L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

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L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda GrisAdmi » lun dic 08, 2008 8:55 am

Ecco un altro fondamentale testo del Magistero per tutti coloro che si occupano di MRA.

PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA

DOCUMENTO


L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa


http://www.vatican.va/roman_curia/congr ... ne_it.html
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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda Generale Specifico » dom dic 14, 2008 8:47 pm

Grazie per link, si tratta di un documento la cui lettura è davvero essenziale per chi si occupa di MRA... e non solo.
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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda GrisAdmi » sab gen 03, 2009 3:47 pm

Dal testo in oggetto, riporto questo breve considerazione sulla lettura fondamentalista della Bibbia tanto in auge in molti MRA di ispirazione cristiana:

F. Lettura fondamentalista

La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.

La lettura fondamentalista ha avuto la sua origine, all’epoca della Riforma, da una preoccupazione di fedeltà al senso letterale della Scrittura. Dopo il secolo dei lumi, essa si è presentata, nel protestantesimo, come una salvaguardia contro l’esegesi liberale. Il termine “fondamentalista” si ricollega direttamente al Congresso Biblico Americano tenutosi a Niagara, nello stato di New York ne 1895. Gli esegeti protestanti conservatori definirono allora «cinque punti del fondamentalismo»: l’inerranza verbale della Scrittura, la divinità di Cristo, la sua nascita verginale, la dottrina dell’espiazione vicaria e la risurrezione corporale in occasione della seconda venuta di Cristo. Quando la lettura fondamentalista si propagò in altre parti del mondo, diede vita ad altri tipi di lettura ugualmente “letteralisti”, in Europa, Asia, Africa e America Latina. Questo genere di lettura trova sempre più numerosi aderenti nel corso dell’ultima parte del XX secolo, in alcuni gruppi religiosi e sette e anche tra i cattolici.

Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.

Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.

Il fondamentalismo insiste anche in modo indebito sull’inerranza dei dettagli nei testi biblici, specialmente in materia di fatti storici o di pretese verità scientifiche. Spesso storicizza ciò che non aveva alcuna pretesa di storicità, poiché considera come storico tutto ciò che è riferito o raccontato con verbi al passato, senza la necessaria attenzione alla possibilità di un significato simbolico o figurativo.

Il fondamentalismo tende spesso a ignorare o a negare i problemi che il testo biblico comporta nella sua formulazione ebraica aramaica o greca. È spesso strettamente legato a una determinata traduzione, antica o moderna. Omette ugualmente di considerare le “riletture” di alcuni passi all’interno stesso della Bibbia.

Per ciò che concerne i vangeli, il fondamentalismo non tiene conto della crescita della tradizione evangelica, ma confonde ingenuamente lo stadio finale di questa tradizione (ciò che gli evangelisti hanno scritto) con lo stadio iniziale (le azioni e le parole del Gesù della storia). Viene trascurato nello stesso tempo un dato importante: il modo in cui le stesse prime comunità cristiane compresero l’impatto prodotto da Gesù di Nazaret e dal suo messaggio. Invece abbiamo lì una testimonianza dell’origine apostolica della fede cristiana e la sua diretta espressione.

Il fondamentalismo snatura così l’appello lanciato dal vangelo stesso. Il fondamenta­lismo porta inoltre a una grande ristrettezza di vedute: ritiene infatti come conforme alla realtà, perché la si trova espressa nella Bibbia, una cosmologia antica superata, il che impedisce il dialogo con una concezione più aperta dei rapporti tra cultura e fede. Si basa su una lettura non critica di alcuni testi della Bibbia per confermare idee politiche e atteggiamenti sociali segnati da pregiudizi, per esempio razzisti, del tutto contrari al vangelo cristiano.

Infine, nel suo attaccamento al principio del “sola Scrittura”, il fondamentalismo separa l’interpretazione della Bibbia dalla Tradizione guidata dallo Spirito, che si sviluppa in modo autentico in unione con la Scrittura in seno alla comunità di fede. Gli manca la consapevolezza che il Nuovo Testamento si è formato all’interno della Chiesa cristiana e che è Sacra Scrittura di questa Chiesa, la cui esistenza ha preceduto la composizione dei suoi testi. Per questa ragione, il fondamentalismo è spesso antiecclesiale, ritenendo come trascurabili i credo, i dogmi e le pratiche liturgiche che sono diventate parte della tradizione ecclesiastica, così come la funzione di insegnamento della Chiesa stessa. Si presenta come una forma di interpretazione privata, la quale non riconosce che la Chiesa è fondata sulla Bibbia e attinge la sua vita e la sua ispirazione nelle Scritture.

