[Segnalazione] B. Ehrman - Gesù non l'ha mai detto.

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[Segnalazione] B. Ehrman - Gesù non l'ha mai detto.

Messaggioda GrisAdmi » sab nov 29, 2008 12:42 am

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Titolo Gesù non l'ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei Vangeli
Autore Ehrman Bart D.
Prezzo € 10,40
Dati 2008, 272 p.
Traduttore Gimelli F.
Editore Mondadori (collana Oscar saggi)

Descrizione:

"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è forse una delle citazioni evangeliche più conosciute anche da chi non ha mai studiato il Nuovo Testamento, ma quanti sanno che l'intero episodio della lapidazione dell'adultera è dovuto a un copista e non apparteneva al testo originale del vangelo di Giovanni? Come afferma Bart D. Ehrman, un esperto di studi biblici, errori, varianti e modifiche sono la regola nella lunga e complessa storia che ha portato dalla stesura dei primi vangeli al testo che si leggono oggi. Ehrman conduce il grande pubblico nel misterioso mondo della critica testuale dei vangeli, alla ricerca dell'autentica parola di Dio.
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Re: [Segnalazione] B. Ehrman - Gesù non l'ha mai detto.

Messaggioda GrisAdmi » sab nov 29, 2008 12:45 am

Si tratta di un testo sicuramente molto interessante e ben scritto, ma il cui contenuto va preso un po' con le molle.
A questo proposito riporto la parte finale della recensione che dello stesso ha scritto A. Nicolotti:

"Il libro ha molti pregi: Ehrman, che è stato allievo del compianto Bruce M. Metzger, si muove assai agevolmente nell'ambito della critica testuale, ed è sempre in grado di scrivere in maniera comprensibile ed accattivante, senza scadere nella banalità. Sicuramente il suo obiettivo di fornire un'introduzione ai problemi della critica testuale per il grande pubblico è stato pienamente raggiunto; certamente il lettore, al termine del libro, non potrà più sottovalutare l'importanza dell'accertamento del testo originale delle Scritture. Si tratta quindi di un ottimo tentativo di divulgazione di questioni generalmente dibattute nel ristretto ambito degli studiosi.

A mio parere, tuttavia, il libro risente di un difetto che ne inficia parzialmente il valore: l'autore non si limita a presentare i dati, ma si studia di adoperarli allo scopo di smantellare una tesi teologica alla quale egli stesso aveva aderito in gioventù. La trattazione pertanto risulta sbilanciata, tutta proiettata alla dimostrazione di una tesi. È illuminante in proposito la lettura dell'introduzione al libro: Ehrman, nato in una famiglia di tradizione cristiano-episcopale, aveva scoperto l'importanza della Bibbia dopo un'esperienza di "rinascita" cristiana, maturata in seguito alla frequentazione dell’associazione Campus Life / Youth for Christ. I suoi studi biblici al Moody Bible Institute di Chicago - il cui ambiente egli, col senno di poi, considera "fondamentalista" (p. 10) - lo avevano confermato nella sua idea secondo la quale "la Bibbia è la parola certa di Dio, non contiene errori, è ispirata da cima a fondo, in ogni sua singola parola" (p. 9). Ehrman partiva dunque da un'idea di "ispirazione verbale assoluta", e durante i suoi studi giovanili poteva condividere il parere di quegli autori che, convinti che la Bibbia fosse assolutamente infallibile in ciascuna parola, se ne servono persino per prevedere gli eventi futuri. Ad esempio, anche Ehrman, come Hal Lindsey, era persuaso che la fine del mondo sarebbe giunta entro il 1988 (p. 18 ). Ma l'apprendimento delle lingue antiche, lo studio dei principi della critica testuale e la frequentazione di altre scuole lo spinsero in seguito a rivedere la sua opinione: "Lo studio del Nuovo Testamento in greco e le mie ricerche sui manoscritti che lo contengono mi condussero a un ripensamento radicale della mia interpretazione di che cosa sia la Bibbia. Fu un cambiamento rivoluzionario per me... la mia fede si era basata su una certa visione della Bibbia in quanto parola infallibile e pienamente ispirata di Dio. Ora non la vedevo più in questo modo; essa cominciava ad apparirmi come un libro molto umano" (p. 17). Leggendo il libro, sembra davvero che i destinatari siano principalmente proprio coloro che, come lui stesso aveva fatto in gioventù, credono ancora nell'ispirazione verbale assoluta delle Scritture. Il volume è scritto per un certo tipo di cristiani, quindi, più che per un pubblico generico. Ed è proprio questo intento teologico dell'autore che ha scatenato un forte dibattito, già sfociato nella pubblicazione di due volumi espressamente dedicati alla confutazione delle sue tesi (Dillon Burroughs, Misquotes in Misquoting Jesus. Why You Can Still Believe, e Timothy Paul Jones, Misquoting Truth: A Guide to the Fallacies of Bart Ehrman's "Misquoting Jesus"). Il lettore italiano potrebbe trovarsi in difficoltà: se alla ricerca di un libro "neutrale", privo di motivazioni teologiche, resterebbe deluso; se credente, soprattutto se cattolico, non si sentirebbe destinatario del volume di Ehrman: l'esegesi cattolica contemporanea non condivide l'idea dell'ispirazione verbale assoluta, né pretende che le Scritture siano pervenute a noi in una forma testuale divinamente assistita - due concezioni di cui l'autore si è dovuto liberare, ma che in Italia sono assolutamente minoritarie (con l'eccezione dei Testimoni di Geova). Talvolta l'autore sembra farsi prendere la mano: "Se Dio avesse voluto che il popolo avesse le sue parole, senza dubbio gliele avrebbe date (e magari anche in una lingua che tutti potessero comprendere, invece che in greco o in ebraico). Il fatto che non ne siamo in possesso doveva senz'altro significare, pensavo, che non le aveva conservate per noi. E se non aveva compiuto tale miracolo, sembrava non esservi motivo di pensare che prima avesse compiuto il miracolo di ispirarle" (pp. 16-17). In pratica, il fatto che il Nuovo Testamento ci sia pervenuto attraverso numerosi manoscritti che attestano lezioni talora divergenti, secondo Ehrman significa non essere in possesso delle parole originali; e il fatto di possedere un testo in greco o in ebraico (lingue a quei tempi comprensibilissime) lo rende più difficilmente ispirato agli occhi di un contemporaneo. Non voglio farmi trascinare anch'io dalla disputa teologica, ma mi sembra che le argomentazioni siano abbastanza semplicistiche.

