Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

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Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda Citocromo » ven giu 17, 2011 6:18 pm

Cari amici, in alcuni appunti ho trovato questo brano, che ho letto con piacere, tratto dal testo del biblista G. Ricciotti "Bibbia e non Bibbia" (Morcelliana, Brescia, 1946, pagg. 30-35). Mi piace molto poichè l'autore fa vedere cosa accade a chi pretende di cimentarsi nello studio della Sacra Scrittura prima ancora di mettersi seduto tra i banchi di scuola e imparare. Come sappiamo, per studiare la Scrittura non basta avere una laurea in teologia, ma bisogna conseguire un dottorato, ad esempio al Pontificio Istituto Biblico. E chi non è biblista o esegeta di professione, deve rifarsi agli addetti ai lavori per l'approfondimento e lo studio della Scrittura. Quanti rappresentanti dei NMR (ad esempio i TDG) bussano alla nostra porta o ci fermano per strada qualificandosi biblisti e pretendono di essere portatori del messaggio biblico? E quante persone culturalmente indifese cadono nella loro rete, proprio perchè non si chiedono e non si accertano se il loro interlocutore abbia realmente le competenze per essere un biblista? Quante volte il CD dei TDG scrive articoli infarciti di citazioni tagliate ad arte per tirare acqua al suo mulino, dimostrando di essere incompetente in Bibbia e contemporaneamente di essere in malafede? Studiare la Bibbia è una cosa seria e la si può fare in tanti corsi tenuti da professori esperti con tanto di curriculum accademico nelle Facoltà teologiche o in corsi parrocchiali, non su riviste o opuscoli scritti da anonimi “biblisti” senza titolo.
Per chiarire la parte finale di questo testo, vi riporto,inoltre, un brano tratto da una lettera di fuoco di San Girolamo che tutti i rappresentanti dei NMR dovrebbero umilmente leggere e rileggere.

"Alcune decine d'anni fa verso il 1870, un celebre personaggio scrisse ed inviò una lettera ad un privato qualunque, che noi chiameremo convenzionalmente il signor Anthropos; la lettera era scritta in italiano, era assai lunga, e trattava di argomenti contemporanei vari, alcuni dei quali assai importanti. Data la celebrità del mittente, alcuni amici chiesero e ottennero dal signor Anthropos il permesso di ricopiar la lettera. Di fatti, ne furono eseguite sia semplici copie, sia traduzioni in varie lingue anche assai differenti dell'italiano, ad esempio in arabo e in giapponese. E fu una fortuna, giacché poco tempo dopo che il sig. Anthropos aveva ricevuto la lettera, avvenne un incendio nel suo studio e il testo originale della lettera andò distrutto.

Rimasero però le copie e traduzioni, che s'andavano sempre più moltiplicando col passare da amico ad amico. Sennonché questi testi ricopiati o tradotti avevano tutti, chi più chi meno, gravi difetti: una copia era stata fatta in gran fretta, e quindi conteneva sviste e lacune; un'altra era stata fatta da un amico di vista debole e di mano malferma, e perciò mostrava qua e là che si era scambiata una parola con un'altra somigliante, ed era poi riscritta con una calligrafia così tremolante che, a leggerci sopra, questi scambi potevano accrescersi in gran numero; una terza copia sarebbe stata ben fatta ma disgraziatamente rimase lunghi anni negletta in un ripostiglio, ove fu macchiata dalla pioggia, lacerata dai topi, e ridotta in uno stato per metà inservibile.

Le traduzioni avevano poi altri difetti. Quella in russo, ad esempio, era stata fatta da un amico moscovita di passaggio in Italia, che però aveva tradotto assai liberamente: di rado egli aveva seguito la parola, spesso si era accontentato di una certa corrispondenza di concetti, e talvolta - non contenendosi nel suo ufficio di traduttore - aveva inserito qua e là nel testo russo piccole spiegazioni, brevi richiami, e anche qualche riflessione personale.

La traduzione inglese, al contrario, ci era proposta di esser fedelissima, ma troppo spesso era riuscita sbagliata; ne era autore un rigido e grave londinese che, conscio della sua debolezza in italiano, non si sentì tranquillo se non quando si vide dietro il riparo di un autorevole vocabolario: e così gli successe di tradurre il nome merluzzo, che capitava una volta nella lettera, come se significasse piccolo merlo (l'autorevole vocabolario di cui si serviva, era quello di J. E. Wessely, "19a ediz. interamente rifatta" da G. Rigutini e G. Payn, Milano, Hoepli, 1902; ivi egli lesse a pag. 100, che merluzzo significa young blackbird).

