da Sandro » lun gen 21, 2013 6:33 pm
Domenica 27 Gennaio 2013 - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Prima Lettura Nee 8,2-4a.5-6.8-10
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Notiamo un piccolo particolare, che ha una sua chiara funzionalità per il CD dei TG, perché viene ripetuto ad ogni occasione in tutto l'Antico Testamento (o Vecchio Testamento o, come si usa dire oggi, Primo Testamento) che in "geovese" è detto Scritture Ebraiche. Osservando nella NM i punti da noi sottolineati, nella NM troviamo: «benedisse quindi Geova il [vero] Dio, il Grande» e «dalla legge del [vero] Dio». Intendiamo far notare cioè quell'aggettivo "vero" che viene posto davanti alla parola "Dio" e che, non essendoci, nell'originale, rientra in quelle parolette che hanno la funzionalità di «parole inserite per completare il senso del testo italiano.» (NMrif pag. 7) Cioè senza quel "vero", secondo la WT, il senso che si capisce leggendo "Dio" non sarebbe completo in italiano (e non solo in italiano ma anche nelle altre lingue europee giacché questa annotazione c'è anche nelle varie versioni della NM in dette lingue)! Dov'è il mistero?
Il mistero si scopre quando si viene a sapere che in geovese la parola "dio" (o "iddio") ha semplicemente una funzione aggettivante. Non significa la persona del Creatore, l'entità divina. Sarebbe bensì un "titolo" che significa solo "potente"! Quindi, quando il geovismo legge la Bibbia in modo fondamentalistico, ritiene che letteralmente essa insegna che ci sono molti "dèi" (=molti potenti), così come anche vi sono "molti signori". Insomma un TG potrebbe dire serenamente che egli è "politeista" intendendo dire che è un "polipotentista", cosa ovviamente non impugnabile!
Ed è per tale ragione – appunto di gergo geovese, inventato e adottato costantemente dalla WT nella sua versione biblica e nelle sue pubblicazioni - che la NM, quando incontra la parola "dio" che vuole indicare il Creatore, ci premette l'aggettivo "vero" e scrive "dio" con la "D" maiuscola. Analogamente, quando riferendosi a Geova teme che anche dicendo "Dio" con la maiuscola il lettore possa equivocare confondendolo con altri "dèi", gli affianca nelle pubblicazioni l'aggettivo di "Onnipotente" che lo diversifica dai vari "dèi" che sono soltanto "potenti".
Ciò spiegato si capisce perché la WT sia tanto felice (e lo è perché ne ha ricavato il binomio che usa ogni volta che può) quando nella Bibbia trova la combinazione Yahweh-Elohim che essa rende con "Geova Dio".* In tal modo essa ritiene di salvaguardare l'identità della Persona divina che avrebbe per nome proprio "Geova" e per titolo "Dio". Titolo che è solo uno dei tanti: è il titolo di "potente", accanto agli altri tutti indicanti funzioni e qualità, come "creatore, signore, onnisciente, eterno, onnisapiente" etc... Nel binomio "Geova Dio" invece non sarebbe possibile equivocare, anche se di per sé "dio" non significa onnipotente ma solo potente.
Quanto andiamo dicendo può sembrare un gioco di pignoleria. Ma non è così se si pensa a quella aggiunta di "[vero]" che insistentemente la WT fa apporre continuamente nella sua versione biblica, e se si pensa che il fine sotteso è certamente quello di propugnare la parola "Geova" ritenuta il nome personale dell'Altissimo. Davanti alla parola-nome "Geova" il titolo di "Dio" viene dequalificato. Al punto che, come detto, il TG è convinto che ci sono molti "dèi" (=potenti) e molti "signori". Così per evitare che si pensi a un qualsiasi "dio", se il contesto allude al Creatore, la NM dice "Dio" con la "D" maiuscola e ci premette anche l'aggettivo "[vero]", non sia mai che si pensasse ad altri "dei"!
