfondire, a documentare meglio, a sviluppare in ampiezza, l'argomentazione critica, saranno inserite liberamente dall'Autore all'interno dei suoi POST già realizzati. La scelta di cosa inserire è lasciata all'insindacabile giudizio dell'Autore.
Nel caso di futura pubblicazione saranno indicati i nickname di coloro che hanno dato dei contributi sostanziali (cioè pregevoli e molteplici) all'opera e, loro gradendolo e comunicandocelo, ne sarà indicato anche il nome e cognome di battesimo, oltre ad avere in dono una decina di copie.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » lun set 05, 2011 4:34 pm

Torre di Guardia di LUGLIO 2011

Pagg. 5-6
la Torre si domanda perché il male, commesso da Adamo ed Eva, non fu sradicato immediatamente da Geova «distruggendo Satana e gli altri ribelli e ricominciando tutto da capo?». E risponde che un'azione del genere avrebbe indebolito l'autorità morale del governo divino e avrebbe spinto le persone di mente aperta a prendere le distanze da un tale governante. Era meglio che Dio avesse «dimostrato in maniera incontrovertibile» che il suo modo di governare era quello giusto e allora, per chi nonostante la dimostrazione non si fosse convinto, avrebbe avuto «ogni motivo per usare la sua irresistibile potenza così da far rispettare la sua volontà e distruggere tutto il male». Dimostrazione che (il testo è breve e non lo dice ma è dottrina dichiarata altrove) Dio avrebbe dato permettendo a Satana di governare l'uomo a suo piacimento, facendogli sperimentare tutti i tipi di governo possibili. E questo fino al 1914, data in cui il tempo della dimostrazione sarebbe terminato e Gesù avrebbe cacciato Satana dal Reame dei cieli inaugurando finalmente il Regno di Dio. Il che però fu tuttaltro che il termine dei mali per l'umanità, giacché Satana, scagliato sulla terra (o nelle sue vicinanze) ha ancora il potere di governare gli uomini giacché il Regno di Dio, inaugurato nei cieli non si è ancora occupato concretamente della terra, cosa che però farà prestissimo con la battaglia di Armaghedon, distruggendo tutti i regni terreni, le chiese e il mondo del commercio (triade satanica).
- Rispondiamo che non si vede perché mai Dio sia tenuto a dare una dimostrazione della propria veridicità. La stessa Torre a pag 7, seconda colonna prima riga, dice a proposio delle promesse del Regno: «Questa è una prospettiva sicura perché Dio non mente; le sue promesse si avverano tutte.» Quindi bastava la sua parola, non occorreva alcuna dimostrazione; bastava che avesse detto "Ragazzi ma scherziamo? lo sapete tutti che Satana è un bugiardo, no? Quindi le sue insinuazioni riguardo alla mia incapacità di governare sono tutte balle!" Bastava questo a fornire la prova.
Noticina: ma che buffo, il CD, che demonizza la filosofia, ha utilizzato qui due parole che sono squisitamente filosofiche "dimostrazione" e "incontrovertibile"!
- Ancora ci risulta incomprensibile capire a quali "persone di mente aperta" veniva rivolta tale "dimostrazione". Non certo a Satana che, da bravo bugiardo, era già certissimo di suo che non era vero ciò che aveva asserito contro Dio; la dimostrazione non era esigita nemmeno alla corte celeste che, se avesse nutrito della incredulità riguardo al giustissimo governo di Dio, non sarebbe stata più corte di angeli ma di diavoli miscredenti; e nemmeno all'uomo poteva essere offerta, perché... e da chiedersi a quale uomo? Perché la dimostrazione fosse valutabile dall'uomo ci voleva una dimostrazione in cui tutti gli uomini creati avessero potuto contemplare il funzionamento fallimentare dei vari governi succedutisi nella storia. Ma questo non era possibile a gente che non campava così a lungo.

In conclusione Geova, concedendo a Satana di fare il quarantotto dall'inizio dei tempi fino al 1914, lo ha fatto per fornire una dimostrazione che non serviva a nessuno.

p. 6
C'è scritto: «La Bibbia non dice mai che l'anima sia immortale. Dice che può essere uccisa o distrutta, cessando completamente di esistere».
- Ma no! La Bibbia parla della nèphesh e non dell'anima. E per nèphesh intende tanti significati nessuno dei quali corrisponde al moderno concetto di anima. E' la NM ad aver forzato la traduzione rendendo con anima il termine ebraico nèphesh (e quello greco di psyché) creando un gigantesco equivoco che bisogna conoscere a fondo il geovismo per poterlo dipanare. Il geovismo stesso spiega che con néphesh la Bibbia intende tutto l'uomo (per noi composto di anima e corpo, e per il geovismo di forza vitale e corpo). Quindi il geovismo dicendo che l'anima muore intende dire un truismo, una ovvietà, giacché intende dire che l'uomo è mortale. Non sembra proprio che occorra una rivelazione biblica per sapere questo.

p. 10
Torna a riproporsi la strana concezione (dipendente da interpretazione antropomorfica presa alla lettera) di un Dio che ha sentimenti simili a quelli umani. Si rallegra e si addolora «Proprio come un figlio ribelle può addolorare molto i genitori, gli israeliti ribelli "addolorarono anche il Santo d'Israele".» E l'articolo termina esortando i TG a rallegrare Geova: «Invece di seguire una condotta peccaminosa e addolorare Geova possiamo decidere di vivere rettamente e renderlo felice. Questo è proprio quello che egli chiede ai suoi adoratori: "Sii saggio, figlio mio, e rallegra il mio cuore". (Proverbi 27:11) Il dono più prezioso che possiamo fare a Geova è vivere in modo da rallegrare il suo cuore.»
- A parte che tale insegnamento collide con l'altro, sempre geovista, che qualifica il Creatore come "il felice Iddio", ci chiediamo ma che peso consolatorio potrà mai avere il comportamento retto di 7000.000 di Testimoni di fronte al rattristamento che Geova riceve da parte del resto delle sue creature terrene? E non ti dico poi, quando al... rattristamento si aggiungono le azioni perverse di "persone preminenti dell'organizzazione?" Come farà ad essere "il felice Iddio"?
- Noi cattolici parliamo sì di tale rattristamento e rallegramento ma solo riferito alla umanità di Gesù, perché solo essa, e non il Verbo, fu soggetta ai sentimenti umani e alla loro variabilità nel tempo. Fu, e non più, giacché adesso, nella visione beatifica Cristo partecipa interamente del "gaudio del tuo Signore" che è infinito e non riceve diminuzioni di sorta. Ovviamente l'attuale funzionamento della mente umana di Gesù per noi resta un mistero soprannaturale.

p. 16
«Il Regno di Dio è un governo celeste.»
- Macché. Il governo è una metafora. Altrimenti metaforizzato il Regno si definisce anche come seno di Abramo, Reggia, Ovile, troni, città di Dio, paradiso ecc... e consiste nello entrare a partecipare al "gaudio del tuo Signore".

«Il Figlio di Dio è il Re ideale perché è benigno, risoluto a difendere ciò che è giusto e abbastanza potente da aiutare le persone.»
- In paradiso non ci sarà nulla da difendere. E Gesù non è solo "abbastanza potente" giacché, essendo Dio-Figlio, ha la stessa potenza del Padre.

«Gesù ascese al cielo e cominciò ad aspettare alla destra di Geova. (Ebrei 10:12, 13) Infine Dio gli diede il potere perché iniziasse a governare dal cielo.»
- No. Non aspettò neanche un istante. L'umanità di Gesù, alla risurrezione fu pneumatizzata dallo Spirito Santo e, restando eternamente proprietà del Verbo-Figlio, iniziò a partecipare a quel potere regale che il Figlio non dismise mai. Tanto che sulla terra compì, come Figlio-Verbo, atti di autentica onnipotenza, come quelli della moltiplicazione dei pani-pesci, guarigioni istantanee di mali fisici, e la risurrezione.
- Come leggiamo a pag. 17 l'insegnamento che «Gesù divenne Re nel 1914. Poco dopo [nel 1918 – ndr] scagliò Satana e i suoi demoini sulla terra.» è pura fantabibbia. E anzi i TG dovrebbero domandarsi se questo è il modo ragionevole di iniziare l'esercizio di un governo perfetto. E' passato quasi un secolo e questo Regno di Dio ancora non riesce ad organizzarsi, lasciandoci ancora in balia di Satana!

«Come Gesù, essi [i 144.000 "coregnanti" – ndr] vengono risuscitati con un corpo spirituale.»
- Se per corpo si intende, come si intende geovisticamente, "un corpo di forma ben definita" allora dire "corpo spirituale" è un ossimoro, come sasso-di-legno o morti-viventi. Qualcuno ha osservato che nel protestantesimo si è persa la corretta nozione di "spirito" la cui immaterialità fa a calci e pugni con l'idea di un corpo avente una forma. Il concetto paolino di "corpo spirituale" viene inteso dai nostri esegeti come corpo spiritualizzato, cioè trasformato dallo Spirito, come quello di Gesù risorto. Che è l'opposto del corpo di "carne e sangue", puramente terreno che, come tale "non può ereditare il Regno dei cieli", sia perché è fatto per la dimensione spazio-temporale, sia perché non ha le forze per "meritare-conquistare" ciò che può ricevere solo in dono. Mentre, secondo il geovismo, i 144.000 vanno in cielo con un "corpo spirituale" dismettendo quello terreno (Gesù-Michele stesso fu "ricreato" e non risuscitato; e le sue piaghe erano una finzione), per noi cattolici ci si va con lo stesso corpo storico ma trasformato dallo Spirito alla stregua di quello di Gesù. Lo dice la Bibbia.

p. 17
«Durante un periodo di 1000 anni il Regno trasformerà gradualmente la terra in un paradiso.»
- La nostra conoscenza del geovismo ci fa precisare ciò che qui il geovismo non dice e che dà da pensare sul concetto di "paradiso" immaginato dai TG. Infatti il cosiddetto "paradiso terrestre" del dopo Armaghedon comporterà: il non riabbracciare i propri cari se andati distrutti (Geova non resuscita tutti!); la separazione coniugale per i vedovi/vedove che vedessero risorgere il proprio coniuge ma non sono legittimati a farci famiglia (il compito di ripopolare la terra è riservato solo a chi passa indenne per Arnaghedon senza morire); uno stile di vita sotto libertà vigilata, durante la quale si vedranno distruggere tutti coloro (e sarebbero sempre cari parenti di qualcuno!) che "non imparano la giustizia"; e una congerie di situazioni che trasformerebbero il sedicente paradiso in una pizza solenne... Basta avere un po' di logica e di immaginazione: presto ci sarà lo stop alla procreazione e tutti i bambini arriveranno a fissarsi sui 30 anni senza invecchiare; tutti avranno un supercervello capace di imparare tutte le scienze e la Bibbia a memoria, ma anche le mosse e contromosse degli scacchi. Tutte ma proprio tutte le barzellette (gran diletto sull'inizio per i TG seriosi di oggi) saranno imparate a memoria e saranno già immaginate appena uno apre bocca. Non sarà neanche piacevole invitare nessuno nella propria fattoria facendo qualcosa di originale e di diverso perché tutti avranno "la propria vite e il proprio fico". E soprattutto sarà un paradiso da cui saranno eternamente assenti sia Gesù che Maria. Una ben triste sorte per il buon Giuseppe che, dicono, sarà sì uno dei prìncipi sulla terra ma eternamente separato dalla sua dolce sposa e dal suo figlio adottivo, unti e residenti nei cieli.

p. 22
Nella nota si legge «.. vale la pena notare che nella sua esistenza preumana Gesù servì come "la Parola", cioè come speciale portavoce di Geova per i suoi servitori.»
- No comment!

p. 27
Ancora nella nota «Poiché Geova si avvalse del suo unigenito Figlio spirituale quale "artefice" per portare all'esistenza ogni cosa...» e si cita tra l'altro Colossesi 1:15-17.
- Accusiamo un lapsus di attenzione da parte del CD supervisore di ogni scritto. Questo modo di esprimersi collide con la versione biblica geovista di Colossesi che non dice "ogni cosa" ma "tutte le [altre] cose". Che diremo? Geovismo mettiti d'accordo con te stesso! Comunque ricorderemo che questo è uno dei punti trattato le mille volte criticamente dal GRIS, al seguito dell'acuta analisi fattane da Mons Minuti (cf il capitolo Gesù declassato, in Col 1,16-20, in I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia, Coletti, pagg. 26-35)

p.28
«ma forse vi chiedete: 'La Bibbia insegna che un giorno il nostro pianeta o l'intero universo avranno fine o che dovranno essere sostituiti?' No, la Bibbia promette che dureranno per sempre.»
- Il che, se fosse vero, comporterà l'obbligatorio stop alla procreazione dopo pochi anni di attività generativa espletata nella superperfezione fisica, e il susseguente livellamento di tutti i TG sui 30 anni (età della perenne giovinezza perfetta). Ma non si capisce come questo potrà conciliarsi sia con il desiderio insoddisfatto di paternità-maternità frustrato degli ultimi figli nati verso il tempo della saturazione umana degli abitanti del pianeta, ai quali sarà imposta la sterilizzazione; sia quello successivo di questi miliardi di persone tutte con fisico atletico e la cui personalità, il carattere, la psicologia - stante al paragone con la situazione odierna di cui la terra paradisiaca sarebbe null'altro che un bis riveduto e corretto - è strettamente strutturata dal sesso.
- E poi c'è il doppio peso riguardo all'uso della scienza, in questo caso l'astrofisica. Infatti in molte pagine geoviste si legge che credono meravigliati alle informazioni scientifiche circa stelle e pianeti, ma nell'ipotesi della permanenza eterna del pianeta terra non accettano ciò che l'evoluzione della stella Sole prevede tra qualche miliardo di anni... La Bibbia, in questo caso smentirebbe la scienza.
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » lun set 05, 2011 5:06 pm

Torre di Guardia di AGOSTO 2011


Pag. 4
Si dice, giustamente, che nella Bibbia Dio rivela la sua personalità e le sue idee. Ma si dimentica di dire che lo fa utilizzando metafore e linguaggio antropomorfico. Così l'espressione "addolorarono il Santo d'Israele" fa concludere erratamente che «le nostre parole e azioni influiscono su Geova». E questo è inteso alla lettera. A pag. 6 si dice: «quando diciamo la verità imitiamo Dio e lo rallegriamo». Ma non si riesce a capire come Geova possa essere "il felice Iddio" se ogni giorno (e ogni notte perché è giorno dall'altra parte del pianeta) il suo cuore va su e giù come un sottomarino, rallegrandosi e rattristandosi.
Per precisare il pensiero cattolico, ricorderemo che, a nostro parere, non solo parole e azioni ma perfino pensieri e atti di volontà interni all'uomo sono "letti" da Dio direttamente. Il Vangelo assicura che si pecca anche solo con il cuore, no? Ohibò per Geova aumentano le fibrillazioni giacché gli uomini se "fanno" un' azione cattiva è sicuro che cento ne pensano!

p. 5
Si dice: «... dovremmo spiegare le nostre credenze con convinzione ma in modo gentile. Dovremmo anche mostrare rispetto per chi profetta una fede diversa dalla nostra». E a pag 6 si precisa: «Dovremmo rispettare i sentimenti, i pensieri e i bisogni dei nostri familiari e di chi ci circonda». Che bello!
Chissà se i TG odierni hanno accesso al libro "Nemici" scritto dal loro secondo presidente Rutherford che ha inaugurato la "gestione teocratica" del movimento geovista!...

p. 16
Si dice: «Gesù insegnò ai suoi seguaci una sola religione, quella vera». Siamo dunque attestati alla moderna distinzione tra religione vera e religioni false. Il che è in disaccordo con Rutherford che, al tempo in cui i TG reclamizzavano il loro movimento con gli "uomini sandwiches", aveva fatto scrivere sui loro cartelloni «La religione è un inganno e una truffa». Se diamo alle parole il loro peso esatto, dire: "LA religione" intende non escluderne nessuna. E in effetti, a quel tempo, il movimento geovista non si presentava come religione ma come gruppo di studiosi della Bibbia, in contrasto con tutte le religioni già affermate. Poi deve essere successo qualcosa che ha fatto distinguere "la VERA religione" dalle "religioni errate e false". Forse il fatto che la società civile ha iniziato a dare riconoscimenti e favori ai movimenti religiosi? O l'hanno trovata scritta nella Bibbia questa distinzione?