La traduzione in arabo, invece, fu fatta da un italiano, sì, ma che era alle sue prime armi con la lingua del Corano e che fece quella traduzione giusto per esercitarsi: è facile immaginarsi che cosa saltò fuori. E così, più o meno, per tutte le altre.

Pochi anni fa, il valore documentario di quella lettera crebbe a dismisura e se ne ricercò dappertutto, in Italia e all'estero, il testo esatto per vedere con precisione ciò che essa diceva. Naturalmente da principio ognuno che ne aveva una copia, o una traduzione, ritenne di possedere il testo esatto; ma poi, confrontate le varie copie e messe a riscontro con le diverse traduzioni si constatò che era necessario ricostruire attraverso tutti questi documenti il testo genuino, per quanto era possibile, apprestando un'edizione critica. E l'edizione critica fu fatta, naturalmente in Germania, a cura di un certo professor Deutschmann; essa risultò dalla collazione delle varie copie italiane, e insieme anche dal confronto con le varie traduzioni esistenti: quelle lezioni che apparvero raccomandate da un maggior numero di copie o di traduzioni furono accolte nel testo, le altre furono relegate in nota. Così la lettera ad Anthropos fu ricostruita, e se ne ebbe un testo complessivamente sicuro: sebbene qua e là rimanessero ancora delle incertezze, delle piccole lacune, e altri insoluti problemi di vario genere, che il prof. Deutschmann con i documenti a sua disposizione non riuscì ad eliminare.

La lettera, criticamente edita, fu ricercatissima, fece il giro di tutto il mondo, e i dotti cominciarono subito a pubblicarne commenti totali e dilucidazioni storiche parziali. Si ebbero dei risultati molto interessanti. La lettera era d'un italiano a un italiano; trattava di cose e fatti italiani d'attorno il 1870, allorché fu scritta la lettera; usava anche spesso quella fraseologia familiare che noi italiani impieghiamo in una conversazione amichevole. Perciò qualunque commento o dilucidazione richiedeva evidentemente una buona conoscenza, non solo dei fatti e delle cose italiane d’attorno il 1870, ma anche della terminologia politica e della fraseologia familiare di quei tempi.

Invece, che avvenne? Ecco qualche esempio a caso.

Un professore di una università del Giappone, trovando spesse volte nominato nella lettera un certo Garibaldi, sostenne che questo personaggio era un influentissimo cardinale: e non campò mica in aria la sua identificazione, giacché lunghe ricerche da lui fatte nelle biblioteche giapponesi lo autorizzarono ad affermare con ogni sicurezza che quel tal signor Garibaldi vestiva di rosso, precisamente come i cardinali.

Un altro commentatore, appartenente a un istituto superiore del Siam, notò nella lettera, ripetute più volte, le seguenti frasi: il Pio IX del 1848 e della Costituzione, e altrove, il Pio IX del «Non possumus» e del 1870; dopo lunghi e pazienti studi egli concluse che erano esistiti due personaggi storici chiamati Pio IX: uno, papa legittimo, aveva regnato a Roma; l'altro era morto, poco dopo, come antipapa a Gaeta, da dove era riuscito ad impadronirsi di Roma espellendone il legittimo Pio IX ed occupandone il seggio.

Un filologo australiano, invece fece oggetto delle sue esperte ricerche alcune espressioni alquanto oscure che aveva rinvenute qua e là nella lettera; riuscì, fra l'altro a fissare il significato di una sibillina frase della lettera che diceva il conte Y ha le mani in pasta ed è un vero accidente: la scoperta fu che quel personaggio doveva essere un conte caduto in miseria, e perciò costretto a maneggiare la pasta facendo il fornaio; inoltre, se egli era chiamato un vero accidente ciò dimostrava che quel personaggio non aveva più nella vita politica italiana alcuna «sostanziale» importanza, giacché il termine accidente significava – e qui il dotto filologo australiano citava in prova una congerie di testi di S. Tommaso e d'altri scrittori medievali - quod non pertinet ad substantiam (ciò che non compete alla sostanza).

