Sono compatibili l’ideologia geovista e la Costituzione ital

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Sono compatibili l’ideologia geovista e la Costituzione ital

Messaggioda emiliano » mer lug 28, 2010 5:21 pm

Fonte: Mondoraro.org
Sono compatibili l’ideologia geovista e la Costituzione italiana?
Posted by Achille AvetaSocietà e CultiWednesday, July 28th, 2010

Nella relazione introduttiva del disegno di legge n°2237, contenente le norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la “Congregazione cristiana dei testimoni di Geova”, si afferma, tra l’altro, che la “Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose”, nel corso delle trattative con la rappresentanza della Congregazione geovista, «ha esaminato il contenuto dell’intesa sotto ogni profilo, con particolare riguardo alla sua compatibilità con l’ordinamento giuridico italiano e con i principi della Costituzione». Diversi dubbi sorgono sull’accuratezza di quest’esame; c’è da dubitare che ai rappresentanti dell’Esecutivo siano stati mostrati il “KS 1991” e la corrispondenza riservata su temi delicati; con la sigla “KS” si individua un manuale – intitolato “Libro di testo per la Scuola di Ministero del Regno” e pubblicato dalla Congregazione geovista nel 1991 – in cui una nota iniziale attesta: «una copia di questo libro di testo viene consegnata a ciascun anziano nominato … Qualora egli cessasse di prestare servizio in tale incarico, dovrà riconsegnare la sua copia del libro al comitato di servizio della congregazione … Non si devono fare copie di nessuna parte di questa pubblicazione».
Se i rappresentanti del Governo non hanno avuto accesso ai predetti significativi documenti, allora essi non hanno potuto avere piena contezza dell’esercizio concreto della religione professata dai Testimoni di Geova.
Per illustrare le questioni in gioco, si consideri cosa afferma il manuale “KS 1991” a pag.140: «I testimoni di Geova mantengono la neutralità nei confronti delle questioni politiche e militari delle nazioni. … Non interferiscono in ciò che fanno gli altri in quanto a votare alle elezioni politiche, presentarsi candidati a cariche politiche o fare campagne politiche, unirsi a organizzazioni non neutrali. … Poiché i veri cristiani dedicati “non fanno parte del mondo”, se un (Testimone)… viola la sua neutralità cristiana si dissocia in tal modo dalla neutrale congregazione cristiana. … Se gli anziani sanno che una persona sta pensando di intraprendere una condotta del genere, dovrebbero parlarle in quanto è possibile che agisca in tal modo per ignoranza» (parentesi aggiunte). È evidente, perciò, che nel geovismo vige il processo alle intenzioni nei confronti di chi non si conforma fedelmente alle direttive dei vertici del Movimento.
Quindi, nel predetto manuale – riservato ai responsabili locali (“anziani”) – si afferma che, se un Testimone di Geova sta per intraprendere una condotta che lo porterà a “violare la neutralità” (cioè, per esempio, è intenzionato a esercitare il diritto di voto in occasione di elezioni politiche o amministrative), allora interverranno gli anziani che parleranno alla persona che sta per “agire in tal modo per ignoranza”. Se l’intervento dissuasivo degli anziani dovesse rimanere infruttuoso, si applicherà la sanzione della dissociazione per violazione di neutralità ad opera di un comitato giudiziario. Perciò, per il Testimone di Geova l’andare alle urne ed esprimere un voto non sono azioni estranee al condizionamento confessionale, invece possono diventare una questione fra lui e il “comitato giudiziario”, al quale deve spiegare ciò che ha fatto nel “segreto dell’urna” o quali “intenzioni” abbia avuto.
Le istruzioni sulla questione dell’esercizio del diritto di voto sono chiare ed inequivoche; infatti La Torre di Guardia del 1964, pag. 660, regolamentava: «Per i cristiani maturi, la questione di quale atteggiamento assumere riguardo alle elezioni politiche non presenta nessun problema. Nei paesi totalitari spesse volte le persone sono obbligate dalla legge a recarsi alle urne e talvolta sono anche prelevate a casa e condotte alle urne. Anche in certe democrazie la legge rende obbligatorio per i cittadini l’andare alle urne. I testimoni di Geova non prendono parte alla politica in nessun paese. … Perciò non prendono parte alle votazioni durante le elezioni. Essi non compromettono la loro neutralità in questioni di politica, comunque, se vanno alle urne e annullano in qualche