Ancora: «I veri adoratori rispettano la Bibbia considerandola la Parola di Dio».
Allora siamo a posto! Sono molti i movimenti religiosi, compresi quello cattolico, protestante e ortodosso, che considerano la Bibbia Parola di Dio. Ma siccome Dio non l'ha né dettata né fatta scendere, già edita ed impaginata, dal cielo (il Nuovo Testamento è nato come appunti sparsi di cristiani che circolavano tra tantissimi altri. Appunti detti "libri" che solo verso il 400 sono stati codificati e resi canonici dalla Chiesa Cattolica), allora sarà vero che rispetta la Bibbia chi non segue "la lettera della Legge" che "uccide" ma "lo spirito", cioè rispetta la Parola di Dio chi ne coglie ed insegna il senso divino da dare alle parole. Per esempio, a questo proposito sbaglia il geovismo a scrivere (nello stesso fondo pagina) che Gesù fece conoscere il nome di Dio, Geova. E' comprensibile l'intento geovista di tenere alta la bandiera del "logo" aziendale, ma chi conosce il pensiero semitico sa che quando parla di "nome" la Bibbia intende parlare della persona e personalità di Dio. E' quella che viene rivelata con un volto nuovo da Gesù. Il nome di Dio gli Israeliti lo conoscevano da sempre.

p. 17
«I veri cristiani predicano il Regno di Dio».
Anche qui ci siamo. Se si prende il catechismo degli adulti della CEI "La verità vi farà liberi" si noterà che una pagina sì e una no, per così dire, si parla del Regno di Dio. Il problema è che quello prospettato dal geovismo tutto è fuorché il regno di Dio pensato da Dio (ecco l'importante del capire l'idea oltre la parola!). Dio, da quanto noi della cristianità capiamo dalla Bibbia, "ha creato l'uomo per ammetterlo alla comunione con sé" (cf Concilio Vaticano II) e non per riservare il cielo a 144.000 soggetti (che dopo il millennio non si sa cosa faranno) relegando eternamente la massa dei TG "altre pecore" in un illusorio Regno di Dio fatto di terra paradisiaca.

Un vanto: «i seguaci di Gesù [e sarebbero sempre solo loro, secondo loro! - ndr] non fanno parte di questo mondo. Non si immischiano in questioni politiche e in conflitti sociali.»
Siamo ancora all'equivoco tra lettera e spirito, o senso, inteso da Gesù per le sue parole. Si può benissimo fare la politica che per un cristiano, se fatta con retta coscienza, è "la più alta forma di carità" (Paolo VI) e quindi ci si può immischiare in conflitti sociali per prevenirli, sedarli, cristianizzarli, senza per questo essere del mondo, ma anzi portando nel mondo agitato dal male la luce del Padre che ci vuole tutti fratelli. Del resto quella stessa voce che ha detto "voi non siete del mondo" ha detto anche "beati coloro che lottano per la giustizia".

«I veri cristiani nutrono straordinario amore gli uni per gli altri.»
Anzi, seguendo la parabola del Buon Samaritano, immagine teologica di Gesù, noi cattolici (insieme a ortodossi e protestanti e gente di varie religioni sensibili alle sofferenze dell'umanità) allarghiamo tale amore anche a persone straniere.
La verità di tale amore non è nullificata dal fatto che pecchiamo sia nei confronti di stranieri, di connazionali e perfino di fratelli di fede. Ma questo non dipende dal nostro cristianesimo ma dalla nostra libertà che in certi momenti non segue più il Vangelo. E questo lo sanno bene anche i dirigenti geovisti che registrano peccati anche in casa loro, e quando sono presi da sussulti di sincerità ammettono piagnucolosi "Triste a dirsi..."; ma lo fanno tornando proditoriamente a galla con il ricorso alla categoria, non del tutto scusante, della "imperfezione". Scusa poi che fanno valere solo per loro e non per gli appartenenti ad altre fedi.

p. 19
Qui abbiamo il TG Alex Lemos Silva, brasiliano convertito al geovismo, che dice di essere stato colpito da due cose: «primo, i Testimoni non si limitano a parlare dell'amore verso Dio e il prossimo ma lo manifestano [i corsivi evidenzianti sono nell'originale – ndr]; secondo, non si immischiano nella politica e non hanno niente a che fare con le guerre. (Isaia 2:4) Questi due fatti mi convinsero che avevo trovato la vera religione...».
Mah! I poveri difesi da Mons. Romero, martire per la giustizia (tanto per sceglierne uno da un mazzo enorme), che parlava a loro favore contro le ingiustizie perpetrate da ricchi senza coscienza, direbbero che questo fatto di dare eroicamente la vita per gli altri li ha convinti che la cattolica è la vera religione.
E a proposito del non aver niente a che fare con le guerre, il nostro tranquillo e sorridente-fiducioso Alex è informato di quanto la WT ammette di aver fatto in Australia durante la seconda guerra mondiale? Lo troverà, se è "di mente aperta", a pag. 97 dell'Annuario geovista del 1984.

p. 22
«... per la prima volta nella mia vita pregai Dio con tutto il cuore... mentre pregavo provai uno straordinario sollievo... Solo due ore dopo, una testimone di Geova bussò...».
Tornano i miracoli? Altre volte non passarono neanche due ore...

p. 24-26
Ritroviamo qui le solite obiezioni contro il primato di Pietro, mutuate dal protestantesimo e ancora circolanti in varie correnti "evangeliche". Però ci sono vari teologi protestanti, in dialogo ecumenico, che come si legge in questo articolo, ammettono non solo che «Non si può negare che l'apostolo Pietro abbia avuto un ruolo molto importantee nei Vangeli», ma che lo abbia svolto anche dopo (cf in Atti e Lettere apostoliche); ruolo che gli è stato riconosciuto poi nei primi secoli da tutte le Chiese cristiane.
L'argomento è serio e da approfondire. Per questo rimando a GIOVANNI FALBO, Il primato della Chiesa di Roma alla luce dei primi quattro secoli, Coletti, 1898 Roma. Ma anche ovviamente a quanto dice la Congregazione per la Dottrina della Fede in Il primato del successore di Pietro. Atti del Simposio teologico (Roma, dicembre 1996) Ed. Vaticana 1998. Volume che serve a chiarire come la Chiesa stessa veda la funzione del primato, funzione forse non raramente capita male.
Una cosa però voglio accennarla, anzi due. La prima riguarda le chiavi che Gesù affidò a Pietro: a pag. 24 leggiamo: «Gesù affidò a Pietro "le chiavi del regno dei cieli", che quest'ultimo usò per aprire la porta del Regno, prima agli ebrei e ai proseliti, poi ai samaritani e infine ai gentili. (Matteo 16:19; Atti 2:5, 41; 8:14-17; 10:45)». Contrariamente quindi all'esegesi mondiale che ravvisa nel simbolismo delle chiavi la consegna del potere spirituale su "agnelli e pecorelle" e che vengono dagli artisti raffigurate in numero di due in sintonia con il simbolico "legare e sciogliere", il geovismo crede di scalzare questa funzione autoritativa di Pietro e successori immaginando le chiavi come "opportunità di predicazione" che ovviamente cessarono alla morte di Pietro. A parte lo humour che la trovata suscita, c'è da osservare che abbiamo una crescita di chiavi. In un passato non molto lontano si insegnava infatti che erano tre le Chiavi per ebrei, samaritani e gentili. Ora si accenna anche alla categoria dei proseliti, il che porta il totale a quattro.
La seconda riguarda l'assenza di autorivendicazioni primaziali da parte di Pietro. A pag 25 leggiamo: «Anche se aveva ricevuto grandi responsabilità, in nessun punto della Bibbia leggiamo che Pietro abbia dichiarato di essere il capo della congregazione e che, come tale abbia preso decisioni per conto di tutti i discepoli. Nella sua prima lettera si definì "apostolo" e "anziano", nulla di più.».
Cosa opporre a questo tipo di logica? Dirò solo che tanto anche se lo avesse detto, il geovismo avrebbe trovato il modo di snervare la forza delle sue dichiarazioni. Lo ha fatto perfino per Gesù declassandolo da Verbo incarnato a ex arcangelo Michele e Feldmaresciallo di Geova! Ma contro i 700.000 TG attuali ci sono più un miliardo di cristiani che hanno capito nel giusto senso le molteplici dichiarazioni di Gesù circa la propria identità divina, sia quelle esplicite sia quelle velate.

La "botta" finale dell'articolo, a pag. 26, fa riferimento (e ti pareva?) al comportamento dei papi. Si dice: «Alcuni sostengono che la successione dei papi debba continuare anche se chi occupa la carica non conduce una vita irreprensibile dal punto di vista cristiano». E si chiede al lettore: «Secondo voi, un'opinione del genere è ragionevole?»
Molto bene, se questa logica di delegittimazione deve valere, anche noi chiederemo ai TG "Vi sembra ragionevole che il vostro Corpo Direttivo continui a esistere e legiferare se chi ne occupa la carica non ha condotto e non conduce una vita irreprensibile dal punto di vista cristiano?" Il TG disinformato cerchi dov'è che la Torre di Guardia dice il "Triste a dirsi..." di cui sopra. Chi cerca trova. Si tratta di aliquote consistenti di azioni riprovevoli compiute da persone "preminenti nell'organizzazione". E cercando si trovano anche pecche comportamentali nei primi due presidenti che, al loro tempo, facevano la funzione di Canale di Geova!
E se per caso il nostro TG "bereano", che si vuole accertare di ogni cosa, trova, ma poi scusa tutto con "l'imperfezione" allora badi di non adoperare doppio peso e doppia misura che "sono qualche cosa di detestabile a Geova" (Proverbi 20,10 e 23) . Riconosca onestamente che anche altri soggetti umani possono essere afflitti da imperfezione.

p. 27
Alla domanda se Dio sia in ogni luogo, si risponde ancora, come sempre, negativamente. Però, come abbiamo già notato in altra sede, ci si sta attestando su una variazione di dottrina. Infatti mentre prima Geova era collocato all'interno dell'universo fisico (molti sanno del riferimento rutherfordiano alla stella Alcyone del gruppo delle Pleiadi come luogo della reggia di Geova!), ora ci si è spostati ai «cieli spirituali, una dimensione distinta dall'universo fisico» decretando che i "cieli" a cui si riferiscono certi passi biblici «non indicano l'atmosfera intorno alla terra, né la vasta distesa dello spazio cosmico».
Potenza della critica mossa dalla cristianità? o emancipazione della base geovista verso una maggiore acutezza di intelligenza? Crediamo in entrambe queste ipotesi e affidiamo ai TG più indagatori le conseguenti domande di tale cambiamento di dottrina. Per esempio la dirompente incongruenza di tale dichiarazione con quanto si legge in Potete vivere pag. 36-37; scritto fatto passare a suo tempo, parimenti alle odierne dichiarazioni, come proveniente da Geova stesso.

p. 29
Prospettando entusiasticamente la prossima futura risurrezione alle «persone giuste della "grande folla" [i TG normali, non unti – ndr] che sopravvivrà alla fine dell'attuale sistema di cose malvagio» si promette il risanamento da ogni male fisico. E si aggiunge: «Anche i loro cari, che esse riabbracceranno nella risurrezione, saranno sani in senso fisico. Immaginate che gioia!»
Qui si dimentica di dire: 1) che si riabbracceranno solo quei cari che Geova avrà ritenuto degni di essere risuscitati; 2) che anche in questo caso non si riabbracceranno loro ma una copia di loro fabbricata da Geova in sostituzione di ciò che è andato irrimediabilmente distrutto; 3) che mogli e mariti rimasti vedovi, anche se vedranno risuscitare il proprio coniuge non potranno più fare vita coniugale con lui/lei perché il privilegio di ripopolare la terra è riservato solo a coloro che non passano per la morte ma entrano nel nuovo mondo sopravvivendo ad Armaghedon; 4) che il bambino che aspira a riabbracciare la propria mamma rischia di non poterlo fare più se essa è andata distrutta, eccetera... Immaginate che tragedie!
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » ven set 09, 2011 6:19 pm

Torre di Guardia di SETTEMBRE 2011

Pagg. 3-9
La Torre dedica tre articoli alla figura del Diavolo, preoccupandosi soprattutto di dimostrare che, secondo la Bibbia è una persona reale. Nulla da eccepire. Ricordiamo che anche Paolo VI rimarcò tale verità definendolo "pervertito e pervertitore", suscitando così le solite ire del mondo laicista...
Quindi appunteremo la nostra attenzione solo su qualche particolare su cui è bene fare delle precisazioni e delle "rivelazioni" di cose che il geovismo crede ma in queste pagine non dice.
A p. 7 si riporta l'espressione biblica che definisce Satana "l'iddio di questo sistema di cose..." E qui va avvertito che tale qualifica va intesa nel senso geovistico del termine "DIO" o "IDDIO", termine che nel geovismo non ha lo stesso senso che tutta la cristianità gli dà. "Dio" nel geovismo significa solo "potente", e in tal senso Satana è tanto "dio" (si noti la minuscola!) quanto Gesù Cristo.

A p. 8 si insiste sul qualificare il demonio come «governante di questo mondo», il che viene rimarcato da altre espressioni come «tutto il mondo giace nel potere del malvagio» e «svia lì'intera terra abitata». Tutte citazioni bibliche ovviamente ma che non tengono conto che, insieme a tale malefico corruttore, esiste parallelamente l'azione di Dio, del suo Spirito, degli angeli buoni e anche della bontà data da un'etica naturale. Sarebbe davvero "sviante" far vivere i credenti sotto la cappa di una presenza malefica così... onnipresente, senza avvertire (è il pensiero cattolico) che il Diavolo è come un leone chiuso in una gabbia di cui noi soli possediamo la chiave. Oltretutto la concezione geovista tende a deresponsabilizzare i TG come autori personali, e perciò responsabili in toto, del male che commettono. Non è un caso se, perfino davanti a peccati orribili, commessi da normali TG e anche da "persone preminenti nell'organizzazione" la WT li denuncia (quando se ne ricorda, anche se avvengono ogni anno) ma poi fa ricorso alla categoria della "imperfezione" e della tentazione satanica per scusarli.
Ci sarebbe da osservare, seguendo tale logica, che se anche i poveri governanti giacciono sotto il potere del Malvagio che li svia, forse meriteranno un po' di compassione allo scoppio di Armaghedon, se non altro in quanto illusi e inconsapevoli di essere manovrati come burattini!