Anche più erudito si mostrò il direttore di un'accademia dell'Africa centrale, che in una conferenza tenuta sotto un bel palmizio alla temperatura di 50 centigradi, ricorse ad argomenti sia storici che filologici per stabilire con sicurezza a che cosa alludesse il termine carbonari, che ricorreva più volte nella lettera. In primo luogo egli demolì in maniera definitiva la opinione, comunemente seguita, d'un professore cinese, secondo cui i carbonari sarebbero stati una specie di casta mandarinale, contraddistinta da un lungo paudamento di seta nera brillante come carbone, da cui il nome dei suoi membri. Niente affatto: l'accademico africano dimostrò invece che il termine doveva aver conservato il suo significato etimologico originario, e che si trattava di una vera corporazione di fabbricanti di carbone; ricorrendo poi ad argomenti storico-geografici spiegò in maniera del tutto convincente che la straordinaria potenza politica della corporazione era dovuta al fatto che l'Italia, paese freddissimo, aveva un bisogno assoluto di carbone, e perciò quei che lo producevano tenevano in mano le chiavi della vita economica e sociale.

Infine, un dotto monaco buddista, che nel suo nevoso altipiano del Tibet si occupava molto di studi folkloristici, mise bene in rilievo alcune curiose usanze italiane attestate dalla lettera, ad esempio quella di lavarsi ogni giorno e perfino di stare delle ore intere, durante i mesi di luglio e agosto, tuffati nelle onde sulla spiaggia del mare, e ne concluse che gli italiani erano resistenti al freddo molto più che i Tibetani, i quali facevano a meno di lavarsi e nei mesi di luglio e agosto preferivano stare attorno e un buon fuoco; confrontò anche l'usanza delle donne italiane di avere un solo marito con quella delle donne tibetane di averne fino a una dozzina, e vi fece sopra alcune considerazioni demografiche.

E qui, la storiella è finita.

Il lettore probabilmente dirà che è una favola di cattivo gusto. Il gusto lo lascio giudicare a lui: a me preme far notare che non è punto una favola; è invece una parabola, e una parabola tanto verosimile, che è veramente avvenuta, benché sotto altro nome, in altre circostanze, e mutatis mutandis.

La lettera ad Anthropos rappresenta la Bibbia. Le vicende del resto della lettera corrispondono, in sostanza, alle vicende del testo della Bibbia. I commenti e le dilucidazioni che hanno dato della lettera i dotti, rassomigliano in modo impressionante a molti - non tutti - commenti studi apparsi sulla Bibbia nelle ultime decine d'anni; con la differenza che le ricostruzioni storiche d'indole giapponese e siamese sono il campo preferito degli studiosi tedeschi e di chi ne segue il metodo; invece, le dilucidazioni varie di tipo australiano, africano e tibetano sono un campo assai più vasto, perché aperto a tutti gli incompetenti presuntuosi: nel cui numero entrano non soltanto «la nonnetta chiacchierona, il vecchio rimbambito», e compagnia bella, descrittaci da Girolamo*, ma molti e molti altri."

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* Aggiunta mia (Lettera di San Girolamo a San Paolino da Nola):
"I contadini, i muratori, i fabbri, i lavoranti in metallo e in legno, i tessitori e i gualchierai, e in genere quelli che forniscono articoli vari e cose di poco valore, non possono diventare quel che desiderano senza un maestro. I medici fanno i medici, i fabbri maneggiano gli attrezzi dei fabbri (1). C’è solo una scienza, quella delle Scritture, che tutti, senza distinzione, attribuiscono a se stessi: Incolti e colti, senza distinzione, scriviamo poesie(2).
Questa scienza è quello che la nonnetta chiacchierona, il vecchio rimbambito, il cavillatore parolaio, e in genere tutti quanti si arrogano, fanno a brandelli, insegnano prima di aver imparato […] e, come se fosse poco, con una certa facilità di parola e anche con audacia spiegano agli altri quel ch'essi non capiscono.
Taccio dei miei colleghi, i quali, se per caso, dopo aver coltivato le lettere profane, arrivano alle sacre Scritture […] adattano alla propria opinione testimonianze incongruenti, come se fosse un magnifico e non un pessimo sistema di parlare il distorcere frasi e piegare alla propria opinione la Scrittura, benché questa vi si opponga […] Questi comportamenti sono infantili e simili al gioco dei ciarlatani: insegnare ciò che ignori, anzi, per dire una cosa che mi ripugna, non saper neppure di non sapere" (da Epistula LIII ad Paulinum presbyterum, 7)

