Avvenire vs Repubblica - 13/7/2008

Segnalazioni di giornali, riviste, trasmissioni radio-televisive che riguardino i Movimenti Religiosi Alternativi e le tematiche a questi connesse.

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Avvenire vs Repubblica - 13/7/2008

Messaggioda Leonardo » lun lug 14, 2008 3:30 pm

L’UOMO NON È SOLO MATERIA. LA CHIESA E LE RESPONSABILITÀ PER IL FUTURO
CAMILLO RUINI

L’ articolo pubblicato ieri da Aldo Schiavo­ne su La Repubblica, con il titolo «La Chie­sa nel mondo che cambia», rinnova con forza sia la critica sia la domanda che l’autore ha già rivolto più volte alla Chiesa, a proposito del suo rapporto con la società e la cultura del nostro tempo. Può essere utile perciò tentare una ri­sposta, che tenga conto di entrambi gli aspetti. Per intenderci è bene però andare subito al cuo­re del problema e cioè alla tesi di Schiavone che le istituzioni e le strutture umane, alla fine l’uo­mo stesso, sono riconducibili «alla storia e so­lo alla storia». A partire da qui egli ritiene sba­gliata e inaccettabile quella che gli appare co­me «l’intransigente chiusura cattolica su tutte le questioni che implicano un rapporto davve­ro trasformatore fra tecnica e naturalità uma­na ». Ora, se l’uomo fosse realmente 'soltanto storia' potrebbe essere difficile non convenire in qualche misura con Schiavone: dico 'in qual­che misura' perché proprio le vicende e le e­sperienze della storia, considerate nella loro concreta realtà e non secondo un unilaterale modello evolutivo-progressista, indicano come determinate istituzioni e strutture, ad esempio la famiglia monogamica, siano state e riman­gano fondamentali per la formazione della per­sona, l’umanizzazione della convivenza e la stessa dinamicità dello sviluppo socio-econo­mico.
Ma proprio la tesi che l’uomo in ultima analisi sarebbe solo storia è in se stessa estranea e in­compatibile rispetto alla fede cristiana, oltre che, a mio parere, ad una seria e rigorosa fon­dazione dell’umanesimo. Schiavone evidente­mente non vede e non condivide una tale e­straneità, e per questo si sente autorizzato a va­lutare, criticare e cercare di orientare i com­portamenti della Chiesa a partire da un princi­pio ('l’uomo è soltanto storia') che in realtà al­la Chiesa rimane esterno, anzi, ha ben poco a che fare con essa.
Ritorniamo al punto: l’uomo è certamente sto­ria, in quanto nasce, si sviluppa, vive nella sto­ria, che per lui è qualcosa di intrinseco e di co­stitutivo, non certo di esterno. Ma l’uomo, per la fede cristiana, è anche e ancor prima 'im­magine di Dio', in concreto partecipe della non riducibilità di Dio alla natura come alla storia. E per questo ha un senso che Dio chiami l’uo­mo alla vita eterna, ben aldilà delle vicende del­la storia. Possiamo aggiungere che senza que­sta peculiarità dell’uomo non sarebbe giustifi­cato, anzi non si sarebbe nemmeno costituito, quell’insieme di elementi etici, giuridici, filo­sofici, estetici..., che formano l’ossatura della nostra civiltà e ai quali, nella sostanza, nessu­no vorrebbe rinunciare. D’altra parte Schiavone riconosce cordialmen­te che senza il contributo cattolico non è pos­sibile dar vita a una 'etica forte' adeguata alle responsabilità che dovremo assumerci per il fu­turo della nostra specie. Al riguardo egli con­trappone l’atteggiamento aperto e coraggioso che la Chiesa avrebbe assunto sui grandi temi sociali, dopo «la vittoria sul comunismo» al suo arroccarsi sull’«ordine naturale» in ambito eti­co- antropologico e chiede pertanto che anche su questo terreno la Chiesa abbia il coraggio e la lungimiranza di aprirsi.
Penso di poter rispondere che anche la Chiesa avverte profondamente le comuni responsabi­lità per il futuro gravido di radicali novità che si fa avanti velocemente. Un appello come quel­lo di Aldo Schiavone non la lascia dunque in al­cun modo indifferente. Per rimanere però al confronto critico che egli fa tra gli atteggiamenti della Chiesa, aperti in campo sociale e chiusi in campo antropologico, un’osservazione viene spontanea, anche a prescindere da varie altre precisazioni che mostrerebbero come questa contrapposizione – abbastanza di moda anche in ambienti cattolici – sia più apparente che rea­le. Schiavone stesso afferma che l’apertura del­la Chiesa sui temi sociali sarebbe arrivata dopo la vittoria sul comunismo. Lascio a lui questa va­lutazione, ma è certamente vero che la caduta del comunismo ha, per così dire, sgombrato il campo dal rischio di un fatale fraintendimen­to. Perché non chiedersi allora – in maniera a­naloga – se la condizione base per un atteggia­mento più serenamente aperto da parte della Chiesa in ambito antropologico non sia proprio il superamento di quel riduzionismo del sog­getto umano alla natura e alla storia (per Schia­vone alla storia, che assorbe in sé anche la na­tura) che oggi invece vorrebbe presentarsi co­me il punto più alto e più dinamico dell’attua­le civiltà? In fondo si tratta, in entrambi i casi, di riconoscere che l’uomo non è solo materia.
festina lente
Leonardo
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