A p. 8 si accenna, come fosse arcinoto a tutti, che Gesù, quando sconfiggerà il Diavolo e i suoi demoni lo farà «in veste di arcangelo Michele», giacché, come disse Russell «l'uomo Gesù è morto, morto per sempre» e, alla risurezione non fu risuscitato lui ma ricreata una copia di Michele, perché ci vuole un "corpo spirituale" per abitare nel "Reame dei cieli.
Ancora, nella stessa pagina è indicata quella che altrove è definita "triade satanica", cioè la politica, il commercio e la religione, che sarebbero strumenti operativi del governo satanico del mondo. Poi però si ammette che i governi qualcosa di buono la fanno, per lo meno a livello di servizi. E di munifiche elargizioni alla WT no? Non le è stato donato un terreno, dalle parti della Bufalotta, che in estensione è circa il triplo di quello che ha lo Stato Città Vaticano?

A p. 9 troviamo - anche qui buttata là come se fosse una cosa pacificamente ammessa quando in realtà è tutta da dimostrare e... indimostrabile perché parto di fantabibbia – la tesi che Gesù «in veste di arcangelo Michele, avrebbe riportato sul governante del mondo una volta tornato in cielo.» e si assicura che «un attento studio delle profezie bibliche indica che ottenne questa vittoria in cielo nel 1914 o poco dopo».
Mons. Minuti ha da tempo rilevato che la WT, quando le dice grosse, si lascia sempre "una via di fuga" realizzata per mezzo di un avverbio, o un aggettivo qualificativo. Ecco, qui è ricorso a un "o poco dopo". Evidentemente non è più tanto sicura che l'evento sia avvenuto proprio nel 1914, data che ha ripetuto da più di mezzo secolo e che essa ha ricavato matematicamente da calcoli che qui vi risparmiamo.
Comunque sia, una cosa è sicura, tra l'ondivagare di certe "verità", ed è il solito ribadito "tra breve". «Tra breve il Diavolo sarà eliminato» riassicura la WT ai suoi 7 milioni di TG, forse un po' dubbiosi ormai sul senso da dare a tale brevità.

In una nota a p. 9 "notiamo" che per cogliere il senso esatto della distruzione del diavolo si ricorre a un dizionario non prodotto dalla WT. Siamo al solito doppio peso e doppia misura: se si trova che interpretazioni bibliche di fonte estranea collimano con quelle della WT vengono citate opere di autori a conferma delle proprie idee; se invece differiscono, allora vengono ignorate o avversate (come nel caso della data storica della prima distruzione di Gerusalemme). Ma, secondo la nostra logica, facendo questo si pecca di incoerenza se è vero che "quelli di fuori", se scrivono, "scrivono per ingannare".

p. 10
Si parla di Armaghedon ripetendo, come in passato, che è una guerra sui generis perché è «la guerra del gran giorno dell'Iddio Onnipotente»; si conferma che sarà condotta da «il Re-Guerriero Gesù Cristo», altrove definito anche "Feldmaresciallo di Geova". Si dice che Gesù «ha ricevuto dal Padre l'incarico di guidare legioni di guerrieri angelici alla vittoria sui nemici di Dio» e che «Gli uccisi da Geova [ma è lui o il Figlio a guerreggiare? – ndr] certamente saranno in quel giorno da un'estremità all'altra della terra» * Si dimentica di dire (perché non sarebbe politically correct?) che, oltre agli angeli, parteciperanno alla guerra i 144.000 mitissimi Unti, tutti forniti di mazze per frantumare le teste di "radici e rami"** rappresentate da vasi di coccio (cf l'immagine a pag. 52 di "Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!"
E si prendono allegramente le distanze, diversamente dal passato, circa la determinazione della data che, dopo i vari fallimenti delle date profetizzate, adesso non viene più indicata ma ci si rifugia nella non conoscenza; infatti scrivono: «Quando scoppierà Armaghedon? Il Figlio di Dio disse chiaramente: "In quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio ma solo il Padre".» Chiaramente eh? Ma vuole dire forse che per un intero secolo la Bibbia non era chiara e anzi sviatrice (come Satana?) se avete profetizzato la data della fine dicendo che la ricavavate dalla Bibbia? A questo punto può accadere che il TG protesti energicamente dicendo che non è vero; che loro non hanno mai profetizzato il giorno e l'ora. Ed è vero che non hanno mai profetizzato il giorno e l'ora! Hanno profetizzato solo il mese (ottobre) e l'anno (1914 & Co....)!!!
___________________
* E se si considera che (dico, stiamo solo seguendo la logica di un incredibile letteralismo biblico, eh?) come leggiamo a p. 8 (prima colonna, riga 17) «un angelo aveva ucciso 185.000 potenti guerrieri in una sola notte? (Isaia 37:36)»; e se si considera che Geova dispone di "miriadi di miriadi" di angeli a suo servizio, c'è da restare sbalorditi dalla... potenza di fuoco apprestata da Geova contro questo povero mondo che, anche con tutto il suo arsenale atomico e con tutte le sue nazioni e isole pesa sempre "come il pulviscolo sulla bilancia".
** Sì, bisogna essere precisi. Non è vero ciò che scrive oggi la WT a pag. 10 in fondo alla seconda colonna - e se invece fosse vero sarebbe anche peggio perché rappresenterebbe una variazione di dottrina! - scrive: «Solo i malvagi impenitenti verranno distrutti ad Armaghedon». Non è vero giacché in passato hanno scritto che saranno distrutti anche i figli in età minore di tali malvagi; e come si potrebbero definire i bambini "malvagi impenitenti"? Leggiamolo; fa accapponare la pelle: «Col tempo tutti i nemici della giustizia, insieme ai loro sostenitori, "devono divenire come la stoppia". Il Giorno di Geova arderà fra loro come una fornace. "Non lascerà né radice né ramo.» e perché si capisse che per radici si intendono i genitori e per rami i bambini si precisa: «In quel giorno della resa dei conti, i bambini, o rami, saranno giustamente trattati in base alla valutazione che Dio avrà fatto delle loro radici, i genitori, che sono responsabili dei figli. I genitori malvagi non avranno discendenti che ne perpetuino le vie malvage.» (TOR, 22/4/1995 p. 22).

p.15
Si commentano le parole di Davide riportate nel Salmo 139: «O Geova, tu... mi conosci». Notiamo tre punti e li commentiamo.
- Primo: si dichiara e insiste precisando che Geova segue, scruta e ascolta "ogni giorno" tutto quello che fanno e pensano i suoi adoratori.
Il nostro Dio invece fa tutto ciò non solo per i suoi adoratori ma per qualunque creatura del pianeta, del mondo angelico e di eventuali altri abitanti del cosmo, oltre a seguire (davvero è il caso di dire "Dio sa come" ma è certissimo che lo fa) le vicende di ogni forma di realtà a cui Egli ha dato l'esistenza per partecipazione creaturale al suo Essere increato.

- Secondo: dicono anche che Geova «Quando esamina le parole e le azioni quotidiane dei suoi adoratori, si concentra su quello che c'è di buono in esse... Li scruta e li protegge mentre svolgono le varie attività quotidiane. Conosce quindi i problemi che affrontano e capisce le sofferenze e le angosce che questi possono causare».
E qui abbiamo che l'antropomorfismo con cui la Bibbia presenta l'agire divino viene inteso alla lettera. Cosa inaccettabile. Il nostro Dio non ha nessun "quando" per esaminare tali cose, non ha maggior "concentrazione" per una cosa di quanta non ne abbia per l'altra. Non esiste nessun "quindi" conoscitivo susseguente al suo scrutare giacché Egli ha presente tutto l'essere della sua creazione da sempre, in ogni microsecondo del tempo e nei suoi sviluppi futuri. Geova è un Dio "umano, troppo umano"!.

- Terzo: scrivono: «Usando il pronome "mi", Davide ci insegna che Dio si interessa individualmente dei suoi servitori. Li scruta così da conoscerli uno a uno.»
Applichiamo: in Giovanni 14, 14 Gesù dice "se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Secondo la logica appena appresa da Davide ne risultano quattro rimarchevoli conseguenze :
1) Usando il pronome "mi" Gesù ci insegna che possiamo e dobbiamo pregare anche lui direttamente oltre a Dio Padre. E, siccome secondo il geovismo «la preghiera fa parte dell'adorazione che rendiamo a Geova» (ivi a pag. 16; cf anche La verità che conduce alla vita eterna, p. 152) usando il pronome "mi" la Bibbia ci sta insegnando ad adorare Gesù. E siccome solo Dio va adorato, ci sta insegnando che il Figlio di Dio partecipa della natura divina del Padre. E siccome la natura di Dio è infinita e due infiniti sono assurdi, ci sta insegnando che il Figlio non è accanto al Padre – come erratamente interpreta e traduce il geovismo* – ma dentro il Padre e il Padre dentro lui così da formare due persone conviventi nell'unica divinità; un problema di convivenza che nel mondo spirituale non esiste giacché le Persone divine non occupano nessuno spazio;
2) Togliendo i traduttori della NM il pronome "mi" dalle loro versioni nelle lingue moderne, la sottrazione ci insegna che la WT non rispetta la Bibbia e ne altera il messaggio non solo interpretandolo in un certo modo ma addirittura falsificandone il testo, quindi non ci si può fidare di quelle traduzioni;
3) Notando che nel testo originale, usato ufficialmente dal geovismo (cioè la KIT, Traduzione Interlineare del Regno), il pronome "mi" esiste sia nell'originale greco che nella versione interlineare posta sotto al greco, e tenendo presente che la WT ha sentenziato che in base a quel significato originale noi possiamo determinare se una traduzione della Bibbia è giusta o no (cf TOR 1/6/1970, p. 340), dobbiamo concludere che la traduzione della NM geovista "non è giusta"; e che quindi, usando essa, "I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia", come ha titolato il suo libro Mons. Minuti;
4) Applicando lo stesso criterio di giudizio che la WT adopera ammonendo gli altri avvertendoli: «Proibito aggiungere o togliere alla Parola di Dio. Deut 4:2 "Non dovete aggiungere alla parola che io vi comando, né dovete togliere da essa... Prov 30:5, 6 Non aggiungere nulla alle sue parole, affinché egli non ti riprenda, e affinché tu non sia trovato mentitore".» (Accertatevi p, 63) possamo dire che, secondo la Bibbia – ed essendo questo criterio ovviamente condividendum, anche secondo chiunque sappia di tale manovra effettuata sulla Parola di Dio - , la WT coi suoi dirigenti che vistano e danno il "si stampi" ad ogni riga edita dalla Società Torre di Guardia, è mentitrice.
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* Cf. tutti i punti in cui S. Paolo dice "en christò" (in Cristo) che vengono resi deturpandoli "in unione con"; e lo stesso avviene quando negli originali, riferendosi all'unione tra sé e il Padre, Gesù dice che il padre "en emòi estìn" (è in me) e "egò en to patrì" (io nel Padre) abbiamo che la NM deturpa la Bibbia traducendo sempre "in unione con".

p. 21
Le tasse? Bisogna pagarle! «... i cristiani del primo secolo erano noti per la prontezza con cui pagavano le tasse... Si può dire lo stesso dei testimoni di Geova del nostro tempo.»
- Dei Testimoni? Non ne dubitiamo! Della Società Torre di Guardia? Ahiahi! Non è stata essa multata dal fisco francese e italiano? Lasciamo ai TG "bereani" la ricerca su questo... piccolo neo della loro Dirigenza.

Noteremo infine che la spiegazione del perché le tasse vanno pagate anche se si rimane perplessi in coscienza sapendo che una parte di esse serviranno a «finanziare attività che lui [Geova – ndr] non approva» (p. 22) sembra impacciata e incongruente. Infatti, siccome non gli torna, la buttano sul mistero delle vie e pensieri di Dio che, ovviamente, sono più alte delle vie e pensieri umani. Ma non avevano scritto da qualche parte "non c'è posto per i misteri"?...
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berescitte
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » mar nov 15, 2011 3:22 pm

Torre di Guardia di OTTOBRE 2011

Copertina
La rivista, in prima di copertina, esordisce al solito con una domanda: "Vi hanno mentito su Dio?"
Beh, se penso alla mia Chiesa direi senz'altro di no. Essa, poiché rende onore sia alla natura che alla grazia, mi ha fornito le migliori idee su Dio che si possono ricavare sia dalla sola indagine razionale, partendo dalla concretezza del creato e dal suo ordine; sia le superiori idee che ci ha fornito Gesù con la sua rivelazione che completa e arricchisce a dismisura le caratteristiche del mondo soprrannaturale proprio di Dio. Esemplifico: tra le caratteristiche di Dio trovate dalla ragione intendo comprendere l'eternità, l'onnipotenza, l'onniscienza, l'onnipresenza, l'essere creatore, conservatore nell'essere, ordinatore, autore della legge morale, remuneratore del bene e del male, ecc.... Tra quelle superiori alla ragione (davvero "misteriose") abbiamo la tripersonalità, il fatto che è Amore, che ha elevato in Cristo l'umanità alla figliolanza divina, che vuole ammettere l'uomo alla comunione con Sé nella sua stessa gioia celeste, che ha realizzato una incarnazione, ci ha donato la partecipazione alla sua divina natura, che alla fine dei tempi opererà una risurrezione di tutti i morti ecc...) caratteristiche queste che, appunto perché inattingibili con la sola ragione chiamiamo "soprannaturali".