Sorprendente ma ovvio sarà allora vedere che il titolo di "dio" viene assegnato dal geovismo sia a Gesù che a... Satana!** Il Card. Tonini ha testimonianto che è rimasto interdetto quando, dialogando con dei TG, sentì che essi pretendevano che egli ammettesse che Satana è un "dio", il "dio di questo mondo" giacché così lo qualifica la Bibbia! Fu un dialogo fallito, mentre conoscendo il geovese, la cosa si sarebbe potuto concederla giacché, appunto, i suoi interlocutori non parlavano di "divinità" ma solo di "potenza". Ma per il Cardinale era ovviamente inaccettabile l'accostamento quasi paritetico che essi facevano tra Satana e Cristo. Accostamento però che essi, superando la proverbiale rigidezza dei TG, avrebbero potuto evitare dal momento che se Satana è un potente, certamente Cristo-Michele lo supera di gran lunga giacché ha battagliato contro di lui nel 1914 e lo ha espulso dal Reame dei cieli!... (sic)
_________________________
* Per es in "Cosa insegna realmente la Bibbia" nelle prime 13 pagine si trova per 44 volte solo "Dio". A pag. 13 appare "Geova" che viene alternato pariteticamente a "Dio", e a pag. 18 appare il binomio "Geova Dio" che si reincontrerà poi a pag. 21, 27, 32, 33, 36 ecc...
** Cf in Giovanni 1,1 «... e la Parola era dio» (NM 1967) «... e la Parola era un dio» (NM 1986).
E in 2Corinti 4,4 Satana che è detto « l’iddio di questo sistema di cose».
Andando ora oltre queste particolarità tecniche, viene da pensare quanto sarebbe bello se potessimo incontrare dei TG volenterosi di condividere con noi la gioia che questa Scrittura vuole comunicare! Purtroppo, al momento, dobbiamo contentarci solo di pregare perché un giorno questo avvenga, nel reciproco rispetto e stima per tutto ciò che di buono le nostre confessioni, peraltro grandemente diverse sia come dottrina che come prassi, hanno.
Però ci teniamo a ribadire il nostro affetto per loro. E vorremmo che loro capissero che non c'è ipocrisia ma intelligenza nel distinguere le persone (oggetto d'amore) dalle idee-dottrine che, se ai nostri occhi risultano sbagliate, meritano di essere combattute e criticate con estrema decisione. Non fanno così anche i TG nei nostri confronti? Non dice giustamente il loro CD – e per par condicio dicendolo a loro deve concederlo anche a noi - che «Dire e dimostrare che un'altra religione è falsa non è una forma di persecuzione religiosa per nessuno. Non è persecuzione religiosa il fatto che una persona informata smascheri pubblicamente una certa religione indicando che è falsa, permettendo così di vedere la differenza tra la religione falsa e la religione vera. (...) Smascherare pubblicamente la falsa religione... è un servizio di pubblica utilità anziché persecuzione religiosa»? (TORRE del 15/6/1964, p. 368)
Sopportateci dunque, fratelli TG, così come noi sopportiamo voi e vi invitiamo al dialogo e al confronto urbano e amichevole. Metodologicamente dovremmo ipotizzare reciprocamente l'esistenza della retta intenzione in noi, manovalanza e ultimi recettori e propagatori di un messaggio biblico ricevuto dalle nostre rispettive Dirigenze. E così trasferire a loro la responsabilità delle nostre convinzioni. Rimanendo a noi il compito della verifica e dell'accertamento, con apertura alla verità, davanti a Dio. E ciò in serena letizia, nonostante la gravità della posta sul tappeto. Dio benedirà le nostre intenzioni e ci aiuterà con il suo SPIRITO a individuare se e quanto e dove e come la verità inabita nelle rispettive dottrine. E' essa che deve vincere, non noi.
Seconda Lettura 1Cor 12,12-30
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
Ecco una splendida pagina paolina che invita alla comunione, alla collaborazione, alla stima reciproca. Viene in mente il motto dei moschettieri: "Tutti per uno e uno per tutti", appunto come membra di un unico corpo. Ma qui dobbiamo notare una diversità quanto alla modalità e al livello di appartenenza al Corpo di Cristo.
