Israel vs Veronesi 1 - 0

Segnalazioni di giornali, riviste, trasmissioni radio-televisive che riguardino i Movimenti Religiosi Alternativi e le tematiche a questi connesse.

Moderatore: GrisAdmi

Israel vs Veronesi 1 - 0

Messaggioda Roby_r0m@ » ven feb 05, 2010 5:15 pm

Se per Veronesi la fede impedisce di ragionare
di Giorgio Israel
La filastrocca dell'incompatibilità tra scienza e religione sta diventando ripetitiva
e provoca un senso di stanchezza. In certi casi, ormai, il dialogo si rivela una pura
perdita di tempo. Ma Umberto Veronesi è un uomo di grande levatura e pare
impossibile che anche con lui si crei una simile incomunicabilità. Nessuno mette
in discussione la legittimità di essere ateo o agnostico, tanto meno si può
mancare di rispetto a una simile scelta, per esempio dicendo che l'ateismo
impedisce di ragionare. Ma non è per una questione di galateo e di reciprocità
che va evitata l'affermazione simmetrica: e cioè che la religione impedisce di
ragionare. Va evitata semplicemente perché è falsa. Sarebbe falso affermare che
l'ateismo impedisce di ragionare: basterebbe produrre l'esempio di tanti
scienziati e pensatori atei che hanno ragionato e ragionano benissimo. È non
meno falso affermare che la religione impedisce di ragionare e che scienza e fede
non possono andare insieme. Anche in questo caso basterebbe una lista di
scienziati credenti, gente che ragionava benissimo, senza cui la scienza neppure
esisterebbe - una lista talmente lunga che una pagina di giornale non basterebbe
a contenerla.
Non era forse un credente Keplero, al punto di motivare le sue leggi del moto
planetario come espressione dell'armonia impressa dal Creatore al mondo? Spero
a nessuno passi per la mente di dire che Galileo era ateo: se egli riservava alla
mente umana lo studio della natura, lasciava il resto alla sfera religiosa. E che
dire di Newton? Alla sua morte venne scoperto un baule contenente una massa di
manoscritti che rappresentava il 70% della sua produzione totale, dedicati
all'alchimia ed alla teologia. In una memorabile conferenza letta nel 1946, il
celebre economista John Maynard Keynes, che aveva acquistato all'asta questi
manoscritti da tempo scomparsi - ora è disponibile in italiano il Trattato
sull'Apocalisse -, diceva di essersi trovato di fronte all'«ultimo dei maghi» i cui
«istinti più profondi erano occulti, esoterici», un «monoteista della scuola di
Maimonide». Newton era un mistico, influenzato dal pensiero cabalistico, che
portava queste sue convinzioni persino nella definizione di spazio («sensorium
Dei»). Non era forse un pensatore razionale? Senza la sua razionalità la scienza
moderna semplicemente non esisterebbe.
La verità è che gli scienziati non credenti o atei sono stati sempre una ristretta
minoranza. E questo persino nel periodo dell'Illuminismo francese, peraltro una
breve parentesi dopo la quale di nuovo abbondano gli scienziati credenti, come
Louis-Augustin Cauchy, cui certamente la religiosità non impedì di ragionare
bene e di essere uno dei maggiori matematici dell'Ottocento.
Dice Veronesi che la religione è integralista mentre la scienza vive nel dubbio,
nella ricerca della verità. Ma accoppiare la parola «integralista» alla religione è
arbitrario. Essa si attaglia altrettanto bene a molti scienziati. Integralista è quella
forma di religiosità che vede nel testo rivelato qualcosa di scritto direttamente dal
dito di Dio e che va quindi preso alla lettera, in modo assolutamente testuale. Ma
nell'ebraismo e nel cristianesimo le Sacre Scritture sono scritte da uomini e la
rivelazione è mediata, per cui è fondamentale l'opera di interpretazione. L'esegesi
biblica costituisce un'opera sterminata che ha accompagnato secoli di religiosità e
che ha costituito una forma di pensiero razionale. Anzi, come è stato più volte
osservato, questa attività di interpretazione ha rappresentato un esercizio di
razionalità che ha favorito lo sviluppo dello spirito scientifico. Per spiegare
(razionalmente) la presenza importante degli ebrei nella scienza moderna dopo la
loro emancipazione, non occorre certamente evocare fattori razziali, ma proprio
l'abitudine all'esercizio della ragione derivante dalla pratica intensa dell'esegesi
biblica. I religiosi integralisti esistono certamente e li vediamo pullulare fra di
noi, e spesso trucidare chi non crede alle loro verità, anche se curiosamente sono
quelli verso cui si nutre la maggiore indulgenza. Ma esistono anche scienziati
integralisti, quelli che si nutrono di un dogmatismo della scienza che si chiama
«scientismo», ovvero della pretesa senza fondamento che qualsiasi fatto possa
essere ricondotto a una spiegazione basata sul metodo sperimentale o su un
approccio matematico. Ma anche guardando al procedere della scienza si danno
manifestazioni di dogmatismo. Il filosofo della scienza Thomas Kuhn, nel suo
famosissimo La struttura delle rivoluzioni scientifiche, ha descritto la tendenza
della scienza a cristallizzarsi attorno a un insieme di assunti (da lui detti
«paradigma») che la comunità ufficiale tende a difendere ad ogni costo, spesso
con spirito dogmatico. Non sempre gli scienziati sono mossi dal bisogno di
criticarsi e mettersi in gioco. Non di rado si chiudono in un atteggiamento di
conservazione. Per cui il progresso della scienza spesso deve passare attraverso
una rottura drammatica, un conflitto aperto di scienziati innovatori col
paradigma dominante (la «rivoluzione scientifica»).
In conclusione, i dogmatici e le menti incapaci di ragionare liberamente esistono
dappertutto. È inopportuno elevare contrapposizioni artificiose tra scienza e
religione, che oltretutto non hanno alcun riscontro nella storia, e in particolare
nella storia della scienza. Come disse Einstein, «la scienza senza religione è
zoppa, la religione senza scienza è cieca». L'analisi razionale della natura è
fondamentale, è lo sguardo che l'uomo porta verso il mondo che lo circonda; ma
la scienza da sola non può sopportare il peso di tutte le richieste dell'uomo, in
particolare delle domande che riguardano il senso del suo essere nel mondo o, se
si vuole, di quella sfera che Kant chiamava il mondo morale e che sfugge a
qualsiasi spiegazione naturalistica.
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Re: Israel vs Veronesi 1 - 0