Se invece penso all'idea di Dio che ci viene fornita dalla Dirigenza geovista verrebbe di rispondere: certo che ci ha mentito e sta mentendo! Ma poi, concedendo il dubbio della buona fede, correggerei dicendo: forse non lo fa consapevolmente, ma certamente ha diffuso e diffonde delle idee false su Dio che non sono accettabili né razionalmente né ricavabili dalla Bibbia. Infatti essa propunga un Dio che ha delle caratteristiche molto, troppo umane: sostiene che ha "un cervello", che è "in un corpo di forma ben definita", e che perciò Dio non è spirito ma è fatto di materia spaziata (il "corpo spirituale" a cui si attaccano è un equivoco perché S. Paolo si riferisce al corpo fisico storico trasformato dallo Spirito nella risurrezione); la corporeo-spazialità di Geova richiede che egli risieda solo in un preciso luogo perché "non è onnipresente"; poi, visto che ha un corpo-organismo, è "dotato di organi di senso" per relazionarsi con la creazione; non tiene continuamente in essere la realtà perché appunto non è presente ad essa, né la conosce nativamente per averla creata e perché la conserva; ha un cervello che impara, infatti sta osservando e studiando l'uomo per poterlo un giorno governare nel miglior modo possibile; non è neanche onnisciente perché non conosce tutto il futuro, ma solo quello che vuole conoscere e che riesce a prevedere sulla base di indicazioni da studiare, così che senza di esse non ne sa proprio nulla ecc... Senza contare poi la riduzione del Figlio di Dio ad arcangelo, a feldmaresciallo di Geova, re guerriero che si accinge a una strage senza precedenti... Ma sono tutte tristezze di cui abbiamo già parlato e parleremo ad ogni occasione perché la riduttività che operano nei confronti dell'Altissimo è di una gravità che rasenta o raggiunge la blasfemia, come quando il geovismo fa capire che lo ritiene perfino sessuato al maschile.


p. 3
Le lamentele attribuite a gente divenuta geovista («Mi sono sentita tradita dalla chiesa». – DEANNE. «Ero arrabbiato. Mi sentivo ingannato; le mie speranze e i miei obiettivi erano andati in fumo». – LUIS) hanno valore zero se non vengono dimostrate. E sono perfettamente rimpallate, tali e quali, da fuoriusciti dal movimento geovista, ma stavolta indirizzati appunto alla Dirigenza del geovismo. Anche questi sono da ponderare e verificare, per avere un giudizio obiettivo e non di parte.
Essi, i fuoriusciti, condividerebbero senz'altro le riflessioni che seguono e che dicono che forse ci si è affidati a «qualcuno di cui vi fidate e che non vi ferirebbe mai di proposito: i vostri genitori, un sacerdote, un pastore o un intimo amico». Sì, ma i fuoriusciti aggiungerebbero anche "un Testimone di Geova, anzi tutta la dirigenza del geovismo"!
Ed è condivisibile anche la domanda: «non convenite che anche un'idea molto diffusa può essere falsa?... la ripetizione - disse Franklin D. Roosevelt – non trasforma una bugia in una verità». Parole sante, ma anch'esse rimpallabili. Noi abbiamo Paolo VI che, al suo tempo, lamentò che una idea non si faceva strada per la sua intrinseca ragionevolezza ma sulla base del numero di persone che la sostenevano e sulla ripetizione con cui veniva inculcata.
Il problema sta quindi tutto nelle prove; in ciò che ci permette di accertare se un'idea, un insegnamento, corrisponde a verità o no. E qui viene subito collocato il primo slogan truffaldino del geovismo che dice: «nella Parola di Dio, la Bibbia, c'è quello di cui abbiamo bisogno per distinguere la verità dalle menzogne.» E' truffaldino perché parziale e di sapore fondamentalista. Parziale perché esclude l'opera della ragione umana che su Dio, come su tutto lo scibile, può arrivare con le sue sole forze ad affermazioni veritiere (come quelle che ho sopra elencato); la ragione, tra l'altro, è deputata anche ad esaminare i motivi di credibilità della fede che ci viene proposta a credere, ed infatti è essa che scopre i punti deboli e le irrazionalità del geovismo. Ed è di sapore fondamentalista perché tende a presentare la Bibbia come un totem, un tabù, una sorta di griglia da applicare scriteriata-mente* sulle dottrine proposte da altri per giudicarne la diversità con quelle della Bibbia e quindi automaticamente la rifiutabilità in blocco.
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* E' il giudizio espresso dalla sociologa Myriam Castiglione che rilevò come i versetti della Bibbia sono dai Testimoni «usati ad incastro, messi cioè tra una frase e l'altra in modo completamente piatto e acritico.» Il che produce un blocco della ragione e nelle adunanze dei TG «l'estrema fissità di tutto, l'assenza di libertà espressiva e di ricchezza emozionale ricorrono sempre e dovunque». Cosicché si ha l'impressione «di essere di fronte a un massiccio esempio di annullamento della libertà dell'individuo e del gruppo» anzi, al «più rilevante esempio di coercizione psicologica e di manipolazione di massa che il protestantesimo statunitense sia riuscito a partorire nel corso della sua storia». (cf "I Testimoni di Geova: ideologia religiosa e consenso sociale, Claudiana Torino 1981, pp. 58, 68, 69 – riportato da Civiltà Cattolica 18/2/1984 p. 327). Per questo parliamo di fondamentalismo.

Il secondo slogan truffaldino segue a ruota con la domanda di rito. «perché non lasciate che la Bibbia smascheri cinque comuni menzogne su Dio?»
La truffa consiste nel porre immediatamente l'insegnamento geovista – sia esso proposto a voce dal proclamatore che scritto a stampa – nascosto dietro le quinte, dietro il paravento della Bibbia, asserendo che sarà lei a parlare, a dire, a insegnare. Seguirà subito un dire geovista e un aprire la Bibbia indicando versetti scelti per avvalorare la tesi. Così si avvalora anche l'idea (ingannevole) che i TG non interpretano; loro si limitano a "leggere" la Bibbia. E' lei che parla e interpreta se stessa.
E' una promessa trabocchetto, che fa impressione e presa sulle persone culturalmente sprovvedute, non appena per es. sono sommerse da una colluvie di citazioni bibliche (nella prima lezione del libro geovista Potete vivere, in sole 6 pagine di testo scritto, si contano più di 40 rimandi alla Bibbia!). La promessa di non interpretare, gioca sull'idea di interpretazione del tipo che viene data davanti ad un'opera astratta, quando si risponde alla domanda: "A te che ti dice?" O quando lo psicologo ci pone davanti alle macchie di Rorschach e ci chiede: "Che ti fa venire in mente?" E' evidente che in questi casi otterremo solo delle interpretazioni soggettive, le più disparate, anche in contraddizione tra loro.
Ma nel caso della Bibbia la verità è che si tratta della funzione dell'interprete linguistico, il quale non deve mettere nulla di suo se non la propria scienza esegetica, per ricavare ed offrire a tutti il pensiero esatto di Dio, significato dalle parole del sacro testo. E questa è una vera e propria interpretazione, sia quando si traduce dagli originali nella lingua dei recettori, sia quando si spiega il senso di frasi ed esempi di non immediata comprensione o equivocabili. Insomma interpretare significa semplicemente capire la Bibbia nel suo giusto senso, così che, se i TG dicono di non interpretarla, equivale a dire che non la capiscono!
Anche la tecnica di dire poche parole e far subito leggere i versetti, non mette al riparo dal pericolo della deformazione del senso. I versetti potrebbero essere scelti "ereticamente" (dal greco airèo = scelgo, àiresis=scelta) cioè escludendo quelli che confuterebbero la tesi geovista; oppure potrebbero essere non pertinenti all'argomento; o mal capiti perché avulsi dal contesto; o perché non si tiene conto della evoluzione di significato che alcune parole (restando invariate) hanno subito da un libro all'altro della piccola biblioteca da cui solo nel 400 è stata assemblata la Bibbia; o infine potrebbero venir deformate da una lettura fondamentalista che, protestando di voler essere il più possibile aderente alla lettera, si preclude proprio la comprensione esatta del senso e di ogni sfumatura che esso potrebbe avere.*
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* Non sarà inutile avvertire chi non ne è informato, che le lingue antiche erano molto povere di vocaboli. E perciò un unico termine poteva avere – e lo si capisce dal suo uso in contesti diversi – una moltepicità di significati. Significati che appunto vanno evinti dal contesto. Una di queste parole-chiave è la parola ebraica nèphesh (e il suo corrispettivo greco psychè) erroneamente tradotta con l'odierna parola "anima". Il che fa capire immediatamente l'arbitrio confusionario realizzato dal CD dei TG quando mena questo vanto: «Nelle Scritture Ebraiche, siamo riusciti a rendere la parola ebraica nef'esh sempre in modo uniforme come "anima".» (NM del 1967, p. 1381) Né si capisce quale sforzo abbia richiesto ai membri del CD quello "essere riusciti" quando, per ottenere questo risultato, è bastato dire ai traduttori di scrivere anima ogni volta che incontravano nèphesh!


p. 4
La prima delle cinque "comuni menzogne su Dio" sarebbe quella asserente che è un mistero.
Alla luce di ciò che abbiamo anticipato circa la concezione del personaggio Dio che abbiamo noi cattolici, potremmo risolverla con una battuta dicendo che è ben più misterioso credere che il personaggio presentato dal geovismo sia Dio, dal momento che ha dei caratteri marcatamente umani, mentre Lui nella Bibbia ha detto chiaro e tondo "io non sono un uomo". E altri di tali caratteri umani vengono esplicitati proprio in questa pagina dove si parla di sentimenti di Dio, che è "lento all'ira" (ma l'ira non è uno dei sette vizi capitali dell'uomo?) , che "le nostre azioni possono influire su ciò che prova" come quelle degli israeliti che "lo contristavano" e invece quelli che gli ubbidiscono "lo rendono felice". Povero Dio questo Geova che non ha pace né giorno né notte e che, dato che Satana svia tutta la terra abitata, ha una bilancia che pende sempre più gravemente dalla parte della tristezza che non della gioia. Situazione che noi cattolici, consapevoli che la Bibbia parla di Dio antropomorficamente (cioè alla maniera umana) non ipotizzioamo nemmeno.
Ma ci contenteremo di notare qualche contraddizione nello stesso geovismo che, nonostante questo quadro deprimente sostiene (e lo sostiene solo perché la Bibbia lo dice) che tuttavia Geova è "il felice Iddio", esigendo così l'impossibile equivalenza dei contrari.
E noteremo che proprio in questa stessa pagina si ammette in Dio la presenza del mistero che a parole viene negato: «E' ovvio che non sapremo mai tutto su Dio, e non c'è da stupirsene, dal momento che le sue vie e i suoi pensieri sono più elevati dei nostri.» In effetti personalmente, e penso anche che sia così per chiunque soffre, mi suona molto misteriosa l'assicurazione biblica che dice "tutto concorre al bene per coloro che amano Dio".
E sarà da appuntarsi anche la domanda: «Dovremmo davvero aspettarci di capire tutto sul conto di una Persona così grande da essere stata in grado di portare all'esistenza l'universo, con la sua complessa struttura e le sue dimensioni stupefacenti?» (Ragioniamo p. 108) Come si vede il mistero, cacciato dalla porta rientra dalla finestra.


p. 5
La seconda bugia consiste nella asserzione «Dio non si interessa di noi». E qui siamo d'accordo con il CD che è una bella bugia; infatti noi non l'abbiamo mai detta. Non siamo però d'accordo nel ritenere che solo dalla Bibbia sappiamo che Dio ha cura dell'uomo come la pupilla dei suoi occhi. Lo sappiamo anche da fuori della Bibbia giacché la filosofia – prima ancora che nella Bibbia fosse scritto che "in Lui esistiamo ci muoviamo e siamo" – già garantiva che ogni microparticella del cosmo, essendo creatura, è tenuta costantemente in essere da Dio. Figurarsi dunque quanto sarà presente e premuroso nei confronti delle creature umane che sono i reucci del creato. E direi anzi che questa consapevolezza di essere tenuti sopesi microsecondo per microsecondo dalla Sua forte mano sull'abisso del niente che vorrebbe fagocitarci, a me fa venire dei brividi di spavento e di consolazione,* ancor più di quanto non me ne vengano dalla metafora di Gesù che ha detto "tutti i capelli del vostro capo sono contati". La filosofia (e ovviamente anche l'astrofisica e la fisica atomica) offre insomma su Dio un concetto così alto che il pio ebreo neanche se lo sognava. E la riflessione teologica, sviluppata con intelletto d'amore dalla Chiesa nei secoli, con tanto di assistenza dello Spirito Santo, offre, con l'aiuto della filosofia ancilla theologiae, una scrutatio delle profondità delle verità soprannaturali che... "che intender non la può chi non la prova". Non sono io a dirlo ma il dottore numero uno dei teologi, S. Tommaso d'Aquino che sapeva coniugare i ruminamenti di una Summa Theologica con il mistico inno Adoro te devote.
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* Cf l'impressionante saggio di Karl Barth, Dio e il nulla, Morcelliana. E, per contro, il disperato "nulla eterno" del Foscolo e lo "abisso orrido immenso" contemplato dal Leopardi nel suo Canto notturno di un pastore errante dell'Asia.

p. 6
Terza domanda: «Dio è vendicativo. E' vero?»
Certo che no, ma mica perché ce ne assicura la Bibbia. Essa né dà solo conferma. Prima di essa, c'è la filosofia a dimostrare sia che Dio c'è (mentre la Bibbia lo presuppone) sia che non può essere che "Atto puro", assoluta perfezione, perciò impossibilitato a nutrire sentimenti vendicativi. Anzi se il CD volesse essere coerente con la sua promessa di "non interpretare la Bibbia" e con il suo procedere pendente al letteralismo fondamentalista, anche quando essa lo mette in imbarazzo, dovrebbe dire che dalla Bibbia, soprattutto nelle "Scritture ebraiche", emerge un Dio abbastanza vendicativo. E' solo interpretandola, e alla luce della piena rivelazione fatta da Gesù, che Dio diventa Amore e un Padre di misericordia, che "ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio per la sua salvezza...".
Le sofferenze che capitano all'uomo - ma anche quelle che si procura da solo come conseguenza delle sue scelte! – sono solo "permesse" da Dio, non volute. E anche questa è una verità che la sappiamo da prima di aprire la Bibbia. E' ancora la filosofia - che quando ragiona su Dio si chiama "Teologia razionale" (già Teodicea) ed è accessibile ad ogni uomo che usi rettamente la sua ragione indagante - è ancora la filosofia a garantire che Dio non può causare il male. Ma anche qui, se stessimo alla Bibbia, senza una intelligente ermeneutica che ci avverte dell'antropomorfismo usato dagli agiografi,* troveremmo invece che Dio causa il bene e il male. Basti pensare al rimprovero che Giobbe fa alla moglie (cf Gb 2,10) o alla esclamazione dei fratelli di Giuseppe quando scoprirono che dentro i sacchi di grano c'erano anche le borse con il loro denaro (cf Gen 42,28). Insomma bisogna decodificare anche Ebrei 12,6 quando dice che "Dio castiga coloro che ama" comprendendolo nel senso che Dio si serve delle prove casuali (non causate da Lui!) della vita per forgiare alla virtù; al punto che quando si subiscono "ogni sorta di prove" bisogna accoglierle addirittura con "perfetta letizia". (cf Gc 1,1; e 1Pt 2,19)
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* Sia l'antropomorfismo, che attribuisce a Dio-Causa-Prima in prima persona ciò che è causato dalle creature-cause-seconde, che la metafora ricorrono sempre e dovunque nella Bibbia. Basta aprire a caso e troviamo: "Il Signore guarda dal cielo egli vede tutti gli uomini dal luogo della sua dimora... L'occhio del Signore veglia su chi lo teme (Salmo 32,13) Egli castiga e usa misericordia, fa scendere negli abissi della terra, fa risalire dalla grande perdizione (Tobia 13,2)... vi castiga per le vostre ingiustizie (v. 5)... non vi nasconderà il suo volto (v. 6)

Piuttosto ci sarebbe da restare perplessi da certe descrizioni che la WT fa di Geova, quando illustra la "guerra del gran giorno dell'Iddio onnipotente" su cui torneremo all'occasione... E' vero che a chiusura della pagina 6 la Torre ci assicura che Geova agisce «contro coloro che sono decisi a fare il male» e che «ha promesso di eliminare coloro che si ostinano a compiere opere malvage», ma, come abbiamo già visto a proposito del suo progetto di non lasciare "né radice né ramo" nel suo "giorno che arde come una fornace", c'è da chiedersi dove mai sia la malvagità nei figli minori che Geova distruggerà insieme ai genitori cattivi?
L'inferno di fuoco? Ma sanno benissimo che è una metafora. E comunque anche il geovismo ammette che attualmente c'è qualcuno nella situazione infernale: Satana & Co.