(1)ORAZIO, Epistulae II, 1, 115-116
(2)ORAZIO, ibidem, 117


Commento del Ricciotti a p. 15 dello stesso libro: "Era il meno che potesse scrivere un Girolamo. Passar l'intera vita a studiare la Bibbia; logorarsi in viaggi, veglie, strapazzi, visitare posti, consultare codici, ascoltare maestri, sempre coll’intento di approfondire il senso ed aumentare la cognizione del gran libro: e poi trovare ad ogni angolo di strada la nonnetta chiacchierona, il vecchio rimbambito e compagnia bella, che in materie bibliche trinciano sentenze e risolvono questioni in quattro e quattr'otto. Siamo giusti: era umiliante; e non c'era davvero bisogno quel suo caratteristico spirito ringhioso per scrivere così e peggio. Indubbiamente Girolamo era un santo."
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda GrisAdmi » sab giu 18, 2011 10:27 am

Citazioni molto importanti. Brani, ovviamente, che già conoscevo, ma che sono estremamente istruttivi.
Quello che va sottolineato, però, è che non è che questi, in qualche modo, debbano "scoraggiare" il semplice fedele dall'accostarsi allo studio della Bibbia. Al contrario, tutti i fedeli devono leggere, meditare e pregare la Parola, tutti i giorni, se possibile. Quello che conta è che lo devono fare sotto la guida della Chiesa e con l'ausilio di traduzioni ed edizioni della stessa in accordo con la fede di quella Chiesa senza la quale noi oggi non avremmo nemmeno una Bibbia e che sola può davvero insegnarci a comprenderne il senso.
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda Citocromo » sab giu 18, 2011 12:02 pm

Caro Trianello, ti ringrazio per le tue precisazioni. Come hai capito, lo scopo del mio intervento è proprio quello di invitare tutti i fedeli ad approfondire la S. Scrittura mediante uno studio serio e sistematico, che richiede tempo e sacrificio. E questo studio deve svolgersi in corsi tenuti da docenti che hanno un grado accademico e tanto di curriculum e non dalla prima persona incontrata per la strada o dal primo dilettante che scrive in internet.
Saluti
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda predestinato74 » sab giu 18, 2011 4:56 pm

Il solito vizietto tipicamente umano...."troppo umano" :-)
Quello di voler semplificare la realtà, renderla più abbordabile, anzi più...democratica, cioè accessibile a tutti. Non è necessario sudare sette camice studiando duramente discipline difficili, basta un gionaletto, o un semplice libro, o una conferenza e avrai la conoscenza del tutto nelle tue mani.

Ma la realtà è complessa e si oppone ad ogni semplificazione, in tutti i campi, scientifico, filosofico, religioso ect.
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda opepo » dom giu 19, 2011 10:13 pm

Non sono d'accordo sull'ultima affermazione...perchè significherebbe che un asino come me sarebbe costretto solo a guardare le immagini e trarne delle conclusioni campate per aria

Ora voi forse neanche vi immaginate (e lo dico non con intenzioni critiche nei vostri confronti) quanto per me sia difficile seguire determinati discorsi che voi e altri fate su internet...voi neppure vi immaginate quale sia la vergogna che uno prova nel voler chiedere cose che poi ...proprio perchè non si sono chieste...hanno determinato una ricerca estenuante...voi non vi immaginate quando compro qualche libro che penso mi possa aiutare quante volte devo leggere una pagina per poterla capire (così anche per i post sui forum)...quello che( a chi ha una mente allenata alla sintassi e alla comprensione di un testo) voi leggete ...e sopratutto capite in cinque minuti... a me ci vogliono 5 ore...e ...dopo molte volte ci rinuncio...e dico " vabbè ci ritorno un'altra volta". (ve ne faccio un esempio impostando un nuovo 3d al più presto)

Quando poi credo di aver trovato ...un libro che è alla mia portata...dopo mi viene magari detto che quel pensiero non è accettato dal magistero perchè tutti sono liberi di dire quello che pensano...ma non tutto quello che pensano e conforme alla Chiesa.