Per i TG la comunione esiste solo a livello mentale, nella fede e negli intenti. Il CD insegna che perfino Gesù aveva solo questo livello di comunione con il Padre. E ne è così convinto che si spinge a falsare la traduzione ove Gesù dice che egli è "nel Padre" e il Padre "in me", traducendo sempre e semplificando il misterioso "l'essere in" di Padre e Figlio con "unito al" (cose da noi già incontrate e valutate criticamente).
Per noi cattolici invece tale unione tra cristiani si realizza anche a livello mistico-sacramentale, nella convinzione (biblica!) che Gesù-Vite, Gesù Capo del Corpo ci ha costituito ontologicamente, vitalmente, oggettivamente, sue membra "compartecipi della sua natura divina". Perciò parliamo di Corpo mistico ove siamo membra gli uni degli altri e interagiamo nella "circolazione" della grazia con la nostra condotta santa o sbagliata. Il modo è e sarà sempre incomprensibile alla nostra mente ma la sua realtà è garantita dalla fede in Gesù che, come Dio, non può né ingannarsi né ingannare e che, rivelandoci le verità soprannaturali, come appoggio alla ragione, ci invita a soppesare i segni, le opere soprannaturali, i miracoli da Lui compiuti. (cf Giovanni 10,38)
Quanto alla unione di fede e di intenti, sul piano mentale, noi cattolici la realizziamo con ogni essere umano, ma a diversi livelli. L'unione più profonda è ovviamente con i fratelli che condividono in tutto e per tutto la fede professata dal Credo Cattolico; unione che resta, a livello affettivo, anche con quelli che si comportano con poca coerenza rispetto alla fede professata, e anche con coloro che la abbandonano dandosi a una apostasia pratica o teorica. Essi infatti restano fratelli da recuperare e per cui pregare e verso i quali dobbiamo mostrare comunque una sincera affezione e servizio di carità. Poi vi sono i cosiddetti "fratelli separati", cristiani non cattolici con cui abbiamo dei forti e genuini legami di fede, di preghiera e di cooperazione caritativa; con alcuni ne abbiamo anche a livello sacramentario così che le loro denominazioni vanno considerate "Chiese Sorelle in comunione imperfetta con la Chiesa Cattolica".
Ma la nostra comunione va oltre e abbraccia anche tutti i seguaci di Cristo anche appartenenti a denominazioni settarie e perfino i "laici" di buona volontà, siano essi non credenti per trascuratezza, indifferenti, agnostici in ricerca o atei dichiarati. Il modo di appartenenza in tale caso non è ovviamente nella comunione né con il Corpo di Cristo né con le verità da Lui rivelate; unioni a cui si accede solo con la fede e il battesimo, ma si basa sulla fraternità universale di tutte le persone in quanto creature di Dio, Padre universale anche di eventuali extraterrestri, che ci rende tutti "fratelli".
Insomma noi non escludiamo nessuno dalla nostra comunione, dal nostro amore e dalla nostra sollecitudine pastorale, giacché Gesù ci ha mostrato che tutta l'umanità è finalizzata cioè predestinata (ma libera-mente) ad entrare nella comunione con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo. (cf 1 Giovanni 1, 1-4; Lumen Gentium n. 13; Dei Verbum n. 2)
Ci auguriamo allora che (anche se finalizzate opportunisticamente al proselitismo) le dichiarazioni di amore verso "il mondo", verso "la cristianità" verso gli appartenenti a "Babilonia la grande", insomma verso tutti coloro che non sono TG - dichiarazioni che il CD oggi sollecita nei suoi adepti -, abbiano "di fatto"* abrogato quelle contrarie che un tempo esortavano i TG a vedere come "nemici" tutti i membri della "cristianità". Sono state stampate al riguardo dichiarazioni terribili, al punto da eccitare avversione e odio perfino contro il peccatore, visto come impastato nel suo peccato! E' così? E' davvero cambiato il vento? Se sì, qualche TG volenteroso ce ne dia conferma.