p. 7
Sulla bugia relativa alla "ingiustizia" di Dio, diremo che certamente non è un insegnamento cattolico. Ma, ahimé, come abbiamo appena ricordato, è invece un chiaro insegnamento geovista. E non siamo noi a dare questa valutazione ma la Bibbia stessa. Ci soccorre ancora il passo della Torre relativo al fatto che "nella guerra del gran giorno di Dio l'Onnipotente" che "si avvicina come una fornace" Geova "non lascerà né radice né ramo": genitori malvagi e figli minori tutti alla distruzione. Eppure di fronte a un progetto analogo che Dio aveva manifestato ad Abramo nei confronti di Sodoma e Gomorra, Abramo esclamò: "Realmente spazzerai tu via il giusto col malvagio?...E' impensabile da parte tua. Non farà il giudice di tutta la terra ciò che è giusto?" (Genesi 18, 23, 25 NM 1967).
Allora, se vogliamo prescindere dagli intenti pedagogici di Dio e dal suo modo di fare antropomorfizzato, dobbiamo chiederci: cosa abbiamo qui, Bibbia contro Bibbia? o Bibbia e logica, contro WT che dice «In quel giorno della resa dei conti, i bambini, o rami, saranno giustamente trattati in base alla valutazione che Dio avrà fatto delle loro radici, i genitori, che sono responsabili dei figli. I genitori malvagi non avranno discendenti che ne perpetuino le vie malvage.» (TOR 15/4/1995, pag. 22)


p. 8
Invece sulla quinta affermazione "Basta adorare Dio con sincerità", catalogata dalla Torre come bugia, non siamo d'accordo perché pensiamo che sia proprio una verità, e di quelle molto consolanti.*
Notiamo anche la finezza con cui il geovismo "lima" precedenti affermazioni più drastiche. In Potete vivere, a pag. 31, si legge «Ma si potrebbe chiedere: 'Se una persona è sincera in ciò che crede, non l'approverà Dio anche se segue una religione sbagliata?' Ebbene [e quando la WT dice "ebbene" sta per dare un verdetto-sentenza! – ndr], Gesù disse che non avrebbe approvato gli "operatori d'illegalità" nonostante essi credessero di agire bene. (Matteo 7:22, 23) Quindi anche per essere approvati da Dio la sola sincerità non sarebbe bastata.» Invece qui la Torre apre uno spiraglio possibilista scrivendo «La sola sincerità, comunque, non ci garantisce che Dio accetterà l'adorazione che gli rendiamo.» Dire "non ci garantisce" è diverso dal dire "certamente non approverà", non è vero?
Quanto si legge in seguito conferma quello che noi riteniamo il giuridicismo biblico dei TG. Scrivono: «Immaginate come vi sentireste se, dopo mesi di allenamento per una maratona, vinceste la corsa ma foste squalificati per aver violato inconsapevolmente una regola.» Capite? secondo la WT Dio ritiene "colpevoli", e perciò meritevoli di squalifica, anche le persone che sbagliano inconsapevolmente! Siamo lontani le mille miglia dal concetto di "persona" che è responsabile solo perché capace di intendere prima ancora che di volere. Anche qui c'è da vederci la carenza di una corretta antropologia filosofica secondo la quale Dio non può giudicare le sue creature ragionevoli senza tenere conto della loro specifica struttura naturale. Cose e animali non possono essere colpevoli di nulla; l'uomo sì, ma precisamente perché è cosciente, perché sa, è informato dalla sua intelligenza circa ciò che è bene-male, giusto-ingiusto. Nel momento che non ne fosse consapevole – appunto se adora Dio in modo sbagliato ma non sa che è sbagliato – Dio non può ritenerlo colpevole del suo errore. E non solo Dio, ma anche il diritto romano che, pur illuminato dalla sola intelligenza e senza Bibbia, diceva "lex dubia non obligat" e "in dubiis libertas". E' bellissimo scoprire che la retta RATIO (e nei Vangeli ce n'è tanta) va a braccetto con la FIDES.
I TG più riflessivi potrebbero allora chiedere alla Dirigenza geovista come mai Geova ha gradito le preghiere del pagano Cornelio; preghiere fatte in situazione di sincerità di cuore ma in errore circa la consapevolezza del modo corretto di "adorare", non essendo egli né ebreo né ancora cristiano. Eppure l'angelo che gli è apparso gli ha detto: "Cornelio, la tua preghiera è stata udita favorevolmente e i tuoi doni di misericordia sono stati ricordati dinanzi a Dio." (Atti 10,31 – NM 1967)
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* Il cattolicesimo ci vede nello sfondo sia i "semi del Verbo" cioè di autentica verità sparsi dallo Spirito Santo ovunque; sia la grazia donata da Dio oltre il raggio di azione sacramentale della Chiesa; e conseguentemente la salvezza di tutti gli "uomini di buona volontà" tramite l'inconsapevole ma implicito "battesimo di desiderio". Il Concilio Vaticano II ricorda anzitutto ciò che dice la Bibbia riguardo alla retta intenzione, o sincerità di intenti: "In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35)" (Lumen Gentium n. 9) Si noti: "ogni" e "chiunque": quindi anche prima di Cristo e dove il Vangelo ancora non è stato ben conosciuto. E poi, riferendosi alla Chiesa come istituzione divina per la salvezza, afferma espressamente la necessaria consapevolezza di ciò che si rifiuta per essere condannati da Dio: "Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare." (ibid. n. 14)

p. 9
Si accusano le Chiese che «scoraggiano il confronto tra i loro insegnamenti e quelli della Bibbia.»
E fanno bene quando si sa che i TG si presentano a persone culturalmente sprovvedute, e fanno loro credere che la Bibbia insegna ciò che dice la Società Torre di Guardia! Chi invece è culturalmente provveduto e conosce già il geovismo non solo non è scoraggiato dalla sua Chiesa ma incoraggiato ad incontrare i TG per dimostrare loro l'abbaglio in cui sono incappati.

«Altre cercano di difendere le loro false dottrine dicendo che la Bibbia è complicata e che non è fatta per essere capita da tutti.»
Toh, ma non è proprio ciò che fa il geovismo scrivendo che la Bibbia non la si può capire senza l'aiuto dello Schiavo Fedele e Discreto? Affermazione questa che è trattata poi col sistema del doppio peso: viene taciuta quando si vuole incoraggiare il "pesce" ad esaminare da solo – cioè sotto le indicazioni del TG proclamatore – la Bibbia; e viene fuori invece come ammonimento quando qualche TG, che cresce un po' in cultura, trova ragionevoli certe critiche esterne alla interpretazione geovista.
La veduta cattolica sull'argomento è che la Bibbia è facile se viene letta in maniera ascetica, cioè cogliendovi solo gli spunti di incoraggiamento alla virtù e le idee per una vita buona (e sorvolando su ciò che non si capisce o ci rende perplessi); cosa che tutti possono fare. E' invece complessa se la si vuole esaminare a livello esegetico, giacché si devono superare tanti ostacoli e conoscere varie discipline culturalmente rilevanti: c'è la difficoltà delle lingue originali (l'esegesi si fa solo sugli originali e non sulla traduzione di una traduzione, come fa la NM in italiano che deriva da una versione inglese!), lo studio della filologia, dei generi letterari, della linguistica, della paleografia, l'evoluzione della lingua da un secolo all'altro, la comparazione con le scienze e la storia ecc... Insomma l'esegesi è un disciplina universitaria, e si diventa addetti ai lavori solo dopo aver esercitato per un bel pò di tempo, resi più accorti dalle critiche dei colleghi, dopo aver conseguito il dottorato in Sacra Scrittura.

Seguita: «Un altro motivo per cui potreste trattenervi dall'analizzare a fondo le vostre credenze è la paura di dimostrare in tal modo mancanza di fede.»
Ma non è esattamente ciò che succede a tutti i TG che si sentono sempre sotto libertà vigilata? Se qualcuno volesse esaminare cosa insegnava la WT ai tempi di Russell e Rutherford, se volesse verificare la veridicità o la falsità dei rilievi critici presentati da "quelli di fuori", avrebbe forse le porte spalancate alla "biblioteca teocratica" della Betel? Gli ex TG dicono coralmente: "No!" Tale libertà esiste invece presso tutte le grandi Chiese storiche.

Poi troviamo l'incoraggianete Deanne di cui si dice «... ora ha una fede basata sulla Parola di Dio.» Mah! Gli ex potrebbero dire a Deanne & Co. che si illudono di avere una fede basata sulla Parola di Dio ma in realtà ce l'hanno basata sull'insegnamento della WT che solo raramente corrisponde a ciò che dice la Parola di Dio.
Poi Deanne confessa: «Non mi ero mai resa conto di quanto fossero chiare le Scritture finché non ho cominciato a studiarle.» Ma, come si incoraggia a fare in fine articolo, le ha studiate mettendosi in contatto con i TG, e allora? E allora ne è venuta fuori una comprensione che... giudichi chi ci legge quanto può essere corrispondente alla fede che il Signore ha voluto comunicare con la sua rivelazione, laddove chi pretende di spiegarci la Bibbia: 1) segue un criterio fondamentalista; 2) la mutila di 7 libri; 3) la interpola con studiate parentesi che ne cambiano il senso; 4) la interpreta senza tener conto (anzi in contrasto!) della comprensione che ne ha avuto la Chiesa cattolica che ne ha codificato i libri componenti sulla base della comprensione trasmessa dalla Tradizione Apostolica; 5) la presenta scegliendo solo i versetti favorevoli ad una dottrina già standardizzata eludendone altri; 6) ne cita come probanti versetti che non sono pertinenti alla dottrina che si sta inculcando; 7) non tiene conto delle varie scienze che l'esegesi mondiale ha ritenute necessarie per fare una corretta interpretazione ecc...
Ma poi, come mai ci vuole un "corso biblico" per capire le Scritture se sono "tanto chiare"?

p. 11
Domanda retorica che sottintende il "no": «I neonati dovrebbero essere battezzati?»
Per piacere un po' di coerenza! Se al momento di Armaghedon i neonati devono essere distrutti perché giudicati rei in base al comportamento dei genitori malvagi, dovrebbe essere pacifico anche che adesso i neonati siano giudicati credenti in base alla fede attuale dei genitori. Quindi "Neonati di tutto il mondo unitevi e strillate il vostro diritto al battesimo. Sì anche se siete nati da genitori geovisti. Anzi, soprattutto!. Visto che sono loro ad insegnare tale collegamento nel male, è giusto che esso esista anche nel bene. O no?"

p. 26-31
Domanda: «Quando fu distrutta l'antica Gerusalemme?» Si tratta di un articolo in due manches. la seconda la troviamo nella TORRE di Novembre a pp. 22-28.
Risposta: la affidiamo al lavoro critico inserito nel sito di Achille Lorenzi http://www.infotdgeova.it ecco il link preciso: http://www.infotdgeova.it/storia/587.php
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berescitte
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » gio nov 17, 2011 6:39 pm

Torre di Guardia di NOVEMBRE 2011

p. 4-8 RISPOSTA A DIECI DOMANDE SUL SESSO
1
Si legge l'episodio del peccato originale come se fosse un resoconto storico al punto da dire «E' chiaro che il frutto che Adamo ed Eva mangiarono non rappresentava i rapporti sessuali ma era un vero e proprio frutto che cresceva su un albero.» (p. 4)
Mah, anche condividendo che il peccato originale non fu un peccato sessuale ma un peccato di orgoglio, mi azzarderò personalmente a profetizzare che in un giorno non molto lontano il CD dirà che "è chiaro che non si trattava di un frutto che crEsceva su un albero". Si accettano scommesse...


3
«Il termine greco reso "fornicazione", pornèia, si riferisce in generale all'uso errato degli organi sessuali fra persone non sposate tra loro.» (p. 5) Non è chiaro se per "errato" si intenda dire "in maniera impropria" o "in maniera indebita" giacché in nota si qualifica pornèia anche l'adulterio, che è tale anche con l'uso "proprio" del sesso. La nota comunque allarga la pornèia anche alla omosessualità e alla bestialità (la necrofilìa l'anno saltata per pudore?)
Noi siamo d'accordo che i peccati sessuali hanno tutti gravità di materia, ma perché siano imputati come gravi da Dio occorre una consapevolezza che spesso non si ha, soprattutto in coscienze affette da "ignoranza invincibile" o rese così erronee dal legalismo statale da pensare infantilmente che, se lo Stato ammette l'adulterio allora vuol dire che esso è lecito. Però "pornèia" ha più applicazioni. E' vero che può significare la fornicazione ma... vedi più avanti al punto 7....

5
«In nessun punto della Bibbia viene esplicitamente condannato il controllo delle nascite... Se [le coppie - ndr] per evitare una gravidanza scelgono di usare un metodo contraccettivo non abortivo, nessuno dovrebbe giudicarle: si tratta di una decisione e di una responsabilità personali.». (p. 6)
Noi riteniano che qualsiasi scelta morale, e non solo su questo punto, sia una responsabilità personale in chi è capace di intendere e volere. E tuttavia c'è il dovere di educare rettamente la propria coscienza in tutti i modi possibili (tramite retta ragione, consiglio, esperienza, Parola di Dio). E questa, la Parola di Dio, a noi cattolici, dice che non basta che non sia abortivo il metodo contraccettivo scelto, deve essere anche di tipo "naturale*. E dice anche che è inaccettabile un "controllo delle nascite". Nell'uomo eticamente a posto si deve attuare una paternità responsabile che non controlli le nascite ma tenga virtuosamente sotto controllo le proprie pulsioni sessuali, così come deve controllare l'ira, la gola etc... La sessualità infatti è a servizio dell'amore, e l'amore può richiedere (anzi ne richiede sempre) qualche forma di sacrificio. Sì, anche l'amore "laico" esige questo.
_______________
* Rimandiamo ovviamente a testi di morale cattolica per questo.


6
«La vita è sacra agli occhi di Dio, e per lui un embrione è un essere vivente a tutti gli effetti... Ai suoi occhi, quindi uccidere un nascituro equivale a commettere un omicidio. Esodo 20:13; 21,22, 23.». (p. 6)
Siamo d'accordo ma è bene puntualizzare. Dire che l'embrione sia un "essere vivente", che "l'embrione è vita!", è di scienza medica e lo ammettono tranquillamente anche gli abortisti più cinici. Ma, a quanto pare, ciò non basta a frenare la loro mano omicida. Ogni giorno il mondo realizza ecatombi di "esseri viventi" per nutrirsi. Lo specifico che fa di quell'essere vivente di cui stiamo parlando un soggetto intangibile è la sua appartenenza alla specie umana, e perciò presumibilmente persona (e questo è di scienza filosofica), insieme al suo stato di innocenza (ambito pure filosofico-etico). Che, se ci fosse incertezza circa il suo già essere persona, anche la sola presenza di tale dubbio basterebbe a rendere criminale l'accettazione del rischio di uccidere una persona con l'atto abortivo. E' un po' come fare un sorpasso in curva, ove non si sa se si attenterà ad una vita umana, ma già l'accettarne il rischio fa capire allo Stato che è un atto criminale, tanto che, per tale reato, è prevista, oltre che la multa (che appartiene all'ambito "civile") anche l'arresto (che appartiene all'ambito "penale"). Embrioni e feti devo essere trattati con il criterio della maggiore tutela possibile (in etica si chiama "tuziorismo").