L'insistenza sul tema delle varianti, che pare funzionale all'argomentazione teologica, rischia di far nascere nel lettore l'impressione che il Nuovo Testamento sia un testo pervenutoci in una forma particolarmente alterata. L'autore fa bene ad informare sull'esistenza delle varianti, ma - forse involontariamente - non si preoccupa di inquadrare il problema in un contesto più ampio. L'esistenza delle varianti e le difficoltà che vanno affrontate per ricostruire il testo originale non sono una particolarità della Bibbia, ma costituiscono la norma per chi si occupa di testi antichi. Qualunque opera antica ci è pervenuta attraverso manoscritti, e ogni manoscritto contiene qualche lezione differente rispetto a quella di altri manoscritti, e compito del critico è scegliere la lezione probabilmente originale. In questo senso la Bibbia non è per nulla differente da qualunque altra opera, sacra o profana, venuta alla luce prima dell'invenzione della stampa. Anzi: per dirla con le parole del più grande filologo classico italiano, Giorgio Pasquali, "nessun altro testo greco è tramandato così riccamente e così credibilmente come il Nuovo Testamento" (Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1952, p. 8 ). Questo aspetto, a mio parere, andava maggiormente sottolineato, per evitare il rischio che un lettore sprovveduto possa persuadersi che la condizione testuale del Nuovo Testamento sia più deplorevole rispetto a quella di altri scritti contemporanei.

In conclusione: l'opera di Ehrman è certamente interessante e ben documentata, e per molti versi utile, ma mi sembra che manchi di equilibrio a causa della soggiacente preoccupazione teologica. Per usare le parole dello stesso autore, "per diversi aspetti, dunque, è un libro molto personale, il risultato finale di un lungo cammino" (p. 21). Una critica va anche fatta alla scelta di intitolarlo "Misquoting Jesus"; il titolo è certamente attraente, ma non giustificato dai fatti: solo in minima parte le presunte alterazioni del testo originale discusse nel libro hanno a che fare con le parole di Gesù. La resa italiana del sottotitolo, inoltre, è completamente e forse volutamente fuorviante: l'originale inglese parlava di "chi ha cambiato la Bibbia e perché", riferendosi evidentemente alle alterazioni dei copisti del testo greco, mentre parlare di "millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei vangeli" non ha nulla a che fare, e sposta l'attenzione dal testo originale alle traduzioni. Ma un titolo scandalistico, è chiaro ormai a tutti, favorisce le vendite."

Il testo completo della recensione lo potete trovare qui:

http://www.christianismus.it/modules.ph ... le&sid=116
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