_______________________________________
* Diciamo "di fatto" distinguendolo debitamente da "di diritto". Di diritto avverrebbe qualora la WT sconfessasse certe sue pubblicazioni passate. Ma è ben difficile che lo faccia, giacché venivano presentate come autorizzate dalla Bibbia (es. «21 Non odio io quelli che ti odiano intensamente, o Geova, E non provo nausea per quelli che si rivoltano contro di te? 22 Li odio con odio completo. Mi sono divenuti veri nemici.» (Salmo 139- NM) E così, nei confronti degli "apostati" si ricorreva a qualificazioni del tipo cani che tornano al proprio vomito, e nei loro confronti si attua tuttora un vero e proprio ostracismo, spinto anche nei rapporti familiari. E tali interpretazioni contenevano dottrina ritenuta trasmessa dalla Corte suprema, cioè da Geova in persona, tramite il suo Canale di comunicazione: lo Schiavo fedele e discreto nei panni dell'Unto Rimanente, rappresentato dal CD di Brooklyn.
Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
La prima parte del brano ci offre occasione per precisare, ai TG interessati, come noi cattolici concepiamo il valore storico degli scritti sacri e, conseguentemente, il modo di ricavarne la relativa dottrina religiosa rivelata. San Luca (quindi il suo Vangelo e gli Atti) è considerato a buon diritto uno scrittore che narra eventi storici, sia perché persona di cultura (era medico) sia perché, come tale e sulla ricerca di colidità sollecitata da Teofilo, si è premurato di indagare attentamente, di andare alle fonti, di narrare con ordine ecc... Invece altri autori, avendo un intento di trasmettere la fede e mirando a determinate comunità, pur attingendo a fatti storici, li hanno trattati con molta libertà, non essendoci neanche nella mentalità del tempo, un modo di fare storiografia come c'è oggi. Così incontriamo spesso nella Bibbia la trascuratezza delle precise datazioni ("una volta... quindi... in quel tempo..."); a volte l'inesattezza geografica dei luoghi; la trascuratezza nell'identificare gli autori; l'approssimazione su vari particolari; il ricorso al discorso diretto (che quando ci sono più narrazioni dello stesso fatto rende solo la certezza dei pensieri espressi ma non delle precise parole usate ecc...)*
Perciò la lettura di fede, e ascetico-mistica, della Bibbia deve essere accompagnata dall'esame critico storico-letterario che, distinguendone i vari generi, ne coglie con oggettività (fin dove è possibile) il senso che gli agiografi volevano esprimere con i loro scritti. Il che impone il rifiuto netto di un approccio fondamentalistico alla Scrittura. Approccio che sarebbe proprio il modo migliore per travisarne il senso! Ma questa è una cosa che piano piano sta penetrando anche nella blindata Watchtower giacché anch'essa, accanto a una lettura tenacemente "storicizzante" ma condizionata dal non cadere nel ridicolo in certi passi, è costretta ad affiancarci il genere della "illustrazione" (=parabola), quello del simbolismo, e il riconoscimento di un linguaggio metaforico, iperbolico ecc... Ecco anche il perché, secondo noi, Gesù - Dio che prevedeva le libere interpretazioni future - ha istituito un Magistero Ufficiale (chi ascolta-disprezza voi ascolta-disprezza me e Colui che mi ha mandato). Esso ha il compito di custodire inalterato (senza sottrazioni o aggiunte) il deposito della rivelazione e di interpretarlo con esattezza secondo la mente di Dio. Magistero che - si badi bene! - il CD non rifiuta ma che avoca a se stesso, senza però darne le prove di legittimità.**
___________________________________
* Vedi il giudizio sul valore storico espresso dalla Dei Verbum ai nn. 7, 12, 19 e – molto utilmente! – il saggio offertoci da Papa Benedetto XVI con i suoi recenti volumi su Gesù. Vedi anche la titanica ricerca di Joachim Jeremias sulle "ipsissima verba" e "ipsissima facta Jesu".
** Basti pensare alla incongruenza di dipendere, per l'incipit di tutto, dalla determinazione del valore ispirato degli scritti che avrebbero costituito il Canone della Bibbia definitiva, quella che ora il CD usa. Esso, come attesta la storia è stato fatto dalla Chiesa Cattolica al Concilio regionale di Cartagine (verso il 400) e confermato dal Concilio Tridentino (nel 1500), tempi in cui il CD dei TG era ancora di là da venire.
«In patientia vestra possidebitis animas vestras»... aliorumque. (Lc 21,19)