Comunque qui la cosa più sconcertante, e che a nostro avviso segna una demarcazione profonda tra noi e il geovismo in rapporto alla fonte dell'etica, sta nel fatto che il geovismo (ma anche tanto protestantesimo) ricava – o meglio dice di ricavare - l'etica, o morale che dir si voglia, esclusivamente dalla Parola di Dio. Così che se la Bibbia non dà lumi, né direttamente né indirettamente su una situazione concreta, sembra che l'uomo non abbia alcuna direttiva etica da seguire.
Ebbene questo far derivare l'etica, anche umana, dalla sola parola rivelata crea la convinzione che una cosa è illecita-immorale solo se Dio la proibisce nlla sua rivelazione.* Così che sarebbe Dio a "fabbricare" il bene e il male, il giusto e l'ingiusto con piena sovranità d'arbitrio ** mentre secondo noi è proprio il contrario: una cosa non è buona o cattiva perché Dio la consente o proibisce. Essa è buona o cattiva in rapporto alla finalità della creazione, se è costruttiva o promotrice di essa. Così abbiamo che Dio la approva perché è buona e la proibisce perché è cattiva. Il suo volere cioè, essendo egli Amore, non può essere divergente da quello della retta ragione che ci mostra una azione o omissione come buona o cattiva. Una cosa cattiva (poniamo la bestemmia, la menzogna, l'omicidio di innocente) non può diventare buona neanche se (per ipotesi assurda) Dio la ordinasse. Dio è obbligato dalla sua perfezione strutturale a ritenerla cattiva e perciò a proibirla.
Insomma l'etica umana si fonda sulla legge naturale, la quale dipende sì dalla volontà di Dio ma solo per il fatto che Lui ha creato gli uomini dotandoli di ragione e perciò di senso etico (solo gli animali non hanno etica). L'ambito in cui una cosa diventa bene o male solo perché Dio la comanda o proibisce è quello soprannaturale, quella della verità rivelata. Essa sì che compete esclusivamente ai cristiani ed il suo codice è la Bibbia (interpretata dalla Chiesa), così che il cristiano oltre ai codici Civile e Penale è soggetto anche a quello di Diritto Canonico. Un non credente non pecca se disprezza l'Eucaristia. Il miscredente (dal gr. misèo = disprezzare) invece sì, ma non pecca contro Dio se è ateo, pecca contro la dignità dei credenti che hanno, in quanto esseri umani, diritto al rispetto delle loro convinzioni religiose.
__________________________________________
* E in questo caso sarebbe giusto incassare umilmente il rimprovero dei laici di buona volontà che, senza Parola di Dio, seguono etiche eccellenti (supponendo ovviamente che le seguano!). E Dio stesso li elogerebbe, tramite le parole di S. Paolo asserente che essi, senza la Parola, sono però "legge a se stessi". (cf Romani 2,14) . Si pensi poi anche a come sarebbe dirompente per la morale e i costumi umani se il laico potesse imporre il silenzio ai credenti dicendo loro: "Voi non avete voce in capitolo perché neanche capite con la vostra ragione ciò che è bene e male, ma lo fate dipendere esclusivamente dalle vostre rivelazioni che, essendo di libera fede, noi non siamo tenuti ad accettare. Oltretutto sarebbe schizofrenico il farlo, giacché non potremmo determinare, se non a capriccio, da quale delle vostre molteplici presunte rivelazioni dovremmo ricavare l'etica da seguire".
** E' proprio così che viene spiegata la tentazione edenica. Si dice che l'uomo sarebbe stato come Dio perché avrebbe deciso lui cosa è bene e male. Dio invece non decide ciò che è bene o male, lo tutela e sanziona soltanto. Il bene e il male devono emergere dal giudizio della coscienza. Infatti tale facoltà ce l'hanno tutti i popoli (anche se in certi casi prendono delle cantonate solenni). Adamo ed Eva sapevano già, prima di peccare ciò che era bene e male. Se non lo avessero saputo il loro gesto non sarebbe stato imputabile.

La Torre dice la sua anche in relazione al cosiddetto aborto terapeutico, chiedendosi «Ma che dire se al momento del parto un'emergenza costringe la coppia a scegliere fra la vita della madre e quella del bambino? In tal caso, sarà la coppia a dover decidere quale vita cercare di salvare.» (p. 6)
Qui la Torre non si sbilancia oltre e non sappiamo se ammette o no l'azione abortiva diretta. Ma già il fatto di non pronunciarsi sembra lasci supporre che la coppia possa "decidere" anche questo.
L'intendimento cattolico invece è simile a quello geovista ma solo a patto che quello "scegliere" non consista in una azione direttamente abortiva. Ovvero, ove la madre non decida eroicamente di morire pur di salvare il bambino, l'aborto deve avvenire solo come conseguenza non voluta, anche se prevista. Aborto cioè derivante dal porre una azione direttamente curativa nei confronti della madre (azione denominata "a duplice effetto")


7
In questo punto, riguardo al divorzio, la WT dice che Bibbia lo ammette ma limitatamente. E' un legame serio «Gesù, però, indicò che c'è una sola ragione valida per porre fine a un matrimonio: "Chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di fornicazione [rapporti sessuali al di fuori del matrimonio], e ne sposa un'altra commette adulterio". – Matteo 19:9». (p. 6)
Osserviamo intanto che se il CD usasse il criterio letteralista anche su questo passo, dovrebbe farsi molte altre domande: chiedersi per esempio se commette adulterio un uomo che divorzia dalla moglie e si unisce a un'altra donna senza sposarla; poi ci sarebbe da chiedersi se "ripudiare" è lo stesso che "divorziare"; e se la donna ripudiata o che ha subito il divorzio commette anch'essa adulterio se si unisce a un altro uomo (infatti Mt 5,32 dice solo che è "esposta" all'adulterio ma non dice che, se questo avviene, si tratterà di adulterio di lei o dell'uomo che la vorrà). I testi insomma, presi alla lettera - senza "andare oltre ciò che è scritto" ammonirebbe il CD! - assegnano le colpe solo all'uomo come soggetto agente, nulla dicono della responsabilità della donna.
L'intendimento cattolico, formulato in coerenza con il paragone sacramentale che ne fa Paolo e dell'unione tra Cristo e la Chiesa sua sposa, è che il matrimonio è unico e indissolubile fino alla morte. E qui Gesù non fa una vera eccezione. Gesù infatti non parla di "divorzio" ma di separazione che è lecita e doverosa nel caso che non si tratti di vero matrimonio ma di matrimonio invalido, non autentico perché illecito (questo è l'intendimento da dare al termine pornèia in questo contesto) come lo sarebbe quello tra consanguinei. Insomma è un "divorzio" dello stesso tipo di quelli che avvengono nella Chiesa cattolica oggi. Cioè lo chiamano così i giornalisti superficiali, ma la sua esatta dizione è quella di "dichiarazione di nullità", derivante dalla presenza di un impedimento dirimente, presente al momento della celebrazione. E, lo studio della volontà divina che la nostra Chiesa ricava dalle Sacre Scritture e dalla Tradizione Apostolica, le ha fatto ritenere impedimenti dirimenti anche altre situazioni oltre quello della consanguineità: un legame coniugale già in atto, la finzione, la costrizione-timore, la mentalità divorzista, l'esclusione della prole, l'ignoranza circa l'essenza dei diritti-doveri coniugali ecc... tutto ciò insomma che non rende sincero o pienamente consapevole il "sì".


8
Sulla omosessualità, siamo d'accordo. Si disapprova l'esercizio, non si disprezza la persona omosessuale. Né i Tg né noi siamo "omofobi". Non sappiamo però (qui non è detto) se considerano l'omosessualità come una malattia, e quindi un fatto innaturale da correggere. ma tutto lascia presupporre di sì.


9 e 10
Anche la condanna del "sexting" e del "cibersesso" è condivisibile. Si tratta comunque di modalità che «promuovono un'idea distorta del sesso e incoraggiano a cercare piaceri sessuali al di fuori del matrimonio. Anziché aiutare a controllare i propri impulsi sessuali, incoraggiano a soddisfare egoisticamente se stessi». E lo stesso vale per la masturbazione, anche se ovviamente, a seconda dell'età, questa debolezza richiede una più larga e paziente indulgenza per la gradualità che richiede l'abbandono di questo vizio narcisistico. (p. 7) Ben detto!

Diciamo che cattolicamente noi imposteremmo tutto il discorso non sul sesso ma sull'amore, perché il sesso è il mezzo, l'amore il fine a cui serve. Ma Benedetto XVI ne ha parlato in modo magistrale nella "Deus Caritas est" così che non occorrono aggiunte di sorta da parte nostra.


p. 17
«Dio considera preziosa anche la vita che si sviluppa nel grembo materno. (Esodo 21:22, 23) Ecco perché non si dovrebbe uccidere deliberatamente un nascituro».
Ripeto, un nascituro della specie umana non si deve (e non solo "non si dovrebbe") uccidere deliberatamente, cioè direttamente. E non lo si deve fare non perché lo dice Dio in Esodo, ma perché sarebbe comunque una azione malvagia trattandosi di vita umana innocente. Giudizio etico questo condivisibile e condividendo da ogni uomo che si è formato una etica improntata a retta coscienza, anche se non crede nella Bibbia.

«Il sangue è sacro perché agli occhi di Dio rappresenta la vita, o anima, di una creatura. (Genesi 9:3, 4)»
Qui il CD realizza un piccolo minestrone. Dopo aver detto e scritto per un secolo che l'anima è tutto l'uomo fatto di corpo e spirito vitale, ora viene fuori che l'anima è solo la vita, che sarebbe poi solo lo spirito vitale (quindi escludendo il corpo) e insieme aggiunge che invece l'anima è il sangue (che è solo una componente tra i vari componenti del corpo)! E' così che si spiega la verità biblica? Rileggiamo ciò che hanno scritto a suo tempo:
«Non possiamo togliere dal nostro corpo parte di tale sangue, che rappresenta la nostra vita [e qui non hanno variato – ndr], e ancora amare Dio con tutta la nostra anima, perché abbiamo tolto parte della 'nostra anima, del nostro sangue', e l'abbiamo dato a qualcun altro. [e qui il sangue non è più il rappresentante della vita ma dell'uomo intero definito – a torto, ma è così definito dal geovismo! – "anima" nel suo insieme di corpo e vita, o forza vitale, o spirito – ndr]». (Sangue, medicina e la legge di Dio, pag. 8)
Superfluo dire che nel cattolicesimo l'uomo è un composto di anima e corpo, (e questa è verità di ragione) cui si aggiunge lo spirito divino sia in forma di grazia santificante, che inerendo all'anima rende l'uomo compartecipe della divina natura e figlio adottivo di Dio, sia in forma di inabitazione dello Spirito Santo che lo rende tempio vivente (e queste sono verità di fede). La forza vitale dipende dall'anima che, alla morte si separa dal corpo in attesa di ricongiungersi ad esso "alla risurrezione della carne". E il sangue, insieme alle ossa, muscoli, sistema nervoso e quant'altro non è altro che uno dei vari componenti del corpo.

«Dato che Gesù era perfetto, il suo sangue era particolarmente prezioso.»
No. La preziosità della redenzione dipende dal fatto che Gesù era esclusivamente Persona divina.


p. 21
«Quindi qual è lo scopo della vita? In poche parole è questo: fare la volontà di Dio.»
Confusione tra il mezzo e il fine. Il fine è essere ammessi alla comunione con Dio, entrando a far parte della gioia del nostro Signore. Fare la volontà di Dio è il mezzo adatto a conseguire quel fine.
«Non c'è modo migliore per rendere significativa la propria vita».
Se vuole essere un invito a farsi geovisti e quindi predicatori della prossima fine, no. Se invece si intende che la volontà di Dio si dipana in una finalità universale e uguale per tutti (raggiungere la santità) e varie finalità temporali diverse secondo i tempi, la geografia, i talenti, ecc... finalità che variano anche nella vita della stessa persona, sì.
Ci si realizza al meglio facendo ciò che Dio (tramite la ragione, il consiglio, i tempi, il conosci te stesso, il luogo geografico ove siamo, le esperienze, le possibilità concrete, la parola di Dio, l'insegnamento della Chiesa) ci indica essere sua volontà momento per momento.
Che il Signore ce ne dia la luce sufficiente a tutti.
Il buon proclamatore TG che 25 anni or sono tentò inutilmente di essere il primo educatore del sottoscritto al geovismo (e che vorrei tanto reincontrare), avendo apprezzato la mia buona famiglia e la mia volontà di buon cattolico mi salutò carinamente dicendomi: "Cerchiamo comunque di fare in modo che nostro Signore Gesù sia più amato da questo povero mondo". L'ho abbracciato.


p. 22-28
Seguita l'articolo sulla prima distruzione di Gerusalemme, di cui abbiamo detto il mese scorso.
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » mer nov 30, 2011 12:14 pm

Torre di Guardia di DICEMBRE 2011

L'analisi di questo numero sarà in due puntate.

pp. 3-9
Si contesta l'idea che Dio «provochi i disastri per punire i cattivi».
Noi siamo d'accordo, per quanto pensiamo che i TG, al seguito del loro modo fondamentalista di interpretare le Scritture dovrebbero chiedere alla loro Dirigenza perché mai ha scritto «Non c'è alcuna prova che sia stato Dio a causare gli innumerevoli disatri che hanno sconvolto la vita di milioni di persone». Lo dovrebbero fare, atteso che, negli esempi riportati poco prima (del diluvio, di Sodoma e Gomorra, della tribù di Cora), la Bibbia fa agire Dio direttamente. E non è vero che in quei casi «Dio provvide scampo agli innocenti». Certamente in tutte e tre le situazioni predette c'erano molti figli minori di gente malvagia che erano innocenti, ma Dio non ha provveduto a scamparli.
Io non mi trovo d'accordo neanche nel sentenziare che «molti disastri sono il risultato delle sconsiderate attività umane. Alcuni di essi non sarebbero stati così devastanti se si fossero verificati altrove». (p. 5) Lo trovo un po' populistico. Non tiene conto che molte attività umane hanno evitato grandi disastri (per es. le bonifiche di zone paludose da cui veniva la malaria; le dighe che hanno costretto all'obbedienza alcuni fiumi indisciplinati; lo sviluppo di industrie che hanno portato benessere e civiltà...). L'uomo fa alcune azioni sbagliate, ma ne può fare anche di molto positive. La natura non è stata creata perché l'uomo la lasci com'è, ma perché se ne prenda cura e continui l'opera creatrice di Dio. Nei secoli l'uomo ha reso i territori più belli e più vivibili bonificando le zone paludose, coltivando i terreni, costruendo acquedotti e mantenendo i boschi.
Sembra quasi che, assegnando le colpe solo agli uomini, si voglia creare il mito della natura di per se stessa buona, quando la verità è che è sia buona sia ostile. Né è possibile assegnare colpe all'operato degli uomini quando certi fenomeni non erano prevedibili neanche con la sfera di cristallo (come gli tsunami dovuti a sommovimenti tellurici in fondo al mare; i cicloni; i terremoti; le inondazioni ecc...). Insomma bisogna fare molte distinzioni quando si fanno questi discorsi. Ci sono anche valide contestazioni circa l'attuale allarmismo sul riscaldamento globale, l'inquinamento ambientale, la deforestazione... Ad es. qualcuno ha detto che il Brasile con la foresta amazzonica è il polmone del pianeta; ma qualcun altro ha notato che l'ossigenzione dell'aria viene dalla ben più sterminata "foresta" delle alghe marine.