modo la scheda, cancellandola o scrivendo ad esempio su di essa le parole “Sono per il regno di Dio”. In questo modo egli dice a favore di che cosa è. Facendo questo la loro scheda sarà annullata; non conterà nell’elezione di un uomo. Hanno osservato la legge e sono andati alle urne e probabilmente hanno evitato la punizione». Si ricordi, inoltre, che, seguendo fedelmente l’ideologia proposta dalla Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, gli affiliati vengono persuasi che ogni partecipazione attiva alla vita sociale è un inutile servizio reso a una società nelle grinfie di Satana; è notorio, infatti, che secondo il geovismo tutto il mondo si trova “sotto l’unica autorità invisibile di Satana il Diavolo” (citazione da Svegliatevi! dell’8 marzo 1997, pag. 10).
In considerazione di quanto finora detto, ci chiediamo: è stato adeguatamente valutato dalla “Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose” il fatto che la Congregazione geovista sanzioni gli associati che decidano di esercitare il diritto-dovere di voto, costituzionalmente tutelato? Infatti, è appena il caso di ricordare che l’articolo 48 della nostra Costituzione sancisce che l’esercizio del voto è “dovere civico” e che il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
A questo punto qualche esponente della Congregazione geovista obietterà che, nel caso del rifiuto dei Testimoni di Geova di votare, ci troviamo davanti a comportamenti «frutto di intima convinzione degli aderenti, al di fuori di qualunque condizionamento confessionale». Che questa tesi sia poco sostenibile è evidente dall’esame del seguente documento geovista, datato 25 luglio 1978 e siglato SCB:FPB.
Le istruzioni fornite ai responsabili locali (i cosiddetti “anziani”) in questa lettera sono esplicite: «che dire di quelli che si sono presentati alle urne in occasione del recente referendum? È il caso di parlar loro e di prendere atto dei motivi che li hanno indotti a una tale azione. Se dal colloquio risulta che sono andati per ignoranza non comprendendo bene quali potevano essere i motivi per astenersene, allora sarà bene aiutarli ragionando con loro sul punto, affinché siano chiari i motivi per il mantenimento della neutralità cristiana. In tal caso non sarebbe preso nessun provvedimento disciplinare, a meno che non si tratti di un anziano o di un servitore di ministero o di un pioniere, che sarebbero rimossi non essendo più esemplari. Se dal colloquio con loro risulta invece che essi erano coscienti della violazione che stavano per commettere e ciò nonostante l’hanno commessa, allora il comitato dovrà prendere atto della loro avvenuta dissociazione per violazione di neutralità». Ancora una volta è evidente che, per il Testimone di Geova, l’esercizio del diritto-dovere di voto (anche nel caso di referendum) non è una decisione personale al di fuori del condizionamento confessionale e ciò che fa nella cabina elettorale è una questione fra lui e il “comitato giudiziario”, al quale deve spiegare ciò che ha fatto nel “segreto dell’urna”. Non si dimentichi, inoltre, che l’esclusione dal gruppo rappresenta per il Testimone una sanzione gravissima, con conseguenze molto dolorose, come abbiamo già discusso.
Il rifiuto dell’esercizio del diritto di voto ha una valenza così ampia che per i genitori Testimoni di Geova non è lecito neanche partecipare alle elezioni degli organi collegiali scolastici e, ai ragazzi in età scolare, viene inibita persino la partecipazione alle elezioni dei rappresentanti degli studenti.
In definitiva, il testo del disegno di legge relativo all’Intesa con la Congregazione geovista si disinteressa della questione del rifiuto dell’esercizio del diritto-dovere di voto, rifiuto promosso dall’ideologia della medesima Congregazione; questa omissione fa emergere con maggiore cogenza la questione che l’Intesa è qualcosa di più di una semplice, generica tutela di diritti. L’Intesa apre delle possibilità di azione e di diffusione e dà una patente di affidabilità di fronte alla coscienza dei cittadini; quanto meno essa dovrebbe garantire di fronte a eventuali pericoli che un determinato gruppo possa rappresentare per il bene collettivo. Pertanto il Parlamento dovrebbe pronunciarsi anche sulla compatibilità tra l’esercizio concreto della religione professata dai Testimoni di Geova e l’ordinamento giuridico italiano e i principi della Costituzione. :mrgreen:
emiliano
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