Concludendo...io...che in principio mi sono adirato contro la chiesa per "avermi lasciato nell'ignoranza" ...ho fatto esame di coscienza e sono tornato sui miei passi prendendomi tutte le mie colpe...però devo contunuare ad ammettere che per gli asini...che poi...sono proprio quelli che cascano nella trappola delle "religioni alternative"...cioè sono i più indifesi...ci sono poche...ma io non ne ho trovata nessuna ...per ora...fonti d'informazione semplice che li possano salvaguardare .

Quindi un "libretto" come quello di cui allude predestinato sarebbe auspicabile e secondo la mia esperienza servirebbe a fare molte meno vittime...solo allora è possibile affrontare discorsi più complicati che affinerebbero il fedele...fedele che però grazie alla semplicità è già stato messo al sicuro

Predestinato dice:
Ma la realtà è complessa e si oppone ad ogni semplificazione, in tutti i campi, scientifico, filosofico, religioso ect.

MI spiace dirtelo ma non è vero e io ne sono la prova...perchè nel mio lavoro...che a livello professionale è complicatissimo...ne ho fatto un "successo" proprio perchè con la semplicità dei termini e degli esempi...che farebbero rabbrividire un esperto in chimica e biologia....ho evitato...nel mio piccolo... stragi inutili di animali e..magari a causa della crisi vendo meno...ma quando qualcuno deve capirci qualcosa eccolo che arriva...il portafoglio resta vuoto ma so che in acqua c'è un morto in meno

Meditate gente...meditate :)
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda predestinato74 » dom giu 19, 2011 10:57 pm

La difficoltà che vivi tu caro opepo, la vivo anche io. Avendo una mente poco allenata ci impiego il triplo del tempo a capire un libro, anzi un concetto, dovendolo poi meditare a lungo. Ci sono persone invece, che abituate a studiare ed a ragionare, si leggono un libro in una giornata, capaci poi anche di riassumerlo e di spiegarne il contenuto in modo puntuale (manca poco che dopo una lettura lo sanno già a memoria).

Comunque devo pendere atto che lo sforzo per esempio dei tdg, di rendere pololari certi argomenti è lodevole, anche se poi sparano cavolate che li allontanano dal cristianesimo.
Ci sono autori che scrivono libri abbordabili da chi come me ha una mente arrugginita, basta cercarli, non tutti i libri sono scritti per degli accademici. Vero è, però, che se si vogliono approfondire determinate tematiche....non rimane che affrontare letture davvero ostiche e sudare sette camice (nel vero senso della parola), per capire il contenuto del libro.
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda GrisAdmi » lun giu 20, 2011 6:29 am

Grazie Opepo per il tuo intervento, il quale mi dà lo spunto per aprire delle nuove discussioni in cui segnalare testi di introduzione alla Sacra Scrittura e alla dottrina cattolica alla portata di tutti. Inizierò, probabilmente, con una dedicata alle varie edizioni cattoliche della Bibbia e una dedicata ai testi di introduzione alla medsima.
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Re: Studiare la S. Scrittura, compito di specialisti

Messaggioda catechista » gio giu 30, 2011 6:10 pm

E quando si obietta che con questi discorsi la Bibbia, che sarebbe la lettera del Padre ai suoi figli, diventa un libro riservato ad un'elite?
Io direi che si dice la verità, quanto al lavorio esegetico necessario per cavarne il senso spirituale più recondito.
Ma non è vero che il frutto resti privato, giacché viene partecipato a tutti i fratelli.
E va ricordato, insieme, che il semplice fedele - cioè chi come noi non è addetto ai lavori - in pratica ha comunque la possibilità di abbordare la Bibbia come libro ascetico e, con le debite disposizioni, viene aiutato dallo Spirito santo a cavarne il succo utile per la vita pratica e la sua spiritualità.
Basta naturalmente che si mantenga nella modestia di correggere le opinioni che se ne fa quando gli viene documentato che sono sbagliate. Di fatto tante vengono indovinate perché ci sono zone nelle Scritture accessibili a tutti. Io lo tocco con mano coi miei giovani. Non sono esegeti ma tanti insegnamenti della Bibbia li colgono con esattezza.
piantiamo un Sicomoro in giardino su cui i figli possano salire per vedere Gesù
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