E poi si torna al refrain asserente che «fra breve non si verificheranno più disastri» (p. 8) perché il Regno di Dio arriverà «addirittura a controllare gli elementi naturali» costringendo anch'essi all'obbedienza. Naturalmente lo farà solo dopo aver utilizzato le forze devastanti della natura per combattere i nemici di Dio ad Armaghedon...
Già, "fra breve". Come non ricordare a questo punto questa assicurazione del secondo presidente della WT Rutherford?
«Sembra dunque logico che non sia espediente o ragionevole e nè comando Scritturale, di portare figliuoli nel mondo immediatamente prima di Harmaghedon, ove siamo adesso». (Salvezza, p. 326, Brooklyn 1939) Sì, abbiamo letto bene "ove siamo adesso. Immediatamente prima di Harmaghedon, cioè nel millenovecentotrentanove!

Gesù, che in vita «dimostrò su piccola scala la sua capacità di controllare gli elementi naturali» ed ora «è stato elevato alla vita spirituale» perdendo il suo corpo storico e ricevendo in cambio un corpo spirituale (tesi geovista che non ha alcun riscontro nella Bibbia) «verrà dal cielo con i suoi potenti angeli in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta» su tutti i cattivi e loro progenie anche ancora infantile; quindi come «Re dei re, Gesù Cristo assumerà il pieno controllo delle forze della natura. (...) Userà il suo potere per controllare gli elementi meteorologici in modo tale che il tempo atmosferico e i cicli stagionali risultino per il bene dell'umanità.» Insomma si comporterà da "Padre eterno" per l'umanità che avrà in Geova il suo rispettivo "Avo".*
Chissà se renderà le stagioni più perequative assegnando anche agli eschimesi un clima temperato, magari spostando all'equatore qualche milionata di iceberg e cambiando l'inclinazione dell'asse terrestre. A me basterebbe che cambiasse il sistema digestivo delle zanzare così che non siano più emofaghe; soprattutto le invereconde zanzare tigre che stanno in giro a tutte le ore del giorno, non si poggiano mai sul muro per farsi schiacciare, e fanno tre punture alla volta.
_____________________________________
* «Il secondo Adamo, comunque [Michele, già Gesù – ndr], è divenuto spirito vivificante. Come tale può adempiere la profezia di Isaia e divenire il "Padre eterno" della progenie del primo Adamo, che egli riacquista e adotta allo scopo di restituirle la vita umana perfetta su una terra paradisiaca.
In tal modo il Padre celeste di Gesù Cristo diverrà il celeste Avo della ristabilita famiglia umana». (Sicurezza, p. 169) In un'opera precedente Geova era stato qualificato come "nonno" rispetto agli uomini suoi "nipoti" (cf Verace, p. 159)

p. 10
Si assicura, contro i ricorrenti profeti finemondisti ma non armaghedoniani, che «la terra esisterà per sempre», e qui va a farsi benedire la stima per l'astrofisica con le sue apocalittiche previsioni circa l'evoluzione della stella sole.
A questo riguardo va notata una oscillazione-incertezza di dottrina: da un lato si parla della terra che resterà per sempre (e conseguentemente si è insegnato uno stop alla procreazione nel millennio del dopo Armaghedon affinché non giunga ad una saturazione insopportabile); dall'altro si è ventilata la possibilità di una conquista dello spazio*, reinterpetando in senso lato il concetto di terra come se fosse quello di cosmo. Qui invece non si accenna a questa seconda possibilità.

Si confessa umilmente (ed è un bel cambiamento rispetto alla precedente sicumera, debitamente bastonata da solenni smentite di profezie finemondiste!) che nessun TG conosce quando avverrà il repulisti di Armaghedon e successiva restaurazione di terra paradisiaca. «I testimoni di Geova non tentano di predire quando Dio distruggerà le persone malvage.» In realtà i TG non lo hanno mai fatto. Lo ha fatto solo la loro Dirigenza, insufflata dai presidenti della WT. Però si tiene ancora ferma la convinzione che siamo «negli ultimi giorni». Cosa che il lettore farà bene a illuminare con la dottrina che si tratta di "giorni" secondo il modo con cui Geova computa il tempo. Cioè ove un giorno dura mille anni. Però ridiventa giorno di 24 ore quando si tratta del "cosa dovete fare per esserci" in quel nuovo mondo? (p. 9)
__________________________
* «Per tutta l'eternità la terra si distinguerà da qualsiasi altro pianeta dello spazio sconfinato, pur non essendo necessariamente l'unico che sarà abitato».(Sicurezza, p. 184)


p. 12
«Geova Dio ha la capacità di spiegare le profezie, proprio come un marinaio esperto è capace di sciogliere nodi intricati».
"Proprio come"? Ma questo comporta l'esercizio di una attenzione, di uno studio, di una memorizzazione, di una esperienza. Siamo davanti a un altro accenno-conferma del declassamento geovista del Dio onnisciente alla misura di un essere umano. Il Dio della "cristianità" è assai più bravo.

«... quando i servitori di Dio non sanno bene quale sia il significato di una profezia, pregano per avere il suo spirito e poi studiano e fanno diligenti ricerche nella sua Parola ispirata. Con la guida divina riescono a individuare versetti che fanno luce sull'argomento. L'interpretazione non viene miracolosamente da un essere umano, ma da Dio. Vi si giunge infatti solo grazie al suo spirito e alla sua parola. Tale interpretazione è basata unicamente sulla Bibbia e non trae origine da menti umane – Atti 15: 12-21.
'Le interpretazioni appartengono a Dio' anche nel senso che è lui a stabilire quando una profezia debba essere compresa dai suoi fedeli servitori sulla terra. Il significato di una profezia può essere capito prima, durante o dopo il suo adempimento. Poiché è la Fonte delle profezie, Dio rivela il loro significato solo al momento giusto, quello stabilito da lui».
Sembra accettabile, vero? E invece è una spiegazione piena di buchi. Mette conto esaminarla attentamente, perciò la riportiamo di peso inframezzandoci in neretto qualche riflessione e domanda...

«... quando i servitori di Dio non sanno bene quale sia il significato di una profezia, pregano per avere il suo spirito
Ma questo lo fanno anche cristiani di qualsiasi denominazione. Com'è che lo spirito (o "Spirito" con la S maiuscola perché persona divina, come ritengono altri tra cui noi) comunicherebbe il significato solo a voi? e se è la Bibbia a "parlare" e "insegnare" come mai ad altri essa non dice e insegna le stesse cose che a voi? anzi come mai nello stesso vostro movimento a un presidente ha detto e insegnato certe cose e al successivo cose contrarie smentendo il primo? ricordate? Russell disse che la grande piramide di Giza era una "Bibbia di pietra" ma Rutherford ritenne quell'opera suscitata dai demoni e la trovata di Russell una falsità satanica.

e poi studiano e fanno diligenti ricerche nella sua Parola ispirata.
Ma a p. 16-17 di Rivelazione non si dice, e si mostra con tanto di disegno, che è Geova a mandare la sua luce (dottrina, profezie, direttive, spiegazione delle profezie ecc...) tramite il Canale da Lui costituito? Riguardo alla interpretazione, la Torre di Guardia non ha detto che la Dirigenza non fa altro che pubblicare ciò che "la Corte Suprema, tramite Cristo Gesù, rivela"? Forse è proprio il caso di "rammemorare" questo celebre testo:

«Nessuna creatura o organizzazione sulla terra può legittimamente permettersi di assumere la funzione del tribunale supremo d'interpretazione della Sacra Bibbia. Geova Dio, il Giudice Supremo, non ha stabilito nessuna corte suprema d'interpretazione di questo genere sul nostro pianeta. ... Geova Dio, dunque, è l'unica Corte Suprema d'interpretazione della Sua Parola ispirata. ... A tale rimanente di servi fedeli di Geova, Cristo Gesù ha affidato tutti "i suoi beni" e interessi terreni del Regno. Questo non significa che il rimanente fedele o la società degli unti testimoni di Geova siano un tribunale di interpretazione terreno, delegato ad interpretare le Scritture e le sue profezie. No; Cristo Gesù, il Re, non ha affidato loro questa funzione. La Corte Suprema interpreta ancora, grazie a Dio; e Cristo Gesù, il portavoce ufficiale dell'interpretazione della Corte, si riserva quella funzione come Capo della classe dello "schiavo fedele e discreto". Egli adopera la classe dello "schiavo" semplicemente per pubblicare l'interpretazione, dopo che la Corte Suprema, tramite Cristo Gesù, la rivela.» (TOR 1/7/1943, pp. 202-203) Abbiamo capito bene: se una interpretazione è sbagliata è stato Geova a rivelarla sbagliata o Gesù-Michele a manipolarla se era ben fatta.


Con la guida divina riescono a individuare versetti che fanno luce sull'argomento.
Luce? e sia, ma quando? prima o dopo? quando la luce ha detto che i trapianti erano cannibalismo o quando lo ha smentito? e se la luce giusta è quella di poi, e se si sa che è sempre possibile che vi sia un di poi in ciò che viene presentato come dottrina trasmessa dall'alto, giacché sono molti i punti di dottrina prima affermati e poi smentiti, perché mai quando si fa l'affermazione si pretende che sia Geova a comunicarla e se ne esige obbedienza sapendo che potrebbe essere in futuro smentita dallo stesso Geova? Nella WT vige forse una "verità" promulgata da "Geova contro Geova?" Ma Gesù non disse che un regno siffato è diviso in se stesso e non potrà reggersi? (cf Matteo 12,25)


L'interpretazione non viene miracolosamente da un essere umano, ma da Dio. Vi si giunge infatti solo grazie al suo spirito e alla sua parola.
Tale interpretazione è basata unicamente sulla Bibbia e non trae origine da menti umane Atti 15: 12-21.
Signori dirigenti della WT perché vi nascondete dietro la Bibbia? Dire "unicamente" non è in contraddizione col fatto che c'è uno studio e quindi la presenza di una "mente" umana a produrre la dottrina risultante? E' forse un caso che avete avuto interpretazioni sbagliate? O è davvero Geova a sbagliare?

'Le interpretazioni appartengono a Dio' anche nel senso che è lui a stabilire quando una profezia debba essere compresa dai suoi fedeli servitori sulla terra. Il significato di una profezia può essere capito prima, durante o dopo il suo adempimento. Poiché è la Fonte delle profezie, Dio rivela il loro significato solo al momento giusto, quello stabilito da lui».
Quindi quando Russell profetizzò la fine di questo sistema di cose (o fine della cristianità e dei governi terreni con tanto di Armaghedon) per il 1914, quello era il momento giusto rivelato da Dio! Perché non è accaduto nulla? E perché Geova ha rinnovato in seguito la comunicazione di quell'evento in vari altri momenti rivelatisi tutti dei bluff? Erano tutti momenti giusti? Di grazia ma la WT usa il vocabolario della gente quando scrive o adopera una neolingua come la società orwelliana ove si dice una cosa e se ne intende un'altra? E anzi pare proprio che usa il doppio senso (che è il doppio peso e doppia misura aborrito da Geova!) perché quando vuole sollecitare la gente ad aderire al movimento, le parole che indicano urgenza come "presto, fra poco, la fine incombe ecc..." vuole che siano intese proprio per quello che suonano! Ma vi rendete conto che procedendo in tal modo la WT assegna a Geova la colpa di aver pubblicato e predicato la fine del mondo e dottrine false, distruggendo così la sua divinità?



In fondo a p. 12 abbiamo una splendida riprova della validità delle nostre critiche . Infatti, per avvalorare la teoria del "momento giusto" di comprensione delle profezie, si cita il fatto di Giuseppe che interpretò i sogni del faraone spiegando che «l'inizio dei sette anni di abbondanza che essi preannunciavano era imminente. Grazie allo spirito di Dio, Giuseppe svelò il significato di quei sogni così che si potessero prendere le misure necessarie per radunare i raccolti eccezionali predetti.»
Ma, torniamo a chiedere ai TG, possibile che non vedete la contraddizione tra ciò che avvenne a quel tempo e ciò che è avvenuto durante la storia della WT. E' o no storia il fatto che esa, attribuendosi i panni di Giuseppe, ha detto che era imminente la fine spingendo chi le ha creduto a "prendere le misure necessarie per..." e poi è risultato che non era quello il "momento giusto"? E, stando così le cose, la pretesa di avere la comunicazione di tali interpretazioni o annunci da parte dello spirito di Dio, non è altro che millantato credito?
Lasciamolo dire alla Bibbia va'... Abbiamo la fortuna di avere in essa un discorso diretto fatto da Dio stesso a Mosè circa la funzione del profeta e su come i recettori del suo messaggio devono comportarsi nei suoi confronti:
«18 Susciterò per loro di mezzo ai loro fratelli un profeta come te; e in realtà metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli certamente pronuncerà loro tutto ciò che io gli comanderò. 19 E deve accadere che l’uomo che non ascolterà le mie parole che egli pronuncerà nel mio nome, io stesso gliene chiederò conto.
20 “‘Comunque, il profeta che ha la presunzione di pronunciare in mio nome una parola che io non gli ho comandato di pronunciare o che parla nel nome di altri dèi, quel profeta deve morire. 21 E nel caso che tu dica nel tuo cuore: “Come conosceremo la parola che Geova non ha pronunciato?” 22 quando il profeta parla nel nome di Geova e la parola non avviene o non si avvera, quella è la parola che Geova non ha pronunciato. Il profeta la pronunciò con presunzione. Non ti devi spaventare di lui’. (Deuteronomio cap. 18 – NM)


p. 13
«Infine ci sono profezie che, come indica Daniele 12:4, dovevano essere 'sigillate sino al tempo della fine', quando 'la vera conoscenza sarebbe divenuta abbondante'. Oggi viviamo proprio nel tempo in cui queste profezie si stanno adempiendo.»
Oggi? Proprio? Ma non avete fatto le stesse assicurazioni ieri, e l'altroieri da cento anni a questa parte? Allora il concetto di "oggi" in geovese che senso ha? E' un oggi di Geova per il quale un giorno dura mille anni? Lasciamo ai lettori le ulteriori, logiche domande...
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Re: La TORRE in tempo reale: spunti per un dialogo critico

