8 MARZO e CONSIDERAZIONI. Avvenire 8/3/2008.

Segnalazioni di giornali, riviste, trasmissioni radio-televisive che riguardino i Movimenti Religiosi Alternativi e le tematiche a questi connesse.

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8 MARZO e CONSIDERAZIONI. Avvenire 8/3/2008.

Messaggioda Leonardo » sab mar 08, 2008 8:56 pm

UN GESTO PER LA FESTA ODIERNA NEL SEGNO DELLA RECIPROCITÀ
PAOLA RICCI SINDONI

Fra le tante parole malate, spar­se sul terreno fragile e nebuloso della retorica politica, delle ideolo­gie dominanti, delle manie consu­mistiche, spicca, con il ritorno ri­tuale dell’8 marzo, il nome della donna, intorno al cui mondo ruo­tano ogni giorno celebrazioni e vio­lenze, attenzione – troppo spesso morbosa – e strumentalizzazioni che continuano a ferirla nell’anima e nel corpo.
Eppure, come ogni anno, vale la pe­na accendere una qualche luce su questa figura dell’umano che an­cora stenta, in molte parti del glo­bo, a guadagnare rispetto e legitti­mità sociale; chiuse ancora in rigi­di modelli culturali, rese impoten­ti di fronte all’uso violento della pa­rola, sterminate nel seno materno a ragione della propria configura­zione sessuale, molte donne del no­stro tempo, 130 milioni secondo le stime dell’Onu, vivono ancora den­tro visioni arcaiche che le relegano alla funzione di oggetto da mani­polare e da violentare.
Costrette a far figli ininterrotta­mente per soddisfare il dominio del maschio, piegate dal lavoro a cui non segue alcun diritto, sono an­cora oggi misconosciute, vilipese, oltraggiate, mutilate ed uccise, la­pidate anche solo per un sospetto di adulterio. Oppure sfruttate ses­sualmente in tenera età, o ancora stipate nei container dei Tir, per riempire i marciapiedi delle città o­pulente. Queste le reiette, le rifiu­tate del mondo. E le altre? Quelle che il destino vede crescere in Pae­si più adatti ad accoglierle? Sono al­lora secolarizzate, plurilaureate e rampanti, amano i legami affettivi poco impegnativi, essendo proiet­tate nella carriera e in quegli am­bienti di lavoro, in cui seguono pe­dissequamente i tratti aggressivi dei colleghi maschi. Guardano con commiserazione la madre, spesso casalinga, qualche volta cittadina di due mondi, quello di casa e l’al­tro del lavoro, sfiancata dalla trop­pa fatica, delusa per la mancata rea­lizzazione, disorientata di fronte al tempo che la consuma.
E le istituzioni, la politica, come le guarda? In questi giorni c’è un gran chiasso intorno alle quota rosa, si sbandierano – da una parte come dall’altra – volti di ragazze, ine­sperte e baldanzose, messe lì – è fa­cile prevedere – per fare immagine e per rispondere domani all’appel­lo senza fiatare.
E la Chiesa, quella gerarchica, ma­schilista? Soltanto da lì, senza peri­colo di smentita, è arrivata una vo­ce forte e chiara in difesa della fem­minilità che va restituita alla donna, a fronte della sua lenta e inesorabi­le decostruzione per fini sociali e politici. Una voce che, rielaboran­do le parole antiche del suo testo fondatore – la Sacra Scrittura – le ha di nuovo riproposto lo splendore della sua dignità, il valore della sua presenza nel mondo, presenza uni­ca, insostituibile. Dai 20 anni dalla
Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II e dalla sua Lettera alle Don­ne, fino alla ancora poco letta Let­tera sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo dell’allora cardinale Joseph Ratzinger (2004), riecheggia l’invi­to alla donna a recuperare l’imma­gine vera del suo stare al mondo, in­dica ai potenti della Terra il lavoro della giustizia in ordine alla sua tu­tela, alla sua integrità fisica e mo­rale, richiamando l’altra metà del cielo – in questo caso gli uomini – alla logica del rispetto, al valore del­la condivisione nella reciprocità e nel giusto riconoscimento. Bisogna ripartire da qui, se si vuole che la donna si senta finalmente a casa sua nel mondo.
festina lente
Leonardo
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