L’approccio fondamentalista è pericoloso, perché attira le persone che cercano risposte bibliche ai loro problemi di vita. Tale approccio può includerle offrendo interpretazioni pie ma illusorie, invece di dire loro che la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata a ciascuno di questi problemi. Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio.



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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda Gabriella Prosperi » sab gen 03, 2009 7:04 pm

Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio.

Ho riportato una piccola parte dello scritto che mi ha particolarmente colpita.
E un testo di difficile comprensione, in alcune sue parti, per la mia sub-cultura.
Comunque l'ho registrato tra i "preferiti" e lo studierò, vocabolario alla mano, poichè ne comprendo la saggezza e l'importanza.
Grazie
Gabriella
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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda predestinato74 » sab gen 03, 2009 7:10 pm

io suggerirei questo testo a personaggi come Odifreddi, convinti forse, cha la Chiesa applichi la lettura letteralista della Bibbia e proponga questa lettura ai suoi fedeli :(

forse conoscendo questo documento, come altri precedenti, tante obiezioni si sciglierebbero come neve al sole
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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda GrisAdmi » dom gen 04, 2009 10:27 am

Gabriella Prosperi ha scritto:Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio.

Ho riportato una piccola parte dello scritto che mi ha particolarmente colpita.
E un testo di difficile comprensione, in alcune sue parti, per la mia sub-cultura.
Comunque l'ho registrato tra i "preferiti" e lo studierò, vocabolario alla mano, poichè ne comprendo la saggezza e l'importanza.
Grazie
Gabriella


Nel documento in oggetto si fa anche notare come, per molti versi, la lettura fondamentalista della Bibbia, nel suo volersi ridurre ad una interpretazione letterale della stessa, per ironia della sorte, si riduce ad un letteralismo che impedisce di coglierne proprio quello che ne è il senso più strettamente letterale, quello cioè che aveva in mente l'agiografo quando lo scriveva (agiografo che, in quanto uomo vissuto molti secoli fa, si muoveva all'interno di un contesto storico-culturale che non è certo quello del lettore di oggi).
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Re: L'intepretazione della Bibbia nella Chiesa

Messaggioda GrisAdmi » mar feb 03, 2009 12:26 am

Ecco un altro stralcio del Documento in oggetto. Si tratta del terzo paragrafo del quarto capitolo del medesimo.

Per restare in accordo con la verità salvifica espressa nella Bibbia, l’attualizzazione deve rispettare certi limiti e guardarsi da possibili deviazioni.
Benché ogni lettura della Bibbia sia necessariamente selettive sono da evitare le letture tendenziose, cioè quelle che, invece di essere docili al testo, non fanno che utilizzarlo per i loro fini limitati (come nel caso dell’attualizzazione fatta da alcune sette, per esempio i Testimoni di Geova).
L’attualizzazione perde ogni validità se si basa su principi teorici che sono in disaccordo con gli orientamenti fondamentali della Bibbia, come, ad esempio, il razionalismo opposto alla fede o materialismo ateo.
Va evidentemente condannata anche ogni attualizzazione orientata in senso contrario alla giustizia e alla carità evangelica; ad esempio quelle che vorrebbero basare sui testi biblici la segregazione razziale, l’antisemitismo o il sessismo, sia esso maschile o femminile. Un’attenzione particolare è necessaria, secondo lo spirito del concilio Vaticano II (Nostra aetate, 4), per evitare assolutamente attualizzare alcuni testi del Nuovo Testamento in un senso che potrebbe provocare o rafforzare atteggiamenti ostili nei riguardi de ebrei. Gli eventi tragici del passato devono, al contrario, spingere a ricordare senza posa che, secondo il Nuovo Testamento, gli ebrei restano «amati» da Dio, «perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11, 28-29).
Le deviazioni saranno evitate se l’attualizzazione parte da una corretta interpretazio­ne del testo e si effettua nella corrente Tradizione vivente, sotto la guida del magistero della Chiesa.
Ad ogni modo, i rischi di deviazione non possono costituire un’obiezione valida contro l’adempimento di un compito necessario, quello di far pervenire il messaggio della Bibbia fino alle chiese al cuore delle nostre generazioni.
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