Messaggioda GrisAdmi » dom feb 14, 2010 4:16 pm

Seguo il Blog del professor Israel da anni ormai ed ho letto anche alcuni suoi volumi. Ce ne vorrebbero di più di intellettuali come lui e dotati della sua stessa proprietà di linguaggio.
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Re: Israel vs Veronesi 1 - 0

Messaggioda Roby_r0m@ » lun feb 15, 2010 9:32 am

lo linko per i più pigri:
http://gisrael.blogspot.com
saluti
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Altro articolo del Prof. Israel

Messaggioda Generale Specifico » gio feb 18, 2010 12:11 am

Dan Brown, ovvero come vendere bufale preparate con competenza scolastica

Ho sempre istintivamente evitato di leggere i romanzi di Dan Brown. Dovendo intraprendere un lungo viaggio aereo e vagabondando tra gli scaffali della libreria dell’aeroporto mi sono detto che forse potevo cogliere l’occasione per leggerne uno e farmi un’idea non per sentito dire. In fondo, ho pensato, sarà un modo di passare il tempo: quantomeno la trama sarà accattivante. Così ho comprato il primo romanzo a portata di mano, Angeli e demoni, in inglese.
Trama animata e divertente? Non soltanto una mortale bufala, una broda allungata a forza pur di riempire un numero accettabile di pagine. Ma un’accozzaglia di assurdità da lasciare a bocca aperta. Non si tratta soltanto dell’inverosimiglianza della trama, del fatto che le costruzioni fantascientifiche sono assolutamente improbabili: per esempio, è difficile che un aereo sperimentale che viaggia a una velocità di una quindicina di volte quella del suono possa atterrare su un aeroporto normale senza essere notato. Non si tratta neppure soltanto del carattere malamente abbozzato dei personaggi, talvolta caricaturali fino al limite del ridicolo. Si pone una domanda più elementare: è mai possibile che uno scrittore di best seller che guadagna quattrini a palate non abbia la possibilità di ingaggiare qualcuno che gli riveda il testo in modo da non propinare parole in italiano malamente storpiate? Non è un’usanza tipicamente americana quella di avvalersi dei “revisori stilistici”? Evidentemente Dan Brown è un pasticcione, un avaro o gli piace prendersi in giro da solo, visto che ci propina “Capella Sistina” con una “p” sola, fa dire che «non si può entrare perché… è chiusa temprano», fa intimare che «basta di parlare» e così di seguito. Sembra di sentire uno di quei turisti americani che parlano a mozziconi di un italiano improbabile: il guaio è che quei mozziconi vengono messi in bocca a personaggi italiani. Ma dove Brown raggiunge un vertice è nella descrizione di Roma dall’alto dell’aereo: un dedalo caotico di viuzze che si avvolgono senza regola alcuna attorno a chiese e ruderi “in rovina” (sic) e nelle quali impazzano miriadi di auto Fiat. Un’immagine, osserva Brown, che è il simbolo dell’assenza di ordine. Insomma Roma è il caos allo stato puro. Che sensibilità artistica e culturale! Con spettacolare incoscienza Brown si presenta nella parte caricaturale del cow boy giunto dal profondo Midwest che si chiede perché non si butti giù quel rudere in rovina del Colosseo per rifarne uno nuovo in vetrocemento e non si spiani tutto il centro di Roma per sostituirlo con un sistema di strade ortogonali comprensibili.
È comunque indubbio che Brown è totalmente inconsapevole della propria ignoranza. Ad esempio, sapete quale religione si praticava nel Pantheon di Roma? Il culto di tutti gli dei pagani, ovvero… il panteismo… C’è poco da ridere. Milioni di persone si bevono queste boiate pazzesche e finiscono pure col credere che il panteismo sia il politeismo.
Alla fine di questa lettura mi sono chiesto quale giudizio potrebbe ottenere Dan Brown nei termini della fatidica triade conoscenze/competenze/abilità tanto cara ai patiti di valutazione scolastica. La risposta è semplice. A competenze se la cava benissimo: per esempio, «sa usare strumenti e materiali finalizzandoli al raggiungimento di uno scopo, in seguito a un proprio progetto». Difatti, è riuscito a finalizzare una massa di bufale e di castronerie al conseguimento di una montagna di quattrini. Ad abilità poi non ne parliamo: sta alle stelle. Più “abile” di lui difficile trovarne. Quanto a conoscenze sta a zero. Ma che importa? Quello che conta è che nella certificazione delle competenze se la caverebbe alla grande.
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