Messaggioda berescitte » gio dic 15, 2011 3:25 pm

(seconda parte)

pp. 18-21
E siamo giunti alla ciliegina sulla torta. Cioè ad un tentato accaparramento di prova - che prova non è – in favore del nome di Dio nella forma di "jehova" da parte della WT.
L'articolo riporta la vicenda di Alfonso di Zamora, un ebreo convertito al cattolicesimo, vissuto in Spagna nel 1500. Di lui la WT dice che «era uno dei maggiori studiosi del tempo, il cardinale Ximenes de Cisneros, fondatore dell'università [di Alcalà de Henares – ndr] si assicurò la sua collaborazione per la redazione della monumentale Poliglotta Complutense. Questa Bibbia in sei volumi contiene il testo sacro in ebraico, greco e latino, oltre ad alcune parti in aramaico».
L'articolo riporta il profilo accademico di Zamora redatto dal biblista Mariano Revilla Rico che lo definisce «grammatico, filosofo e talmudista, oltre che studioso di latino, greco, ebraico e aramaico». Insomma era il top del tempo «uno dei principali promotori di quel rinascimento dell'erudizione biblica che cominciò a fiorire agli inizi del XVI secolo». (p.18)

Saltando p. 19 che forma un riquadro a parte e che contiene la "ciliegina" di cui dirò tra poco, l'articolo continua a p. 20 dicendo che «la Chiesa cattolica venerava la Vulgata latina quale unica versione biblica "autorizzata". Eppure sin dal Medioevo studiosi cattolici rilevavano che il testo latino della Vulgata era tutt'altro che perfetto. Così, agli inizi del XVI secolo Alfonso di Zamora e altri si misero all'opera per fare qualcosa al riguardo. Fra le opere alle quali Zamora lavorò, la più significativa è senza dubbio l'edizione ebraica di quello che è comunemente detto Antico testamento, completa di una traduzione in latino.. (...) Uno dei suoi manoscritti è conservato nella biblioteca dell'Escorial, non lontano da Madrid. Catalogato come G-I-4, contiene l'intero libro di genesi in ebraico e una sua traduzione interlineare, o parola per parola, in latino. (...) Alfonso di Zamora, stimato ebraista, aveva la preparazione necessaria per intraprendere una nuova traduzione in latino.»
Mi preme sottolineare che lo scritto in latino che Zamora pose ad interlinea, cioè tra una riga e l'altra del testo ebraico, è definito dalla WT "traduzione" e che soprattutto non è l'applicazione di peso della Vulgata latina sul testo ebraico ma una nuova traduzione fatta da Zamora.

Detto ciò andiamo al riquadro di pag. 19 a cui l'articolo ci rimanda, e dove la Torre riproduce la foto di una pagina di Genesi; l'inizio del Capitolo 4. Con un opportuno ingrandimento la WT ha evidenziato il tetragramma divino (jod, he, vau, he, che si traslittera YHWH o JHVH) corredato delle vocali e perciò proveniente da testo masoretico, insieme ad una nota marginale ove la WT ha cerchiato la parola "jehovah".
L'articolo posto accanto alla foto dice: «E' di particolare interesse notare in che modo Alfonso di Zamora, erudito di estrazione ebraica, traslitterò il nome divino. Come si vede nella foto, una nota marginale della sua traduzione interlineare ebraico-latina della Genesi riporta il nome di Dio con la grafia "jehowah". Evidentemente Zamora riteneva corretta questa traduzione del nome divino in latino
Che dire?...
Dirò che chi si fornisse di una lente di ingrandimento, di sufficiente pazienza, e avesse un tantino di conoscenza dell'ebraico troverebbe di particolare interesse scoprire che qui la WT ha barato. Ecco perché...
Nella pagina fotografata, il tetragramma ricorre non una ma ben quattro volte, ed esattamente così: quello cerchiato dalla TOR è alla fine del primo versetto del capitolo quarto; un altro si trova alla fine del terzo versetto; uno lo si trova in mezzo al quarto; e uno è la seconda parola del sesto versetto.
La propria traduzione latina, che Zamora ha posto ad interlinea, l'ha messa sopra al testo ebraico (oggi le Bibbie interlineari usano metterla sotto) ma – udite udite! – in tutti e quattro i casi non ci ha messo "jehovah" ma "dominus" (Signore) e precisamente significato dalle lettere "dnus" nei primi due tetragramma e "dns" nei secondi due, lettere che che, sormontate da una lineetta orizzontale, indicano in forma contratta la parola "dominus". Allora?...
Allora possiamo riprendere di peso la conclusione tratta dalla WT, che dice "Evidentemente Zamora riteneva corretta questa traduzione del nome divino in latino", sì, sottoscriviamo, Zamora riteneva corretta "questa traduzione" non quella della nota a margine ma proprio questa da lui usata per quattro volte sopra il testo ebraico e non quella appuntata nella nota marginale, perché, come ha prima ammesso la stessa WT, è quella nell'interlinea da ritenersi la traduzione fatta da Zamora sul testo sacro ebraico!
E allora la nota a margine (della quale purtroppo si capisce solo la parola "jehovah" e null'altro) si deve spiegare come un appunto esplicativo circa la pronuncia sbagliata (e Zamora sapeva che era sbagliata come dirò più avanti!) che la lettura del tetragramma ha originato quando è stato letto, come è ormai noto a tutti, unendo indebitamente le consonanti del tetragramma alle vocali di Adonay; quelle vocali che, come spiega esattamente la stessa WT ne "Il Nome divino che durerà per sempre" a pag. 8, i masoreti hanno posto sotto e sopra il santo nome non affinché fossero lette assieme alle consonanti del tetragramma ma solo per ricordare al lettore di sostituire quel nome con il titolo di Adonay. Leggiamolo: «Per quanto riguarda il nome di Dio, [i masoreti vocalizzatori della Bibbia- ndr] invece di mettervi i segni vocalici giusti, nella maggioranza dei casi vi misero altri segni vocalici, per ricordare al lettore di leggere 'Adhonày. Da ciò derivò la grafia Iehouah, diventata poi "Geova", la tradizionale pronuncia del nome di Dio in italiano.»
Questo pasticcio non è avvenuto nel XVI secolo, bensì già dal tempo del famoso "Pugio fidei" di Raimondo Martini, scritto nel 1278 (cf Nome, p. 17) E Zamora, riportando lì a margine la parola "jehova" (salvo altro che si possa ricavare dal resto dell'appunto che è illeggibile) non divenne, come dice la Torre, «uno dei primi biblisti del XVI secolo che contribuirono a far luce sul nome divino», ma non fece altro che ricordare la consuetudine erronea della pronuncia "jehovah" già circolante da qualche secolo. Pronuncia che lui non condivideva giacché non l'ha posta, come avrebbe dovuto se avesse ritenuto corretto rendere il tetragramma con Jehovah, nella sua traduzione ad interlinea!
La prova che lìappunto di Zamora a margine volesse indicare solo la pronuncia e non sia la traduzione del tetragramma, oltre che dal fatto che la traduzione è quella che Zamora ha posto in interlinea, la si ricava con certezza dall'appunto successivo che Zamora ha fatto circa un'altra parola ebraica. L'appunto è posto proprio accanto alla parola (del versetto 4) che riguarda l'offerta dei primogeniti del gregge di Abele e significa "e il loro grasso". Ebbene cosa ha fatto Zamora di questa parola? Sopra al testo ebraico, quindi come traduzione, ha scritto "et de adipibus erum" che è appunto la traduzione di quella parola. Mentre nella colonna a margine, la stessa ove più sopra ha scritto "jehovah", ha scritto e sottolineato "umechelbehen" che appunto è null'altro che la pronuncia ebraica di quella parola, a cui fa seguire le sue osservazioni.

Così alla conclusione dell'articolo che dice: «L'ignoranza intorno al nome di Dio fu causata in primo luogo dalla superstizione ebraica che impediva di pronunciarlo. [cosa discutibile ma passi! – ndr] Sotto l'influenza di questa tradizione, i traduttori biblici della cristianità – ad esempio Girolamo, traduttore della Vulgata latina – sostituirono il nome divino con termini quali "Signore" e "Dio"», obietteremo che Zamora - vedere per credere! - in questa pagina da noi analizzata non ha fatto nulla di diverso da ciò che fece Girolamo avendo posto anche lui la parola latina "Signore" (abbreviata nelle forme "dnus" e "dns") sopra a tutti e quattro i tetragrammi.

E – dulcis in fundo - che Zamora abbia riportato "jehovah" nella nota marginale senza attribuirgli la valenza di vera e giusta traduzione ma solo quella di pronuncia e coscientemente di pronuncia sbagliata, ce lo garantisce la stessa WT informandoci (a p. 21) di una lettera che Zamora scrisse al Papa chiedendogli protezione contro le «afflizioni» che «ogni giorno, incessantemente» gli venivano causate «dal nostro nemico, il vescovo di Toledo don Juan Tavera» (si ignora quali fossero e perché). Ebbene, ecco come termina la lettera: «Se Sua Santità ode questa supplica, 'Yahweh la proteggerà e preserverà il suo piede dalla cattura' (prov. 3:23)» E' scritto proprio così: Yahweh e non Geova!
Quindi Zamora sapeva benissimo che la vera pronuncia del tetragramma era "Yahweh" e non "Jehovah".
Per carità, non è niente di che. Ma solo una delle tante... pentoline che il diavolo ha fatto senza coperchio.


p. 23-25
Abbiamo un articolo intitolato «Un tempo per amare e un tempo per odiare».
Facciamo solo un appunto breve per alleggerire questa analisi sull'odio, tanto questo argomento sarà senz'altro ripreso prima o poi.
Ecco un incipit scioccante: «Un Dio che sa sia amare che odiare». Poi però si spiega che Dio odia nel senso di provare avversione. E si cita proverbi 6:16-19 così: «Ci sono sei cose che Geova in effetti odia; sì, sette cose sono detestabili alla sua anima: gli occhi alteri, la lingua falsa, e le mani che spargono sangue innocente, il cuore che architetta disegni nocivi, i piedi che corrono in fretta al male, e chiunque suscita contese tra fratelli».
Tra i molteplici distinguo e sottodistinguo viene detto chiaramente che: «Dio odia certe cose. Eppure non odia necessariamente la persona che le fa». (p. 23) Il motivo è che certe persone fanno quelle cose ma involontariamente o senza tanta coscienza. E qui possiamo passargliela, anche se riteniamo che parlare di sentimenti in Dio è un antropomorfismo perché il loro alternarsi nel soggetto che passa da felicità ad afflizioni è in contrasto con l'essere il Creatore "il felice Iddio" (così lo inquadra la Bibbia). Contrasta col fatto che è "immutabile" e col fatto che questi stati d'animo gli toglierebbero felicità o gliela aggiungerebbero, il che è assurdo se abbiamo il vero concetto di Dio come assoluta perfezione e pienezza di essere. Non è a caso che la notra teologia definisce "estrinseca" la gloria di Dio derivantegli dalla creazione. E vede piuttosto la "gloria Dei" nel "vivens homo" come disse S. Ireneo, cioè nella gioia delle sue creature pienamente realizzate nella santità e comunione beatifica con l'Amore tripersonale.
Quello che invece non può essere accettato assolutamente è sostenere un vero odio divino per certe categorie di persone. La Torre incalza dicendo: «Che dire però di chi viene a conoscenza della volontà di Dio ma si rifiuta di farla? Una persona del genere non si attira l'amore di Dio ma il suo disfavore. Se pratica intenzionalmente le cose che Geova odia, diviene oggetto del suo odio. Ad esempio la Bibbia dice: "Geova stesso esamina sia il giusto che il malvagio, e la Sua anima certamente odia chiunque ama la violenza". (Salmo 11:5) Non c'è perdono per chi non si pente...»
Quest'ultimo accenno al perdono è depistante. Sembra quasi che sia messo apposta a mitigare o far dimenticare l'enormità appena detta. Che non ci sia perdono per chi non si pente e cosa ovvia su cui siamo tutti d'accordo; per questo dico che non occorreva dirlo e che distoglie dal punto precedente. Punto che diceva che ci possa essere in Dio del vero odio per le persone. Su questo noi non siamo affatto d'accordo, neanche se si parla di persone pienamente consapevoli e determinate a volere il male. Dio è Amore per essenza e in lui non può esistere alcuna ombra di odio. L'odio di cui parla la Bibbia è un antropomorfismo. L'odio è un disvalore che non può esistere in Dio. Egli (e si tratta di una debolissima analogia da infinitesizzare) nutre, come i genitori a cui ha voluto analogarsi facendosi conoscere come Padre, i quali anche quando sono d'accordo che le loro creature hanno sbagliato e meritano punizione, le amano sempre. Dio ama anche il diavolo e i dannati. Non può fare altrimenti. Come faccia a conciliare in sé la sua avversione irriducibile al peccato insieme all'amore, ugualmente irriducibile, al peccatore... Dio solo lo sa, ma è indubitabile che le cose stiano così. Il contrario cozza contro la stessa idea di Amore sussistente, di Assoluto e di Atto puro, il che vuol dire attualità totale e infinita di ogni bene senza alcun male. Il contrario distrugge l'esistenza stessa di Dio. Questo io ho appreso nella teologia cattolica e lo ritengo confermato in pieno dalla teologia razionale, cioè dalla ratio filosofica. Dio non può essere che assoluta perfezione in atto; senza variazioni. Quindi se "odia" odierà tra virgolette, solo lui sa come, ma non si tratterà certo di quel sentimento di avversione che proviamo noi umani e che, alternato alla gioia ci rende mutevoli di umore e infelici quando la gioia è soppiantata dal dispiacere.
Chi sa che non ci sia qui un punto di contatto con l'intuizione del nirvana buddhista, ove appunto la legge degli ying e yang, cioè dei contrari, viene nullificata nella beatitudine del "felice Iddio" direbbe la Bibbia.

In fondo a pag. 24 abbiamo anche la riconferma geovista della sicura distruzione di Adamo ed Eva e di Giuda. In passato ci hanno messo anche gli abitanti di Sodoma e Gomorra. Poi ci hanno ripensato. Poi in loro compagnia hanno messo gli Unti che apostatano dal geovismo. Poi... poi... vedremo come evolverà questo tormentato punto di... chiamiamola dottrina.

A pag. 25 troviamo precisato che l'odio per le persone va riservato a Geova. Mentre ai TG si ricorda: «Dovremmo quindi odiare ciò che è male ma non la persona che lo fa.»
Domanda: ma quest'ultimo punto di dottrina l'avete ricavato dalla Bibbia o dalla critica che vi è venuta da "quelli di fuori"? Ci risulta infatti che in passato si è scritto che l'odio dei TG doveva estendersi anche alle persone che Geova odia.

p. 27
Una donna racconta: «... nel 1945, due testimoni di Geova fecero visita a mio padre e gli diedero un opuscolo basato sulla Bibbia. Papà lo lesse tutto d'un fiato e accettò immediatamente il messaggio che conteneva, proprio come un terreno riarso assorbe subito ogni goccia di pioggia.»
Peccato che non dicono il titolo dell'opuscolo. Ma una cosa è certa che chiunque legge d'un fiato qualsiasi opuscolo della WT e accetta "immediatamente" il messaggio geovista, ripropone al vivo l'importanza della prevenzione per la quale il GRIS profonde molte energie, e riconferma la triste situazione dell'esistenza anche tra i cristiani di soggetti "culturalmente indifesi".
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